“Il Trasporto Pubblico Locale (Tpl) Sardo è in condizioni pietose per i nodi che la Regione Sarda non è ancora riuscita a sciogliere, a causa dell’eterna indecisione dei Governatori di turno”. Per il segretario generale della Fit-Cisl Sardegna, Ignazio Lai, soprattutto il ritardo nel rinnovo contrattuale è all’origine dello sciopero nazionale (24H) di autoferrotranvieri e internavigatori in programma il 1° giugno 2021.
Primo nodo sardo del trasporto pubblico locale, secondo la Fit isolana, è il progetto di unificazione in consorzio di tutte le 56 aziende Sarde Tpl con l’aggiornamento del Piano regionale dei trasporti fermo dal 1997, con la conseguente unificazione dei servizi in uno o due bacini territoriali (secondo gli studi di consulenza già presentati quattro anni fa dall’Assessorato regionale dei trasporti).
“Se questo progetto venisse attuato si favorirebbe – dice Lai – anche la ripresa industriale ed economica della Sardegna. Il Piano dei Trasporti Sardo dovrebbe contemplare, a nostro avviso, l’aumento del costo chilometrico erogato a tutte le aziende, col quale la Regione Sardegna ha affidato i contratti di servizio.
Tale contributo in Sardegna è il più basso in Italia ed è un fattore importantissimo perché concorre, congiuntamente alla produzione aziendale, a garantire le retribuzioni, favorire gli adeguamenti contrattuali nazionali e aziendali di secondo livello, oltre agli investimenti sui nuovi autobus, metropolitane e treni e sulla qualità del servizio erogato”.
L’altro “nodo” dei trasporti sardi si chiama “Piano investimenti”. Per la Regione, che lo deve gestire, rappresenta un’occasione unica. Sono previsti, infatti, 223,91 miliardi di euro nel Piano nazionale di ripresa e resilienza, approvato il 12 gennaio 2021, dal Consiglio dei Ministri.
“La Sardegna deve intercettare questi fondi, destinarli anche al rilancio del TPL isolano, favorendo – dice Ignazio Lai – il rinnovo delle flotte per autobus, treni e metrotramvie, pianificare nuove autostazioni per l’interscambio dei passeggeri”.
L’incremento e la sostituzione dei mezzi consentiranno – secondo il segretario generale Cisl Trasporti – un miglioramento della qualità del servizio, che sarà strategico per riconquistare quell’utenza che in questo periodo pandemico si è “disaffezionata al servizio”.
“L’accresciuta qualità migliorerebbe – dice Ignazio Lai – la condizione lavorativa agli “Operatori del TPL”, figure già pesantemente caricate di responsabilità e incombenze operative, oltre che di costi onerosamente importanti per il conseguimento delle abilitazioni di guida. Per questo, in molti territori della nostra penisola, la mansione dell’operatore d’esercizio TPL è completamente evitata o ignorata da chi cerca lavoro. E’ giunta l’ora, anche per la Regione Sarda di iniziare – aggiunge il segretario generale FIT- Cisl Sardegna, Lai – un sano e costruttivo confronto con tutte le parti sociali per favorire la ripresa economica e organizzativa del Tpl, ormai abbandonato da decenni. Per questo auspichiamo un riscontro alle molteplici richieste inviate all’Assessorato Regionale dei Trasporti”.
La data del nuovo contratto nazionale, scaduto da più di tre anni, non è ancora neppure prevedibile. La FIT CISL Sardegna denuncia la sofferenza economica e sociale degli operatori del TPL per l’impoverimento retributivo ormai giunto ai minimi termini.
E.G.