Avviata la seconda fase della consultazione per la revisione della direttiva sull’organizzazione dell’orario di lavoro, le parti sociali europee hanno formulato le loro osservazioni sulla proposta della Commissione. Per l’Unice, per l’organizzazione europea degli imprenditori, la direttiva non tiene sufficientemente conto del fatto che soluzioni concretamente positive per il datore di lavoro e per il lavoratore possono essere individuate soprattutto a livello di impresa, lasciando un ridotto margine di manovra per soluzioni adeguate alle realtà aziendali. La Confederazione europea dei sindacati (Ces), sebbene favorevole ad una maggiore flessibilità nell’applicazione del regolamento sull’orario attraverso negoziazioni collettive, è al tempo stesso allarmata per il contenuto della proposta di revisione, che rischia di rimettere in causa alcuni diritti sociali fondamentali. Considera inaccettabile, e chiede che venga abolita, la clausola cosiddetta l’ “opt-out” che fu introdotta su richiesta inglese e che autorizza i datori di lavoro a non rispettare la media massima di 48 ore settimanali se i dipendenti firmano tale clausola. John Monks, segretario generale della Ces, ha criticato l’andamento del processo di revisione, di cui teme un esito negativo, vale a dire un indebolimento della direttiva per ragioni puramente economiche. La decisione definitiva su questo riesame è attesa per l’autunno prossimo.
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