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Home - Approfondimenti - Analisi - Teoria e pratica della flessibilità

Teoria e pratica della flessibilità

6 Febbraio 2003
in Analisi

Gigi Copiello – Coordinatore Fim Cisl nazionale Electrolux Zanussi

Le relazioni sindacali in Electrolux-Zanussi prevedono un’esplicita contrattazione, entro marzo di ciascun anno, di orari, calendari e organici, assieme ai criteri per i premi di risultato. E’ previsto l’intervento, se necessario, delle strutture territoriali e nazionali di Fim, Fiom, Uilm a fianco delle Rsu. Crediamo che in nessun gruppo né azienda siano disponibili tanti e tali livelli e strumenti di contrattazione.

 


I dati si riferiscono al 2001, contrassegnato da:


§         il rinnovo del contratto nazionale, con conseguente blocco degli straordinari, unitario fino a giugno, della Fiom fino a dicembre.


§         Un forte calo del mercato del “freddo” (circa metà gruppo), con ricorso anche a cassa integrazione.


 


 Straordinario


 


Gli 11.524 dipendenti Electrolux Zanussi hanno effettuato, nel 2001, 924.185 ore straordinarie, per una media di 80,2 ore.


Nello specifico, i 10.042 salariati operai ne hanno realizzate 712.527, pari a 71,5 medie per addetto; i 1.482 stipendiati impiegati  211.658, pari a 143 medie per addetto.



Va notato che le ore straordinarie di produzione, dove la contrattazione dovrebbe essere più necessaria per entrambe le parti, sono 451.578, di cui il 27% concordate, lo 0% “comandate” ex ccnl, il 73% estranee ad ogni atto sindacale, cioè “libere”.


                                   


Orario flessibile 

Ha riguardato 3 stabilimenti (su 14), per un totale di  3.230 addetti e   55.022 ore, pari a 17 ore pro capite.


 


Banca ore


 


E’ stata utilizzata da 4.207 addetti, che hanno accantonato 38.418 ore nell’anno (pari a 9,1 ore per addetto). Di queste, 12.346 ore sono state godute con riposo e 18.996 ore sono state monetizzate. Le restanti sono lasciate nel conto individuale, per futuri utilizzi.


 


In totale



Oltre l’orario standard contrattuale, sono state “movimentate” 1.017.625 ore di plusorario di cui:


a titolo  di straordinario: 924.185 ore, pari al 90,8%


a titolo di flessibilità : 55.022 ore, pari al 5,4%


a titolo di banca ore : 34.418 ore, pari al 3,8%.


 


Queste ore sono circa il 5% dell’orario di effettiva produzione globale (1.700 ore per 11.000 addetti).


 
I tempi determinati


 


Il Gruppo ha fatto ricorso ad un totale di 1.108 addetti, per un impiego della durata media di 6,5 mesi. Nello specifico, 956 assunti con contratto a tempo determinato e per 7 mesi-media, e 152 interinali per 3,4 mesi-media.



Risultano pari al 9,6% degli addetti totali, con picchi minimi di 602 contratti (ad aprile) e massimi di 1.131 (a settembre).


Va notato che la media mensile risulta da 2.671 contratti stipulati con 2.466 addetti nel corso di tutto l’anno.


 


N.B.:  tra plus-orario (5%) e occupazione temporanea (9,6%), si arriva ad un 15% di flessibilità media nelle prestazioni di lavoro.


 
Part-time 


In totale sono 620, pari al 5,4 % degli addetti, tra part-time “orizzontale” (376), “verticale” (137) e “ciclico” (107).



Va ricordato che metà della popolazione Electrolux Zanussi è femminile.


 


Alcune conclusioni


 


L’ampia dotazione di strumenti e livelli contrattuali risulta largamente inutilizzata


§         Negli orari, dove ci sono molti straordinari, per di più “liberi”.


§         Negli organici, dove sono ormai minoritarie le procedure di conferma dei terministi.


§         Nelle tutele, dove è molto basso l’utilizzo del part-time.


 
1. 
   Che tutto questo accada in Electrolux Zanussi dovrebbe essere un bel campanello di allarme per il sindacato tutto. Quando su 1 milione di plus orario solo 220.000 ore sono in qualche modo riconducibili a contrattazione, ciò vuol dire che la stessa conta solo per il 20%.



Parrebbe anzi che le flessibilità offerte dalla contrattazione siano troppo poche rispetto a quanto richiesto sia dai lavoratori sia dall’impresa.



In ogni caso, il modello sindacale legato alla contrattazione collettiva di comportamenti eguali è messo fuori gioco, in un ruolo del tutto marginale. Sia quando contratta le flessibilità: in questo caso è sempre più frequente il rifiuto collettivo dei lavoratori ad accordi che regolino collettivamente le loro prestazioni. Sia quando rifiuta di contrattare le flessibilità, opponendo opposte opposizioni, come la Fiom in Zanussi (una volta agli straordinari, una volta agli orari flessibili, una volta a tutti e due, etc.). In questo caso interviene la collaborazione individuale, ma maggioritaria, dei lavoratori alle necessità aziendali.


Quel modello sopravvive “eroicamente” a Firenze. Dove nel 2001 il 95% delle ore straordinarie di produzione sono state contrattate (contro una media del 23%) e nel 2002 tutto il plusorario è stato messo nel capitolo flessibilità, col risultato di confermare pressoché tutti i 158 dipendenti a tempo determinato, il cui utilizzo è ora nullo.


Ma ciò è dovuto anche ad un’emergenza occupazionale, di stabilimento e di area, che non esiste negli altri stabilimenti ed aree (NordEst, Lombardia, Emilia Romagna).


Ma, eroismi ed eccezioni a parte, sta qui, nella crisi del modello contrattuale, la “madre” di tutte le questioni. Un altro sistema partecipativo è un puro diversivo se non si risolve prima il problema del modello contrattuale. Il rilancio del conflitto è pura chiacchiera, smentita in primo luogo dalle adesioni reali dei lavoratori a blocchi di straordinario e scioperi. Di più: la crisi del modello contrattuale ha provocato la crisi del sistema partecipativo ed indebolito il sindacato ed i suoi strumenti.


 
2. 
   Comunque … Il  “laboratorio Zanussi” continua a produrre, facendo di necessità virtù, e cioè cercando soluzioni a fronte di opposizioni organizzate e no. Soprattutto, uscendo dalla logica collettivista, da “caserma”, tipica di tanto fare sindacale, sicuramente in Zanussi (dove tutto è uguale per tutti e collettivo: dai premi ai castighi, agli schemi d’orario, alle prestazioni, etc. etc.).


A Susegana prima e Mel poi si sono fatti accordi che prevedono_


–                   una necessità aziendale di ore straordinarie e/o flessibili;


–                   un’adesione volontaria ed individuale dei lavoratori;


–                   un incentivo, commisurato all’obiettivo e al disagio, facente parte del premio di risultato.


 Ai “sapienti” che arricciano il naso, opponiamo:
a. l’erfficacia.
E’ stato trovato il consenso dei lavoratori e sconfitto il dissenso. Ed è stato realizzato un soddisfacente incontro tra domanda e offerta di prestazioni, anche in situazioni critiche (sabati, notti, estate).
b. un ragionamento, appena un po’ complesso


b1     E’ evidente che una mole così ampia di straordinari “liberi” manifesta un problema anche salariale. Non però di salario, ma di salari. In effetti, si oscilla tra chi non fa una sola ora di straordinario, chi ne fa molte e chi moltissime. Ci sono cioè differenze negli orari che richiamano differenze nei redditi necessari alle persone.


b2     Per converso, ci sono disponibilità di tempo molto diverse, per genere, età, professionalità, residenza e, perché no?, culturali.


b3     Ed infine: sarà ben ora di stabilire che la flessibilità è un costo per le imprese ed un beneficio per i lavoratori; capovolgendo lo schema attuale che scarica tutti i costi (di orario e di condizione) sui lavoratori flessibili. Insomma: i flessibili abbiano qualche tutela in più degli “inflessibili”.


 


La strada è aperta


 


E’ il modello sindacale legato alla contrattazione collettiva di comportamenti differenziati. Si andrà avanti? Non c’è altra strada. Chi volesse tornare “al centro” (imponendo flessibilità o rigidità), raccoglierà solo i frutti di conflitti simbolici e soluzioni inutili. Tutta la vicenda dell’art. 18 ha queste caratteristiche. 


La strada di riconoscere tutte le flessibilità, a partire da quelle delle tante e diverse persone che popolano la Zanussi, è la sola che paga. Basti pensare appunto alle donne, ormai oltre la metà. Agli extra-comunitari, ormai al 10%. Agli stessi maschi, che non sono tutti adulti e capi di famiglie numerose, com’era un tempo.


Della Germania “tutta d’un pezzo” noi conosciamo solo le 35 ore. Che sono poca cosa, in realtà, rispetto ad una contrattazione che ha prodotto una vastissima gamma di orari, “su misura” appunto delle esigenze produttive, ma anche delle persone che lavorano. E non solo nei casi di “emergenza” (vedi Volkswagen), ma anche in quelli di “ordinaria” amministrazione (Bmw, etc.).*


 


* (vedi Romano Cappellari, Il tempo e il valore, Utet Libreria)


 


 


 


 


 

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