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Home - Approfondimenti - La nota - Se proprio dovete farci ridere, fatelo per bene

Se proprio dovete farci ridere, fatelo per bene

di Elettra Raffaela Melucci
20 Febbraio 2025
in La nota
Se proprio dovete farci ridere, fatelo per bene

Di quel mai abbastanza celebrato capolavoro della serialità televisiva italiana che è Boris c’è una battuta – anzi, un motto- che nessun filosofo è riuscito a concepire con pari efficacia: “Questa è l’Italia del futuro, un paese di musichette mentre fuori c’è la morte!”. E nella settimana successiva alla fine del Festival di Sanremo sembra più che mai calzante fare una riflessione partendo proprio da questo spunto. I presupposti sono due (in realtà sarebbero molti di più). Primo: il Fantasanremo è una sorta di giochino amatoriale connesso al Festival ma da esso indipendente, in cui gli spettatori creano delle squadre immaginarie composte da cantanti in gara, ognuno dei quali associato a un valore espresso in Baudi (in onore di Pippo) calcolato a seconda dell’hype. Ogni utente che prende parte al gioco ha un budget di cento Baudi da investire per formare una squadra composta da cinque cantanti, alla cui testa si sceglie un titolare, più due riserve. Secondo: la politica italiana è un metaverso e su questo potenzialmente non c’è nulla da spiegare. Quando i due presupposti si incontrano accade la magia: maggioranza e opposizione di governo decidono di giocare al Fantasanremo (mentre fuori c’è la morte) – anzi, peggio: di fare i simpatici fingendo di giocare.

L’11 febbraio, giorno di inizio del Festival, Forza Italia twitta (X, non ci avrete mai) il template della propria squadra che si chiama “Fantaopposizione”. Caposquadra: Elly Schlein e Giuseppe Conte con il brano “Ti lascerò”. Seguono: Carlo Calenda con “La solitudine”, Matteo Renzi con “Autogrill”, Angelo Bonelli con “La noia”, Nicola Fratoianni con “Nostalgia canaglia”. Panchinari: Vincenzo De Luca con “I’ p’ me, tu p’ te”, Riccardo Magi con “Erba di casa mia”. Un abbraccio forte forte al social media manager, che ha oggettivamente fatto un buon lavoro.

La formazione viene schierata in risposta al post twittato pochi minuti prima dal Movimento 5 Stelle, la cui comunicazione fatta di font giganteschi, meme che boh, musiche che mah…vabbè, bastava fermarsi alla voce meme per dare la dimensione qualitativa. Il partito (non è un refuso) di Giuseppe Conte mette in campo la formazione denominata “Fantameloni”: caposquadra (ovviamente) Giorgia Meloni con il brano “Albania portami via”. Seguono: Matteo Salvini con “Chiodo fisso” (personalmente avrei parafrasato “fisso” con “fisco”, ma chi sono io per dare suggerimenti), Antonio Tajani con “La mia banca suona il rock”, Daniela Santanché con “Io resto qui”, Francesco Lollobrigida con “Stop that train”. Panchinari: Augusta Montaruli con “Con le mani bau bau”, Carlo Nordio con “Di fiasco in fiasco”.

Il Partito Democratico non voleva essere da meno, ovviamente, e visto che non twitta qualcosa da ottobre 2024, risponde alla provocazione schierando su Instagram la propria formazione “Trump Fan Club Italia”, invitando l’elettorato a seguire la gara su “Telemeloni1”. Caposquadra: Giorgia Meloni (rieccoci) con il brano “Sparirò”. Seguono: Daniela Santanché con “Dimettersi mai”, Matteo Salvini con “Il mio chiodo fisso” (qui variazione sul tema con un possessivo, resta la suggestione “fisco”), Carlo Nordio con “Destinazione Libia”, Antonio Tajani con “Il caffè dei pensionati”. Panchinari: Matteo Piantedosi con “Giovane fuorilegge”, Augusta Montaruli con “Bau Bau”. Un abbraccio forte forte anche ai social media manager del M5s e del Pd, che si sono prestati al dissing non prendendosi nemmeno la briga di utilizzare brani esistenti come fatto dai colleghi della maggioranza e rendere verosimile questa celia. Però almeno sulle formazioni del Fantasanremo si intravede un punto di contatto tra il partito di Schlein e quello di Conte, teniamolo a mente.

Comunque è un po’ triste vedere la nostra classe politica aver esaurito gli strumenti e gli argomenti per avvicinarsi al proprio elettorato. Qualche esperto di comunicazione sicuramente riterrà la strategia efficace e sicuramente lo è stata vista l’interazione positiva degli utenti che hanno abboccato alla boutade. Ma più sottilmente, questo sembrerebbe è un altro episodio spia del rovinoso degrado della nostra democrazia rappresentativa. Politici che non ci prendono più sul serio, che si sforzano somigliarci (e quindi di rappresentarci) ma non ci conoscono nemmeno un po’. Per loro valiamo davvero pochi Baudi se pensano di rafforzare (o peggio stabilire) un engagement titillando la nostra pulsione scopica verso l’evento televisivo più seguito dell’anno. È il nostro Super Bowl, ma resta un fatto privato; lo commentiamo nelle chat con gli amici, ascoltiamo segretamente la playlist perché comunque in pubblico dobbiamo dire che “non c’è più la musica di una volta”, aspettiamo le gaffes di ospiti e conduttori per sentire lo star system un po’ più umano. Ma lo star system non ha in mano il futuro nostro e quello del mondo, ci si aspetta quantomeno un po’ di serietà e indirizzo anche nell’utilizzo di queste babeli comunicative. E comunque, per Augusta Montaruli, avrebbero potuto scegliere “Who let the dogs out”. Si vede proprio che non ci rappresentano a dovere.

Elettra Raffaela Melucci

Elettra Raffaela Melucci

Elettra Raffaela Melucci

Redattrice de Il diario del lavoro

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