Nel corso dell’assemblea generale di Confcommercio, il presidente generale della confederazione, Carlo Sangalli, illustra una fotografia del Paese ancora alle prese con la crisi economica.
Nel suo intervento, Sangalli sottolinea come la cosiddetta ripresa economica sia ancora “senza mordente che non salta mai il crepaccio tra stagnazione e crescita. In questi 12 mesi, in Italia, occupazione, consumi, produzione, fiducia, credito, hanno seguito un andamento altalenante non riuscendo ad imprimere alla ripresa un cambio di passo”.
Per il presidente di Confcommercio “anche il dato di aprile del nostro indicatore sui consumi, pure positivo, non contribuisce a diradare la nebbia che avvolge ancora le possibilità di crescita dell’economia italiana. Lo scenario internazionale – continua Sangalli – è altrettanto articolato. Tassi d’interesse e tassi di cambio dovrebbero spingere investimenti ed esportazioni, ma non stanno funzionando. Bassi prezzi del petrolio e delle altre materie prime dovrebbero premiare i Paesi, come l’Italia, che trasformano e vendono sui mercati esteri”.
Secondo Sangalli, inoltre, “la drammatica crisi dei migranti, il rallentamento dell’economia cinese, le recessioni in alcuni paesi emergenti e il rischio Brexit, mettono in discussione il teorema che la crisi sia soltanto un brutto ricordo”. Per il presidente di Confcommercio, però, anche se “il nostro Paese ha ancora molta strada da fare, ha certamente le carte in regola per fare meglio.”
Sangalli tocca poi il tema dell’Iva, ribadendo al governo la necessità di non intervenire con un aumento. “L’intenzione del governo di non far scattare le clausole di salvaguardia nel 2017 e quindi di non toccare l’Iva è un impegno irrinunciabile per la crescita. Occorre intervenire sui nodi strutturali che bloccano la crescita. Un buon punto di partenza sono i patti europei”.
Per Sangalli “va rafforzata la capacità del sistema-Italia di competere sui mercati internazionali” ma, aggiunge, “è altrettanto vero che senza una solida ripresa dei consumi interni non può esserci uno sviluppo diffuso.”
Sangalli riconosce al Governo Renzi di “avere riportato alla giusta dignità la dimensione della crescita all’interno del Patto di Stabilità.”
Secondo Sangalli però “è necessario proseguire lungo il sentiero di riduzione del rapporto debito/Pil, comprimendo senza esitazioni gli sprechi e le inefficienze della spesa, dismettendo asset pubblici con determinazione e riducendo, infine, il perimetro dell’azione pubblica dove non è necessaria, e talvolta dannosa. La buona flessibilità conquistata in sede europea costituirebbe lo spazio per ridurre la pressione fiscale su famiglie e imprese, ad oggi ancora per nulla compatibile con un Paese più moderno ed equo.”
Comunque, “bene l’avvio della riforma della pubblica amministrazione, l’impegno di ridurre i carichi burocratici sulle imprese, alcune misure contenute nel Jobs Act, una politica fiscale distensiva.”
Il presidente di Confcommercio ritiene ancora insufficienti le misure adottate in materia fiscale e ribadisce la necessità di “una profonda riforma fiscale, in particolare dell’Irpef. Una riforma che preveda poche aliquote e l’introduzione di una ‘no tax area’ uguale per tutti i lavoratori, siano essi dipendenti o autonomi.”
“Il fisco che funziona – aggiunge Sangalli- è equo, trasparente, stabile e fatto di pochi tributi. Non capiamo come mai il nostro Paese debba rimanere il secondo in Europa per prelievo sul reddito delle persone e il terzo per quello sull’impresa. Come non capiamo perché nel nostro Paese occorrano 270 ore per assolvere agli adempimenti amministrativi. E non capiamo, ancora, perché la Tari può costare dieci volte di più tra due comuni confinanti.”
Il presidente di Confcommercio ritorna poi sulla necessità di continuare nella lotta all’evasione fiscale. “Noi siamo per una forte e coraggiosa lotta all’evasione, all’elusione fiscale, alla corruzione. I proventi derivanti dalla lotta all’evasione e all’elusione devono, però, essere rimessi in gioco – e subito – per ridurre le aliquote e, quindi, a beneficio di tutti. La controparte di un fisco equilibrato è una buona spesa pubblica.”
E, a questo proposito – precisa Sangalli -, “forse un giorno, spero prossimo, dovremo immaginare di inserire nella Costituzione un vincolo alla spesa pubblica complessiva. Consentendo così nelle fasi di picco, di crescita, la riduzione della spesa e durante le fasi di recessione la riduzione delle imposte. In modo tale da avere, quindi, meno spesa e meno imposte.”
In materia di trasporti, Sangalli sottolinea l’importanza dello sviluppo della rete di collegamenti di città e regioni.”Basterebbe migliorare l’accessibilità delle nostre Regioni di solo il 5% per avere un incremento del Pil di 24 miliardi di euro. L’accessibilità – continua il Presiente – è un tema strategico per il Paese, di competitività e di apertura globale, che include le grandi opere nei valichi alpini, l’ammodernamento della rete viaria, la ‘cura del ferro’, fino alle autostrade del mare. Ma sono anche urgenti, misure come quelle in favore del cabotaggio nazionale”.
Sangalli passa poi a sottolineare l’importanza dei Confidi per le aziende. “L’accesso al credito resta un fronte aperto per le aziende. I nostri Confidi sono strumenti essenziali per l’economia diffusa, in profondo rinnovamento, ma con un valore aggiunto ‘sociale’. Un ideale di ‘auto-aiuto’, dove gli imprenditori offrono risorse e garanzie ad altri imprenditori.” Sangalli spiega che “in questa crisi infinita, i Confidi hanno sostenuto le ragioni di sviluppo, ma anche di sopravvivenza di migliaia di piccole aziende. Eppure, anziché essere riconosciuti, i nostri Confidi si sono trovati la concorrenza ‘in casa’, rappresentata dagli strumenti statali che erano stati pensati per loro”.
Per questo, aggiunge Sangalli, “chiediamo un ritorno alle ragioni originarie del Fondo centrale che garantisca, attraverso i Confidi, il credito alle piccole e medie imprese. Agli amici delle banche chiediamo un ritorno a quell’originale spirito d’intrapresa che ha permesso investimenti e sviluppo dell’economia reale. La sola politica di rating e semafori rischia di ampliare la distanza con le aziende. C’è invece bisogno di prossimità, di vicinanza, di partecipazione.”
Il Presidente di Confcommercio lancia poi un chiaro messaggio al governo sui contratti di lavoro, ribadendo la necessità che resti materia delle parti. “Confcommercio – sottolinea – ha sottoscritto, lo scorso anno, il rinnovo del più grande contratto nazionale del lavoro, quello del terziario, che è vita quotidiana di tre milioni di lavoratori, all’insegna della flessibilità e della produttività per le aziende, con la possibilità di regolare direttamente col sindacato specifiche necessità.”
“Un contratto dove i due livelli negoziali, nazionale ed aziendale, sono complementari. Siamo convinti che la materia dei contratti vada lasciata all’autonomia delle parti. Non esiste una sola rotta per legare flessibilità e produttività e ogni settore ha il suo orizzonte”. Con questa idea, sottolinea ancora il presidente di Confcommercio, “abbiamo avviato negli ultimi mesi una riflessione importante con Cgil, Cisl e Uil. Il contratto è una fondamentale declinazione di libertà, come individui e come associazioni”.
Sangalli ribadisce la necessità che il governo operi interventi strutturali e incentivi per le nuove assunzioni. “E’ necessario agire, ad esempio, sulle tariffe Inail e sui contributi Inps che costano alle imprese del terziario oltre 2 miliardi annui in più del dovuto. Il terziario, infatti, è in costante avanzo di esercizio da oltre 10 anni”.
“Il disavanzo di gestione positivo del nostro settore – spiega – dovrebbe permettere di abbassare i contributi alle imprese che lo generano. Non dovrebbe finanziarne altre. Altrimenti, alla fine, a pagare siamo sempre noi. Siamo però pronti anche alla proposta, che tenga conto, come sempre, di imprese e cittadini. Che declini, inoltre, quel principio di sussidiarietà che ricordavo prima, in modo concreto e moderno.”