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Home - Primo Piano - Scuola e sicurezza: cosa dice il rapporto di Cittadinanza Attiva

Scuola e sicurezza: cosa dice il rapporto di Cittadinanza Attiva

di Alessandra Servidori
28 Settembre 2022
in Analisi
Scuola, Colombini: superare gli ostacoli per la firma del protocollo per nidi e materne

I recenti incidenti gravissimi che hanno provocato la morte violenta di studenti in alternanza scuola lavoro, è causato da un sistema  sbagliato e malato, volto  in alcune realtà all’evidente  profitto quando non c’è un progetto serio, i tutor previsti dalla scuola e dall’azienda non  seguono le e i ragazzi,  perché la  sicurezza dentro e fuori le scuole è indispensabile e se questa è l’alternanza scuola-lavoro e  stage allora  vanno  aboliti a favore dell’istruzione integrata. Quanti altri studenti e giovani devono morire prima  che l’idea di un sistema improvvisato e pericoloso, cambi, una volta per tutte? Non è possibile morire di lavoro a 16 anni, questo evidentemente ci deve far interrogare profondamente non solo sul rapporto fra scuola e lavoro, ma anche su quanto ci sia urgenza in questo paese di risolvere il problema della sicurezza sul lavoro. Che deve succedere perché si prenda atto che il sistema attuale non funziona. Le studentesse egli studenti  che si mobilitano e chiedono di fermare questo cortocircuito continuo tornando ad investire pienamente sulla Scuola, hanno tutta la mia solidarietà perché è urgente  la revisione totale dei modelli della formazione professionale questa specie di serie B dell’ingresso nel mondo del lavoro. Intanto, disertato dall’attenzione dell’opinione pubblica  il 15 settembre  Cittadinanza Attiva  ha presentato il XX Rapporto sulla sicurezza nelle scuole,  che oltre a fare il punto sullo stato dell’edilizia scolastica nel suo complesso a partire dai dati ufficiali esistenti, a presentare la consueta e preoccupante rassegna degli episodi di crollo avvenuti nell’ultimo anno, si sofferma approfonditamente sugli istituti secondari di II grado, in due modi: il primo, esaminando i dati ufficiali relativi allo stato delle strutture, alla numerosità degli alunni nelle aule, ai finanziamenti previsti nel PNRR. Un lavoro straordinario perché le Province, a causa dei vari tentativi di riordino del sistema degli enti locali, di riassegnazione delle proprie funzioni ad altri Enti (Comuni e Regioni), si trovano ancora in una situazione di incertezza e complessità istituzionali. Tutto ciò ha avuto un impatto forte anche sul depauperamento delle risorse umane operanti nelle Province e sul ritardo nell’assegnazione (e nella gestione) dei fondi destinati all’edilizia scolastica per le secondarie di II grado. L’analisi dei fondi stanziati dal PNRR su diversi ambiti del sistema scolastico ha consentito, in questo rapporto, di affrontare anche altre tematiche come la dispersione scolastica, la digitalizzazione degli ambienti. Il secondo motivo per cui quest’anno hanno scelto questo focus sulle scuole secondarie di II grado è legato al controverso tema dell’alternanza scuola – lavoro.

Lo hanno fatto secondo il loro metodo consueto: a partire dai dati raccolti intervistando chi vive l’esperienza dei PCTO, ossia le ragazze e i ragazzi del triennio degli istituti superiori. Nel Capitolo 6 del Rapporto vengono riportati i risultati di questa indagine civica “Ora parliamo noi”, condotta attraverso i volontari della rete Scuola di Cittadinanzattiva che ha interessato 2.849 studenti degli istituti superiori di tutto il Paese per conoscerne l’esperienza ma anche per avanzare alcune proposte di modifica. L’edilizia scolastica è fuori dal tunnel? Va dato atto agli ultimi Governi che, a partire dal 2015 è stata invertita la rotta sull’edilizia scolastica a cominciare da alcune importanti decisioni: la creazione di un Fondo Unico per l’Edilizia scolastica con il recupero dei fondi non utilizzati e una maggior razionalizzazione e controllo della spesa; il reperimento di risorse economiche significative e costanti nel tempo; la prima pubblicazione dei dati dell’Anagrafe dell’edilizia scolastica; il superamento dei limiti di spesa nel patto di stabilità per gli enti locali in materia di edilizia scolastica; lo snellimento di alcune procedure burocratiche per l’utilizzo dei fondi; l’istituzione di una cabina di regia politica con il rilancio dell’Osservatorio dell’Edilizia scolastica, che poi con il Ministro Bianchi ha subito un forte rallentamento; la creazione di una Unità di Missione poi chiusa e successivamente sostituita da una Task force sull’edilizia scolastica per un maggior coordinamento e supporto delle Regioni e delle Amministrazioni più deboli sia rispetto all’utilizzo dei Mutui Bei, sia, più di recente, rispetto a quelli del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza; la progettazione ed il finanziamento di nuove scuole con le relative linee di indirizzo e di ambienti/laboratori digitali; il riconoscimento dell’importanza di investire sulla cultura della sicurezza e della prevenzione rispetto ai rischi del territorio, a partire dalla scuola, con la istituzionalizzazione della Giornata della sicurezza2; il rilancio dell’educazione civica e il Piano Rigenerazione Scuola, ecc.

Oggi, grazie al PNRR, si ha la possibilità di contribuire in modo decisivo anche se non risolutivo all’ammodernamento e alla messa in sicurezza di una parte consistente dell’edilizia scolastica, alla costruzione di nuove scuole (ancora poche), di ambienti digitali, di mense, palestre e servizi 0-6. Nonostante ciò, permangono numerose criticità a cui  gli autori del Rapporto  si augurano il Governo che verrà voglia dare risposte certe e rapide, individuandone  le principali. Il lento avvio del nuovo sistema di Anagrafe, con ancora tanti “buchi” nelle informazioni, che vorremmo fosse aggiornato dalle amministrazioni e consultabile in tempo reale da chiunque con l’obiettivo di disporre di dati attuali relativi a ciascun edificio e agli interventi su di esso realizzati o in programma; i risultati (mai resi noti) della mappatura satellitare degli edifici risalente al Ministro Bussetti; le 13.761 classi con più di 26 alunni, di cui due terzi riguardanti gli istituti superiori; il ruolo marginale dell’Osservatorio nazionale dell’edilizia scolastica riunitosi una sola volta nel 2021; gli ancor troppo numerosi episodi di crollo (45 quest’anno!) che sottolineano l’urgenza di proseguire con le indagini diagnostiche di soffitti e solai e, soprattutto, di intervenire sulle situazioni più urgenti; più in generale la scarsità di fondi a disposizione degli enti proprietari da destinare alla gestione ordinaria, alla manutenzione ordinaria e straordinaria, con tempi di intervento più rapidi; la mancanza di una revisione normativa anche rispetto ai parametri costruttivi dei nuovi edifici anche se le linee di indirizzo per le nuove scuole ne rappresentano un primo passo; l’impossibilità di poter intervenire sui criteri di scelta dei progetti del PNRR, in molti casi già vecchi anche a causa del poco tempo a disposizione; l’incertezza legata al sistema di governance di tali progetti e finanziamenti, soprattutto in zone e da parte di enti locali ma anche delle scuole (pensiamo ai fondi per la dispersione e a quelli per scuola 4.0), poco attrezzati, organizzati, preparati, con tempi stringenti e definiti; il mancato coinvolgimento delle comunità locali se non nel co-progettare, almeno nel condividere i progetti da presentare, nella speranza che ciò avvenga nelle fasi di attuazioni. Certamente il PNRR offre un’opportunità unica anche se non risolutiva per determinare un cambiamento significativo nell’edilizia scolastica del nostro Paese, se non sul totale dei40.293 edifici almeno su una significativa parte di essi. È una occasione da non perdere ed alla quale dare il nostro apporto come organizzazione civica che da venti anni si occupa di tale ambito Ma è altrettanto vero che si è miopi e poco previdenti, affermano gli autori, se non si guardasse già al post PNRR, non solo in relazione alla gestione delle nuove strutture, con personale educativo non ancora formato e alla cosiddetta spesa corrente, come nel caso di asili nido e scuole dell’infanzia, ma soprattutto in relazione alla continuità dei fondi sull’edilizia scolastica, indipendentemente dal Governo in carica, affinché venga garantita in misura analoga per almeno altri 10 anni.  Loro in 20 anni cosa hanno fatto:

  • 2.442 edifici scolastici monitorati (2002-2018)
  • 2.232 cittadini monitori formati (2002-2018)
  • 12.552 Accessi civici ad enti pubblici (2017-2021)
  • 2.381 progetti pervenuti in 16 edizioni Premio Scafidi (2007-2022)
  • 2.380 ragazzi/ragazze formati come Responsabili della sicurezza degli studenti in 10 regioni (8 anni).

Hanno fatto tanto , tantissimo e vanno sostenuti.

Alessandra Servidori

 

Alessandra Servidori

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