Si è tenuta questa mattina la conferenza stampa della Fim Cisl durante la quale è stato presentato il report relativo alle produzioni degli stabilimenti italiani del Gruppo Stellantis al terzo trimestre 2023, che fa segnare un +10 % rispetto al 2022 con 567.525 veicoli prodotti.
Nel dettaglio, i dati della produzione nei primi nove mesi del 2023 sono in miglioramento rispetto al 2022, confermando l’inversione di tendenza già riscontrata nel primo semestre, con un +10,12% rispetto al 2022. Nello specifico nei primi nove mesi del 2023 sono state prodotte, tra autovetture e furgoni commerciali, 567.525 unità contro le 515.380 del 2022. La produzione di autovetture segna un +10,3%, pari a 400.675, e quello relativo ai veicoli commerciali segna un aumento del +9,8%, in termini di volumi, pari ad un incremento di +14.850 veicoli commerciali. Il risultato conferma il dato in crescita già rilevato nel I° semestre rispetto ad un inizio anno negativo. La situazione, quindi, sta migliorando, in particolare per una riduzione degli stop produttivi per la mancanza di materiali, che invece aveva caratterizzato il 2022.
Nel terzo trimestre 2023 lo stabilimento di Pomigliano guida la crescita con quota 149.500 di unità prodotte, in aumento del +31,5%. bene anche lo stabilimento di Atessa, la cui produzione nei veicoli commerciali raggiunge la quota di 166.850 unità, con un risultato in crescita rispetto al 2022 del +9,8% che inverte il dato negativo riscontrato nei primi mesi dell’anno. In flessione i risultati di Modena (-4,2%) e Cassino (-7,7%). Per quanto riguarda Melfi, il dato produttivo al 3° trimestre risulta in leggera crescita al +3,4% rispetto all’anno precedente, ma se rapportato al 2019 la perdita è invece di circa 59.000 auto (-29,4%), la flessione più pesante negli stabilimenti dell’auto.
A fronte di una crescita generale, la produzione non è ancora riuscita ad arrivare ai valori raggiunti nel periodo pre-covid del 2019 (-10 %): per le auto si riscontra un sostanziale avvicinamento (-2,3%), mentre per le produzioni dei veicoli commerciali la differenza si attesta ancor al -24,6%. Risultati migliori sul lato produttivo rispetto al 2022. In particolare sono in forte riduzione i problemi derivanti dalla mancanza di materiali che hanno caratterizzato i precedenti due anni e le produzioni degli ultimi modelli potrebbero portare le produzioni a fine anno, intorno alle 730.000 unità di cui circa 510.00 autovetture.
Dopo una disamina dei risultati relativi ai diversi impianti produttivi di Stellantis presenti sul territorio, il segretario nazionale della Fim Cisl, Ferdinando Uliano, sottolinea il “ritardo incomprensibile” nella condivisione di un piano di lavoro tra il ministero delle Imprese e del Made in Italy e Stellantis, soprattutto alla luce del fatto che “gli impegni dati dal Ministro prevedevano la partenza degli incontri tra Stellantis, Sindacati, Regioni ed Anfia già dalla metà di settembre”. Gli incontri, spiega Uliano, sono “finalizzati a definire un preciso accordo di sviluppo di Stellantis e del settore dell’indotto dell’automotive. Il piano di lavoro tra MiMIT e Stellantis, propedeutico alla definizione dell’accordo di sviluppo, doveva contenere impegni che riguardavano: aumenti dei volumi di produzione auto e veicoli commerciali, ricerca sviluppo, progettazione e innovazione, efficientamento degli impianti per migliorare la competitività, in termini di costo del lavoro, energia e logistica, accelerazione investimenti in transizione energetica e ambientale, sostenibilità della filiera della componentistica dell’auto, mappatura aggiornata e sviluppo delle competenze professionali, incentivi alla domanda”. Ma ad oggi, lamenta il segretario, “non abbiamo riscontri concreti né dal Governo né da Stellantis”.
Ma la criticità riscontrata dal sindacato riguarda l’intero settore automotive, soprattutto per quanto riguarda l’assenza di alcun “fatto concreto” agito sul settore da parte del governo a un anno dal suo insediamento. In particolare, argomenta Uliano, “non si è provveduto ad utilizzare le risorse stanziate nel Fondo specifico dell’automotive per favorire la reindustrializzazione e la trasformazione del settore. Hanno finanziato unicamente gli incentivi alla domanda (acquisto di auto sostenibili) indispensabili per promuovere l’acquisto di veicoli con un costo superiore del 50%, (650 milioni per tre anni a partire dal 2022), ma non può essere l’unico intervento per il sostegno e il rilancio del settore. Il Fondo stanziato dal precedente governo era di circa 8 miliardi, ne rimangono a disposizione circa 6,3 miliardi”.
Per il federazione dei metalmeccanici della Cisl, la priorità è l’impiego delle risorse per la reindustrializzazione, “indispensabili per evitare l’impatto negativo di oltre 75.000 lavoratori nel comparto auto a seguito del cambio delle motorizzazioni” e il caso della Marelli di Crevalcore è l’emblema di una situazione che sta esplodendo: “Bisogna accorciare la catena di fornitura, portando nel nostro Paese le produzioni di tutta la componentistica che rappresenterà l’auto del futuro: dai semiconduttori, dalle batterie, ai componenti necessari per la motorizzazione elettrica, per la guida autonoma, per la digitalizzazione e la connettività. Il Governo – conclude Uliano – deve essere consapevole che senza un piano per la transizione industriale attivabile immediatamente, il rischio licenziamento e desertificazione industriale diventa certezza”.
e.m.