Da domani parte lo stato di agitazione nei settori pubblici del Lazio. Lo annunciano in una nota congiunta Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl e Uil Pa Roma e Lazio.
“In soli 10 anni, dal 2004 al 2014 – dichiarano i sindacati di categoria in una nota unitaria – uno scellerato blocco del turn over ha prodotto 28mila occupati in meno: si è passati da 193mila a 165mila. Un taglio indiscriminato che non ha distinto tra settori sovradimensionati e sotto organico, che non ha efficientato e riqualificato la spesa. Basti citare il caso dell’Inps che, come in questi giorni ricordato dal vertice politico dell’Ente, perde 100 dipendenti al mese. Il risultato – continuano i sindacati – è una riduzione dei servizi che l’austerità imposta nell’ultimo lustro ha persino accelerato, investendo i settori privati che offrono servizi pubblici. Una situazione gravissima, una vera e propria crisi sociale ignorata dai più e sottovalutata dalla propaganda del Governo.”
“Da domani parte lo stato di agitazione. La crisi del welfare investe tutti e si deve aprire una stagione di messa in sicurezza del sistema e di rilancio. Puntiamo allo sciopero regionale, che si terrà entro la fine di maggio, per invertire la rotta a partire dal rinnovo dei contratti nazionali, bloccati da 7 anni nel pubblico impiego e da 10 nella sanità privata e nel privato sociale, e dall’immissione di nuove energie. Sbloccare la contrazione e il turn over – continuano Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl e Uil Pa Roma e Lazio – sono le premesse per una vera riforma che punti alla riorganizzazione investendo sull’innovazione e sul capitale umano. Casi come quello delle maestre ed educatrici romane, che da precarie garantiscono i servizi in modo continuativo, non sono risolvibili senza interventi legislativi. Il resto è propaganda – concludono – che non dà risposte ai cassintegrati del terzo settore, umiliato e messo in ginocchio da Mafia Capitale, o a quelli della sanità privata, che affrontano una stagione di crisi profonda causata dall’austerità cieca e da un sistema senza regole, che permette abusi e l’uso indiscriminato del dumping contrattuale, un modo per scaricare i costi della crisi sui lavoratori.”