Si fa sempre più tesa la situazione in casa Siemens. Il gruppo di azionisti-dipendenti della società ha intenzione di dare battaglia al top management in occasione della prossima assemblea generale, che si terrà il 17 gennaio a Monaco di Baviera.
Gli azionisti-dipendenti, che contano su circa il 10% del capitale, hanno annunciato ufficialmente di non volere approvare l’operato del consiglio di amministrazione. La ‘Entlastung’ è una sorta di manleva che, in Germania, il top management di una società chiede ai suoi azionisti, alla fine di ogni esercizio, per farsi certificare il buon operato. E il fatto che gli stessi dipendenti della Siemens non intendano rilasciare la ‘Entlastung’ all’attuale consiglio di amministrazione, non può interpretarsi certo come un bel segnale.
Nel mirino, secondo quanto comunicato oggi dall’associazione dei dipendenti-azionisti ‘Unsere Aktien’, ci sono i massicci esuberi (17 mila) annunciati l’anno scorso dalla società a seguito della crisi internazionale del settore hi-tech. I dipendenti-azionisti ritengono che i segnali della crisi siano stati riconosciuti troppo tardi e che le contromisure adottate siano state, in parte, sbagliate. Se ci si fosse mossi per tempo, è la tesi sostenuta da ‘Unsere Aktien’, non sarebbero stati necessari così tanti licenziamenti.
In quest’ottica i dipendenti-azionisti propongono di ridurre del 10% sia il dividendo proposto dal consiglio di amministrazione della società, sia lo stipendio dei membri stessi del board. I soldi così risparmiati serviranno a rendere “meno traumatico il piano di ristrutturazione”.
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