Roma capitale del precariato. È quanto emerge dalla IV inchiesta dell’Università La Sapienza “sul mercato del lavoro a Roma tra il 2008 e il 2010”. Secondo la ricerca i rapporti di lavoro a termine avviati a Roma supererebbero l’85%, a fronte di una media nazionale che oscilla tra il 65% e il 70%. Il numero degli avviamenti, inoltre, supera di molto il numero degli avviati e questo indica che i lavoratori vengono contrattualizzati più volte in un anno, mediamente tre volte, ma ci sono anche contratti di soli tre giorni. Il fenomeno della precarizzazione riguarda soprattutto i giovani e “si scontra con l’aumento delle cessazioni anticipate del lavoro, che invece riguardano in primo luogo i contratti a tempo indeterminato, per più del 50%”. Questo confermerebbe “come questa crisi abbia colpito il lavoro più strutturato”. L’impatto della crisi nel 2009, secondo la ricerca, ha colpito sostanzialmente i lavoratori maschi (57%) nella fascia di età più giovane, ovvero quella compresa tra i 25 e i 34 anni. Parallelamente è cresciuta la presenza femminile nel mercato del lavoro, che si attesta al 53%. “A Roma, quando si cerca un dipendente lo si cerca precario, donna e con un alto titolo di studio”, dice Benini, il ricercatore che ha condotto l’inchiesta. Nella Capitale però il tasso di occupazione, è superiore a quello nazionale: 60% a fronte del 58%. Il 22% dei romani ha un impiego pubblico (14% in Italia) e il 35% un »lavoro flessibile in piccole imprese private« (25% in Italia): il 77% dei lavoratori sono dipendenti, il 15% autonomi, l’1% ha contratti di formazione e il 3,5% ha rapporti di lavoro informali.
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