“Nella storia del nostro Paese non è mai successo che si arrivi ad una limitazione del diritto di sciopero: è di una gravità assoluta” e “abbiamo intenzione di andare avanti”. Lo ha detto il leader della Cgil, Maurizio Landini, ad Agorà su Rai Tre all’indomani della precettazione allo sciopero nei trasporti arrivata dal ministro dei Trasporti, Matteo Salvini.
Oggetto specifico della bagarre è lo stop al settore dei trasporti, per cui è stata richiesta una limitazione dello sciopero alla fascia oraria 9-13 di venerdì 17. “Per il settore dei trasporti, in particolare, valuteremo cosa fare e come affrontare” la situazione, “senza voler mettere in difficoltà i lavoratori, perché le sanzioni possono riguardare anche il singolo lavoratore”, precisa Landini, tenendo il punto sul fatto che comunque “lo sciopero è uno strumento per migliorare la condizione di questo Paese”.
“Possono precettare finché gli pare, ma noi non ci fermiamo fino a quando non abbiamo ottenuto dei risultati”, avverte il leader della Cgil ribadendo i motivi alla base della protesta portata avanti insieme alla Uil: “Su pensioni, su salute e sicurezza, sul lavoro, sono incontri finti” e “ad oggi non c’è la volontà del governo di confrontarsi e di riconoscere al sindacato il diritto di negoziare”.
Quanto invece al parere espresso dalla Commissione di Garanzia, Landini sostiene ancora che si tratta di “una logica compiacente con il Governo”, riprendendo il ragionamento secondo cui, quando “nei mesi scorsi ci sono state altre sigle sindacali, meno rappresentative, che hanno proclamato scioperi nel settore dei trasporti, non ha detto niente nessuno, né la Commissione di garanzia né il Governo. Dice delle cose adesso, guarda caso, perché lo sciopero è contro le politiche che stanno facendo”.
E ancora una volta, alla luce di quanto sta accadendo, il ruolo di Landini viene ritenuto sempre più politico che sindacale, apparendo in senso lato come leader mancato dell’opposizione. “Sono dieci o dodici anni – spiega Landini -, da quando sono stato segretario della Fiom e ho una certa visibilità, che qualsiasi cosa che il sindacato fa, c’è sempre il retropensiero che io non lo stia facendo per i lavoratori ma per fini personali, perché voglio entrare in politica. Lo ho sempre detto e continuo a farlo: essere segretario generale della Cgil è già per me una responsabilità incredibile”. Ma, precisa, “noi non facciamo ‘l’opposizione’, perché non siamo in Parlamento. Stiamo chiedendo al Governo di fare politiche che risolvano i problemi delle persone. Lo stiamo facendo per il Paese, perché noi rappresentiamo quelli che questo Paese lo tengono in piedi”.
e.m.