Dopo appena 50 giorni dall’elezione arriva un passo indietro: il sindaco di Taranto, Piero Bitetti, ha rassegnato le sue dimissioni per “inagibilità politica”. Il colpo di scena arriva al termine di un incontro sul futuro dell’ex Ilva al Municipio di Taranto: all’uscita Bitetti si è scontrato con un gruppo cittadini e associazioni ambientaliste che, al grido di “assassini, assassini”, lo hanno costretto a rientrare per motivi di sicurezza.
“Portate rispetto delle nostre lacune – si è difeso l’ex sindaco -. Stiamo prendendo appunti per capire ogni aspetto di questa vertenza così complessa” per la quale, come sottolineato durante l’incontro, “non ho passato una sola notte dal 17 giugno, giorno della mia proclamazione, senza pensare all’ex Ilva. La prima bozza di accordo ci è stata inviata il 18 giugno con richiesta di approvazione in 48 ore. Abbiamo detto che i 13 anni di transizione proposti sono troppi. Serve una direzione più rispettosa”.
L’incontro anticipava il Consiglio comunale monotematico del 30 luglio sull’accordo di decarbonizzazione proposto dal Governo e la firma dell’accordo di programma per la piena decarbonizzazione dello stabilimento di Taranto del 31 luglio. Le potenziali dimissioni di Bitetti, che ha 20 giorni di tempo per confermare la sua decisione, rischiano di creare un pericoloso vuoto in una fase molto delicata per il futuro dell’ex Ilva.
Il Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, “non appena appresa ieri sera la notizia delle dimissioni del Sindaco di Taranto, Piero Bitetti, ha avuto un colloquio telefonico con il Prefetto Paola Dessì e, a seguire, con il Ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, in merito agli episodi di intimidazione e alla situazione di inagibilità politica che ne avrebbero determinato le dimissioni”. Lo comunica il Mimit in una nota, aggiungendo che il ministro ha manifestato “piena solidarietà” al sindaco Bitetti. Il Ministero, inoltre, precisa che, come concordato da Urso nel corso di un colloquio telefonico con il Presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, si terrà comunque la riunione, già convocata d’intesa con la Regione Puglia e gli Enti Locali e in programma al Mimit per giovedì 31 luglio, finalizzata alla definizione dell’Accordo di programma interistituzionale per la piena decarbonizzazione dello stabilimento di Taranto.
Non dello stesso avviso, però, la maggioranza di centrosinistra del Consiglio comunale della città pugliese, che in una nota pubblicata dal Corriere di Taranto condanna le intimidazioni subite da Bitetti e si oppone allo svolgersi degli appuntamenti in agenda per i prossimi giorni. “Come cittadini di Taranto abbiamo a cuore e siamo interpellati dalla scelta delle prospettive dell’acciaieria. Riteniamo che la decarbonizzazione, con la progressiva chiusura dell’area a caldo a carbone, sia la strada percorribile, ma l’accordo di intesa, così come proposto dal Governo, ci sembra che rechi precarietà, improvvisazione, assenza di certezze per il rispetto della salute e del lavoro nella nostra città. Riteniamo altresì che il Consiglio Comunale del 30/7 p.v. non possa essere svolto per motivi di sicurezza e che l’accordo di programma, in assenza del sindaco, il 31/7 non possa essere sottoscritto” hanno aggiunto le forze politiche di maggioranza a proposito del Consiglio comunale convocato per domani sul piano di decarbonizzazione.
Dura la reazione dei sindacati. Per il segretario generale della Uilm, Rocco Palombella, le dimissioni del Sindaco di Taranto “rappresentano un gesto estremo frutto del conflitto che, col passare degli anni, si è generato intorno all’Ilva. In molti dovrebbero interrogarsi sulle azioni che hanno svolto nel tempo e che hanno portato a questo drammatico risultato. Nessuno ha parlato di chiusura – continua il leader Uilm – nei fatti però è l’obiettivo di chi continua a rifiutare il piano di passaggio dal ciclo integrale ai forni elettrici. Non si può mettere in vendita l’Ilva senza avere un piano industriale chiaro con investimenti precisi, per questo continuiamo a rivendicare la presenza dello Stato fino alla totale decarbonizzazione”.
“I forni elettrici hanno bisogno della materia prima (DRI) – spiega Palombella – senza la costruzione graduale di quattro forni elettrici, di cui uno a Genova, quattro impianti di DRI e 5 miliardi di metri cubi di gas lo stabilimento di Taranto chiuderà nel giro di pochissimo tempo e di conseguenza tutti gli altri stabilimenti italiani del Gruppo. È questo l’obiettivo? Se è così, meglio dirlo chiaramente. Vorrà dire che gestiremo un dramma sociale, ambientale, occupazionale e produttivo senza precedenti”.
“Con l’Ilva green invece – aggiunge – ripartirebbero gli impianti a freddo, si ridurrebbe una parte degli esuberi e un’altra parte verrebbe gestita con un accordo di programma con l’impegno del Governo su una legge speciale, per risarcire i lavoratori e la città del danno subìto. Questa rimane l’unica condizione per iniziare la fase di bonifica di tutte le aree che saranno dismesse”.
“Questo è quello che ripetiamo da tempo – conclude Palombella – condanniamo qualsiasi forma di qualunquismo e di strumentalizzazione politica su temi così delicati che riguardano la salute delle persone, il rispetto dell’ambiente e la salvaguardia del lavoro. Ora è il tempo delle responsabilità, il sindaco Bitetti, a cui va la mia piena solidarietà, ritiri le sue dimissioni e gestisca la più complicata vertenza degli ultimi tempi”.