L’astensione dal lavoro dei dipendenti dei trasporti pubblici, che ha creato le scorse settimane notevoli problemi al traffico in cinque Laender federali, non è stato un vero sciopero. Non si è trattato infatti di un’agitazione a sostegno di una richiesta salariale – sebbene sia stata organizzata dal grosso sindacato dei servizi Ver.di – ma di una protesta politica. E in Germania lo sciopero politico non è consentito dalla legge.
La pressione sindacale, che tocca in modo specifico alcune amministrazioni regionali, vuole evitare il blocco, previsto da parte dei rappresentanti dell’Unione cristiano-democratica nella Camera dei Laender, della legge approvata dalla coalizione rosso-verde alla fine di aprile e definita della “fedeltà alle disposizioni tariffarie”. La legge, che avrebbe dovuto essere approvata dalla seconda camera il 31 maggio, ha lo scopo di contenere la diffusione del lavoro nero e del dumping salariale, soprattutto nel settore edile e dei servizi; prevede pertanto che in futuro gli appalti pubblici verranno concessi solamente alle imprese che hanno rispettato le regole sulle retribuzioni minime, fissate dal contratto di categoria del paese concedente.
Il leader del sindacato degli edili, Klaus Wiesehuegel, al quale il Cancelliere Schroeder aveva promesso l’iniziativa legislativa lo scorso anno, sostiene che si tratta dell’unico sistema possibile, per contenere il drammatico fenomeno che provoca crescente disoccupazione e perdite alle casse previdenziali. Sempre più diffuso inoltre in Germania, è l’impiego di lavoratori dell’Europa dell’est, che vengono retribuiti in base alle tariffe dei paesi d’origine. In vista dell’allargamento all’est dell’Unione Europea e della liberalizzazione delle concessione di appalti e commissioni pubbliche , la situazione rischia di assumere proporzioni allarmanti. Il governo di Berlino ha lasciato alle imprese , soprattutto a quelle dei nuovi Laender – un periodo di transizione, per regolare i loro contratti, prima di approvare la nuova legislazione, anche in seguito ad alcuni dubbi espressi dal partner di coalizione.
Ma l’iniziativa si è scontrata con la decisa opposizione organizzata dal candidato dell’Unione CDU/CSU, Edmund Stoiber. Il suo partito, come anche la FDP (i liberali), temono infatti che, in seguito alla legge, lieviteranno enormemente i costi delle imprese e, quindi, anche le spese per le amministrazioni comunali e regionali, che si trovano già da tempo in una situazione finanziaria estremamente critica. Di conseguenza, gli investimenti pubblici verranno ulteriormente ridotti e ciò non fará che aumentare la disoccupazione e tutti gli altri problemi .Per questa ragione, ha dato indicazioni ai Laender guidati dalla CDU, di bloccare la legge. Ma la reazione dei sindacati è stata durissima: soprattutto il leader di Ver.di, Frank Bsirske, ha annunciato massicce proteste nei Laender interessati e ha minacciato il candidato della CDU, Stoiber, di dare specifiche indicazioni agli oltre 3, 6 milioni di iscritti della sua organizzazione di non dare il loro voto alle prossime elezioni a coloro che “boicottano le iniziative per una maggiore giustizia sociale”. E chiaro, pertanto, che il tema in questione è destinato a diventare uno dei più scottanti nel corso della campagna elettorale dei prossimi mesi. Il testo del disegno di legge è stato ora rinviato alla commissione d’intermediazione che dovrà trovare un compromesso accettabile per la maggioranza dei Laender. Stoiber spera in tal modo di rinviare la discussione a dopo le elezioni. Ma, nonostante le critiche, spesso assai dure nei confronti del governo Schroeder, i rappresentanti sindacali si stanno pronunciando sempre più apertamente per sostenere la Spd. Ufficialmente , non verrà presa posizione per o contro determinati partiti – sottolineano a ogni occasione i funzionari sindacali – ma solo per determinati programmi. E quello della CDU, presentato due settimane fa, che si basa essenzialmente sul progetto di liberalizzazione del mercato del lavoro, è stato rifiutato in modo compatto da tutte le categorie.
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