La Corte Europea di Giustizia ha condannato l’Italia per non aver adottato alcuna misura per recuperare gli aiuti illegittimamente concessi per l’assunzione di lavoratori mediante contratti di formazione e lavoro. Inoltre alla data dell’udienza il governo italiano non aveva ancora preso alcuna iniziativa concreta nei confronti dei beneficiari, vale a dire i datori di lavoro che per tali assunzioni godevano di un’esenzione dagli oneri sociali per due anni. Già nel 1999 la Commissione aveva constatato l’incompatibilità con il mercato comune di determinati aiuti all’Italia per i contratti di formazione e lavoro, in quanto non rispondenti alle condizioni fissate dall’UE. Di conseguenza era compito dell’Italia recuperare dalle imprese beneficiarie gli aiuti illegittimamente versati. L’Italia per giustificarsi ha fatto valere le difficoltà di individuare i beneficiari di tali aiuti e ha manifestato dubbi sull’ammontare dell’importo da recuperare. Nella sentenza la Corte ricorda, innanzi tutto, che la sola logica conseguenza dell’accertamento dell’illegittimità di un aiuto è la sua soppressione mediante recupero e che la sola giustificazione adducibile dallo Stato membro è l’impossibilità assoluta di dare correttamente esecuzione alla decisione della Commissione.
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