Giuseppe Virgilio, segretario generale aggiunto Filca Cisl, la sua organizzazione ha fatto un convegno sulle opere strategiche e la nuova politica di sviluppo. Avete detto che l’esigenza, adesso, è quella di individuare poche opere ma queste finanziarle realmente e soprattutto realizzarle. Quali devono essere i criteri delle scelte?
Sicuramente dobbiamo dotare l’Italia di una moderna rete di infrastrutture che porti il nostro Paese a stare al passo coi tempi e con le altre nazioni facenti parte dell’Unione Europea. Dobbiamo modificare la concezione della costruzione di un’opera nel territorio, non considerarla come progetto a sé stante ma come collegamento integrato tra due aree. Purtroppo la Legge Obiettivo non ha prodotto i risultati che ci aspettavamo poiché la sua strategia non è riuscita a far integrare i singoli progetti con lo sviluppo del territorio. Basti pensare che, a quattro anni dalla sua entrata in vigore, è stato realizzato solo lo 0,2% delle opere previste sulla carta.
Si pone il problema dei finanziamenti. Mancano all’appello – sono cifre del vostro convegno – 115 miliardi di euro, un vuoto ereditato dal precedente Governo. Su quale base economica è possibile programmare le opere future?
Per ciò che riguarda le infrastrutture, la Finanziaria 2007 mette a disposizione 4,1 miliardi di euro per le grandi opere, 2 per le opere ferroviarie e 1,12 per investimenti Anas. A ciò si aggiungono altri 3,8 miliardi di euro di vecchie risorse ridestinate: 2,37 miliardi di euro all’Anas per l’autostrada Salerno-Reggio Calabria e 1,4 miliardi dei fondi che erano destinati al ponte sullo stretto che verranno utilizzati per la costruzione di strade e ferrovie in Sicilia. Di questi 10 miliardi, circa 4 sono in vario modo a rischio, una parte quelli assegnati all’Anas, che in realtà sono crediti vantati dallo Stato verso le società concessionarie, e 2 miliardi che non sono altro che il trasferimento di somme del Tfr all’Inps. Anche l’alta velocità rischia di avere dei problemi nel 2007 perché si rallentano i lavori in corso sulla Torino-Milano-Napoli. L’Anas, quindi, avrà la necessità di risorse maggiori di quelle destinate, che non risultano sufficienti per gli investimenti già programmati.
In quest’impegno strategico che investe direttamente lo sviluppo della nostra economia, il sindacato ha un ruolo? Di proposta, di partecipazione alle scelte in un quadro di concertazione? E la contrattazione fa parte del problema oppure no?
Innanzitutto si deve ricercare una vera concertazione tra i diversi soggetti istituzionali, sia a livello centrale che locale per riuscire a ricomporre i conflitti insorti e creare un clima di condivisione per i progetti da realizzare. Occorre, poi, prestare una maggiore attenzione alla fase di progettazione delle opere monitorando in modo dettagliato costi e tempi di realizzazione e qui il sindacato può svolgere un ruolo, molto importante per coinvolgere tutti i soggetti preposti alla realizzazione delle grandi opere a collaborare insieme per rafforzare il valore e l’efficacia dell’opera stessa. Solo in questo modo possiamo dare all’Italia quello sviluppo che da anni cerca di conquistarsi ma di cui, la maggior parte delle volte, scelte non corrette hanno rallentato il cammino.