MERCOLEDÌ 5 NOVEMBRE 2025
352ª Seduta (2ª pomeridiana)
Presidenza del Presidente
La seduta inizia alle ore 15,20.
IN SEDE CONSULTIVA SU ATTI DEL GOVERNO
Schema di decreto legislativo recante modifiche al decreto legislativo 4 marzo 2014, n. 26, in attuazione della direttiva (UE) 2024/1262, che modifica la direttiva 2010/63/UE per quanto riguarda i requisiti per gli stabilimenti e per la cura e la sistemazione degli animali e per quanto riguarda i metodi di soppressione degli animali (n. 301)
(Parere al Ministro per i rapporti con il Parlamento, ai sensi dell’articolo 1 della legge 13 giugno 2025, n. 91. Seguito e conclusione dell’esame. Parere favorevole)
Prosegue l’esame, sospeso nella seduta del 30 ottobre.
Il PRESIDENTE comunica che, essendo stato trasmesso il parere espresso dalla Conferenza Stato-regioni, è stata sciolta la riserva posta in sede di assegnazione. Ricorda inoltre che la discussione generale è stata chiusa e che sul provvedimento la 4ª Commissione ha formulato osservazioni non ostative.
Intervenendo quindi in qualità di relatore, in sostituzione della senatrice Murelli, il presidente ZAFFINI presenta uno schema di parere favorevole (pubblicato in allegato), che è posto in votazione.
Previa verifica della presenza del numero legale, la Commissione approva.
La seduta termina alle ore 15,25.
PARERE APPROVATO DALLA COMMISSIONE SULL’ATTO DEL GOVERNO N. 301
La Commissione permanente Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale, esaminato lo schema di decreto legislativo in titolo;
viste le osservazioni non ostative formulate dalla 4ª Commissione permanente;
ritenute condivisibili le considerazioni svolte nell’ambito delle suddette osservazioni, circa la necessità di garantire la competitività della ricerca biomedica italiana rispetto a quella condotta negli altri Stati membri, anche rimuovendo i divieti di sperimentazione che formano oggetto della procedura di infrazione numero 2016/2013;
preso atto del parere favorevole reso dalla Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province Autonome di Trento e Bolzano;
esprime parere favorevole.
MERCOLEDÌ 5 NOVEMBRE 2025
351ª Seduta (1a pomeridiana)
Presidenza del Presidente
Interviene il sottosegretario di Stato per la salute Gemmato.
La seduta inizia alle ore 14,40.
IN SEDE CONSULTIVA
(1689) Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2026 e bilancio pluriennale per il triennio 2026-2028
– (Tab. 2) Stato di previsione del Ministero dell’economia e delle finanze per l’anno finanziario 2026 e per il triennio 2026-2028 (limitatamente alle parti di competenza)
– (Tab. 4) Stato di previsione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali per l’anno finanziario 2026 e per il triennio 2026-2028
– (Tab. 15) Stato di previsione del Ministero della salute per l’anno finanziario 2026 e per il triennio 2026-2028
(Rapporti alla 5a Commissione. Seguito e conclusione dell’esame. Rapporto favorevole)
Prosegue l’esame, sospeso nella seduta antimeridiana di oggi.
Il PRESIDENTE avverte che si procederà alla trattazione degli ordini del giorno.
Il presidente relatore ZAFFINI (FdI) e il sottosegretario GEMMATO esprimono parere contrario sull’ordine del giorno G/1689/Sez I/1/10, che è posto in votazione, previa verifica della presenza del numero legale, risultando respinto.
Il presidente relatore ZAFFINI (FdI) invita a ritirare l’ordine del giorno G/1689/Sez I/2/10.
Il rappresentante del GOVERNO esprime parere conforme.
L’ordine del giorno G/1689/Sez I/2/10 è ritirato dalla senatrice GUIDOLIN (M5S).
L’ordine del giorno G/1689/Sez I/3/10 – sul quale il parere del presidente relatore ZAFFINI (FdI) è favorevole – è accolto dal sottosegretario GEMMATO.
Il presidente relatore ZAFFINI (FdI) invita al ritiro dell’ordine del giorno G/1689/Sez I/4/10.
Il sottosegretario GEMMATO esprime parere conforme.
La senatrice GUIDOLIN (M5S) insiste per la votazione dell’ordine del giorno G/1689/Sez I/4/10, che è quindi respinto dalla Commissione.
Con il parere contrario del relatore presidente ZAFFINI (FdI) e del GOVERNO, è posto in votazione e respinto l’ordine del giorno G/1689/Sez I/5/10.
Il sottosegretario GEMMATO, concorde il RELATORE, propone una riformulazione dell’ordine del giorno G/1689/Sez I/6/10, accettata dalla senatrice CANTU’ (LSP-PSd’Az).
L’ordine del giorno G/1689/Sez I/6/10 (testo 2) – pubblicato in allegato – è accolto dal GOVERNO.
Il senatore ZULLO (FdI) riformula l’ordine del giorno G/1689/Sez I/7/10 in un testo 2 (pubblicato in allegato), sulla base di una proposta del sottosegretario GEMMATO e del RELATORE.
L’ordine del giorno G/1689/Sez I/7/10 (testo 2) è quindi accolto dal GOVERNO.
L’ordine del giorno G/1689/Sez I/8/10, sul quale esprimono parere contrario il presidente relatore ZAFFINI (FdI) e il sottosegretario GEMMATO, è posto in votazione, risultando respinto.
La senatrice GUIDOLIN (M5S) riformula l’ordine del giorno G/1689/Sez I/9/10 nel senso proposto dal rappresentante del GOVERNO e dal RELATORE.
L’ordine del giorno G/1689/Sez I/9/10 (testo 2) – pubblicato in allegato – è accolto dal sottosegretario GEMMATO.
Il rappresentante del GOVERNO ha la parola sull’ordine del giorno G/1689/Sez I/10/10, per il quale, concorde il RELATORE, propone una specifica riformulazione, accettata dalla senatrice CANTU’ (LSP-PSd’Az).
L’ordine del giorno G/1689/Sez I/10/10 (testo 2) – pubblicato in allegato – è quindi accolto dal GOVERNO.
Il sottosegretario GEMMATO, d’intesa col RELATORE, propone specifiche riformulazioni degli ordini del giorno G/1689/Sez I/11/10, G/1689/Sez I/12/10 e G/1689/Sez I/13/10, che sono di conseguenza riformulati dalla senatrice CANTU’ (LSP-PSd’Az) nei rispettivi testi 2 (pubblicati in allegato).
Il rappresentante del GOVERNO accoglie gli ordini del giorno G/1689/Sez I/11/10 (testo 2), G/1689/Sez I/12/10 (testo 2) e G/1689/Sez I/13/10 (testo 2).
Il parere favorevole del RELATORE e del GOVERNO sugli ordini di giorno G/1689/Sez I/14/10 e G/1689/Sez I/15/10 è subordinato a specifiche riformulazioni, che sono accettate dalla senatrice GUIDOLIN (M5S).
Gli ordini del giorno G/1689/Sez I/14/10 (testo 2) e G/1689/Sez I/15/10 (testo 2) – pubblicati in allegato – sono accolti dal sottosegretario GEMMATO.
Il presidente relatore ZAFFINI (FdI) invita al ritiro dell’ordine del giorno G/1689/Sez I/16/10.
Il sottosegretario GEMMATO si esprime conformemente.
La senatrice GUIDOLIN (M5S) insiste per la votazione dell’ordine del giorno.
Messo ai voti, l’ordine del giorno G/1689/Sez I/16/10 è respinto.
La senatrice CANTU’ (LSP-PSd’Az) riformula l’ordine del giorno G/1689/Sez I/17/10 in un testo 2 (pubblicato in allegato), in base a quanto proposto dal RELATORE e dal rappresentante del GOVERNO, il quale accoglie quindi l’ordine del giorno G/1689/Sez I/17/10 (testo 2).
Gli ordini del giorno G/1689/Sez I/18/10 e G/1689/Sez I/19/10, sui quali si esprime favorevolmente il presidente relatore ZAFFINI (FdI), sono accolti dal sottosegretario GEMMATO.
Il rappresentante del GOVERNO, concorde il RELATORE, suggerisce una riformulazione dell’ordine del giorno G/1689/Sez I/20/10.
La senatrice GUIDOLIN (M5S) riformula di conseguenza l’ordine del giorno G/1689/Sez I/20/10 in un testo 2 (pubblicato in allegato), che è accolto dal sottosegretario GEMMATO.
Il presidente relatore ZAFFINI (FdI) presenta e illustra uno schema di rapporto favorevole (pubblicato in allegato).
La senatrice ZAMPA (PD-IDP) presenta e illustra uno schema di rapporto contrario (pubblicato in allegato).
Un ulteriore schema di rapporto contrario (pubblicato in allegato) è presentato e illustrato dalla senatrice GUIDOLIN (M5S)
Si passa quindi alla votazione dello schema di rapporto proposto dal relatore.
Interviene per dichiarazione di voto contrario a nome del Gruppo la senatrice FURLAN (IV-C-RE), la quale ritiene necessario porre attenzione rispetto alla possibilità di nuovi arretramenti rispetto al finanziamento del sistema sanitario, per il quale il disegno di legge di bilancio prevede risposte inadeguate alle attuali criticità, specialmente riguardo alle assunzioni di personale, alle situazioni di fragilità e alla questione delle liste di attesa.
Osserva che il disegno di legge in esame reca inoltre un complessivo peggioramento in materia previdenziale, innalzando i requisiti per l’accesso alla pensione. Reputa inoltre necessari correttivi alle disposizioni in materia di trattamento tributario degli aumenti contrattuali al fine di evitare discriminazioni a danno dei soggetti che, agendo con maggiore tempestività, hanno sottoscritto nuovi contratti collettivi entro il 2024. Peraltro, evidenzia che non sono previste misure a salvaguardia della rappresentatività delle organizzazioni che sottoscrivono i contratti, risultando quindi elusa la questione della diffusione dei contratti pirata.
La senatrice ZAMPA (PD-IDP) paventa il rischio dell’insufficienza delle risorse a disposizione della sanità per il triennio fino al 2028. In tale contesto, a suo avviso, non sussistono garanzie circa le possibilità di adeguamento delle retribuzioni e del potenziamento degli organici del Servizio sanitario nazionale. Inoltre, rimarca che non vengono posti correttivi riguardo alle criticità della sanità territoriale. Dopo aver sostenuto la necessità di interventi mirati al contrasto alle diseguaglianze, rileva l’aggravarsi del problema della povertà, al quale non pone alcun rimedio l’entità della maggiorazione sociale dei trattamenti pensionistici. Lacune gravi contraddistinguono la proposta del Governo, a suo parere, anche riguardo agli esoneri contributivi per le lavoratrici madri.
In conclusione, preannuncia il voto contrario del proprio Gruppo.
La senatrice GUIDOLIN (M5S) lamenta l’inadeguatezza del Governo sul piano della capacità di reperire le risorse necessarie a intervenire in modo adeguato su diverse aree di notevole rilevanza sociale. In particolare, ritiene eluse le aspettative sociali circa il trattamento previdenziale dei lavori usuranti, la disabilità e l’attività dei caregiver famigliari. Il disegno di legge di bilancio le appare inoltre del tutto inadeguato relativamente alle necessità della medicina territoriale e della dotazione delle risorse umane del Servizio sanitario nazionale.
Dichiara quindi il voto contrario a nome del proprio Gruppo.
La senatrice CANTU’ (LSP-PSd’Az) esprime una valutazione nettamente favorevole in riferimento alla visione strategica caratterizzante gli interventi di cui al disegno di legge di bilancio, con specifico riferimento alla promozione della prevenzione, dell’innovazione e della ricerca, in una prospettiva di razionalizzazione dell’impiego delle risorse. Reputa che la manovra in esame sia quindi adeguata per quanto riguarda la sostenibilità e la garanzia del carattere universalistico del sistema sanitario, anche in rapporto alle possibilità di accesso alle terapie avanzate, nonché in relazione alla tutela delle situazioni di fragilità sociale.
Conclude dichiarando il voto favorevole del proprio Gruppo.
Intervenendo per dichiarazione di voto favorevole a nome del proprio Gruppo, il senatore ZULLO (FdI) evidenzia il senso di responsabilità dimostrato dal Governo, che ha inteso tenere conto della compatibilità con la necessaria sostenibilità finanziaria. Sottolinea che le misure recate dal disegno di legge di bilancio garantiscono peraltro l’incremento delle risorse destinate alla sanità pubblica, anche ai fini del potenziamento degli organici e della prevenzione, tenendo altresì conto delle situazioni di fragilità, mentre risulta fortemente apprezzabile il sostegno accordato ai rinnovi contrattuali.
Lo schema di parere del relatore, posto ai voti, è infine approvato dalla Commissione. Risultano di conseguenza preclusi gli schemi di parere alternativi.
Il presidente ZAFFINI avverte che questi ultimi saranno trasmessi alla Commissione bilancio come rapporti di minoranza.
La seduta termina alle ore 15,20.
RAPPORTO APPROVATO DALLA COMMISSIONE SULLO STATO DI PREVISIONE DEL MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI, DEL MINISTERO DELLA SALUTE E DEL MINISTERO DELL’ECONOMIA E DELLE FINANZE, PER L’ANNO FINANZIARIO 2026 E PER IL TRIENNIO 2026-2028
(DISEGNO DI LEGGE N. 1689 – TABELLE 4, 15 E 2)
La 10a Commissione permanente, esaminate le disposizioni di propria competenza del disegno di legge in titolo, recante il bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2026 e il bilancio pluriennale per il triennio 2026 – 2028, nonché le tabelle 4, 15 e 2, quest’ultima limitatamente alle parti di interesse, esprime generale apprezzamento per le misure ivi contenute in materia di affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato e previdenza sociale.
Più in particolare, appaiono alla Commissione meritevoli di specifica menzione e di valutazione positiva le disposizioni di seguito indicate.
Gli articoli 4 e 58, comma 1, che recano agevolazioni del regime tributario sugli incrementi retributivi dei lavoratori di fonte contrattuale, su alcuni emolumenti retributivi, costituiti da premi di risultato e da forme di partecipazione agli utili d’impresa, e sugli emolumenti accessori dei dipendenti pubblici.
L’articolo 5, che incrementa da 8 a 10 euro il valore monetario non imponibile dei “buoni pasto” elettronici corrisposti dal datore di lavoro ai propri dipendenti.
Gli articoli 37, 48 e 49, che prevedono forme di esonero dei contributi di previdenza sociale, in relazione alle fattispecie di stipulazione di contratti di lavoro a tempo indeterminato, di assunzione di lavoratrici madri di almeno tre figli minorenni e di trasformazione a tempo parziale del contratto di lavoro.
L’articolo 38, che prevede la soppressione della sospensione periodica di un mese dell’Assegno di inclusione e provvede alla correlata compensazione finanziaria.
L’articolo 39, che definisce i termini di proroga, per l’anno 2026, dell’istituto dell’APE sociale.
L’articolo 40, che reca un complesso di misure specifiche in materia di ammortizzatori sociali.
L’articolo 41, che incrementa sia la misura mensile dell’incremento delle maggiorazioni sociali previsto per alcune categorie di pensionati sia il limite di reddito per il diritto all’incremento medesimo.
L’articolo 42, che dispone un incremento, con decorrenza dal 1° gennaio 2027, dei requisiti per il trattamento pensionistico del personale delle Forze armate, delle Forze di polizia a ordinamento civile e militare e del Corpo nazionale dei vigili del fuoco.
L’articolo 43, commi da 1 a 9 e 11, che interviene, in via generale, in materia di incremento dei requisiti anagrafici e contributivi di accesso al pensionamento, tra l’altro prevedendo che l’incremento non sia applicato ai lavoratori che svolgono attività particolarmente gravose o usuranti.
Il comma 10 dell’articolo 43, che estende l’ambito di applicabilità di un incentivo per la prosecuzione dell’attività lavorativa da parte di lavoratori dipendenti, pubblici e privati, rientranti in alcune fattispecie di conseguimento dei requisiti per il trattamento pensionistico anticipato.
L’articolo 45, concernente il rafforzamento degli investimenti in infrastrutture da parte delle forme pensionistiche complementari.
L’articolo 46, che definisce i termini di applicazione per l’anno 2026 di una misura di integrazione al reddito per le lavoratrici madri di più figli minorenni.
L’articolo 47, che reca modifiche alla disciplina del calcolo dell’Indicatore della situazione economica equivalente (ISEE) del nucleo familiare.
Il comma 1 dell’articolo 50, che estende l’ambito di applicazione dei congedi parentali dei lavoratori dipendenti.
Il successivo comma 2 del medesimo articolo, che modifica la disciplina dei congedi dei lavoratori dipendenti per malattia dei figli di età superiore a tre anni, elevando da cinque a dieci giorni lavorativi all’anno il limite di tali congedi fruibili da ciascun genitore ed estendendo l’applicabilità dell’istituto con riferimento ai minori di età compresa tra 8 e 14 anni.
L’articolo 53, che dispone l’istituzione del Fondo per il finanziamento delle iniziative legislative a sostegno del ruolo di cura e di assistenza del caregiver familiare, con una dotazione di 1,15 milioni per il 2026 e di 207 milioni annui a decorrere dal 2027.
Le misure specifiche in favore delle lavoratrici madri, delle attività socio-educative per i minori, delle pari opportunità, delle donne vittime di violenza e del sostegno abitativo dei genitori separati o divorziati, poste dagli articoli 51, 52, 54, 55 e 56.
L’articolo 63, comma 1, che prevede l’incremento del livello del finanziamento del fabbisogno sanitario nazionale standard cui concorre lo Stato in misura pari a 2.400 milioni per il 2026 e 2.650 milioni annui a decorrere dal 2027.
Il comma 2 dello stesso articolo 63, che destina, a decorrere dal 2026, una quota di risorse pari a 100 milioni annui al finanziamento delle spese per Alzheimer e altre patologie di demenza senile.
Il successivo comma 5, che destina una quota di risorse pari a 206 milioni per il 2026, 17 milioni per il 2027 e 60 milioni annui a decorrere dal 2029 all’incremento delle disponibilità per il perseguimento degli obiettivi sanitari di carattere prioritario e di rilievo nazionale.
L’articolo 64, che definisce alcune quote di spesa destinate ad attività di prevenzione sanitaria.
L’articolo 65, che dispone la destinazione di una quota del fabbisogno sanitario nazionale standard, a decorrere dal 2026, per la realizzazione degli obiettivi e delle azioni strategiche definiti nel Piano nazionale di azioni per la salute mentale 2025-2030 (PANSM 2025-2030).
L’articolo 66, che prevede un incremento di 10 milioni annui, a decorrere dal 2026, della quota destinata al funzionamento degli istituti zooprofilattici sperimentali nell’ambito del Fondo sanitario nazionale.
L’articolo 67, che dispone: l’aumento a decorrere dal 2027, da 650 a 1.000 milioni, della spesa annuale destinata all’aggiornamento delle tariffe massime per la remunerazione delle prestazioni di assistenza ospedaliera per acuti erogate in regime di ricovero ordinario e diurno; il vincolo di una quota del fabbisogno sanitario nazionale standard, pari a 100 milioni per il 2026 e 183 milioni annui a decorrere dal 2027, per assicurare al SSN le risorse necessarie all’aggiornamento delle tariffe massime per la remunerazione delle prestazioni di assistenza specialistica ambulatoriale e di assistenza protesica.
L’articolo 68, che dispone che i servizi resi dalle farmacie, a norma del decreto legislativo n. 153 del 2009, siano stabilmente integrati nel Servizio sanitario nazionale.
I commi da 1 a 4 dell’articolo 69, che prevedono un incremento delle risorse stanziate per l’elevamento, da parte dei contratti collettivi nazionali di lavoro, della misura di alcune indennità, relative alle seguenti categorie di personale sanitario e socio-sanitario, dipendente dagli enti e aziende del Servizio sanitario nazionale: medici e medici veterinari; infermieri; dirigenti sanitari inquadrati nei profili diversi da quelli di medico e medico veterinario; personale appartenente alle professioni sanitarie della riabilitazione, della prevenzione, tecnico-sanitarie e di ostetrica e alla professione di assistente sociale, nonché operatori socio-sanitari.
Il successivo comma 5, che eleva, per l’anno 2026, i limiti di spesa lorda per la remunerazione secondo particolari maggiorazioni, ammesse in via transitoria – secondo la disciplina già vigente e che cessa al termine del medesimo anno 2026 – rispetto alle maggiorazioni contrattuali, delle prestazioni aggiuntive dei dirigenti medici e del personale sanitario del comparto sanità, dipendenti dagli enti e aziende del Servizio sanitario nazionale.
Il comma 1 dell’articolo 70, che prevede, nel limite complessivo di 450 milioni di euro annui, decorrenti dall’anno 2026, la possibilità di assunzioni a tempo indeterminato di personale sanitario, da parte degli enti e aziende del Servizio sanitario nazionale, in deroga ai limiti di spesa vigenti per il personale del Servizio sanitario regionale.
Il successivo comma 3, che prevede che le regioni possano elevare, rispetto al limite già vigente, l’importo della spesa per il personale del Servizio sanitario regionale, nella misura massima di incremento pari al 3 per cento dell’incremento del fondo sanitario regionale rispetto al relativo esercizio precedente.
L’articolo 71, che prevede che le regioni possano incrementare in via sperimentale, in ciascuno degli anni 2026-2029, entro un limite determinato, l’ammontare della componente variabile dei fondi per la retribuzione delle condizioni di lavoro e dei fondi per la retribuzione di risultato della dirigenza dell’area sanità nonché dei fondi inerenti alla premialità e alle condizioni di lavoro del personale del comparto sanità, all’esclusivo fine dell’impiego delle relative risorse aggiuntive, da parte della contrattazione integrativa, per il riconoscimento di emolumenti accessori ai medici, agli infermieri, agli assistenti infermieri e agli operatori sociosanitari (dipendenti dalle aziende e dagli enti del Servizio sanitario nazionale) assegnati ai servizi di pronto soccorso.
L’articolo 72, che incrementa di 20 milioni annui, a decorrere dal 2026, le risorse previste per l’accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore.
L’articolo 73, comma 1, che interviene sulla disciplina del fondo per i farmaci innovativi, stabilendo che alle risorse di tale fondo accedono, dal 1° gennaio 2026, anche quelle autonomie territoriali speciali che, in via generale, provvedono al finanziamento della spesa sanitaria corrente in via autonoma.
L’articolo 74, che estende agli anni 2025 e 2026 le modalità transitorie per l’assegnazione delle quote premiali accantonate a valere sul finanziamento del Servizio sanitario nazionale a favore delle regioni che abbiano introdotto misure idonee a garantire l’equilibrio di bilancio.
L’articolo 76, che prevede che l’AIFA, con cadenza annuale, provveda alla revisione e all’aggiornamento del Prontuario farmaceutico nazionale dei medicinali erogabili a carico del Servizio sanitario nazionale, ai fini della razionalizzazione della spesa, garantendo la continuità terapeutica dei pazienti già in trattamento.
L’articolo 77, che disciplina una modalità di buoni dematerializzati per prodotti per celiaci.
L’articolo 78, che, in materia di farmaceutica, tra l’altro, incrementa, a decorrere dall’anno 2026, il tetto della spesa farmaceutica per acquisti diretti dello 0,20 per cento e il tetto della spesa farmaceutica convenzionata dello 0,05 per cento, e sopprime la quota finora dovuta dalle aziende farmaceutiche alle regioni, a valere sul prezzo di vendita al pubblico dei medicinali erogati in regime di Servizio sanitario nazionale.
L’articolo 79, che incrementa da 20 a 70 milioni di euro annui, con efficacia già dall’anno 2025, il limite massimo di finanziamento previsto – nell’ambito della quota delle risorse finanziarie vincolate alla realizzazione degli obiettivi di carattere prioritario e di rilievo nazionale per il Servizio sanitario nazionale – in favore dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù.
L’articolo 80, che innalza al 4,6 per cento, a decorrere dal 2026, il tetto nazionale di spesa per i dispositivi medici.
Le ulteriori misure specifiche sul governo dei dispositivi medici, che sono poste dagli articoli 86 e 87.
L’articolo 81, che incrementa il limite di spesa regionale per l’acquisto di prestazioni sanitarie da soggetti privati accreditati per l’assistenza specialistica ambulatoriale e per l’assistenza ospedaliera nella misura di 1 punto percentuale a decorrere dall’anno 2026.
L’articolo 82, che reca uno stanziamento di 20 milioni di euro per il 2026, al fine dell’avvio di una specifica progettualità per alcune strutture ospedaliere.
L’articolo 85, che reca uno stanziamento di 20 milioni, per il 2026, in favore dell’Agenas, al fine del potenziamento dei servizi di telemedicina.
L’articolo 90, comma 1, che, al fine di assicurare l’assistenza dei bambini affetti da malattia oncologica, incrementa il fondo di cui all’articolo 1, comma 338, della legge di bilancio 2018 di 2 milioni annui per il triennio 2026-2028.
Il successivo comma 2 del medesimo articolo, che riconosce alle persone con forme di epilessia farmacoresistente la condizione soggettiva di necessità di sostegno elevato o molto elevato.
L’articolo 93, che concerne le modalità di monitoraggio della spesa sanitaria.
Gli articoli 125 e 126, che stabiliscono i livelli essenziali delle prestazioni nella materia assistenza.
L’articolo 124, che conferma, per l’individuazione dei livelli essenziali di assistenza (LEA) nel settore sanitario, le disposizioni del D.P.C.M. 12 gennaio 2017, per le quali continuano a trovare applicazione le procedure di aggiornamento già previste dalla disciplina vigente.
Con riferimento agli stati ministeriali di previsione o alle parti degli stati ministeriali di previsione di competenza, la Commissione rileva che l’articolo 129 e i relativi allegati prevedono una ridefinizione delle dotazioni di spesa degli stati di previsione ministeriali, ridefinizione alla quale si unisce quella propria della sezione II e degli stati medesimi ad essa allegati.
Tanto premesso, la Commissione formula conclusivamente, per quanto di competenza, rapporto favorevole.
SCHEMA DI RAPPORTO PROPOSTO
DALLE SENATRICI ZAMPA, CAMUSSO E ZAMBITO
SULLO STATO DI PREVISIONE DEL MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI, DEL MINISTERO DELLA SALUTE E DEL MINISTERO DELL’ECONOMIA E DELLE FINANZE, PER L’ANNO FINANZIARIO 2026 E PER IL TRIENNIO 2026-2028
(DISEGNO DI LEGGE N. 1689 – TABELLA 4)
La 10ª Commissione, esaminato, per le parti di competenza, il bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2026 e il bilancio pluriennale per il triennio 2026-2028 (A.S. 1689) e l’allegata Tabella n. 4;
premesso che:
il disegno di legge di bilancio per l’anno 2026, il quarto del Governo in carica, è un provvedimento che: non affronta le questioni alla base della crisi economico-sociale in atto; prosegue nel percorso volto all’attuazione di politiche finalizzate a garantire vantaggi per pochi e svantaggi per molti; conferma l’assenza di adeguati interventi di politica economica espansiva in grado di sostenere efficacemente le attività economiche e il recupero del potere d’acquisto dei redditi; ripropone politiche fiscali inique, frammentate e categoriali, senza alcun riferimento ad un disegno complessivo e razionale, confermando di nuovo il ricorso a misure di rottamazione fiscale;
l’esame del disegno di legge di bilancio per il 2026 si inserisce in un contesto macroeconomico che desta forti preoccupazioni: nel secondo trimestre dell’anno il PIL ha subito un rallentamento e l’economia italiana nel 2025 dovrebbe crescere di soli 0,5 punti percentuali su base annua, attestandosi su valori ben al di sotto della media europea. Senza l’apporto determinante del PNRR il Paese sarebbe in una situazione di recessione economica;
la produzione industriale continua la propria fase di discesa. I dati Istat corretti per gli effetti di calendario, evidenziano che la produzione industriale dei primi sette mesi del corrente anno è diminuita di 0,8 punti percentuali rispetto al corrispondente periodo del 2024, colpendo in particolare la filiera dell’automotive, il tessile, la moda, il mobile, la carta e il settore siderurgico che rischia di perdere la più grande fabbrica europea di produzione di acciaio;
su tale situazione si innesca poi il fattore dazi. I comparti più esposti all’attuale scenario sono quelli della meccanica strumentale e dei macchinari industriali, della chimica e del farmaceutico, dell’abbigliamento e della pelletteria, dell’agroalimentare, dei trasporti e dei beni di lusso. Complessivamente, questi sei settori rappresentano oltre il 90 per cento dell’export italiano negli Usa, con perdite stimate in oltre 10 miliardi di euro di fatturato da export. L’export, nel mese di agosto, si è ridotto del 7,7 per cento, con una caduta del 21,2 per cento su base annua per quanto riguarda le esportazioni verso gli Stati Uniti;
la grave situazione del nostro sistema produttivo emerge in tutta evidenza anche dai dati sulle richieste di Cassa integrazione e dal totale delle ore autorizzate, cresciute nel corso degli ultimi due anni di oltre il 30 per cento. Nel 2025, il trend registrato nei primi sei mesi, evidenzia una ulteriore preoccupante crescita delle richieste di cassa integrazione da parte delle imprese e un preoccupante andamento del totale delle ore autorizzate. Dopo appena sei mesi, le ore autorizzate di cassa integrazione ordinaria, sono state 164.702.472; quelle di cassa integrazione straordinaria sono state 140.416.660; le ore di cassa in deroga sono state 444.362. In totale le ore autorizzate sono state 305.563.494. Qualora il trend del 2025 prosegua in linea con quanto avvenuto nel primo semestre, le richieste di ore di Cassa integrazione potrebbero raggiungere la soglia di 600 milioni di ore autorizzate;
anche l’occupazione rallenta il percorso di crescita, evidenziando un incremento di occupati in larga prevalenza nelle fasce di età tra 50-64 anni, mentre l’ingresso dei giovani nel mercato del lavoro risulta sempre più difficile, con un tasso di disoccupazione che supera il 18 per cento. In tale contesto cresce il lavoro povero, con retribuzioni reali che si allontanano da quelle registrate nel resto dei Paesi maggiormente sviluppati;
preoccupa, inoltre, lo stato di attuazione del PNRR che rappresenta un fondamentale volano per la crescita futura del nostro Paese. Su tale aspetto, il Governo italiano ha adottato nuove modifiche del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, mettendo a repentaglio il raggiungimento degli obiettivi del Piano stesso entro il termine del 30 giugno 2026;
ad aggravare la situazione concorre l’inasprimento della pressione fiscale sui contribuenti. A partire dall’inizio della legislatura, la pressione fiscale si è progressivamente innalzata passando dal 41,4 per cento del 2023, al 42,5 per cento nel 2024, per attestarsi 42,8 per cento nel 2025. Le previsioni per il prossimo anno si attestano al 42,7 per cento;
il peso della pressione fiscale grava in misura prevalente sui percettori di reddito di lavoro dipendente e assimilato nonché da pensione, chiamati a concorrere in maniera più incisiva alle spese pubbliche rispetto ad altre categorie di contribuenti che hanno potuto beneficiare, a seguito della Riforma fiscale, di strumenti come la Flat tax, dei regimi d’imposta sostitutivi e del concordato preventivo biennale;
la riduzione delle aliquote d’imposta dal 35 al 33 per cento, prevista dalla legge di bilancio per il 2026, non appare assolutamente in grado di riequilibrare il suddetto carico fiscale, con il rischio di introdurre nuove iniquità tra contribuenti. Per i soggetti intorno ai 30.000 euro di reddito, il beneficio è stimato in circa 40 euro all’anno mentre per quelli intorno ai 50.000 euro non si va oltre i 440 euro annui. Per i restanti 2,88 milioni di soggetti con redditi tra 50.000 euro e 200.000 il beneficio di 440 euro assorbe circa il 43 per cento dei 2,96 miliardi di euro stanziati dalla legge di bilancio per la riduzione del carico fiscale. Per l’ennesima volta il Governo perde l’occasione per rilanciare una moderna, equa ed efficace politica dei redditi;
considerato che:
il disegno di legge di bilancio per il 2026, di ammontare superiore a 18 miliardi di euro, è per volume la più contenuta degli ultimi 10 anni. Non prevede vere e proprie misure espansive, mentre le fonti di finanziamento ricadono in buona parte su tagli di spesa e riduzioni di entrate. Il tutto in un contesto dove il debito pubblico torna comunque a crescere;
diverse misure potrebbero rendere ancor più incisivi i rischi di ribasso dell’andamento della nostra economia. Fra queste rientrano i pesanti tagli alle dotazioni dei Ministeri, in particolare sul fronte delle spese in conto capitale, per effetto dell’utilizzo del PNRR come mezzo di copertura e per i tagli al Fondo di sviluppo e coesione, nonché le misure di maggiori entrate a carico delle imprese che rischiano di ricadere su cittadini e investitori;
il disegno di legge di bilancio per il 2026 le misure per le attività produttive appaiono contraddittorie e limitate a pochi interventi. Dopo il fallimento delle misure di Transizione 5.0, si torna al ripristino delle misure della scorsa legislatura su super e iper ammortamento, mentre il credito d’imposta per la Zes unica viene prorogato per il triennio 2026-2028. A queste fanno da contraltare diverse misure di inasprimento del carico fiscale sulle imprese, a partire dalla revisione del trattamento fiscale dei dividendi per circa 2,8 miliardi di euro nel triennio 2026-2028, per passare poi all’adeguamento delle accise sui carburanti, con penalizzazione per le numerose attività che utilizzano per la propria attività i mezzi a combustione diesel;
emerge, poi, in tutta evidenza l’assenza di interventi finalizzati a prevenire le ricadute dei dazi sull’export, ad affrontare il grave problema dell’accesso al credito, a migliorare la produttività dei fattori e ad accelerare il percorso sulla transizione verde e digitale delle nostre imprese;
le misure sul fronte delle banche, in assenza di una chiara previsione di divieto di ribaltamento degli oneri sostenuti sulla clientela, prefigurano un pesante aggravio di costi per gli utenti dei servizi bancari e un più difficile accesso al credito da parte delle imprese;
sul fronte sociale si ravvisano scelte incoerenti e controproducenti. Le politiche fiscali adottate non risolvono le problematiche delle fasce più deboli della cittadinanza e non affrontano seriamente il tema centrale della perdita del potere d’acquisto e della restituzione del drenaggio fiscale, né quello del rilancio dei consumi;
rilevato che:
la lotta all’evasione fiscale continua a registrare passi indietro anche con il disegno di legge di bilancio per il 2026. Dopo gli interventi di “tolleranza” fiscale adottati dal Governo nei primi mesi della legislatura in corso – tra cui si ricordano, fra gli altri : 1) la rottamazione della cartelle esattoriali sotto i 1.000 euro affidate alla riscossione dal 2000 al 2015; 2) la definizione agevolata per liti pendenti; 3) la rottamazione delle multe stradali; 4) lo sconto sulle controversie tributarie pendenti al 1° gennaio 2023; 5) gli sconti e pagamenti rateali per i ravvedimenti; 6) le modalità di pagamento agevolato per gli avvisi bonari; 7) le irregolarità formali da denuncia dei redditi sanate con il pagamento di 200 euro; 8) le sanzioni ridotte per gli atti di accertamento; 9) il condono sui guadagni da criptovalute; 10) la rinuncia agevolata alle controversie tributarie; 11) la regolarizzazione dei versamenti senza sanzioni o interessi; 12) il condono per società calcistiche; 13) il condono penale per chi è stato già condonato per reati tributari – e quelli previsti dalla Riforma fiscale – tra cui le misure di attenuazione dei controlli riguardanti l’accertamento, quelle riguardanti il contenzioso e le limitazioni poste all’azione dell’Agenzia delle entrate in tema di riscossione – si aggiungono ora, con la legge di bilancio per l’anno 2026, nuove misure di rottamazione fiscale;
la rottamazione-quinquies fino a tutto il 2023, riguarda una platea estesa di evasori a cui viene riconosciuta la possibilità di sanare il proprio debito derivante da omessi versamenti di imposte e contributi con l’erario con il pagamento di 54 rate bimestrali (9 anni), senza corrispondere interessi e sanzioni. Si tratta di una sorta di mutuo a lungo periodo a danno della piena e immediata pretesa tributaria dello Stato;
la conseguenza diretta delle poco incisive politiche fiscali emergono dai più recenti dati sull’economia non osservata. Dopo anni di costante riduzione dell’evasione fiscale e sul mercato del lavoro, si registra una preoccupante ripresa della crescita dell’economia sommersa da sotto-dichiarazione e lavoro irregolare in tutti i settori. Inoltre, esplode il fenomeno del corretto adempiendo degli obblighi fiscali senza tuttavia procedere al pagamento di quanto dovuto all’erario. Sono sempre più numerosi i contribuenti che presentano la dichiarazione ai fini delle imposte sui redditi, dell’Irap e dell’IVA ma non versano in maniera spontanea quote rilevanti delle imposte dovute e dichiarate. Da questi fenomeni, ma non solo, trae origine la drammatica crescita del “magazzino delle cartelle esattoriali”, nei confronti dei quali la legge di bilancio 2026 non prevede interventi;
con riferimento alle misure di competenza della Commissione si rileva che:
per i lavoratori del settore pubblico è previsto soltanto uno sgravio fiscale per il salario accessorio;
anche sul fronte sociale si registra un arretramento delle condizioni di benessere dei cittadini. L’innalzamento del costo dell’inflazione registrata nel 2022-2023 ha eroso i redditi a disposizione delle famiglie, con un effetto di maggiori entrate complessive per lo Stato di circa 25 miliardi di euro. I salari reali degli italiani si sono ridotti in misura considerevole e le misure finora adottate dal Governo non sono state in grado di compensare la perdita di potere d’acquisto. Ad oggi, le retribuzioni contrattuali reali risultano inferiori di circa il nove per cento rispetto a quelle registrate nel gennaio del 2021;
la proporzione tra quanto perso dai contribuenti nel corso degli ultimi anni e quanto impegnato dal Governo impone una seria riflessione critica e un rilancio della centralità della questione salariale nel Paese;
nel frattempo è cresciuta la disuguaglianza economica e sociale e è aumentato il rischio di povertà o di esclusione sociale delle famiglie, mentre la quota di ricchezza netta posseduta dal 5 per cento più “ricco” delle famiglie continua a crescere;
per fare ripartire l’Italia servirebbero scelte coraggiose: introdurre il salario minimo e varare una vera politica industriale;
in materia di politiche sociali, come evidenziato dall’ultimo Rapporto sulla povertà, pubblicato il mese scorso dall’Istat (La povertà in Italia – Anno 2024) oltre 5,7 milioni di persone nel nostro Paese vivono in condizioni di povertà assoluta. Si tratta del 9,8% per cento della popolazione, circa 2,2 milioni di famiglie, una quota pressoché identica a quella del 2023;
secondo Alleanza contro la povertà “La situazione è stabile, insomma, ma è tutt’altro che una buona notizia: significa infatti che la povertà si è cristallizzata, laddove non sia addirittura aumentata.”; al tempo stesso, secondo l’INPS c’è stata la progressiva riduzione della platea dei beneficiari delle misure di contrasto alla povertà con il passaggio dal Reddito di cittadinanza all’Assegno di inclusione. I nuclei sostenuti sono calati da 1,3 milioni a circa 697 mila;
secondo Alleanza contro la povertà “Bastano questi pochi numeri a capire come la situazione sia critica e drammatica e richieda interventi strutturali, urgenti e straordinari. Una situazione aggravata dal contesto socioeconomico nazionale, in cui l’inflazione e l’aumento del costo della vita rischiano di far crescere ulteriormente le dimensioni della povertà nel nostro Paese. Rispetto agli altri Paesi europei, l’Italia si conferma in forte ritardo, con misure più restrittive e categoriali e un investimento in calo.”,
ciò nonostante, il comma 4 dell’articolo 38 prevede la riduzione, a copertura delle misure previste sull’ADI, del Fondo per il sostegno alla povertà e per l’inclusione attiva di 267,16 milioni di euro per l’anno 2026, di 346,95 milioni di euro per l’anno 2027, di 336,23 milioni di euro per l’anno 2028, di 268,71 milioni di euro per l’anno 2029, di 212,86 milioni di euro per l’anno 2030, di 145,48 milioni di euro per l’anno 2031, di 75 milioni di euro per l’anno 2032, di 2,49 milioni di euro per l’anno 2033 e di 2,07 milioni di euro annui a decorre dall’anno 2034;
in particolare, sull’ADI dovrebbe essere previste alcune modifiche al fine di allargare la platea dei beneficiari, come la revisione della scala di equivalenza includendo i maggiorenni senza carichi di cura oggi esclusi e la riduzione del vincolo di residenza per i cittadini di Paesi terzi, in coerenza con principi di non discriminazione e con le prassi UE;
non condivisibile è anche la riduzione delle risorse previste per gli incentivi alle imprese per l’assunzione di persone che ricevono l’ADI;
considerato inoltre che:
in materia di previdenza il disegno di legge prevede solo la proroga fino al 31 dicembre 2026 delle disposizioni in materia di APE sociale, in favore dei soggetti che si trovino al compimento dei sessantatré anni e cinque mesi di età, come già previsto per il 2024 e il 2025, in una delle condizioni previste: disoccupazione, assistenza a familiare con disabilità grave, riduzione della capacità lavorativa per invalidità grave e rapporti di lavoro dipendente in particolari professioni usuranti. Non è prevista alcun’altra forma di flessibilità in uscita;
il disegno di legge incrementa dal 1° gennaio 2026 di “ben” 20 euro mensili la misura delle maggiorazioni sociali dei trattamenti pensionistici per:
- a)gli ultrasessantacinquenni di pensioni a carico dell’assicurazione generale obbligatoria per l’invalidità, la vecchiaia ed i superstiti dei lavoratori, della gestione speciale per i lavoratori delle miniere, cave e torbiere, delle gestioni speciali per i commercianti, per gli artigiani, per il coltivatori diretti, mezzadri e coloni che non posseggano redditi propri per un importo pari o superiore al limite costituito dalla somma dell’ammontare annuo del trattamento minimo delle pensioni a carico del Fondo pensioni lavoratori dipendenti e dell’ammontare annuo della maggiorazione sociale;
- b)i titolari dell’assegno sociale e i titolari di pensione sociale;
contrariamente a quanto annunciato per anni, il Governo prevede l’incremento dei requisiti di accesso al sistema pensionistico ai fini dell’adeguamento agli incrementi della speranza di vita, nella misura di un mese limitatamente al 2027 e di tre mesi a decorrere dal 1° gennaio 2028, escludendo dal suddetto incremento alcune categorie di lavoratori gravosi e usuranti pari – secondo alcune stime – a solo il 2-3 per cento delle pensioni liquidate ogni anno dall’Inps;
inoltre, il disegno di legge aumenta l’età pensionabile anche per il personale delle Forze armate, delle Forze di polizia a ordinamento civile e militare e del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco, prevedendo per tali soggetti un incremento, a decorrere dal 1° gennaio 2027, di tre mesi dei requisiti di accesso al trattamento pensionistico;
considerato altresì che:
l’articolo 46 posticipando dal 2026 al 2027 l’attuazione della misura consistente nell’esonero contributivo parziale a favore delle lavoratrici, dipendenti e autonome, madri di due o più figli prevedendo, nelle more dell’attuazione di quanto sopra previsto, il riconoscimento, per il 2026, alle lavoratrici madri dipendenti o autonome con due figli – e sino al compimento del decimo anno di età – aventi un reddito da lavoro non superiore a 40.000 euro annui, di una somma di 60 euro mensili per ogni mese o frazione di mese di vigenza del rapporto di lavoro o dell’attività di lavoro autonomo, escludendo però, fra gli altri, anche i rapporti di lavoro domestico;
tutto ciò considerato
ESPRIME PARERE CONTRARIO
SCHEMA DI RAPPORTO PROPOSTO DALLE SENATRICI
ZAMPA, CAMUSSO E ZAMBITO
SULLO STATO DI PREVISIONE DEL MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI, DEL MINISTERO DELLA SALUTE E DEL MINISTERO DELL’ECONOMIA E DELLE FINANZE, PER L’ANNO FINANZIARIO 2026 E PER IL TRIENNIO 2026-2028
(DISEGNO DI LEGGE N. 1689 – TABELLA 15)
La 10ª Commissione, esaminato, per le parti di competenza, il bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2026 e il bilancio pluriennale per il triennio 2026-2028 (A.S. 1689) e l’allegata Tabella n. 15;
premesso che:
il disegno di legge di bilancio per l’anno 2026, la quarta manovra del Governo in carica, è un provvedimento che: non affronta le questioni alla base della crisi economico-sociale in atto; prosegue nel percorso volto all’attuazione di politiche finalizzate a garantire vantaggi per pochi e svantaggi per molti; conferma l’assenza di adeguati interventi di politica economica espansiva in grado di sostenere efficacemente le attività economiche e il recupero del potere d’acquisto dei redditi; ripropone politiche fiscali inique, frammentate e categoriali, senza alcun riferimento ad un disegno complessivo e razionale, confermando di nuovo il ricorso a misure di rottamazione fiscale;
l’esame del disegno di legge di bilancio per il 2026 si inserisce in un contesto macroeconomico che desta forti preoccupazioni: nel secondo trimestre dell’anno il PIL ha subito un rallentamento e l’economia italiana nel 2025 dovrebbe crescere di soli 0,5 punti percentuali su base annua, attestandosi su valori ben al di sotto della media europea. Senza l’apporto determinante del PNRR il Paese sarebbe in una situazione di recessione economica;
la produzione industriale continua la propria fase di discesa. I dati Istat corretti per gli effetti di calendario, evidenziano che la produzione industriale dei primi sette mesi del corrente anno è diminuita di 0,8 punti percentuali rispetto al corrispondente periodo del 2024, colpendo in particolare la filiera dell’automotive, il tessile, la moda, il mobile, la carta e il settore siderurgico che rischia di perdere la più grande fabbrica europea di produzione di acciaio;
su tale situazione si innesca poi il fattore dazi. I comparti più esposti all’attuale scenario sono quelli della meccanica strumentale e dei macchinari industriali, della chimica e del farmaceutico, dell’abbigliamento e della pelletteria, dell’agroalimentare, dei trasporti e dei beni di lusso. Complessivamente, questi sei settori rappresentano oltre il 90 per cento dell’export italiano negli Usa, con perdite stimate in oltre 10 miliardi di euro di fatturato da export. L’export, nel mese di agosto, si è ridotto del 7,7 per cento, con una caduta del 21,2 per cento su base annua per quanto riguarda le esportazioni verso gli Stati Uniti;
la grave situazione del nostro sistema produttivo emerge in tutta evidenza anche dai dati sulle richieste di Cassa integrazione e dal totale delle ore autorizzate, cresciute nel corso degli ultimi due anni di oltre il 30 per cento. Nel 2025, il trend registrato nei primi sei mesi, evidenzia una ulteriore preoccupante crescita delle richieste di cassa integrazione da parte delle imprese e un preoccupante andamento del totale delle ore autorizzate. Dopo appena sei mesi, le ore autorizzate di cassa integrazione ordinaria, sono state 164.702.472; quelle di cassa integrazione straordinaria sono state 140.416.660; le ore di cassa in deroga sono state 444.362. In totale le ore autorizzate sono state 305.563.494. Qualora il trend del 2025 proseguisse in linea con quanto avvenuto nel primo semestre, le richieste di ore di Cassa integrazione potrebbero raggiungere la soglia di 600 milioni di ore autorizzate;
anche l’occupazione rallenta il percorso di crescita, evidenziando un incremento di occupati in larga prevalenza nelle fasce di età tra 50-64 anni, mentre l’ingresso dei giovani nel mercato del lavoro risulta sempre più difficile, con un tasso di disoccupazione che supera il 18 per cento. In tale contesto cresce il lavoro povero, con retribuzioni reali che si allontanano da quelle registrate nel resto dei Paesi maggiormente sviluppati;
preoccupa, inoltre, lo stato di attuazione del PNRR che rappresenta un fondamentale volano per la crescita futura del nostro Paese. Su tale aspetto, il Governo italiano ha adottato nuove modifiche del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, mettendo a repentaglio il raggiungimento degli obiettivi del Piano stesso entro il termine del 30 giugno 2026;
anche sul fronte sociale si registra un arretramento delle condizioni di benessere dei cittadini. L’innalzamento del costo dell’inflazione registrata nel 2022-23 ha eroso i redditi a disposizione delle famiglie, con un effetto di maggiori entrate complessive per lo Stato di circa 25 miliardi di euro. I salari reali degli italiani si sono ridotti in misura considerevole e le misure finora adottate dal Governo non sono state in grado di compensare la perdita di potere d’acquisto. Ad oggi, le retribuzioni contrattuali reali risultano inferiori di circa il nove per cento rispetto a quelle registrate nel gennaio del 2021;
ad aggravare la situazione concorre l’inasprimento della pressione fiscale sui contribuenti. A partire dall’inizio della legislatura, la pressione fiscale si è progressivamente innalzata passando dal 41,4 per cento del 2023, al 42,5 per cento nel 2024, per attestarsi 42,8 per cento nel 2025. Le previsioni per il prossimo anno si attestano al 42,7 per cento;
il peso della pressione fiscale grava in misura prevalente sui percettori di reddito di lavoro dipendente e assimilato, nonché da pensione, chiamati a concorrere in maniera più incisiva alle spese pubbliche rispetto ad altre categorie di contribuenti che hanno potuto beneficiare, a seguito della Riforma fiscale, di strumenti come la Flat tax, dei regimi d’imposta sostitutivi e del concordato preventivo biennale;
la riduzione delle aliquote d’imposta dal 35 al 33 per cento, prevista dal disegno di legge di bilancio per il 2026, non appare assolutamente in grado di riequilibrare il suddetto carico fiscale, con il rischio di introdurre nuove iniquità tra contribuenti. Per i soggetti con circa 30.000 euro di reddito, il beneficio è stimato in circa 40 euro all’anno mentre per quelli con circa 50.000 euro non si va oltre i 440 euro annui. Per i restanti 2,88 milioni di soggetti con redditi tra 50.000 euro e 200.000 il beneficio di 440 euro assorbe circa il 43 per cento dei 2,96 miliardi di euro stanziati dal disegno di legge di bilancio per la riduzione del carico fiscale. Per l’ennesima volta il Governo ha perso l’occasione per rilanciare una moderna, equa ed efficace politica dei redditi;
considerato che:
il disegno di legge di bilancio per il 2026, di ammontare superiore a 18 miliardi di euro, è per volume la più contenuta degli ultimi 10 anni. Non prevede vere e proprie misure espansive, mentre le fonti di finanziamento ricadono in buona parte su tagli di spesa e riduzioni di entrate. Il tutto in un contesto dove il debito pubblico torna comunque a crescere;
diverse misure potrebbero rendere ancor più incisivi i rischi di ribasso dell’andamento della nostra economia. Fra queste rientrano i pesanti tagli alle dotazioni dei Ministeri, in particolare sul fronte delle spese in conto capitale, per effetto dell’utilizzo del PNRR come mezzo di copertura e per i tagli al Fondo di sviluppo e coesione, nonché le misure di maggiori entrate a carico delle imprese che rischiano di ricadere su cittadini e investitori;
nel disegno di legge di bilancio per il 2026 le misure per le attività produttive appaiono contraddittorie e limitate a pochi interventi. Dopo il fallimento delle misure di Transizione 5.0, si torna al ripristino delle misure della scorsa legislatura su super e iper ammortamento, mentre il credito d’imposta per la Zes unica viene prorogato per il triennio 2026-2028. A queste fanno da contraltare diverse misure di inasprimento del carico fiscale sulle imprese, a partire dalla revisione del trattamento fiscale dei dividendi per circa 2,8 miliardi di euro nel triennio 2026-2028, per passare poi all’adeguamento delle accise sui carburanti, con penalizzazione per le numerose attività che utilizzano per la propria attività i mezzi a combustione diesel;
emerge, poi, in tutta evidenza l’assenza di interventi finalizzati a prevenire le ricadute dei dazi sull’export, ad affrontare il grave problema dell’accesso al credito, a migliorare la produttività dei fattori e ad accelerare il percorso sulla transizione verde e digitale delle nostre imprese;
le misure sul fronte delle banche, in assenza di una chiara previsione di divieto di ribaltamento degli oneri sostenuti sulla clientela, prefigurano un pesante aggravio di costi per gli utenti dei servizi bancari e un più difficile accesso al credito da parte delle imprese;
sul fronte sociale si ravvisano scelte incoerenti e controproducenti. Le politiche fiscali adottate non risolvono le problematiche delle fasce più deboli della cittadinanza e non affrontano il tema centrale della perdita del potere d’acquisto e della restituzione del drenaggio fiscale, né quello del rilancio dei consumi;
rilevato che:
la lotta all’evasione fiscale continua a registrare passi indietro anche con il disegno di legge di bilancio per il 2026. Dopo gli interventi di “tolleranza” fiscale adottati dal Governo nei primi mesi della legislatura in corso – tra cui si ricordano, fra gli altri : 1) la rottamazione della cartelle esattoriali sotto i 1.000 euro affidate alla riscossione dal 2000 al 2015; 2) la definizione agevolata per liti pendenti; 3) la rottamazione delle multe stradali; 4) lo sconto sulle controversie tributarie pendenti al 1° gennaio 2023; 5) gli sconti e pagamenti rateali per i ravvedimenti; 6) le modalità di pagamento agevolato per gli avvisi bonari; 7) le irregolarità formali da denuncia dei redditi sanate con il pagamento di 200 euro; 8) le sanzioni ridotte per gli atti di accertamento; 9) il condono sui guadagni da criptovalute; 10) la rinuncia agevolata alle controversie tributarie; 11) la regolarizzazione dei versamenti senza sanzioni o interessi; 12) il condono per società calcistiche; 13) il condono penale per chi è stato già condonato per reati tributari – e quelli previsti dalla Riforma fiscale – tra cui le misure di attenuazione dei controlli riguardanti l’accertamento, quelle riguardanti il contenzioso e le limitazioni poste all’azione dell’Agenzia delle entrate in tema di riscossione – si aggiungono ora, con il disegno di legge di bilancio per l’anno 2026, nuove misure di rottamazione fiscale;
la rottamazione-quinquies fino a tutto il 2023, riguarda una platea estesa di evasori a cui viene riconosciuta la possibilità di sanare il proprio debito derivante da omessi versamenti di imposte e contributi con l’erario con il pagamento di 54 rate bimestrali (9 anni), senza corrispondere interessi e sanzioni. Si tratta di una sorta di mutuo a lungo periodo a danno della piena e immediata pretesa tributaria dello Stato;
la conseguenza diretta delle poco incisive politiche fiscali emergono dai più recenti dati sull’economia non osservata. Dopo anni di costante riduzione dell’evasione fiscale, si registra una preoccupante ripresa della crescita dell’economia sommersa da sotto-dichiarazione e lavoro irregolare in tutti i settori. Inoltre, esplode il fenomeno del corretto adempiendo degli obblighi fiscali senza tuttavia procedere al pagamento di quanto dovuto all’erario. Sono sempre più numerosi i contribuenti che presentano la dichiarazione ai fini delle imposte sui redditi, dell’Irap e dell’IVA ma non versano in maniera spontanea quote rilevanti delle imposte dovute e dichiarate. Da questi fenomeni, ma non solo, trae origine la drammatica crescita del “magazzino delle cartelle esattoriali”, nei confronti dei quali il disegno di legge di bilancio 2026 non prevede interventi;
con riferimento alle misure di competenza della Commissione si rileva che:
Le risorse aggiuntive stanziate dal Governo per la Sanità sono del tutto insufficienti a far fronte, anche minimamente, ai gravi problemi del settore;
Il livello del finanziamento del fabbisogno sanitario nazionale standard è incrementato complessivamente di 7,7 miliardi di euro: 2,4 miliardi di euro nel 2026 e 2,65 miliardi di euro a decorrere dall’anno 2027;
considerando anche gli stanziamenti già previsti dalle precedenti manovre, il FSN raggiungerà 143,098 miliardi di euro nel 2026, 144,093 miliardi di euro nel 2027 e 144,96 miliardi di euro nel 2028. Ciò nonostante – come sottolineato dal Presidente della Fondazione Gimbe – “l’aumento di risorse per il triennio 2026-2028 risulta sostanzialmente uniforme, senza alcun segnale di rilancio progressivo del FSN. L’auspicata inversione di rotta, ancora una volta, è rimandata alla prossima legge di bilancio.”;
dopo l’incremento del 2026, infatti, il FSN in termini assoluti si stabilizza: cresce di soli 995 milioni di euro (+ 0,7 per cento) nel 2027 e di 867 milioni di euro (+ 0,6 per cento) nel 2028;
quindi, in rapporto al PIL, si passa dallo 6,04 per cento del 2025 al 6,16 per cento del 2026, al 6,05 per cento nel 2027 e al 5,93 per cento nel 2028;
“In sintesi – come ha spiegato Cartabellotta – le cifre assolute per il 2026 appaiono consistenti perché includono risorse già stanziate dalle precedenti manovre, ma la quota di ricchezza del Paese investita in sanità, dopo il lieve rialzo del 2026, torna a diminuire”;
considerato che:
l’articolo 64 del disegno di legge, dedicato al “Rifinanziamento del Servizio Sanitario Nazionale”, individua le misure da finanziare, ma rispetto ai reali bisogni del SSN, le risorse sono distribuite tra molti destinatari, “con importi così limitati da rischiare di non produrre effetti concreti, né benefici tangibili per cittadini e pazienti”, come ha evidenziato anche Gimbe;
considerato inoltre che:
sul personale sanitario, il disegno di legge prevede un piano di assunzioni a partire dal 2026, autorizzando 450 milioni di euro per assumere circa 1.000 medici e oltre 6.000 professionisti sanitari, in particolare infermieri, misura sicuramente positiva, ma del tutto insufficiente a far fronte alla grave mancanza di personale sanitario;
secondo Gimbe, infatti, “Nel breve periodo, l’unica ipotesi realistica per colmare la carenza di infermieri è un piano straordinario di reclutamento dall’estero: in Italia, infatti, la riduzione del numero di laureati e le numerose cancellazioni dagli albi testimoniano la perdita di attrattività di una professione essenziale ma oggi poco valorizzata e determinano scarsa disponibilità di figure professionali fondamentali”;
considerato inoltre che:
sul fronte delle retribuzioni, il disegno di legge introduce un incremento dell’indennità di specificità, pari a 280 milioni di euro annui a decorrere dal 2026: 85 milioni di euro per i medici, 195 milioni di euro per gli infermieri, 8 milioni di euro per i dirigenti sanitari non medici e 58 milioni di euro per altre professioni sanitarie (riabilitazione, prevenzione, tecnico-sanitarie, ostetrica, assistente sociale) e gli operatori socio-sanitari nelle attività finalizzate alla tutela del malato e alla promozione della salute;
purtroppo, l’aumento stimato della retribuzione lorda annua è di soli 3.000 euro per i medici, 1.630 euro per gli infermieri e 490 euro per i dirigenti sanitari non medici. “Se l’obiettivo è restituire attrattività alla carriera nel SSN per arginare le fughe e attirare i giovani verso la professione infermieristica – osserva Cartabellotta – si tratta solo di briciole. Importi di tale entità non saranno sufficienti ad arrestare l’emorragia di medici dal pubblico né a rendere più appetibile la professione infermieristica per le nuove generazioni”;
considerato altresì che:
nella Tabella n. 15 sullo stato di previsione del Ministero della salute, nella Missione 1 – Tutela della salute:
- a)c’è la riduzione di 12.500.000 euro delle somme dovute per la liquidazione delle transazioni da stipulare con soggetti emotrasfusi, danneggiati da sangue o emoderivati infetti che hanno instaurato azioni di risarcimento danni;
- b)il contributo all’Istituto superiore di sanità è ridotto di 938.569 euro per ciascun anno del triennio 2026-2028;
- c)il fondo destinato al finanziamento della Croce Rossa Italiana è ridotto di 5.177.097 euro per ciascuno degli anni 2026, 2027 e 2028;
- d)non è stato rifinanziato il fondo per i test di next generation sequencinge disposizioni in materia di laboratori;
in sintesi, le risorse stanziate per la Sanità sono poche e distribuite male;
secondo Gimbe “Un dato resta difficile da accettare: la capacità del Governo di trovare le risorse per altri settori strategici, come la difesa, non trova un corrispettivo impegno nel rafforzamento del Ssn, pilastro della nostra democrazia, strumento di coesione sociale e leva di sviluppo economico del Paese.”;
per i suddetti motivi,
ESPRIME PARERE CONTRARIO.
SCHEMA DI RAPPORTO PROPOSTO DAI SENATORI
Maria Domenica CASTELLONE, Barbara GUIDOLIN E MAZZELLA
SULLO STATO DI PREVISIONE DEL MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI, DEL MINISTERO DELLA SALUTE E DEL MINISTERO DELL’ECONOMIA E DELLE FINANZE, PER L’ANNO FINANZIARIO 2026 E PER IL TRIENNIO 2026-2028
(DISEGNO DI LEGGE N. 1689 – TABELLA 2, 4 E 15)
La 10ª Commissione permanente, esaminato il bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2026 e il bilancio pluriennale per il triennio 2026-2028, l’allegata tabella 4, nonché, limitatamente alle parti di competenza, le allegate tabella 2 e tabella 15
premesso che:
il disegno di legge di bilancio in esame, il quarto del Governo Meloni, prevede un intervento di circa 18 miliardi annui, con un quadro programmatico improntato a una manovra a saldo pressoché nullo, rigidamente conforme ai vincoli del nuovo Patto di Stabilità e Crescita;
sussistevano margini, seppur limitati, per un utilizzo più flessibile dei saldi di finanza pubblica, agendo sull’avanzo primario o sull’indebitamento netto, al fine di liberare risorse aggiuntive da destinare a politiche di sostegno alla crescita. Tuttavia, l’esecutivo ha optato per un’applicazione pedissequa del quadro europeo;
ne deriva un bilancio di previsione per il triennio 2026-2028 sostanzialmente neutro, con risorse aggiuntive limitate a 900 milioni di euro per il 2026, in crescita a 6 e 7 miliardi rispettivamente nel 2027 e nel 2028;
questa legge di bilancio si limita a registrare entrate e uscite, svuotando il bilancio pubblico della sua funzione principale: incidere realmente sulla crescita, sulla giustizia sociale e sull’innovazione;
in questa ottica, la manovra perde la sua funzione di leva per lo sviluppo e si riduce a un esercizio di conformità normativa: registra le risorse, ma non le orienta. I pochi miliardi disponibili sono frammentati in misure di corto respiro, spesso regressive, mentre gli investimenti pubblici restano vincolati ai flussi del PNRR;
un bilancio senza visione industriale, senza strategia di coesione sociale, senza un’idea di futuro;
considerato che:
la povertà in Italia è ormai un fenomeno strutturale visto che tocca quasi un residente su dieci, il 9,8% della popolazione residente vive infatti, secondo l’Istat, in una condizione di povertà assoluta. In termini assoluti si contano in Italia più di cinque milioni di persone in stato di povertà assoluta;
risultano del tutto assenti tutte le misure necessarie per supportare le prestazioni sociali volte ad alleviare la povertà;
le dinamiche sottostanti i dati aggregati sul mercato del lavoro sono abbastanza complesse, legate al cambiamento della struttura demografica e al fenomeno, che ha avuto inizio in anni molto recenti, di contrazione della popolazione in età lavorativa;
in un contesto di crescita occupazionale e di tasso di disoccupazione in discesa, ma pur sempre ancora consistente, continuano ad osservarsi a livello settoriale fenomeni di mismatch;
con riferimento al mondo del lavoro il numero di occupati, stimato dalla Rilevazione sulle forze di lavoro al netto degli effetti stagionali, resta sostanzialmente invariato rispetto al trimestre precedente, attestandosi a 24 milioni 169 mila tuttavia, preoccupa la diminuzione dei dipendenti a tempo indeterminato (-21 mila, -0,1%) e dei dipendenti a termine (-45 mila, -1,7%);
le tendenze dei salari, la coesistenza di un tasso di posti vacanti elevato e un tasso di disoccupazione eccezionalmente basso si è accompagnata ad una crescita comunque troppo contenuta delle retribuzioni;
è auspicabile ampliare le misure di sostegno dei redditi delle fasce più deboli, alla luce del fatto che il trend di riduzione del tasso di disoccupazione, non è confortante, dunque un’ampia fascia di popolazione permarrà nel prossimo triennio in uno stato di difficoltà e inoccupazione, che rasenta la soglia di povertà;
rafforzare le misure di protezione delle fasce più deboli e diffondere strumenti per ampliare il “benessere collettivo” non solo dovrebbe costituire una priorità del Governo, ma è una scelta di politica economica con un impatto macroeconomico importante per la crescita del PIL;
con riferimento alla Tabella 4, e, limitatamente alle parti di competenza, alla Tabella 2, considerato che:
a fronte del quadro sopra descritto, sul piano della tutela del potere di acquisto di stipendi e pensioni le misure approntate dalla manovra di bilancio appaiono del tutto inadeguate e parziali, basti pensare all’esiguità della riduzione degli oneri contributivi a carico del lavoratore.
appare fuorviante come sia stato del tutto sottovalutato il potenziamento delle risorse in favore delle famiglie, dei lavoratori fragili, dei lavoratori in condizioni di disagio, dei pensionati, delle donne;
allo stesso tempo, manca ogni riferimento al tema del salario minimo nonostante sia stato un tema fortemente dibattuto nell’ultimo periodo e non solo a livello europeo;
anche sul fronte del contrasto alla povertà sono pochi se non nulli gli apprezzamenti possibili. In buona sostanza, da una lettura approfondita appare evidente che il contrasto sia orientato contro i poveri. Infatti, nonostante la prospettiva sostanzialmente recessiva del prossimo anno, non è stata inserita alcuna norma a tutela delle categorie più deboli;
a ciò si aggiunga che appaiono del tutto inesistenti misure volte a contrastare l’evasione fiscale, nonostante nelle stesse relazioni allegate si sottolinea che parte delle coperture si rinvengono proprio da tale operazione;
nulla è stato stanziato né disciplinato in favore dei lavoratori usuranti del comparto socio sanitario, infermieristico e di altri settori estremamente bisognosi di interventi fondamentali per la tutela della dignità e della salute;
nessun intervento figura neppure in favore di tutti quei lavoratori che, per la tipologia di lavoro che svolgono, sono costretti da osservare un part-time ciclico verticale pagandone le conseguenze in termini di tutele personali;
valutato che:
in materia pensionistica la manovra interviene su una discutibile riforma del sistema pensionistico generando innumerevoli perplessità nonché evidenti discriminazioni tra i destinatari. Dopo mesi di discussioni e di ipotesi, le novità previdenziali per il 2026 sembrano, al momento, essere davvero limitate. La misura della quale più si è parlato (l’adeguamento dei requisiti pensionistici nel 2027) sembra essere attualmente l’unica (piccola) novità sul fronte delle regole per andare in pensione (articolo 43). L’aumento dei requisiti, inizialmente previsto in tre mesi nel 2027, verrà suddiviso in due parti: nel 2027 i requisiti saliranno di un mese, mentre nel 2028 si salirà di altri due mesi. Solamente i lavori usuranti e gravosi dovrebbero essere esclusi dall’aumento.
mentre, appare del tutto assente un intervento in favore del futuro pensionistico dei giovani, palesemente dimenticati da questa maggioranza. Una vera riforma pensionistica dovrebbe partire proprio dai giovani. Infatti, coloro che hanno iniziato a lavorare dopo il 1996, ovvero nel regime contributivo pieno, hanno lavori instabili e precari, salari bassi e la maggior parte di loro (il 53%), quando matureranno i criteri di uscita avranno una pensione povera, inferiore alla soglia di povertà (800 euro circa). Per questi lavoratori innanzitutto la soluzione va trovata subito in correttivi dentro il mercato del lavoro, spingendo i salari verso l’alto, con l’introduzione di un salario minimo e con la limitazione dei contratti part-time e precari, sulla scia di quanto si era fatto con il decreto dignità;
Oggi che registriamo il paradosso di una modesta crescita occupazionale con il Pil fermo, è ancora più evidente che la dinamica positiva è da attribuire a bassi salari e ad un numero di ore lavorate per persona inferiore. E quindi è ancora più necessaria l’introduzione di un salario minimo e di limitazioni al part time involontario e a forme precarie. Ad esempio, secondo uno studio condotto dall’Inps, se si introducesse un salario minimo sopra i 9 euro lordi l’ora, per i giovani il rateo pensionistico crescerebbe del 10%. Ma a parte questo, come ultimo intervento di rete di protezione, andrebbe introdotta una pensione di garanzia di tipo contributivo. Come è noto, nel modello contributivo attuale, non esiste la pensione minima, quindi va creato un meccanismo che, senza disincentivare la partecipazione al mercato del lavoro, possa creare una pensione di garanzia dignitosa, valorizzando buchi contributivi e formazione, inserendo un minimale pensionistico a fronte di un certo montante contributivo raggiunto (e non necessariamente un numero di anni). In questo contesto si dovrebbe anche inserire il riscatto di laurea gratuito per i giovani, che avrebbe il merito di incentivare lo studio e non penalizzare coloro che per motivi di studio entrano più tardi nel mercato del lavoro
considerato altresì che:
per quanto attiene alla famiglia e alla disabilità, la manovra è assolutamente inadeguata seppur in linea con la ratio che sottende all’intero disegno di legge che mira per l’appunto a colpire i poveri, i bisognosi e a non supportare in alcun modo i disabili e le persone con malattie rare;
nulla viene previsto in modo specifico per le persone con disabilità, mancando del tutto un quadro organico e una visione d’insieme delle politiche in questo settore. In tale contesto, si rileva che l’articolo 53 istituisce un Fondo per le iniziative legislative a sostegno del ruolo di cura e di assistenza del caregiver familiare, con una dotazione di 1,15 milioni di euro per l’anno 2026 e di 207 milioni di euro annui a decorrere dal 2027. Si tratta di una disposizione potenzialmente positiva, ma che allo stato appare priva di contenuti concreti e di misure effettive a tutela dei caregiver familiari, i quali da anni attendono un sostegno tangibile da parte delle istituzioni. È opportuno ricordare, peraltro, l’incoerenza dell’azione di questo Governo sul tema: solo due anni fa, infatti, con la legge di bilancio venne istituito il Fondo Unico per l’inclusione delle persone con disabilità, nel quale confluirono diversi fondi preesistenti, tra cui quello specificamente dedicato al sostegno e alla cura dei caregiver familiari. Tale accorpamento determinò la perdita di interventi mirati e un notevole disordine nella destinazione delle risorse, poi distribuite tra ben otto finalità diverse. Ma non è tutto perché esiste un secondo Fondo destinato alla copertura finanziaria di interventi legislativi per il riconoscimento dell’attività non professionale del prestatore di cure familiari (art.1 comma 334 della legge n. 178/2020) che aveva una dotazione di 80 milioni di euro ma che la scorsa legge di bilancio ha disposto una modifica alla normativa istitutiva prevedendo che – in attesa di interventi legislativi – tali somme fossero destinate alle stesse finalità del Fondo per le non autosufficienze. Oggi questo fondo è vuoto ma si assiste alla costituzione di un nuovo Fondo che ha le medesime finalità di quello neutralizzato la scorsa legge di bilancio dal medesimo Governo. Si auspica che tali risorse vengano finalmente destinate in modo efficace alla platea dei caregiver familiari, per assicurare un reale riconoscimento del loro ruolo sociale;
inoltre, nella manovra mancano incrementi per due importantissimi Fondi, il Fondo per l’assistenza alle persone con disabilità grave prive del sostegno familiare e il Fondo per il diritto al lavoro dei disabili che costituiscono l’architrave di un welfare capace e veramente inclusivo di una società civile;
infine, nonostante l’emergenza degli infortuni sul lavoro questo tema è il grande assente della manovra di bilancio. Nulla è previsto sull’utilizzo degli avanzi di Bilancio INAIL, pari nel 2024 a circa 2,6 miliardi di euro, oggi destinati a concorrere alla finanza pubblica, da destinare invece alla formazione, alla ricerca, alla riduzione delle franchigie e al riconoscimento di nuove prestazioni. Niente si dice sul potenziamento dell’organico dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro; zero risorse per l’attività di formazione e orientamento nelle scuole sul tema di salute e sicurezza.
con riferimento alla Tabella 15, riferita al bilancio 2026
valutato che:
l’articolo 63 dispone il livello del finanziamento del fabbisogno sanitario nazionale standard cui concorre lo Stato è incrementato di 2.400 milioni di euro per l’anno 2026 e 2.650 milioni di euro annui a decorrere dall’anno 2027; il Fondo Sanitario Nazionale (FSN) raggiungerà 143,1 miliardi nel 2026, 144,1 miliardi nel 2027 e 145 miliardi nel 2028;
l’articolo 63 prevede che una quota paria 100 milioni di euro annui è destinata alla copertura socioassistenziali strumentali e quelle sanitarie per gli assistiti malati di Alzheimer o di altre forme di demenza senile. La Relazione tecnica rileva che lo stanziamento è destinato alle regioni al fine di tenere conto delle conseguenze in termini finanziari derivanti da alcuni arresti giurisprudenziali della Corte di cassazione. Non sono però previsti incrementi del Fondo per l’Alzheimer e le demenze istituito al fine di migliorare la protezione sociale delle persone affette da demenza e di garantire la diagnosi precoce e la presa in carico tempestiva delle persone affette da tale malattia;
l’articolo 64 prevede lo stanziamento di 485 milioni di euro all’anno per potenziare la prevenzione sanitaria e la salute pubblica: screening mammografico: estensione dell’esame alle donne tra i 45 e i 49 anni e alle donne tra i 70 e i 74 anni. Si prevede un potenziamento dello screening del colon-retto: estensione della prevenzione anche alle persone tra i 70 e i 74 anni; screening per il tumore del polmone; aumento del finanziamento statale alle Regioni per l’acquisto dei vaccini previsti nel calendario vaccinale nazionale. E’ senza dubbio apprezzabile l’intervento su queste problematiche rilevanti, ma altre sono completamente assenti : contrasto all’obesità, contrasto dei disturbi della nutrizione e dell’alimentazione, prevenzione malattie sessualmente trasmissibili, screening per l’individuazione della fibrosi cistica o per l’individuazione della malattia renale cronica, screening per l’eliminazione virus da epatite C (HCV), screening del liquido seminale per tutti i soggetti di sesso maschile di età pari o superiore a diciotto anni al fine di garantire la salute riproduttiva maschile, riconoscimento della fibromialgia, misure per l’endometriosi e bisognerebbe realizzare un programma di screening al fine di garantire una diagnosi tempestiva dell’ipercolesterolemia familiare rivolto alla popolazione di età dai cinque ai quattordici anni;
l’articolo 64 autorizza la spesa di un milione di euro annui a decorrere dall’anno 2026 finalizzata alla realizzazione, da parte del Ministero della salute, di apposite campagne di comunicazione istituzionale sulla prevenzione. Tra le misure di prevenzione il Governo dovrebbe puntare a quelle riguardanti le problematiche relative alla diagnosi precoce del tumore all’ovaio finalizzate, in particolare, a diffondere una maggiore conoscenza dei sintomi della patologia, nonché a promuovere il ricorso ai medici di medicina generale e agli specialisti al fine di favorire una diagnosi precoce o a promuovere campagne periodiche di informazione e di sensibilizzazione sociale, anche nelle scuole, sui possibili danni alla salute psicofisica dei bambini derivanti dall’uso smodato o distorto dei dispositivi digitali e dei videogiochi;
l’articolo 65 prevede risorse per il potenziamento delle strategie e delle azioni per prevenzione, diagnosi, cura e assistenza definite negli obiettivi nel Piano nazionale di azioni per la salute mentale (PANSM 2025-2030). Sarebbe auspicabile prevedere diverse misure al fine di garantire la salute mentale e il benessere psicologico come l’adozione da parte delle regioni e delle province autonome di un programma di interventi per l’assistenza sociosanitaria alle persone con disturbi mentali, bisognerebbe istituire il servizio di psicologia di assistenza primaria e psicologo di cure primarie, incrementare le risorse del bonus psicologico e istituire presso le istituzioni scolastiche, un servizio di assistenza psicologica, psicoterapeutica e di counseling scolastico, finalizzato a sostenere lo sviluppo e la formazione della personalità del minore e del giovane adulto e a prevenire e fronteggiare ogni forma di disagio dell’infanzia e dell’adolescenza in ambito familiare, scolastico e sociale, tali da poter determinare comportamenti a rischio quali bullismo, cyberbullismo. Inoltre, in relazione all’aumento delle condizioni di depressione, ansia, stress e più spiccata fragilità psicologica, presso ciascuna istituzione universitaria bisognerebbe istituire sportelli multidisciplinari di assistenza psicologica, psicoterapeutica e di counseling. e fornire agli studenti universitari un sostegno adeguato e strutturale;
l’articolo 69 prevede incrementi alle indennità del personale del Servizio sanitario nazionale e, in particolare, alla dirigenza medica e veterinaria, alla dirigenza sanitaria non medica, alla tutela del malato, agli infermieri. Alcuni professionisti della sanità andrebbero valorizzati. Per le competenze diagnostiche, prescrittive ed assistenziali svolte dalla professione di ostetrica, bisognerebbe prevedere una indennità di specificità ostetrica; una indennità al personale medico e sanitario che lavora nei centri trapianti così come per gli operatori socio-sanitari (OSS), nonché un incremento indennità personale della dirigenza medica e dal personale del comparto sanità operante nei servizi di pronto soccorso; nonché fine di valorizzare le condizioni di lavoro svolto dal personale medico, sanitario e infermieristico del Sistema di Emergenza Territoriale 118 dipendente o convenzionato delle aziende e degli enti del Servizio sanitario nazionale andrebbe prevista una specifica indennità di natura accessoria correlato al rischio ambientale e biologico;
l’articolo 70 prevede assunzioni personale del ruolo sanitario per il Servizio sanitario nazionale e al comma 3 introduce una modifica all’articolo 5 del Decreto legge 7 giugno 2024, n. 73, concernente il superamento del tetto di spesa per l’assunzione di personale sanitario. In particolare, si sopprime la disposizione secondo la quale a Regione può richiedere un ulteriore importo del 5 per cento dell’incremento previsto del 10 per cento dell’incremento del fondo sanitario regionale rispetto all’esercizio precedente. La nuova disposizione invece prevede che le Regioni possono incrementare i valori di spesa di “un ulteriore importo” sino al 3 per cento dell’incremento del fondo sanitario regionale rispetto all’esercizio precedente dandone comunicazione al tavolo di verifica degli adempimenti regionali. La motivazione dell’intervento normativo, specifica la relazione tecnica, è in coerenza con gli effetti della pronuncia della Corte Costituzionale n. 114 del 21 luglio 2025. Tuttavia, la Consulta interviene solo sul secondo periodo del comma 1 dell’articolo 5, avendone dichiarato l’illegittimità costituzionale nella parte in cui prevede che l’autorizzazione del 5 per cento è previa verifica con decreto del Ministro della salute, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, di intesa con la Conferenza per manente per i rapporti tra lo Stato, e regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano. Si sottolinea che la nuova disposizione riduce dal 5 per cento al 3 per cento l’incremento del valore di spesa, stabilendo di fatto il raggiungimento del 13 per cento anziché del 15 per cento i valori della spesa per il personale.
l’articolo 77 prevede la dematerializzazione della ricetta per l’erogazione dei prodotti per celiaci. Si apprezza l’intervento normativo e si ricorda che tale proposta è stata già depositata dal Movimento 5 stelle nel 2015 (A.S. 1925);
l’articolo 80 stabilisce che a decorrere dall’anno 2026, il tetto nazionale per la spesa dei dispositivi medici di cui è rideterminato nella misura del 4,6 per cento. Sarebbe essenziale l’incremento del tetto per rendere la spesa più sostenibile e realistica per i produttori, poiché alleggerirebbe l’onere economico sui produttori, diminuendo le somme che sono tenuti a versare alle regioni in caso di sforamento;
l’articolo 81 incrementa di un punto percentuale, a decorrere dal 2026, il limite di spesa per l’acquisto di prestazioni sanitarie da soggetti privati accreditati per un onere complessivo di 123 milioni di euro annui, confermando la volontà di impiegare risorse nel privato rispetto a quanto stanziato per la sanità pubblica;
l’articolo 82 reca disposizioni per gli ospedali di rilievo nazionale e di alta specializzazione prevedendo via sperimentale, per l’anno 2026, una specifica progettualità rivolta agli istituti di ricovero e cura a carattere scientifico (IRCCS) pubblici e agli ospedali di rilievo nazionale e di alta specializzazione, strutture sanitarie pubbliche che si distinguono per l’elevato livello di specializzazione e l’autonomia organizzativa e forniscono trattamenti clinico-assistenziali di alto livello, rispondendo a bisogni complessi e specialistici. Apprezziamo l’incremento di risorse, anche se occorrerebbe investire anche nelle strutture di alta specializzazione per garantire la prevenzione, diagnosi e cura delle malattie dell’età evolutiva e tutte le funzioni specialistiche pediatriche e di ricovero la cura e il benessere dei bambini e ,pertanto, valutare anche specifiche risorse così come è stato fatto per l’ospedale Bambino Gesù, anche ad altri centri di eccellenza pediatrici: l’Istituto Giannina Gaslini, l’Ospedale pediatrico Meyer, l’Ospedale pediatrico Santobono Pausilipon, l’Ospedale infantile Regina Margherita e dell’IRCCS materno infantile Burlo Garofolo;
l’articolo 91 reca misure in materia di dipendenze patologiche. L’articolo 1, comma 367, della legge 30 dicembre 2024, n. 207 (legge di bilancio per il 2025) ha istituito il Fondo per le dipendenze patologiche con un’autorizzazione di spesa di 94 milioni di euro annui a decorrere dall’anno 2025. Il comma 369 ha previsto che a decorrere dall’anno 2025, una quota pari all’1,5 per cento delle risorse di tale Fondo è trasferita annualmente al Dipartimento nazionale per le politiche antidroga della Presidenza del Consiglio dei ministri per la realizzazione di attività di analisi e monitoraggio del fenomeno delle dipendenze patologiche da parte dell’Osservatorio nazionale permanente sull’andamento del fenomeno delle tossicodipendenze. L’articolo 91 prevede altresì, che la suddetta quota sia anche per lo sviluppo di programmi di formazione degli operatori socio sanitari, di linee di indirizzo, di progetti a valenza nazionale in materia di prevenzione, reinserimento, valutazione, raccolta ed elaborazione dati. Alla luce di questa nuova disposizione occorre valutare un incremento del Fondo per le dipendenze patologiche in quanto tali patologie diffuse tra i giovani e i meno giovani incidono negativamente sul funzionamento dell’individuo;
sarebbe opportuno istituire anche un Fondo per percorsi terapeutici per i minori affetti da patologie o disturbi collegati all’uso improprio dei dispositivi digitali e dei videogiochi, allo scopo di sostenere interventi finalizzati all’avvio di percorsi terapeutici per i minori affetti da patologie o disturbi collegati all’uso improprio dei dispositivi digitali e dei videogiochi,
considerato che
dal punto di vista previsionale, il Documento Programmatico di Finanza Pubblica (DPFP) 2025 del 2 ottobre 2025 stima un rapporto spesa sanitaria/PIL stabile al 6,4% per gli anni 2025, 2027 e 2028, con un leggero aumento al 6,5% nel 2026. L’attestazione al 6,4 % del PIL conferma la volontà da parte del Governo di non puntare a un efficientamento del sistema sanitario; la spesa sanitaria nazionale è stata per lungo tempo inferiore alla media dell’UE. Siamo passati da una spesa sanitaria superiore al 7% del Pil al 6,7% nel 2023, 6,3% nel 2024, per assestarsi nel prossimo triennio al 6,4 per cento;
il report della Corte dei Conti del 2025 “Quaderno n. 4 La Sanità in cammino per il cambiamento” ha analizzato lo stato del Servizio sanitario nazionale e delle sue prospettive di riforma evidenziando alcune criticità strutturali. Nel 2024 la spesa sanitaria pubblica ha raggiunto 138,3 miliardi di euro, pari al 6,3% del PIL, con un aumento del 4,9% rispetto all’anno precedente. Tuttavia, la Corte segnala che si tratta di una crescita inferiore alle attese e fortemente disomogenea sul territorio. Le regioni in piano di rientro hanno registrato un incremento pro capite del 6,4% contro il 4,2% delle altre;
la quota di spesa privata resta elevata, soprattutto nell’assistenza ambulatoriale, dove oltre il 37% dei costi è sostenuto direttamente dalle famiglie. Si sottolinea un miglioramento dei dati sui Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), ma persistono ritardi significativi negli screening oncologici e nelle vaccinazioni, soprattutto nelle regioni meridionali. La riforma territoriale prevista dal PNRR è in ritardo, con disparità regionali nella realizzazione di Case della Comunità e Ospedali di Comunità;
la Corte segnala disaffezione verso il servizio pubblico, carenza di nuove adesioni ai corsi per le professioni sanitarie e fuga all’estero dei medici giovani. Fenomeni che aggravano il problema del ricambio generazionale e rendono urgente un ripensamento delle politiche di formazione e incentivazione. In particolare, si rilevano problemi di attrattività di diverse specializzazioni, e una riduzione della motivazione vocazionale per determinate professioni sanitarie. Le difficoltà sono evidenti in alcune specializzazioni mediche e professioni sanitarie. Alcune specialità faticano ad attrarre candidati rispetto a quelle che offrono migliori opportunità nel settore privato o come liberi professionisti. Ad esempio, campi come Medicina d’Emergenza, Medicina di Comunità e delle cure primarie, e Malattie Infettive e Tropicali hanno il maggior numero di posti vacanti. La Medicina di Comunità e delle cure primarie è passata dal 62,8 per cento nel 2020/21 a solo il 10,1 per cento nel 2022/23, un calo drastico che evidenzia la difficoltà nel coprire i posti disponibili per una specializzazione fondamentale per il sistema sanitario nazionale. Anche la Medicina d’Emergenza ha subito un calo, passando dal 36,6 per cento al 25,1 per cento. Le discipline legate alla Geriatria, alla Medicina Interna e alla Nefrologia, che sono essenziali per una popolazione che invecchia, hanno anch’esse registrato un calo: Le specializzazioni come Microbiologia e Virologia e Patologia Clinica, fondamentali per la diagnosi e il trattamento delle malattie, hanno tassi di copertura ancora più bassi. Microbiologia e Virologia è passata dal 23,4 per cento al 10,3 per cento, mentre Patologia Clinica è scesa dal 27,3 per cento al 14,2 per cento;
il rapporto Agenas “Il personale del Servizio Sanitario Nazionale” pubblicato a settembre 2025 analizza la situazione attuale e le prospettive future di medici, infermieri, operatori socio-sanitari e professionisti dell’assistenza primaria (su dati 2023). La crisi del personale sanitario si inserisce in uno scenario nazionale che risulta complesso L’ andamento demografico non appare favorevole, poiché la percentuale di popolazione di età 0 – 14 risulta fra i più bassi (12,9%). L’età media della popolazione italiana è una delle più alte al mondo. Gli over 65 oggi ammontano al 24,3% della popolazione totale e si stima che nel 2050 tale percentuale raggiungerà il 34,6%. Gli over 85 potrebbero passare dal 3,9% di oggi al 7,2%. Questo determinerà, certamente, una maggiore incidenza delle patologie cronico-degenerative, con evidenti ricadute negative sullo stato di salute della popolazione e sui costi del Servizio sanitario nazionale (SSN);
il rapporto Agenas evidenzia che in tale contesto affrontare i bisogni sanitari della popolazione assicurando i livelli qualitativi di assistenza non potrà prescindere dalla disponibilità di un congruo numero di medici e di altri professionisti sanitari. Occorre un’accurata pianificazione volta al corretto bilanciamento delle varie figure professionali, ad una distribuzione territoriale corrispondente a quella della popolazione e una diversificazione proporzionale all’incidenza attesa delle diverse forme nosografiche.
dal confronto con le medie EU emerge che attualmente il personale sanitario italiano rapportato alla popolazione è caratterizzato da un numero complessivo di medici superiore alla media europea e da un numero di infermieri insufficiente. “Il protrarsi del blocco delle assunzioni, interrompendo la regolare alimentazione dei ruoli, ha determinato l’innalzamento dell’età media del personale e il conseguente fenomeno della “gobba pensionistica”” Permane un numero elevato di borse non assegnate in specializzazioni di elevata utilità sociale (per es. Medicina Emergenza Urgenza, Anestesia e Rianimazione, Radioterapia, Microbiologia e Virologia) confermando così i dati della Corte dei Conti;
l’8 Rapporto sul Servizio Sanitario Nazionale (SSN) di Gimbe pubblicato l’8 ottobre 2025, ha evidenziato “un lento e inesorabile smantellamento del Servizio Sanitario Nazionale, che spiana inevitabilmente la strada a interessi privati di ogni forma che comporta a condannare milioni di persone a rinunciare alle cure con l’aumento della povertà assoluta che nel 2023 ha colpito 2,2 milioni di famiglie (8,4%). Il rapporto evidenzia, in particolare, l’espansione dei soggetti privati “ben oltre la sanità privata convenzionata”.
secondo i dati del Ministero della Salute, nel 2023 su 29.386 strutture sanitarie, 17.042 (58%) sono private accreditate e prevalgono sul pubblico in varie aree: assistenza residenziale (85,1%), riabilitativa (78,4%), semi-residenziale (72,8%) e specialistica ambulatoriale (59,7%). Nel 2024 la spesa pubblica destinata al privato convenzionato ha raggiunto € 28,7 miliardi;
valutato che
non si prevedono più risorse rispetto a quelle stanziate nella legge di bilancio per il 2025 per consentire l’aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza, ivi compresa la revisione delle tariffe massime nazionali delle relative prestazioni assistenziali;
non si prevede, altresì, nessuna risorsa aggiuntiva per il Fondo di solidarietà per le persone affette da malattie rare istituito dall’articolo 6 della legge 10 novembre 2021, n. 175, con una dotazione pari a 1 milione di euro annui a decorrere dall’anno 2022. Il Fondo è destinato al finanziamento delle misure per il sostegno del lavoro di cura e assistenza delle persone affette da malattie rare per cui è necessario incrementare lo stanziamento previsto a legislazione vigente;
per quanto concerne ad esempio il Fondo per i test di Next-Generation Sequencing, per la diagnosi delle malattie rare istituito ai sensi dell’articolo 1, comma 684, della legge 30 dicembre 2021, n. 234, con una dotazione pari a 5 milioni di euro per ciascuno degli anni 2022 e 2023 e rifinanziato successivamente con le leggi di bilancio 2024 e 2025 di 1 milione di euro. La profilazione genica rappresenta una delle più importanti innovazioni per la personalizzazione delle terapie per i pazienti oncologici e che richiede adeguate risorse, non decrementi o addirittura mancati finanziamenti per l’anno 2026;
non si prevedono risorse per il Fondo per l’implementazione del Piano nazionale 2023-2027 – PON”, di cui l’articolo 4, comma 9-bis, del decreto legge 29 dicembre 2022, n. 198, convertito con modificazioni dalla legge 24 febbraio 2023, n. 14, destinato al potenziamento delle strategie e delle azioni per la prevenzione, la diagnosi, la cura e l’assistenza al malato oncologico;
il comma 377, articolo 1, della legge 30 dicembre 2024, n. 207, ha istituito nello stato di previsione del Ministero della salute un Fondo con una dotazione di 1,2 milioni di euro per l’anno 2025, di 1,3 milioni di euro per l’anno 2026 e di 1,7 milioni di euro a decorrere dall’anno 2027 al fine di finanziare futuri interventi normativi in materia di prevenzione e cura dell’obesità. Non sono previsti nuove risorse per un problema che ha conseguenze gravi, che includono un aumento del rischio di malattie cardiovascolari (ipertensione, infarto, ictus), diabete di tipo 2 e alcuni tipi di tumore;
l’articolo 1, comma 401, della legge 28 dicembre 2015, n. 208 (legge di stabilità 2016) ha istituito nello stato di previsione del Ministero della salute il Fondo per la cura dei soggetti con disturbo dello spettro autistico, con una dotazione di 5 milioni di euro annui a decorrere dall’anno 2016. La dotazione del Fondo è incrementata di 50 milioni di euro per l’anno 2021 e di 27 milioni di euro per l’anno 2022. E’ importante prevedere e programmare risorse adeguate, così come è importante stabilire percorsi per la diagnosi precoce dei disturbi dello spettro autistico e detrazione delle spese per i percorsi diagnostici, terapeutici e assistenziali delle prestazioni, della cura e del trattamento individualizzato per la presa in carico di soggetti minori e adolescenti, nonché specifiche agevolazioni contributive per l’occupazione dei soggetti con disturbi dello spettro autistico;
non sono previsti stanziamenti per finanziare l’attuazione e l’aggiornamento del Piano nazione delle cronicità anche se i numeri sono molto rilevanti. E’ necessario contribuire al miglioramento della tutela per le persone affette da malattie croniche, migliorando per quanto possibile la qualità di vita;
non sono previste risorse per le terapie avanzate le quali offrono nuove opportunità per la diagnosi, la prevenzione o il trattamento di gravi patologie che hanno opzioni terapeutiche limitate o assenti, quali malattie genetiche, malattie croniche, rare e tumori.
valutato che
il finanziamento della sanità pubblica non è una variabile negoziabile. La sentenza n. 195 del 2024 della Corte Costituzionale ha ribadito che il diritto alla salute è un diritto fondamentale e incomprimibile, garantito dall’art. 32 della Costituzione e ha stabilito che la spesa per la sanità è una spesa costituzionalmente necessaria, che deve essere garantita prioritariamente rispetto ad altre spese. La Corte ha affermato, altresì, che il contenimento della spesa pubblica deve essere effettuato nel rispetto dei principi di coordinamento della finanza pubblica e senza compromettere i diritti fondamentali, come il diritto alla salute;
considerato che
le risorse previste per l’anno prossimo e nel triennio fino al 2028 sono largamente insufficienti per risolvere la crisi della nostra sanità pubblica. Addirittura, secondo GIMBE, il livello del finanziamento in rapporto al PIL scenderà al di sotto del 6% nel 2028, certificando un definanziamento La fotografia peggiora ulteriormente se si parla del gap tra spesa prevista e risorse assegnate, che ammonta a 6,8 miliardi nel 2026, 7,6 miliardi nel 2027 e 10,7 miliardi nel 2028;
la carenza di specialisti in sanità compromette la qualità dell’assistenza sanitaria, aumenta i carichi di lavoro per i professionisti e allunga i tempi di attesa nei reparti e nei Pronto Soccorso. Per affrontare questo problema, è essenziale un intervento strategico per aumentare la formazione di nuovi professionisti come: Medicina Emergenza Urgenza, Anestesia e Rianimazione, Medicina di Comunità e delle cure primarie, geriatria e medicina interna. Sarebbe necessario prevedere per un piano straordinario di assunzioni di personale medico e sanitario per il rafforzamento dei Dipartimenti di Emergenza Urgenza e Accettazione e al fine di ridurre le liste di attesa e di garantire la salute pubblica istituire un Fondo per il potenziamento dei pronto soccorso. Inoltre, allo scopo di garantire la salute pubblica, la sicurezza e l’incolumità del personale esercente la professione sanitaria e socio-sanitaria, sarebbe auspicabile creare un Fondo per un piano straordinario di assunzioni di personale della Polizia di Stato dedicato al rafforzamento della sicurezza delle strutture sanitarie;
occorrerebbe valorizzare la prevenzione e la medicina di prossimità, per ridurre la pressione sugli ospedali e prevedere una corretta programmazione a medio-lungo periodo di investimenti e adeguamenti economici per i professionisti sanitari, nonché aumentare i fondi destinati all’assunzione di nuovo personale;
è necessario mettere al centro del sistema sanitario i medici e gli infermieri, aumentare i fondi destinati all’assunzione di nuovo personale, superando il blocco delle assunzioni e affrontare il problema delle liste d’attesa che richiede interventi di sistema per garantire un accesso equo e tempestivo alle cure;
occorre prevedere investimenti e adeguamenti economici per i professionisti sanitari, è fondamentale ridisegnare il sistema di assistenza territoriale come un nuovo modello organizzativo del Servizio Sanitario Nazionale e consentirebbe di alleggerire la pressione sui pronto soccorso dove i pazienti al momento si rivolgono in massa per carenza di servizi efficienti e risposte efficaci sul territorio;
l’assenza o incrementi insufficienti delle risorse destinate ai Fondi ad hoc per le categorie deboli denota poca attenzione nella pianificazione delle strategie per la promozione della salute delle persone coinvolte;
le tematiche come quelle dei pronto soccorso o delle liste d’attesa rappresentano le gravissime criticità strutturali e delle carenze di personale; la sanità pubblica è al collasso e i dati, fanno emergere che si va sempre di più verso la strada della privatizzazione.
la manovra non lascia affatto intravedere un rilancio progressivo del finanziamento pubblico e le misure previste dalla legge di bilancio per il 2026 non puntano al rilancio del sistema sanitario
FORMULA RAPPORTO CONTRARIO ORDINI DEL GIORNO AL DISEGNO DI LEGGE
G/1689 Sez I/6/10 (testo 2)
La 10ª Commissione, in sede di esame del disegno di legge n. 1689, recante Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2026 e bilancio pluriennale per il triennio 2026-2028.
Premesso che:
l’articolo 63 prevede il rifinanziamento del Servizio sanitario nazionale, incrementando il livello del fabbisogno sanitario nazionale standard cui concorre lo Stato di 2.400 milioni di euro per l’anno 2026 e 2.650 milioni di euro annui a decorrere dall’anno 2027;
l’Istituto Superiore di Sanità (ISS) ha visto un aumento significativo della sua produttività scientifica negli ultimi anni, con un record nel 2024, confermando un costante miglioramento delle performance in ambito sanitario e di ricerca;
i dati forniti dalla piattaforma SciVal-Elsevier per il periodo 2015-2024 mostrano che le pubblicazioni scientifiche dell’ISS risultano citate oltre cinque volte più della media mondiale per lavori analoghi, con un Field-Weighted Citation Impact (FWCI) superiore a uno, attestando il ruolo internazionale di eccellenza dell’ISS;
nonostante i risultati ottenuti, l’ISS opera in un contesto di risorse finanziarie limitate, che non sono aumentate da almeno 25 anni, mentre i costi di gestione sono sensibilmente aumentati. Il contributo statale all’ISS risulta insufficiente a garantire la continuità e l’ampliamento delle sue attività di ricerca;
l’ISS è un elemento fondamentale per la salute pubblica e per l’innovazione scientifica in Italia, ed è necessario garantire il suo supporto per mantenere e sviluppare le sue attività a livello nazionale e internazionale.
Considerato che:
l’Istituto Superiore di Sanità ha dimostrato, nonostante le difficoltà finanziarie, un’elevata capacità di competere a livello internazionale, raggiungendo risultati eccellenti in campo scientifico;
il finanziamento attuale non è in grado di sostenere adeguatamente le sue attività e di incentivare l’innovazione e la formazione di nuovi ricercatori.
Impegna il Governo:
a valutare l’opportunità, nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica, di potenziare il finanziamento annuale dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) e prevedendo un incremento delle risorse destinate alla ricerca, alla formazione dei ricercatori e all’ammodernamento delle infrastrutture, garantendo altresì un piano di finanziamento pluriennale che assicuri la continuità e la stabilità delle attività scientifiche dell’ISS, supportando in particolare progetti innovativi e di rilevanza internazionale, superando le incertezze finanziarie.
G/1689 Sez I/7/10 (testo 2)
Zullo, Leonardi, Berrino, Mancini, Satta, Silvestroni
La 10a Commissione, in sede di esame del disegno di legge recante “Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2026 e bilancio pluriennale per il triennio 2026-2028”
premesso che:
– l’Istituto Superiore di Sanità (ISS) rappresenta il principale ente tecnico-scientifico nazionale di supporto al Servizio sanitario nazionale (SSN);
– ai sensi dell’articolo 5 della legge 8 marzo 2017, n. 24, l’ISS svolge attività di validazione metodologica delle linee guida e di validazione e promozione delle buone pratiche clinico-assistenziali, strumenti essenziali per garantire qualità, appropriatezza e sicurezza delle cure;
– la piena e continuativa attività di validazione di Linee Guida e Buone Pratiche costituisce un fattore determinante per la riduzione delle liste d’attesa, in quanto migliora l’appropriatezza delle prestazioni, riduce la variabilità clinica e ottimizza l’impiego delle risorse;
– gli stanziamenti attuali risultano concentrati sulle attività ordinarie dell’Ente, con il rischio che le funzioni strategiche connesse alla validazione di LG e BP non siano sviluppate con sufficiente efficacia e continuità;
impegna il Governo:
– a valutare l’opportunità, nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica, di incrementare stabilmente le risorse destinate all’Istituto Superiore di Sanità per le attività di validazione metodologica delle linee guida e di validazione e diffusione delle buone pratiche clinico-assistenziali, quali strumenti fondamentali per la riduzione delle liste d’attesa e per l’efficientamento del SSN;
– a valutare, nei successivi provvedimenti utili, nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica, forme di finanziamento pluriennale strutturale che assicurino la continuità e l’impatto delle funzioni svolte dall’ISS nell’interesse dei cittadini e della sostenibilità del Servizio sanitario nazionale.
G/1689 Sez I/9/10 (testo 2)
Guidolin, Castellone, Mazzella
La 10a Commissione in sede di esame del disegno di legge recante “Bilancio dello Stato di previsione per l’anno finanziario 2026 e bilancio pluriennale per il triennio 2026-2028”
premesso che
l’articolo 63 dispone il livello del finanziamento del fabbisogno sanitario nazionale standard cui concorre lo Stato è incrementato di 2.400 milioni di euro per l’anno 2026 e 2.650 milioni di euro annui a decorrere dall’anno 2027; il Fondo Sanitario Nazionale (FSN) raggiungerà 143,1 miliardi nel 2026, 144,1 miliardi nel 2027 e 145 miliardi nel 2028;
l’articolo 63 prevede che una quota paria 100 milioni di euro annui è destinata alla copertura socioassistenziali strumentali e quelle sanitarie per gli assistiti malati di Alzheimer o di altre forme di demenza senile;
la Relazione tecnica rileva che lo stanziamento è destinato alle regioni al fine di tenere conto delle conseguenze in termini finanziari derivanti da alcuni arresti giurisprudenziali della Corte di cassazione. Non sono però previsti incrementi del Fondo per l’Alzheimer e le demenze istituito al fine di migliorare la protezione sociale delle persone affette da demenza e di garantire la diagnosi precoce e la presa in carico tempestiva delle persone affette da tale malattia;
considerato che le demenze costituiscono un insieme di patologie non guaribili che devono essere affrontate con un approccio globale alla cura delle persone colpite, perché globale e progressivo è il coinvolgimento della persona e dei suoi familiari.
in Europa si stima che la demenza di Alzheimer (DA) rappresenti il 54 per cento di tutte le demenze con una prevalenza nella popolazione ultrasessantacinquenne del 4,4 per cento. La prevalenza di questa patologia aumenta con l’età e risulta maggiore nelle donne, che presentano valori che vanno dallo 0,7 per cento per la classe d’età 65-69 anni al 23,6 per cento per le ultranovantenni, rispetto agli uomini i cui valori variano rispettivamente dallo 0,6 per cento al 17,6 per cento.
la demenza di Alzheimer oggi colpisce circa il 5 per cento delle persone con più di 60 anni e in Italia si stimano circa 500mila ammalati;
il rapporto Agenas “Il personale del Servizio Sanitario Nazionale” pubblicato a settembre 2025 analizza la situazione attuale e le prospettive future di medici, infermieri, operatori socio-sanitari e professionisti dell’assistenza primaria (su dati 2023). La crisi del personale sanitario si inserisce in uno scenario nazionale che risulta complesso L’ andamento demografico non appare favorevole, poiché la percentuale di popolazione di età 0 – 14 risulta fra i più bassi (12,9 per cento). L’età media della popolazione italiana è una delle più alte al mondo. Gli over 65 oggi ammontano al 24,3 per cento della popolazione totale e si stima che nel 2050 tale percentuale raggiungerà il 34,6 per cento. Gli over 85 potrebbero passare dal 3,9 per cento di oggi al 7,2 per cento. Questo determinerà, certamente, una maggiore incidenza delle patologie cronico-degenerative, con evidenti ricadute negative sullo stato di salute della popolazione e sui costi del Servizio sanitario nazionale (SSN);
impegna il Governo:
a valutare l’opportunità, nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica, di investire maggiori risorse per la prevenzione e la cura dell’Alzheimer e delle demenze, patologie che hanno un impatto profondo sulla vita dei pazienti e dei caregiver.
G/1689 Sez I/10/10 (testo 2)
La 10ª Commissione, in sede di esame del disegno di Legge n. 1689, recante Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2026 e bilancio pluriennale per il triennio 2026-2028.
Premesso che:
l’articolo 63 prevede il rifinanziamento del Servizio sanitario nazionale, incrementando il livello del fabbisogno sanitario nazionale standard cui concorre lo Stato di 2.400 milioni di euro per l’anno 2026 e 2.650 milioni di euro annui a decorrere dall’anno 2027;
la malattia renale cronica (MRC) rappresenta una problematica sanitaria di rilevante impatto epidemiologico, sociale ed economico, con una prevalenza crescente nella popolazione adulta affetta da diabete mellito, ipertensione arteriosa, malattie cardiovascolari e obesità;
in Italia circa il 10 per cento della popolazione adulta è affetta da MRC, mentre il numero totale di pazienti nel mondo è di poco superiore a 800 milioni e la MRC è associata a un aumento del rischio di mortalità sin dalle fasi iniziali e, se riscontrata in fase avanzata, richiede una terapia sostitutiva come la dialisi o il trapianto di rene. La dialisi, in particolare, impatta ogni anno sul bilancio del SSN per oltre 2,5 miliardi di euro (50.000 euro/anno per paziente);
la diagnosi precoce della MRC consente, attraverso programmi di screening, di attuare tempestivamente interventi terapeutici in grado di rallentare la progressione della malattia, e in alcuni casi la remissione della patologia, ridurre le ospedalizzazioni, limitare gli ingressi in dialisi e migliorare l’aspettativa e la qualità di vita dei pazienti;
risulta pertanto necessario definire, tramite una legge nazionale, un quadro normativo organico per l’individuazione e la diagnosi precoce delle malattie renali croniche, al fine di garantire uniformità di accesso, sostenibilità e continuità assistenziale su tutto il territorio nazionale;
l’adozione di un programma pluriennale diagnostico, unitamente all’istituzione di un Osservatorio nazionale sulle malattie renali croniche, può migliorare la raccolta dati, la ricerca epidemiologica e la pianificazione sanitaria mirata;
sono imprescindibili campagne di informazione e sensibilizzazione per accrescere la consapevolezza pubblica sull’importanza della diagnosi precoce in età adulta delle MRC;
impegna il Governo:
a valutare l’opportunità, nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica, di adottare un programma diagnostico nazionale per la prevenzione e il riconoscimento precoce della MRC, includendo tutte le misure necessarie per garantirne l’efficacia e la diffusione uniforme su tutto il territorio nazionale, supportando gli interventi integrati a livello regionale e locale per migliorare l’aderenza ai programmi di screening e di prevenzione, sostenendo e coordinando altresì le campagne di sensibilizzazione volte a informare la popolazione sui rischi legati alla MRC e sull’importanza della diagnosi tempestiva.
G/1689 Sez I/11/10 (testo 2)
La 10ª Commissione, in sede di esame del disegno di Legge n. 1689, recante Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2026 e bilancio pluriennale per il triennio 2026-2028.
Premesso che:
l’articolo 63 prevede il rifinanziamento del Servizio sanitario nazionale, incrementando il livello del fabbisogno sanitario nazionale standard cui concorre lo Stato di 2.400 milioni di euro per l’anno 2026 e 2.650 milioni di euro annui a decorrere dall’anno 2027;
la gestione del diabete mellito di tipo 1 in età pediatrica rappresenta una sfida complessa che coinvolge molteplici dimensioni, tra cui la dimensione clinica, psicologica e sociale, essenziali per garantire la completa presa in carico del paziente fin dalle fasi precoci della malattia;
la letteratura medica e le evidenze scientifiche sottolineano come l’intervento psicologico strutturato e integrato nei percorsi di cura sia un elemento imprescindibile per migliorare l’aderenza terapeutica, facilitare la gestione delle difficoltà emotive correlate alla patologia cronica e ridurre l’incidenza di fenomeni di disagio quali ansia, depressione e isolamento sociale;
il coinvolgimento dello psicologo nei team multidisciplinari dedicati alla diabetologia pediatrica è raccomandato dalle più autorevoli linee guida nazionali e internazionali, che ne riconoscono il ruolo fondamentale nella promozione del benessere psicologico del paziente e della sua famiglia, nonché nel supporto alla comunicazione terapeutica e nella formazione continua degli operatori sanitari;
la presenza stabile dello psicologo nel percorso di cura contribuisce a definire strategie personalizzate di presa in carico, favorendo la resilienza, la qualità di vita e la corresponsabilizzazione del paziente e del nucleo familiare;
impegna il Governo:
a valutare l’opportunità, nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica, di promuovere e di coordinare l’inserimento stabile e strutturale della figura dello psicologo nei team multidisciplinari di diabetologia pediatrica, con l’obiettivo di migliorare la qualità complessiva dell’assistenza, il benessere psicologico dei pazienti e delle loro famiglie, e l’efficacia dei percorsi terapeutico-riabilitativi.
G/1689 Sez I/12/10 (testo 2)
La 10ª Commissione, in sede di esame del disegno di legge n. 1689, recante Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2026 e bilancio pluriennale per il triennio 2026-2028.
Premesso che:
l’articolo 63 prevede il rifinanziamento del Servizio sanitario nazionale, incrementando il livello del fabbisogno sanitario nazionale standard cui concorre lo Stato di 2.400 milioni di euro per l’anno 2026 e 2.650 milioni di euro annui a decorrere dall’anno 2027;
gli alimenti a fini medici speciali (AFMS) sono prodotti nutrizionali destinati a trattare o prevenire malattie gravi e debilitanti, e sono indispensabili per il trattamento delle malattie metaboliche, oncologiche e delle allergie alimentari, contribuendo al mantenimento di un adeguato stato nutrizionale e a un miglioramento della qualità della vita;
le malattie metaboliche ereditarie rappresentano un insieme complesso di patologie causate da difetti genetici e caratterizzate da disfunzioni nel metabolismo dei nutrienti, all’interno delle oltre 9.000 malattie rare, le malattie metaboliche ereditarie sono il gruppo più consistente. Al momento ne sono conosciute oltre 2.000 e colpiscono un numero significativo di persone, in Italia circa 30.000. Nella maggior parte di queste malattie, chi ne è affetto deve seguire per tutta la vita terapie nutrizionali salvavita rigorose e personalizzate, sotto la supervisione di specialisti, per evitare che la patologia prenda il sopravvento provocando danni irreversibili o la morte;
secondo i dati dell’Associazione italiana di oncologia medica (AIOM) aggiornati al 2025, le linee guida AIOM 2024 e lo studio PreMiO, circa il 60 per cento dei pazienti oncologici è a rischio di malnutrizione al momento della diagnosi, con una prevalenza che varia a seconda del tipo di tumore: il 65 per cento dei pazienti riporta un calo ponderale tra uno e 10 chili nei 6 mesi precedenti la prima visita oncologica, con picchi dell’80 per cento nei tumori del tratto gastrointestinale superiore e del distretto testa-collo, e del 60 per cento nei tumori polmonari. La cachessia, presente nel 50-80 per cento dei casi, e la sarcopenia, rilevata nel 20-70 per cento a seconda della sede tumorale, aggravano ulteriormente questa condizione, aumentando di 2,6 volte il tasso di mortalità, triplicando il rischio di complicanze e prolungando del 30 per cento la durata della degenza, con un impatto stimato di oltre 1,5 miliardi di euro annui sui costi del sistema sanitario nazionale (SSN) dovuto a ritardi nelle dimissioni, re-ricoveri e complicanze evitabili;
le allergie alimentari sono un problema crescente in Italia, con stime che indicano che circa il 6-8 per cento della popolazione adulta e il 10 per cento dei bambini soffrono di allergie alimentari. Le allergie più comuni includono quelle a latte, uova, noci, pesce e frutti di mare. Le reazioni avverse a questi alimenti possono portare a gravi complicazioni, richiedendo un approccio nutrizionale preciso e l’uso di alimenti speciali che siano sicuri per chi soffre di tali condizioni. È fondamentale che anche gli adulti allergici abbiano accesso a soluzioni alimentari sicure, così come i bambini, che spesso mostrano forme di allergia alimentare più complesse e difficili da gestire;
nonostante la crescente necessità, l’accesso agli alimenti a fini medici speciali in Italia è spesso ostacolato da difficoltà burocratiche e da un quadro normativo frammentato che varia da regione a regione. Inoltre, gli alimenti a fini medici speciali sono generalmente molto costosi e non sempre adeguatamente coperti dal Sistema Sanitario Nazionale (SSN), creando disparità nell’accesso alle cure nutrizionali necessarie per gestire le malattie metaboliche, oncologiche e le allergie alimentari.
Considerato che:
la disponibilità di alimenti a fini medici speciali costituisce una risorsa imprescindibile per i pazienti, tuttavia l’attuale contesto normativo, unitamente alle difficoltà economiche, impedisce a numerosi individui di accedere adeguatamente a tali prodotti. L’assenza di una regolamentazione uniforme tra le diverse regioni e la copertura parziale da parte del Servizio Sanitario Nazionale determinano disuguaglianze significative nell’accesso a queste risorse vitali, precludendo a molti pazienti il trattamento nutrizionale necessario;
la gestione delle malattie metaboliche rare, delle patologie oncologiche e delle allergie alimentari richiede un approccio nutrizionale altamente specializzato, capace di rispondere alle esigenze terapeutiche individuali e di prevenire potenziali effetti collaterali. Gli alimenti a fini medici speciali rappresentano una componente indispensabile di tale strategia terapeutica, e devono essere resi prontamente accessibili a tutti i pazienti che necessitano di un supporto nutrizionale specifico e mirato.
Impegna il Governo:
a valutare l’opportunità, nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica, di adottare misure volte a garantire che tutti i pazienti affetti da malattie metaboliche, oncologiche e da allergie alimentari possano accedere in modo tempestivo e sicuro agli alimenti a fini medici speciali, attraverso una revisione del quadro normativo che garantisca una copertura uniforme e adeguata a livello nazionale, prevedendo l’inclusione degli alimenti a fini medici speciali nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), affinché i pazienti possano usufruire di una copertura totale da parte del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) senza discriminazioni regionali o economiche, con il fine di rendere gli alimenti a fini medici speciali accessibili a tutte le persone che ne hanno necessità, sia adulti che bambini, e senza oneri economici insostenibili per le famiglie, prevedendo altresì l’avvio di programmi di sensibilizzazione e formazione per i professionisti sanitari, in modo da garantire una corretta prescrizione e gestione terapeutica, e un’azione di monitoraggio continuo per verificare l’efficacia di tali interventi e l’accesso uniforme ai trattamenti nutrizionali specializzati.
G/1689 Sez I/13/10 (testo 2)
La 10ª Commissione, in sede di esame del disegno di legge n. 1689, recante Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2026 e bilancio pluriennale per il triennio 2026-2028.
Premesso che:
l’articolo 64 prevede che dall’anno 2026 vengono stanziati 238 milioni di euro annui destinati al rafforzamento della prevenzione;
il tumore gastrico rappresenta una delle neoplasie a prognosi più severa sia a livello mondiale sia nazionale;
in Italia si registrano ogni anno circa 15.000 nuove diagnosi, con una prevalenza maggiore nel sesso maschile e un’età media di insorgenza superiore ai 65 anni;
la sopravvivenza a cinque anni, nonostante i progressi terapeutici, rimane inferiore al 35 per cento, principalmente a causa della diagnosi tardiva, spesso in fase localmente avanzata o metastatica, con un impatto clinico, sociale ed economico rilevante;
la determinazione di specifici marcatori immunoistochimici (quali HER2, PD-L1, MMR, Claudina 18.2, FGFR2b) ha reso possibile individuare strategie terapeutiche mirate e personalizzate, ma l’accesso ai test diagnostici necessari permane disomogeneo, dipendendo dalle risorse regionali disponibili;
questa situazione determina significative disparità territoriali e ostacola la piena implementazione della medicina di precisione nel carcinoma gastrico avanzato;
nelle more dell’aggiornamento dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) si rende quindi necessario adottare misure ad hoc che garantiscano un accesso uniforme alle indagini immunoistochimiche e ai percorsi terapeutici più appropriati per i pazienti affetti da carcinoma gastrico avanzato;
impegna il Governo:
a valutare l’opportunità, nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica, di destinare quota parte delle risorse previste dall’articolo 64, per la diagnostica istopatologica del carcinoma gastrico avanzato, finalizzato a sostenere l’erogazione presso le strutture del Servizio Sanitario Nazionale delle principali indagini immunoistochimiche necessarie, anche attraverso criteri di riparto e sistemi di monitoraggio che assicurino equità di accesso su tutto il territorio nazionale, e di procedere alla revisione del nomenclatore tariffario delle prestazioni del Servizio Sanitario Nazionale, al fine di adeguare le tariffe alle innovative tecnologie e metodiche impiegate nelle indagini immunoistochimiche e garantire così la sostenibilità e l’appropriatezza dei livelli di erogazione su tutto il territorio nazionale.
G/1689 Sez I/14/10 (testo 2)
Castellone, Guidolin, Mazzella
La 10a Commissione, in sede di esame del disegno di legge recante “Bilancio dello Stato di previsione per l’anno finanziario 2026 e bilancio pluriennale per il triennio 2026-2028”, premesso che l’articolo 64 prevede misure di prevenzione tra cui il potenziamento dello screening mammografico, screening per il tumore del colon-retto, screening polmonare e risorse all’ulteriore potenziamento delle misure di prevenzione;
considerato che il Fondo per i test di Next-Generation Sequencing, per la diagnosi delle malattie rare istituito ai sensi dell’articolo 1, comma 684, della legge 30 dicembre 2021, n. 234, con una dotazione pari a 5 milioni di euro per ciascuno degli anni 2022 e 2023 e rifinanziato successivamente con le leggi di bilancio 2024 e 2025 di 1 milione di euro;
il Next Generation Sequencing (NGS) è un insieme di tecnologie moderne che permettono di leggere la sequenza del DNA e dell’RNA in modo più rapido ed economico rispetto alle tecniche precedenti. Invece di sequenziare una molecola alla volta, l’NGS legge milioni di sequenze di DNA contemporaneamente in parallelo, consentendo di analizzare l’intero genoma o ampi pannelli di geni in tempi ridotti. Questa capacità lo rende fondamentale per la ricerca genetica, la diagnostica delle malattie ereditarie e oncologiche e la medicina personalizzata;
la profilazione genica rappresenta una delle più importanti innovazioni per la personalizzazione delle terapie per i pazienti oncologici e che richiede adeguate risorse. Risulta oggi indispensabile garantire in tutto il Paese equità di accesso per i pazienti oncologici ai test NGS di profilazione genomica dei tumori per i quali ne è riconosciuta evidenza e appropriatezza, al fine di garantire il diritto alla più efficace terapia;
impegna il Governo:
a valutare, nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica, l’opportunità di prevedere anche per l’anno 2026 specifiche risorse per la profilazione genica, che rappresenta una delle più importanti innovazioni per la personalizzazione delle terapie per i pazienti oncologici.
G/1689 Sez I/15/10 (testo 2)
Mazzella, Castellone, Guidolin
La 10a Commissione in sede di esame del disegno di legge recante “Bilancio dello Stato di previsione per l’anno finanziario 2026 e bilancio pluriennale per il triennio 2026-2028”
premesso che l’articolo 64 prevede misure di prevenzione tra cui il potenziamento dello screening mammografico, screening per il tumore del colon-retto, screening polmonare e risorse all’ulteriore potenziamento delle misure di prevenzione;
considerato che le Pancreas Units sono centri specializzati nella cura dei tumori del pancreas con una struttura organizzativa multidisciplinare, individuata attraverso una selezione dei centri in base al volume e alla qualità delle prestazioni, che, sulla base di un percorso diagnostico, terapeutico e assistenziale standardizzato e focalizzato sul paziente, consenta un approccio integrato alle neoplasie del pancreas e della regione periampollare, con l’obiettivo di migliorare la qualità dei servizi e dei risultati clinici;
impegna il Governo:
a valutare, nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica, l’opportunità di definire specifiche le linee guida per la realizzazione delle Pancreas Units, al fine di:
- a) stabilire criteri di volume minimo di prestazioni e specifici servizi clinici da erogare;
- b) stabilire criteri standarde bacino di utenza per la realizzazione delle Pancreas Units presso le aziende ospedaliere territoriali, in modo da coprire tutte le aree del territorio nazionale;
- c) stabilire i criteri per determinare le competenze professionali del team multidisciplinare con riferimento al tumore e alle altre neoplasie pancreatiche, al fine di garantire un’assistenza completa al paziente oncologico nel processo di prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione;
- d) determinare percorsi integrati multidisciplinari e cure personalizzate al fine di ottimizzare il percorso diagnostico e terapeutico;
- e) disporre criteri rigorosi di selezione dei centri al fine di garantire i migliori esiti, che devono combinarsi con la programmazione sanitaria delle regioni e delle province autonome di Trento e di Bolzano e impedire la forte sperequazione regionale nell’accesso alle cure.
a promuovere campagne di sensibilizzazione a carattere nazionale e regionale sulle problematiche relative alla diagnosi precoce del tumore al pancreas e dirette, in particolare, a diffondere una maggiore conoscenza dei sintomi della suddetta patologia e a promuovere il ricorso ai medici di medicina generale e ai medici specialisti al fine di favorire una diagnosi precoce.
G/1689 Sez I/17/10 (testo 2)
La 10ª Commissione, in sede di esame del disegno di legge n. 1689, recante Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2026 e bilancio pluriennale per il triennio 2026-2028, premesso che:
l’articolo 72 prevede, a partire dall’anno 2026, un incremento significativo delle risorse destinate alle cure palliative, al fine di migliorare l’assistenza ai malati terminali e ai pazienti con patologie croniche e dolorose;
la legge 15 marzo 2010, n. 38, recante Disposizioni per garantire l’accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore, ha introdotto misure fondamentali per l’integrazione della terapia del dolore e delle cure palliative, stabilendo un modello assistenziale coordinato e uniforme in tutto il territorio nazionale.
è necessario garantire che, accanto alle cure palliative, anche la terapia del dolore riceva il giusto riconoscimento e un adeguato finanziamento, al fine di rispondere alle esigenze di milioni di pazienti che vivono con sofferenze fisiche croniche e debilitanti.
l’articolo 72, pur prevedendo un aumento delle risorse, non specifica una distribuzione equilibrata tra le due aree cruciali dell’assistenza sanitaria: le cure palliative e la terapia del dolore.
Considerato che:
un finanziamento inadeguato o sbilanciato tra le due componenti, cure palliative e terapia del dolore, rischia di compromettere l’efficacia delle politiche sanitarie destinate a queste aree, che devono essere considerate in modo complementare e integrato, come stabilito dalla legge n. 38 del 2010;
la terapia del dolore è una componente fondamentale nell’assistenza sanitaria ai malati cronici e terminali, che necessita di risorse adeguate affinché sia assicurato l’accesso alle migliori pratiche e trattamenti, da attuarsi in modo uniforme su tutto il territorio nazionale;
la corretta ripartizione delle risorse tra le attività di cure palliative e la terapia del dolore permetterà di garantire una distribuzione equa e coerente dei fondi, con l’obiettivo di migliorare l’assistenza per tutti i pazienti che necessitano di supporto per il controllo del dolore e per una gestione integrata della malattia;
impegna il Governo a:
valutare, nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica, l’opportunità di inserire la terapia del dolore accanto alle cure palliative nella rubrica dell’articolo 72, ripartendo le risorse aggiuntive destinate al settore in misura paritaria tra le due aree, in conformità con quanto previsto dalla legge 15 marzo 2010, n. 38, al fine di garantire un finanziamento equilibrato, un accesso uniforme e una distribuzione omogenea delle risorse sul territorio nazionale, assicurando che l’incremento dei fondi sia utilizzato per potenziare l’assistenza, la formazione del personale, e la ricerca in entrambi gli ambiti.
G/1689 Sez I/20/10 (testo 2)
Castellone, Guidolin, Mazzella
La 10a Commissione in sede di esame del disegno di legge recante “Bilancio dello Stato di previsione per l’anno finanziario 2026 e bilancio pluriennale per il triennio 2026-2028” premesso che l’articolo 93 prevede misure in materia di monitoraggio della spesa sanitaria ed è diretta a potenziare gli strumenti di monitoraggio concernenti l’efficiente utilizzo delle risorse del settore sanitario;
considerato che dal sito dell’Istituto Superiore di Sanità si legge che negli ultimi venti anni la frequenza del parto cesareo è molto aumentata in Italia: si è passati da 11,2 per cento nel 1980 a 33,2 per cento nel 2000. Questo valore risulta molto più elevato rispetto ai valori degli altri paesi europei (per esempio 21,5 per cento in Inghilterra e Galles, 17,8 per cento in Spagna, 15,9 per cento in Francia) e del 10-15 per cento rispetto a quanto raccomandato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Esiste, inoltre, una notevole variabilità regionale, con un minimo di 18,7 per cento nella Provincia di Bolzano e un massimo di 53,4 per cento in Campania nel 2000. I maggiori aumenti si sono osservati nell’Italia del Sud (da 8,5 per cento del 1980 a 53,4 per cento nel 2000 in Campania e da 7,1 per cento a 37,6 per cento in Calabria). Valori più elevati di ricorso al taglio cesarei e incrementi maggiori negli anni si sono riscontrati nelle cliniche private.
sul sito dell’ISS si sottolinea che “per quanto riguarda il taglio cesareo e, in generale l’assistenza in gravidanza e al parto, l’aumento in Italia del ricorso a una serie di procedure la cui utilità non è basata su evidenze scientifiche e non è sostenuta da un reale aumento delle condizioni di rischio. Il loro utilizzo è spesso totalmente indipendente dalle caratteristiche socio-demografiche delle donne e dalle loro condizioni fisiche ed è invece associato principalmente alla disponibilità delle strutture coinvolte e alla loro organizzazione. Tutto ciò deve portarci a riflettere sui motivi che hanno determinato questo fenomeno e a cercare di individuare interventi per invertire questa tendenza.”
valutato che è importante determinare se i parti cesarei sono giustificati da problemi fetali, materni o da un cesareo pregresso, oppure se sono stati effettuati per altre ragioni visti gli elevati tassi di cesareo che si registrano in alcune aree in Italia;
impegna il Governo a valutare ulteriori misure attraverso le quali favorire scelte consapevoli e condivise delle donne, incentivando il parto naturale e limitando il ricorso al taglio cesareo ai casi di effettiva necessità.
MERCOLEDÌ 5 NOVEMBRE 2025
350ª Seduta (antimeridiana)
Presidenza del Presidente
Interviene il ministro del lavoro e delle politiche sociali Marina Elvira Calderone.
La seduta inizia alle ore 9,45.
IN SEDE CONSULTIVA
(1689) Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2026 e bilancio pluriennale per il triennio 2026-2028
– (Tab. 2) Stato di previsione del Ministero dell’economia e delle finanze per l’anno finanziario 2026 e per il triennio 2026-2028 (limitatamente alle parti di competenza)
– (Tab. 4) Stato di previsione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali per l’anno finanziario 2026 e per il triennio 2026-2028
– (Tab. 15) Stato di previsione del Ministero della salute per l’anno finanziario 2026 e per il triennio 2026-2028
(Rapporti alla 5a Commissione. Seguito dell’esame e rinvio)
Prosegue l’esame, sospeso nella seduta di ieri.
Il presidente ZAFFINI rende noto che entro il termine stabilito sono stati presentati 20 ordini del giorno (pubblicati in allegato).
Ha quindi la parola il ministro Marina Elvira CALDERONE, che pone in primo luogo in evidenza l’impegno del Governo, per mezzo del disegno di legge in esame, nel sostenere i rinnovi contrattuali. In particolare, segnala la previsione di un’imposta sostitutiva di lieve entità per gli aumenti delle retribuzioni definiti dai contratti collettivi stipulati negli anni 2025 e 2026. Inoltre, sussiste l’impegno a favore della contrattazione di secondo livello, tramite tassazione agevolata, con la finalità di incentivare la contrattazione decentrata e lo sviluppo delle forme di welfare aziendale. Tali misure si inseriscono in un disegno di consolidamento della produttività e della competitività delle aziende e sono completate da disposizioni finalizzate a rendere maggiormente vantaggiosa l’imposizione sulla retribuzione del lavoro notturno e nelle giornate estive, nonché dei trattamenti accessori nel pubblico impiego.
Risultano particolarmente significative le misure tese a incentivare le assunzioni, specialmente di donne e giovani e relativamente alla zona economica speciale del mezzogiorno. La manovra di bilancio si caratterizza inoltre per il sostegno alle lavoratrici madri in rapporto alla conciliazione vita-lavoro, tenendo conto anche delle specificità del lavoro autonomo, e al sostegno al reddito per mezzo degli ammortizzatori sociali.
Evidenzia la particolare rilevanza, nell’ambito delle politiche sociali, della previsione che rende strutturale l’integrazione dell’assegno di inclusione, il quale risulta uno strumento idoneo a garantire la continuità del sostegno agli aventi diritto, sulla base delle specifiche condizioni di fragilità.
Segnala successivamente l’aumento della soglia di esenzione per i buoni pasto elettronici, che consente il necessario adeguamento all’aumento dei prezzi, particolarmente significativo anche in un’ottica sostegno della domanda interna.
In conclusione, fa presente la propria apertura a valutare le proposte parlamentari volte al miglioramento del disegno di legge in esame.
La senatrice GUIDOLIN (M5S) giudica le misure recate dal disegno di legge di bilancio, per quanto riguarda il sostegno alle categorie fragili, prive di portata concreta, al pari delle previsioni concernenti la rimodulazione dell’età pensionabile, che non tiene conto dell’esigenza di aggiornare la definizione delle attività lavorative usuranti. Reputa le misure riguardanti la famiglia, in quanto limitate ai nuclei con almeno tre figli, di scarsa efficacia, inoltre ritiene indispensabile che siano effettivamente garantite le risorse prospettate per il finanziamento del Fondo per i caregiver, nell’attesa che la materia sia oggetto della necessaria disciplina legislativa.
Esprime quindi perplessità circa l’attribuzione ai datori di lavoro della facoltà di richiedere all’INPS l’effettuazione di controlli sulla fruizione dei benefici disciplinati dalla legge n. 104 del 1992, mentre trova positivo il finanziamento disposto a favore delle attività socio-educative.
La senatrice FURLAN (IV-C-RE) valuta favorevolmente la scelta di prevedere benefici fiscali relativi agli incrementi retributivi derivanti da rinnovi contrattuali, facendo presente che la misura dovrebbe riguardare anche i rinnovi avvenuti precedentemente al 2025, così da non penalizzare categorie che si sono dimostrate maggiormente sollecite al cospetto di contratti collettivi in scadenza. Osserva che le misure di detassazione dovrebbero peraltro riguardare anche il pubblico impiego. In generale, a suo avviso, gli interventi riguardanti i rinnovi contrattuali non possono non contemplare garanzie circa la rappresentatività delle organizzazioni sindacali coinvolte.
Dopo aver rilevato che non vengono previste risorse a sostegno della recente legislazione sulla partecipazione dei lavoratori nelle imprese, si sofferma sull’insufficienza degli interventi riguardanti la formazione e l’avviamento al lavoro dei giovani, nonché la materia previdenziale, rispetto alla quale non si colgono miglioramenti riguardo i requisiti per il pensionamento e si osserva il mancato rinnovo dello strumento opzione donna. Formula infine l’auspicio che le misure di maggiore rilevanza sociale non vengano svuotate di portata concreta, come già avvenuto, per mezzo di successivi interventi di modifica.
La senatrice ZAMPA (PD-IDP) richiama la necessità di non trascurare i dati preoccupanti sulla diffusione della povertà, che attestano il cristallizzarsi di un’area di disagio particolarmente ampia. A fronte di tale fenomeno, rimarca che viene ridotto il Fondo per l’inclusione, mentre sarebbe opportuno disporre l’ampliamento della platea dei beneficiari dell’assegno di inclusione. Inoltre, stima del tutto insufficienti gli incrementi dei trattamenti pensionistici e segnala che è tuttora inevasa la questione della stagnazione delle retribuzioni, evidente in particolar modo in rapporto alle dinamiche salariali di altri contesti nell’ambito dell’Unione europea, da cui consegue un evidente deterioramento del potere d’acquisto dei redditi da lavoro.
Il senatore ZULLO (FdI) giudica particolarmente apprezzabile l’attenzione posta dal Governo al necessario equilibrio tra le politiche sociali e la sostenibilità finanziaria. Trova inoltre positive le disposizioni sul trattamento fiscale degli incrementi salariali e quelle relative al sostegno delle persone in situazioni di particolare fragilità.
Segnala quindi la necessità di chiarezza applicativa riguardo alle misure di decontribuzione nei casi delle grandi imprese.
Il senatore MAGNI (Misto-AVS) lamenta l’assenza di interventi organici volti al recupero del potere d’acquisto delle retribuzioni a fronte dell’andamento dell’inflazione. Ai sensi del disegno di legge di bilancio, gli stessi aumenti determinati dai rinnovi contrattuali avvenuti prima del 2025 non beneficiano di alcun incentivo fiscale. Manifesta poi preoccupazione per il numero limitato di ispettori del lavoro in organico e il livello delle relative retribuzioni, che costituisce un fattore di deflusso di tali professionalità. Inoltre, non coglie miglioramenti riguardanti l’età pensionabile, né in relazione alle specificità dei lavori usuranti, mentre il Governo ha inteso rinunciare a opzione donna.
Sollecita infine un chiarimento circa le prospettive occupazionali del personale assunto a tempo determinato nell’ambito dell’attuazione del PNRR.
La senatrice CAMUSSO (PD-IDP) rileva l’assenza di una politica organica in materia di salari, trovando del tutto insufficienti le misure concernenti il trattamento tributario degli aumenti conseguenti ai rinnovi contrattuali. A suo parere scarsa incidenza hanno inoltre gli interventi sulla contrattazione di secondo livello, ancora poco sviluppata. Nel complesso, segnala che la contrattazione collettiva e il sostegno alle retribuzioni sono insufficienti anche a fronte della diffusione dei contratti pirata.
Dopo aver richiamato la questione del mancato adeguamento delle retribuzioni degli ispettori del lavoro rispetto al trattamento del comparto funzioni centrali, si sofferma sulla priorità da accordare al tema della previdenza, finora destinatario di interventi settoriali ed eterogenei, che hanno comportato la penalizzazione delle categorie più deboli, quali in particolar modo i lavoratori che percepiscono basse retribuzioni.
Il presidente ZAFFINI dichiara chiusa la discussione generale.
Intervenendo in replica, il ministro Marina Elvira CALDERONE rileva che le disposizioni concernenti i rinnovi contrattuali sono atte ad agevolare una ripresa complessiva delle trattative per i rinnovi contrattuali. A tale riguardo, ritiene opportuno valutare un ampliamento delle possibilità di fruizione del migliore trattamento fiscale, sulla base di quanto prospettato nel dibattito. Peraltro, trova che lo strumento legislativo non sia idoneo alla finalità del recupero del potere d’acquisto, che non può che derivare appunto dal rilancio della contrattazione collettiva.
Fa quindi presente l’attenzione del Governo nei confronti dell’ipotesi di decontribuzione per il lavoro nelle regioni meridionali e per determinate categorie professionali.
Specifica successivamente che il complesso degli interventi di sostegno al reddito, quali l’assegno di inclusione e l’assegno unico, garantiscono un’ampia possibilità di sostegno in favore delle categorie svantaggiate, senza comportare alcun arretramento rispetto al livello di protezione garantito dal precedente reddito di cittadinanza, risultando anzi un ampliamento delle aree di intervento, con particolare riguardo all’emersione di nuove situazioni di fragilità.
Quanto ai rilievi formulati in relazione ai temi della previdenza, ribadisce la propria disponibilità al confronto, teso all’individuazione di soluzioni migliorative del testo, anche in considerazione dell’evoluzione del mercato del lavoro. Richiama inoltre le misure di stabilizzazione e di consolidamento in diversi ambiti del pubblico impiego, quali quelli riguardanti i medici, gli infermieri e l’organico dell’INAIL, nel quadro di una generale valorizzazione delle professionalità esistenti.
Invita infine a riflettere sull’alto livello di garanzie a favore dei lavoratori basato sui contratti collettivi, che risulta più favorevole rispetto ad altre realtà europee, nelle quali sussistono strumenti di flessibilità in uscita sfavorevoli al lavoro dipendente.
Il seguito dell’esame è quindi rinviato.
La seduta, sospesa alle ore 11,15, riprende alle ore 11,25.
IN SEDE REFERENTE
(1706) Conversione in legge del decreto-legge 31 ottobre 2025, n. 159, recante misure urgenti per la tutela della salute e della sicurezza sui luoghi di lavoro e in materia di protezione civile
(Esame e rinvio)
La senatrice MANCINI (FdI) riferisce sui contenuti del decreto-legge n. 159, rilevando innanzitutto che l’articolo 1 autorizza l’INAIL alla revisione delle aliquote di oscillazione in bonus per andamento infortunistico e dei contributi INAIL nel settore agricolo. Non si prevedono modifiche delle aliquote di oscillazione in malus per andamento infortunistico; inoltre, dall’applicazione delle aliquote di oscillazione in bonus vengono escluse le aziende che abbiano riportato negli ultimi due anni sentenze definitive di condanna per violazioni gravi in materia di sicurezza sul lavoro.
L’articolo 2, comma 1, incide sui requisiti richiesti alle imprese agricole per l’accesso alla Rete di lavoro agricolo di qualità: la lettera a) introduce un ulteriore requisito, consistente nell’assenza di condanne penali per violazioni della normativa in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro; la lettera b) introduce il requisito dell’assenza, negli ultimi tre anni, di contravvenzioni e sanzioni amministrative, ancorché non definitive, per violazioni in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro.
Il comma 2 riserva alle imprese agricole iscritte alla Rete del lavoro agricolo di qualità una parte delle risorse dell’INAIL destinate al finanziamento di progetti di investimento e formazione riguardanti la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro e di iniziative basate sui principi della responsabilità sociale d’impresa.
Il comma 3 prevede l’adozione di un decreto ministeriale attuativo delle disposizioni di cui al comma 2.
Il comma 1 dell’articolo 3 pone un criterio generale per la programmazione degli accertamenti ispettivi dell’Ispettorato nazionale del lavoro, prevedendo una priorità per lo svolgimento dei controlli nei confronti dei datori di lavoro che svolgono la propria attività in regime di subappalto, pubblico o privato.
I commi 2 e 3 demandano a due decreti ministeriali la definizione di modifiche e integrazioni alla disciplina sull’obbligo – fino ad ora previsto, a carico del datore di lavoro e del dirigente, per le attività in regime di appalto o subappalto, pubblico o privato – di munire i lavoratori di apposita tessera di riconoscimento. In base ai commi 2 e 3, i decreti ministeriali suddetti individuano ulteriori ambiti di attività, a rischio più elevato, per i quali deve trovare applicazione l’obbligo in esame e definiscono, per la tessera di riconoscimento, un codice univoco anticontraffazione; si prevede altresì che la tessera sia utilizzata come badge.
I commi da 4 a 6 modificano la disciplina sulla patente a crediti per le imprese e i lavoratori autonomi operanti nei cantieri temporanei o mobili; in merito a quest’ultimo ambito, il comma 6 modifica la previsione già vigente sulla estensione – da operarsi con decreto ministeriale, come conferma il comma 6 – ad altri ambiti di attività dell’istituto della patente a crediti. Con riferimento al suddetto istituto, il comma 4 reca alcune modifiche in merito ai criteri e alle modalità di determinazione del punteggio e alle modalità di sospensione cautelare della patente, eleva la misura minima della sanzione amministrativa pecuniaria per lo svolgimento dell’attività in assenza del punteggio minimo e pone una norma di coordinamento con la novella di cui al precedente comma 1. Il comma 5 definisce i termini transitori in relazione alla novella di cui alla lettera b) del suddetto comma 4. Resta fermo che lo svolgimento delle attività nei suddetti cantieri è subordinato alla sussistenza di un punteggio pari o superiore a 15 crediti.
L’articolo 4, comma 1, autorizza l’Ispettorato nazionale del lavoro ad assumere a tempo indeterminato 300 unità di personale da inquadrare nell’area funzionari del vigente contratto collettivo nazionale. Il comma 2 autorizza quindi l’Ispettorato a bandire procedure concorsuali pubbliche per titoli ed esami, su base regionale. È prevista la possibilità per l’amministrazione, qualora una graduatoria regionale risulti incapiente rispetto ai posti messi a concorso, di coprire i posti vacanti mediante scorrimento delle graduatorie degli idonei non vincitori per la medesima posizione di lavoro in altri ambiti regionali, previo interpello e assenso degli interessati. I successivi commi 3 e 4 provvedono agli aspetti finanziari.
Il comma 5 riduce il limite massimo di unità della dotazione organica dell’Ispettorato nazionale del lavoro, elevando tuttavia a 10 (da 8) il numero massimo di posizioni dirigenziali di livello generale e a 100 (da 94) quello delle posizioni dirigenziali di livello non generale. La disposizione specifica che al reclutamento delle unità di personale dirigenziale di livello non generale si provvede mediante corso-concorso selettivo di formazione bandito dalla Scuola nazionale dell’amministrazione e che alla riorganizzazione delle strutture dell’Ispettorato nazionale del lavoro si provvede entro il 31 dicembre 2025.
Il comma 7, intervenendo sull’articolo 826, comma 1, del codice dell’ordinamento militare, apporta modifiche al contingente dell’Arma dei Carabinieri assegnato al Ministero del lavoro e delle politiche sociali per la vigilanza sull’applicazione della normativa in materia di lavoro e sicurezza sui luoghi di lavoro e della legislazione sociale. Di conseguenza, il comma 8 autorizza l’Arma dei Carabinieri a nuove assunzioni, in deroga alle ordinarie facoltà assunzionali.
L’articolo 5 reca un complesso di novelle alla disciplina generale in materia di salute e sicurezza sul lavoro, di cui al decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81.
La novella di cui alla lettera a) del comma 1 esclude il diritto di voto per alcuni componenti della Commissione consultiva permanente per la salute e sicurezza sul lavoro.
La novella di cui alla successiva lettera b) inserisce ulteriori norme relative alle attività dell’INAIL per la promozione e la formazione in materia di sicurezza sul lavoro; si introducono: uno stanziamento, a carico del bilancio dell’INAIL, di misura non inferiore a 35 milioni di euro annui (a decorrere dall’anno 2026), per il finanziamento di interventi di promozione e divulgazione nell’ambito dei percorsi di istruzione e formazione ivi contemplati nonché di iniziative per l’incremento della formazione dei rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza; la previsione della promozione, da parte dell’INAIL, di interventi di formazione in materia di prevenzione, attraverso l’impiego delle risorse dei fondi paritetici interprofessionali nazionali per la formazione continua, nonché di interventi di sostegno, a carico del bilancio dell’INAIL, per l’acquisto e l’adozione nell’organizzazione aziendale di dispositivi di protezione individuale caratterizzati da tecnologie innovative e sistemi intelligenti; la previsione della promozione, da parte dell’INAIL, mediante le proprie risorse, di campagne informative e progetti formativi in materia di sicurezza sul lavoro nell’ambito dell’insegnamento scolastico dell’educazione civica.
La novella di cui alla lettera c) inserisce la programmazione di misure di prevenzione di condotte violente o moleste nei confronti dei lavoratori nell’ambito delle misure generali di tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori.
La novella di cui al numero 1) della lettera d) integra, con riferimento alle imprese che occupano meno di 15 lavoratori, la disciplina sull’aggiornamento periodico della formazione del rappresentante dei lavoratori per la sicurezza.
La novella di cui al successivo numero 2) sostituisce i riferimenti in merito ai documenti in cui devono essere registrate le competenze acquisite a seguito dello svolgimento delle attività di formazione in materia di sicurezza sul lavoro.
La novella di cui alla lettera e) concerne le procedure per la ridefinizione delle condizioni e delle modalità per l’accertamento della tossicodipendenza e dell’alcoldipendenza dei lavoratori rientranti nel regime obbligatorio di sorveglianza sanitaria.
La novella di cui alla lettera f) amplia l’ambito oggettivo e soggettivo delle comunicazioni annuali da parte degli organismi paritetici.
La novella di cui alla lettera g) specifica che nell’ambito dei dispositivi di protezione individuale rientrano anche gli specifici indumenti di lavoro che siano individuati come dispositivi di protezione individuale da parte della valutazione dei rischi.
La novella di cui alla lettera h) modifica le norme sulle scale verticali fissate ad un supporto.
La novella di cui alla lettera i) modifica la disciplina sui sistemi di protezione contro le cadute dall’alto nei lavori in quota.
L’articolo 6 prevede che, con accordo in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, siano individuati i criteri e i requisiti di accreditamento dei soggetti che erogano la formazione in materia di salute e sicurezza sul lavoro.
Il comma 1 dell’articolo 7 reca una norma di interpretazione autentica, relativa alla disciplina che ha esteso ai settori dell’istruzione e della formazione l’ambito di applicazione dell’assicurazione INAIL contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali. In base alla norma di interpretazione autentica, la tutela in oggetto si applica anche a infortuni occorsi nel tragitto dall’abitazione – o da altro domicilio dove si trovi lo studente – al luogo dove si svolgono i percorsi di formazione scuola-lavoro e a quelli occorsi nel tragitto inverso.
La novella di cui al comma 2 esclude che le convenzioni stipulate, per i percorsi di formazione scuola-lavoro, tra le istituzioni scolastiche e le imprese ospitanti possano prevedere che gli studenti siano adibiti a lavorazioni ad elevato rischio, come individuate nel documento di valutazione dei rischi dell’impresa ospitante.
L’articolo 8 prevede l’erogazione annuale, da parte dell’INAIL, di borse di studio ai superstiti di deceduti per infortunio sul lavoro o per malattie professionali.
L’articolo 9 aggiorna il limite massimo di età previsto ai fini della fruizione dell’assegno di incollocabilità erogato dall’INAIL.
L’articolo 10 prevede la promozione, da parte del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, della stipulazione di convenzioni tra l’INAIL e l’Ente nazionale di normazione (UNI) per la consultazione gratuita e la pubblicazione periodica delle norme tecniche dell’UNI.
L’articolo 11 prevede che, a decorrere dal 2026, le movimentazioni tra le gestioni dell’INAIL siano evidenziate mediante regolazione e non determinino oneri o utili.
L’articolo 12 autorizza l’INAIL, a decorrere dal 1° novembre 2025, alla stabilizzazione dei medici specialisti e degli infermieri già titolari, dal 1° novembre 2022, in base a una precedente norma transitoria, di contratti di lavoro subordinato a termine con il medesimo Istituto. Le relazioni illustrativa e tecnica allegate al disegno di legge di conversione del presente decreto indicano che nell’ambito della procedura di stabilizzazione rientrano 28 medici e 66 infermieri.
L’articolo 13 reca disposizioni: per l’Ispettorato nazionale del lavoro, riconoscendo una somma forfetaria per le missioni ispettive, l’esenzione dal pagamento delle spese degli atti processuali e le spese sostenute per i propri sistemi informativi; per le imprese costituite in forma societaria in merito ai soggetti obbligati all’indicazione del domicilio digitale.
L’articolo 14, comma 1, prevede, a decorrere dal 1° aprile 2026, l’obbligo per i datori di lavoro – al fine di fruire dei benefici contributivi finanziati con risorse pubbliche previsti dalla normativa vigente per le assunzioni – di pubblicare la disponibilità della posizione di lavoro nel Sistema Informativo per l’Inclusione Sociale e Lavorativa (SIISL).
Il successivo comma 2 prevede la possibilità per i datori di lavoro e per i soggetti abilitati e autorizzati di utilizzare il SIISL per le comunicazioni obbligatorie in materia di rapporti di lavoro.
Il comma 3 prevede che il SIISL verifichi i dati autocertificati del lavoratore che si iscrive alla piattaforma ed esponga gli esiti di tale verifica, mettendoli a disposizione del datore di lavoro che lo assume.
Il comma 4 dispone l’obbligo per le Agenzie per il Lavoro di pubblicare sul SIISL tutte le posizioni di lavoro che gestiscono, conferendo peraltro a tali agenzie la facoltà di accedere alla piattaforma SIISL per individuare i candidati idonei rispetto alle posizioni lavorative pubblicate.
Il comma 5 rinvia a un decreto ministeriale l’individuazione delle modalità attuative delle disposizioni di cui ai commi da 1 a 4.
Il successivo comma 6 prevede l’iscrizione al SIISL dei lavoratori stranieri che hanno partecipato ad attività di istruzione e di formazione professionale e civico-linguistica nei Paesi di origine.
Il comma 7 modifica la composizione del Comitato di coordinamento delle attività di indirizzo sugli enti, organismi e fondazioni che operano nel campo dell’innovazione digitale e dell’intelligenza artificiale, aggiungendo il Ministero del lavoro e delle politiche sociali.
L’articolo 15 prevede l’adozione di linee guida per l’identificazione, il tracciamento e l’analisi dei mancati infortuni da parte delle imprese con più di quindici dipendenti nonché l’emanazione di un ulteriore provvedimento ministeriale attuativo in materia.
Il comma 1 dell’articolo 16 integra l’articolo 13 del decreto legislativo n. 81 del 2008 con disposizioni volte a disciplinare le modalità di ripartizione e la finalizzazione degli introiti derivanti dal pagamento delle somme che l’ASL e l’Ispettorato nazionale del lavoro, in qualità di organi di vigilanza, ammettono a pagare in sede amministrativa.
Il successivo comma 2 consente a tutto il personale sanitario – e non solo quindi ai medici del lavoro – dei Servizi per la prevenzione e la sicurezza negli ambienti di lavoro di effettuare controlli alcolimetrici nei luoghi di lavoro.
L’articolo 17, comma 1, interviene sul decreto legislativo. n. 81 del 2008. La lettera a) specifica che i controlli sanitari obbligatori per i lavoratori, fatta eccezione per quelli in fase preassuntiva, devono essere computati nell’orario di lavoro. La lettera b) aggiungere la promozione della prevenzione oncologica agli obblighi del medico competente. La lettera c) rimette a un decreto ministeriale la definizione dei requisiti delle strutture esterne pubbliche o private convenzionate con l’imprenditore presso le quali il medico competente può svolgere la propria opera come dipendente o collaboratore. La lettera d) include nella sorveglianza sanitaria lo svolgimento di una visita medica finalizzata a verificare che il lavoratore non si trovi sotto effetto di alcol e di sostanze stupefacenti, psicotrope o psicoattive, nel caso di attività lavorative che comportano rischi elevati, anche per i terzi; tale visita è volta anche alla verifica dell’assenza di condizioni di dipendenza da alcol e di assunzione di sostanze psicotrope e stupefacenti. La lettera e) prevede la possibilità, attraverso gli organismi paritetici, di iniziative finalizzate a favorire l’assolvimento degli obblighi in materia di sorveglianza sanitaria da parte delle imprese fino a 10 addetti e dei lavoratori aderenti al sistema della bilateralità, mediante convenzioni con le aziende sanitarie locali o medici competenti, consentendo inoltre, nell’ambito delle convenzioni, l’utilizzo di somme destinate all’attività di prevenzione nei luoghi di lavoro svolta dai dipartimenti di prevenzione delle ASL e dall’Ispettorato nazionale del lavoro.
Il comma 2 prevede la possibilità di introdurre – nell’ambito della contrattazione collettiva, a valere sulle risorse allo scopo destinate – misure idonee a sostenere iniziative di promozione della salute nei luoghi di lavoro e a garantire ai lavoratori la fruizione di permessi retribuiti per effettuare, durante l’orario di lavoro, gli screening oncologici inclusi nei programmi di prevenzione del Servizio sanitario nazionale.
L’articolo 18 introduce nel decreto legislativo n. 81 del 2008 una specifica disciplina relativa alle organizzazioni di volontariato della protezione civile, trasponendovi buona parte delle disposizioni vigenti recate da un decreto ministeriale del 2011.
L’articolo 19 prevede misure urgenti per il personale assunto con contratti di lavoro stipulati dalle regioni e dalle province autonome, dal Dipartimento della protezione civile e dai soggetti attuatori indicati nelle ordinanze del Capo del Dipartimento della protezione civile nell’ambito degli investimenti concernenti il dissesto idrogeologico.
L’articolo 20 proroga fino al 31 dicembre 2025 il termine dello stato di emergenza conseguente agli eccezionali eventi meteorologici verificatisi, a partire dal 29 ottobre 2023 e dal 2 novembre 2023, in diverse province toscane.
Infine, la RELATRICE suggerisce lo svolgimento di un ciclo di audizioni.
Ha quindi la parola il ministro Marina Elvira CALDERONE, che rileva come il provvedimento in esame si basi su una prolungata e attenta interlocuzione con le parti sociali e possa essere oggetto di un ulteriore approfondimento da parte della Commissione, anche allo scopo di individuare opportuni miglioramenti del testo.
Richiama quindi l’attenzione sulle innovazioni normative riguardanti in special modo il lavoro nel settore edile, che tramite l’introduzione di nuovi sistemi di controllo quali il badge di cantiere mira a incrementare la tutela della sicurezza, anche in funzione di specifiche modulazioni relative alle piccole imprese. Evidenzia che la mancanza di costi aggiuntivi per il sistema delle imprese costituisce a tale riguardo un fattore utile a massimizzare i risultati positivi attesi dal provvedimento. Soggiunge che sono inoltre previsti investimenti in materia di formazione e l’introduzione della figura del coordinatore di sito. Segnala che gli interventi per la formazione risultano particolarmente qualificanti in quanto riguardanti anche i percorsi di istruzione scolastica. Fa presente che si prevede inoltre la copertura per gli infortuni dei giovani impegnati nei percorsi di alternanza scuola-lavoro, ai quali è comunque precluso lo svolgimento di attività rischiose.
Rimarca la particolare pregnanza sociale della previsione di borse di studio a beneficio dei figli di persone decedute a causa di incidenti sul lavoro.
Fa notare che, sul piano della prevenzione, il provvedimento dispone il potenziamento degli organici degli ispettori del lavoro – per i quali si prevede il necessario riallineamento con il trattamento del comparto funzioni centrali dei Ministeri -, nonché dei reparti del Corpo dei Carabinieri impegnati nella vigilanza sul rispetto della normativa sul lavoro.
Il presidente ZAFFINI constata che non vi sono obiezioni in merito alla proposta di svolgimento di audizioni. Propone quindi di porre il termine entro il quale segnalare i soggetti da audire, nel limite di due per Gruppo, alle ore 12 di domani, specificando che saranno comunque audite le parti sociali e le associazioni di categoria maggiormente rilevanti in relazione ai contenuti del provvedimento in esame.
Ha quindi luogo un breve confronto in merito al termine per la presentazione di emendamenti e ordini del giorno, in esito al quale la Commissione conviene di stabilire fin da ora tale termine, fissandolo a martedì 18 novembre, ore 12.
Il seguito dell’esame è quindi rinviato.
La seduta termina alle ore 11,55.
ORDINI DEL GIORNO AL DISEGNO DI LEGGE
G/1689 Sez I/1/10
Castellone, Mazzella, Guidolin
La 10a Commissione, in sede di esame del disegno di legge recante “Bilancio dello Stato di previsione per l’anno finanziario 2026 e bilancio pluriennale per il triennio 2026-2028”, premesso che il disegno di legge di bilancio in esame non contiene alcuna misura specificamente destinata al contrasto della povertà lavorativa, fenomeno che riguarda centinaia di migliaia di lavoratrici e lavoratori che, pur avendo un’occupazione, vivono in condizioni economiche di disagio e marginalità;
secondo i più recenti dati ISTAT ed Eurostat, oltre il 12 per cento dei lavoratori italiani si trova in una condizione di in-work poverty, a causa di salari troppo bassi, contratti precari, lavoro part-time involontario e assenza di tutele;
il costo della vita in crescita, l’aumento dei mutui e degli affitti, e l’insufficiente adeguamento dei salari reali hanno aggravato una situazione che incide profondamente sulla coesione sociale e sulla capacità delle famiglie di sostenere spese essenziali come casa, salute, istruzione e trasporti;
considerato che la povertà lavorativa rappresenta una delle principali contraddizioni del sistema economico attuale: il lavoro, anziché costituire uno strumento di emancipazione e dignità, diventa per molti una condizione di sopravvivenza;
il Governo, pur avendo più volte annunciato la volontà di affrontare il tema dei bassi salari, non ha previsto nella manovra alcun intervento per sostenere il potere d’acquisto dei lavoratori, né ha dato seguito alla proposta di introdurre un salario minimo legale;
la mancanza di misure contro la povertà lavorativa mina la credibilità delle politiche pubbliche in materia di lavoro, genera diseguaglianze e alimenta la sfiducia nelle istituzioni;
considerato, altresì, che è invece necessario promuovere una strategia complessiva che comprenda l’introduzione di un salario minimo legale e il rafforzamento della contrattazione collettiva di qualità così come l’introduzione di misure fiscali e contributive volte a sostenere i redditi medio-bassi;
impegna il Governo:
a inserire tra le priorità politiche e finanziarie la lotta alla povertà lavorativa, attraverso un piano organico di interventi volti ad assicurare salari dignitosi e tutele effettive;
a promuovere l’introduzione di un salario minimo legale, definito in raccordo con le parti sociali e in coerenza con la direttiva (UE) 2022/2041 sul salario minimo adeguato, al fine di garantire un compenso proporzionato e sufficiente al lavoratore;
a rafforzare gli strumenti di vigilanza e contrasto al lavoro nero e ai contratti pirata, anche attraverso l’incremento del personale ispettivo e l’uso di tecnologie digitali per il monitoraggio dei rapporti di lavoro;
a favorire la contrattazione collettiva di qualità, incentivando l’applicazione dei contratti sottoscritti dalle organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative;
a prevedere misure di sostegno fiscale per i redditi medio-bassi, anche mediante la riduzione del cuneo fiscale a vantaggio dei lavoratori e il rafforzamento delle detrazioni per lavoro dipendente;
G/1689 Sez I/2/10
Castellone, Guidolin, Mazzella
La 10a Commissione, in sede di esame del disegno di legge recante “Bilancio dello Stato di previsione per l’anno finanziario 2026 e bilancio pluriennale per il triennio 2026-2028”, premesso che il disegno di legge di bilancio in esame non prevede alcuna misura specificamente destinata ai giovani, ai fini dell’inserimento lavorativo, della formazione professionale, del sostegno all’imprenditorialità o del rientro dei talenti italiani dall’estero;
il tema dell’occupazione giovanile continua a rappresentare una delle principali emergenze sociali del Paese: secondo i più recenti dati ISTAT e Eurostat, l’Italia registra tassi di disoccupazione e di inattività tra i giovani tra i più alti d’Europa, con un livello di precarietà lavorativa e salariale che ostacola ogni prospettiva di autonomia e di realizzazione personale;
il fenomeno della cosiddetta fuga dei cervelli assume proporzioni sempre più allarmanti: ogni anno decine di migliaia di giovani laureati e professionisti lasciano il Paese per mancanza di opportunità, di retribuzioni adeguate e di contesti professionali capaci di valorizzarne le competenze;
l’assenza di un piano organico per i giovani non solo priva il Paese di capitale umano, ma incide direttamente sul potenziale di innovazione, sulla sostenibilità del sistema previdenziale e sulla competitività economica complessiva dell’Italia;
considerato che un Paese che non investe sui giovani è un Paese che rinuncia al proprio futuro: garantire ai giovani condizioni di lavoro dignitose, opportunità formative e possibilità di rientro è un atto di giustizia sociale e una condizione imprescindibile per lo sviluppo sostenibile;
il Governo, pur richiamando a parole la necessità di favorire l’occupazione giovanile, non ha previsto nella manovra alcuna misura strutturale in tal senso, né interventi di continuità rispetto ai programmi che in passato avevano dato risultati positivi, come il Fondo per le politiche giovanili, gli incentivi per le assunzioni stabili under 35 o le agevolazioni fiscali per il rientro dei lavoratori dall’estero;
sarebbe invece urgente e prioritario avviare politiche che incentivino le imprese a investire sui giovani, promuovano il rientro dei talenti italiani all’estero e rendano l’Italia un Paese attrattivo anche per giovani professionisti e ricercatori stranieri;
impegna il Governo:
a predisporre un piano straordinario per l’occupazione giovanile, finalizzato a promuovere l’assunzione stabile dei giovani attraverso incentivi fiscali e contributivi mirati, con particolare attenzione alle piccole e medie imprese;
a introdurre misure specifiche per favorire il rientro dei giovani italiani emigrati all’estero, prevedendo meccanismi di fiscalità di vantaggio, semplificazioni burocratiche e programmi di reinserimento professionale in collaborazione con università, centri di ricerca e imprese;
a rafforzare i programmi di formazione, innovazione e autoimprenditorialità giovanile, sostenendo in particolare i settori della transizione ecologica, digitale e culturale;
a promuovere misure di attrattività dell’Italia per giovani professionisti, ricercatori e startup innovative, anche mediante la semplificazione dei visti di ingresso, l’accesso agevolato ai fondi europei e politiche abitative dedicate;
a valutare l’istituzione di un “Programma Giovani 2030”, volto a coordinare tutte le politiche per la gioventù in un quadro pluriennale, con obiettivi misurabili in termini di occupazione, formazione e mobilità internazionale.
G/1689 Sez I/3/10
Mazzella, Castellone, Guidolin
La 10a Commissione, in sede di esame del disegno di legge recante “Bilancio dello Stato di previsione per l’anno finanziario 2026 e bilancio pluriennale per il triennio 2026-2028”, premesso che nel disegno di legge di bilancio in esame non sono previste misure dedicate alla sicurezza nei luoghi di lavoro, né interventi volti al rafforzamento delle attività ispettive, della prevenzione e della formazione in materia di tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori;
la sicurezza sul lavoro rappresenta una delle principali emergenze nazionali: ogni giorno in Italia si verificano in media più di 1.000 infortuni, e le morti sul lavoro continuano a crescere in modo inaccettabile, configurando una vera e propria emergenza sociale e civile;
gli incidenti mortali più recenti hanno messo in evidenza gravi carenze strutturali nei sistemi di controllo, nella formazione obbligatoria e nella cultura della sicurezza, nonché una diffusa precarizzazione del lavoro che riduce la possibilità per i lavoratori di far valere i propri diritti;
la sicurezza non può essere considerata un costo ma un investimento in dignità, produttività e qualità del lavoro, coerente con l’articolo 1 della Costituzione che fonda la Repubblica sul lavoro;
considerato che l’assenza nella legge di bilancio di stanziamenti specifici per la prevenzione, la formazione e l’aumento del personale ispettivo appare in netto contrasto con la gravità della situazione e con gli impegni assunti dal Governo dopo i numerosi episodi di infortuni mortali;
il Piano nazionale per la sicurezza sul lavoro, annunciato in più occasioni, non ha ancora trovato concreta attuazione e manca una strategia di lungo periodo per rendere effettiva la tutela della salute e della vita dei lavoratori;
appare pertanto necessario e urgente che la legge di bilancio preveda risorse strutturali e non episodiche per il rafforzamento dei controlli, la formazione dei lavoratori e dei datori di lavoro, la digitalizzazione dei processi di vigilanza e la promozione di una cultura diffusa della sicurezza;
impegna il Governo:
a prevedere, già nel corso dell’esame parlamentare della legge di bilancio, uno stanziamento dedicato alla sicurezza sul lavoro, destinato a finanziare interventi di prevenzione, formazione e vigilanza;
a rafforzare in modo stabile l’organico dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro, nonché dei servizi territoriali delle ASL e degli enti preposti al controllo, garantendo una presenza capillare sul territorio e tempi rapidi di intervento;
a promuovere campagne nazionali di formazione e sensibilizzazione in materia di sicurezza e salute nei luoghi di lavoro, rivolte a lavoratori, studenti, datori di lavoro e imprese, in collaborazione con scuole, università e parti sociali;
a potenziare gli strumenti di digitalizzazione e interoperabilità delle banche dati in materia di ispezioni e infortuni, al fine di migliorare la trasparenza e l’efficacia del sistema dei controlli;
a destinare specifiche risorse per la sicurezza dei lavoratori nei settori più esposti, come edilizia, agricoltura, logistica e manifattura, promuovendo l’innovazione tecnologica e la certificazione delle imprese virtuose;
a valutare l’introduzione di un “Fondo nazionale per la sicurezza e la salute nei luoghi di lavoro”, finalizzato a sostenere progetti di prevenzione, ricerca e innovazione, anche attraverso il cofinanziamento di iniziative territoriali promosse da Regioni e Comuni.
G/1689 Sez I/4/10
Castellone, Mazzella, Guidolin
La 10ª Commissione, in sede di esame del disegno di legge recante “Bilancio dello Stato di previsione per l’anno finanziario 2026 e bilancio pluriennale per il triennio 2026-2028”,
premesso che l’articolo 39 del presente disegno di legge estende la disciplina dell’APE sociale stabilendo il requisito anagrafico di 63 anni e 5 mesi.
la categoria degli operai edili è inclusa – nei “lavori gravosi” – nella platea teorica dell’APE sociale ma, di fatto, è sottoposta a un requisito contributivo (32 o 36 anni) che, data la forte discontinuità contributiva e lavorativa del settore edile, rende l’accesso largamente inattuabile;
nella notte tra il 3 e il 4 novembre, a Roma, si è consumato un nuovo dramma del lavoro: nel cantiere della Torre dei Conti ai Fori Imperiali un operaio di 66 anni, Octay Stroici, è rimasto oltre 10 ore sotto le macerie in seguito a un doppio cedimento della struttura, ed è deceduto poco dopo l’arrivo in ospedale.
considerato che il settore edile rimane fra i più esposti a condizioni di lavoro usuranti, rischiose e con elevata incidenza di infortuni mortali, ciò impone che l’uscita dal lavoro per gli operai non sia rinviata fino all’età ordinaria ma valorizzi la gravosità del mestiere;
la misura prevista dall’APE sociale, pur positiva nella filosofia, non è adeguatamente calibrata per la reale condizione dei lavoratori edili infatti i requisiti contributivi risultano troppo elevati e ne escludono ingiustamente molti;
la recente tragedia a Roma, solo l’ultima di una serie infinita, dimostra in maniera drammatica che il lavoro in edilizia può compromettere la vita e richiede risposte normative tempestive e strutturate, che vadano oltre la semplice assistenza e vadano verso la giustizia sociale e la tutela della dignità del lavoro;
impegna il Governo:
a inserire nel corso dell’esame parlamentare del bilancio una modifica normativa che consenta agli operai edili dipendenti, con qualifica riconosciuta, di accedere all’APE sociale con 30 anni di contributi versati, anziché i requisiti attuali;
a riconoscere la specificità del lavoro in edilizia – gravoso, rischioso e caratterizzato da interruzioni – come fattore che giustifica un regime previdenziale anticipato e dedicato;
ad avviare una verifica nazionale sulle condizioni dei lavoratori edili, con monitoraggio del rischio, della discontinuità contributiva e degli infortuni, al fine di predisporre ulteriori misure di tutela e prepensionamento;
a prevedere, in parallelo, misure di sostegno all’uscita dal lavoro per gli operai edili non più idonei alle mansioni gravose, attraverso percorsi di riqualificazione o di ricollocazione professionale, evitando che l’abbandono del lavoro diventi marginalizzazione sociale;
a rendere prioritario il tema della prevenzione e della sicurezza nei cantieri, collegandolo alla politica previdenziale: ogni tragico incidente come quello della Torre dei Conti non sia solo oggetto di cordoglio, ma il motore di una politica che riduca i tempi di esposizione al rischio e valorizzi l’uscita anticipata come condizione di dignità.
G/1689 Sez I/5/10
Guidolin, Mazzella, Castellone
La 10a Commissione in sede di esame del disegno di legge recante “Bilancio dello Stato di previsione per l’anno finanziario 2026 e bilancio pluriennale per il triennio 2026-2028” premesso che l’articolo 53 istituisce nello stato di previsione del Ministero dell’economia e delle finanze un Fondo per il finanziamento delle iniziative legislative a sostegno del ruolo di cura e di assistenza del caregiver familiare, con una dotazione di 1,15 milioni di euro per l’anno 2026 e di 207 milioni di euro annui a decorrere dall’anno 2027;
il Fondo è destinato alla copertura finanziaria di interventi legislativi di iniziativa governativa finalizzati alla definizione della figura del caregiver familiare delle persone con disabilità e al riconoscimento del valore sociale ed economico della relativa attività di cura non professionale;
valutato che allo stato attuale la disposizione appare priva di concreta portata normativa, sia per l’esiguo importo stanziato per l’anno 2026, sia per la totale assenza di interventi immediatamente efficaci e di misure che producano un reale beneficio per la vasta platea dei caregiver familiari;
considerato che sul tema si registra una sostanziale incoerenza nell’azione del Governo, che, dopo aver istituito con la legge di bilancio 2023 il Fondo Unico per l’inclusione delle persone con disabilità – accorpando e di fatto neutralizzando fondi specificamente dedicati al sostegno dei caregiver familiari – ora istituisce un nuovo Fondo che replica le finalità di quelli già svuotati delle proprie risorse;
la sovrapposizione di strumenti finanziari, privi di coordinamento e continuità, rischia di tradursi in un ulteriore ritardo nel riconoscimento dei diritti dei caregiver, e in una dispersione di risorse pubbliche;
per coloro che rivestono, spesso in modo non volontario, il ruolo di caregiver familiare, sono necessari interventi strutturali e non episodici, che garantiscano:
– il riconoscimento giuridico della figura del caregiver familiare, con diritti e tutele specifiche;
– misure economiche di sostegno per compensare il lavoro di cura non retribuito;
– tutele previdenziali e assicurative adeguate;
– servizi di supporto psicologico e di sollievo;
– il riconoscimento del ruolo dello studente caregiver e l’introduzione delle ferie solidali anche nel settore pubblico e privato;
impegna il Governo:
a predisporre in tempi rapidi un disegno di legge organico per il riconoscimento giuridico, economico e previdenziale della figura del caregiver familiare, evitando ulteriori rinvii e frammentazioni normative;
a garantire che le risorse del Fondo di cui all’articolo 53 siano effettivamente destinate a interventi diretti e tangibili a favore dei caregiver familiari, assicurando trasparenza, tracciabilità e criteri di equità nella ripartizione e non solo di natura governativa;
a prevedere misure di conciliazione vita-lavoro per i caregiver occupati e percorsi formativi dedicati per coloro che intendono intraprendere attività lavorative compatibili con l’assistenza;
a rafforzare i servizi territoriali di prossimità e le reti di welfare di comunità, in modo da sostenere concretamente le famiglie che si fanno carico della cura di persone con disabilità o non autosufficienti;
a valutare l’istituzione di un’indennità mensile di cura specificamente destinata ai caregiver familiari che assistono persone con disabilità grave o gravissima, secondo criteri uniformi sul territorio nazionale.
G/1689 Sez I/6/10
La 10ª Commissione, in sede di esame del disegno di legge n. 1689, recante Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2026 e bilancio pluriennale per il triennio 2026-2028.
Premesso che:
l’articolo 63 prevede il rifinanziamento del Servizio sanitario nazionale, incrementando il livello del fabbisogno sanitario nazionale standard cui concorre lo Stato di 2.400 milioni di euro per l’anno 2026 e 2.650 milioni di euro annui a decorrere dall’anno 2027;
l’Istituto Superiore di Sanità (ISS) ha visto un aumento significativo della sua produttività scientifica negli ultimi anni, con un record nel 2024, confermando un costante miglioramento delle performance in ambito sanitario e di ricerca;
i dati forniti dalla piattaforma SciVal-Elsevier per il periodo 2015-2024 mostrano che le pubblicazioni scientifiche dell’ISS risultano citate oltre cinque volte più della media mondiale per lavori analoghi, con un Field-Weighted Citation Impact (FWCI) superiore a uno, attestando il ruolo internazionale di eccellenza dell’ISS;
nonostante i risultati ottenuti, l’ISS opera in un contesto di risorse finanziarie limitate, che non sono aumentate da almeno 25 anni, mentre i costi di gestione sono sensibilmente aumentati. Il contributo statale all’ISS risulta insufficiente a garantire la continuità e l’ampliamento delle sue attività di ricerca;
la legge di bilancio 2026 prevede una riduzione di circa 1 milione di euro (938.569 euro) del contributo riconosciuto all’ISS, che, a fronte della necessità di risorse per l’ammodernamento delle infrastrutture e per la formazione dei ricercatori, rende insufficiente le risorse stanziate rispetto alle esigenze dell’Istituto;
l’ISS è un elemento fondamentale per la salute pubblica e per l’innovazione scientifica in Italia, ed è necessario garantire il suo supporto per mantenere e sviluppare le sue attività a livello nazionale e internazionale.
Considerato che:
l’Istituto Superiore di Sanità ha dimostrato, nonostante le difficoltà finanziarie, un’elevata capacità di competere a livello internazionale, raggiungendo risultati eccellenti in campo scientifico;
il finanziamento attuale non è in grado di sostenere adeguatamente le sue attività e di incentivare l’innovazione e la formazione di nuovi ricercatori;
le riduzioni dei contributi previsti per l’ISS nella legge di bilancio 2026 potrebbero compromettere il futuro dell’Istituto, con gravi ripercussioni sulla ricerca sanitaria.
Impegna il Governo:
a potenziare il finanziamento annuale dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS), ripristinando la somma prevista nella legge di bilancio 2026 e prevedendo un incremento delle risorse destinate alla ricerca, alla formazione dei ricercatori e all’ammodernamento delle infrastrutture, garantendo altresì un piano di finanziamento pluriennale che assicuri la continuità e la stabilità delle attività scientifiche dell’ISS, supportando in particolare progetti innovativi e di rilevanza internazionale, superando le incertezze finanziarie.
G/1689 Sez I/7/10
Zullo, Leonardi, Berrino, Mancini, Satta, Silvestroni
La 10a Commissione, in sede di esame del disegno di legge recante “Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2026 e bilancio pluriennale per il triennio 2026-2028”
premesso che:
– l’Istituto Superiore di Sanità (ISS) rappresenta il principale ente tecnico-scientifico nazionale di supporto al Servizio sanitario nazionale (SSN);
– ai sensi dell’articolo 5 della legge 8 marzo 2017, n. 24, l’ISS svolge attività di validazione metodologica delle linee guida e di validazione e promozione delle buone pratiche clinico-assistenziali, strumenti essenziali per garantire qualità, appropriatezza e sicurezza delle cure;
– la piena e continuativa attività di validazione di Linee Guida e Buone Pratiche costituisce un fattore determinante per la riduzione delle liste d’attesa, in quanto migliora l’appropriatezza delle prestazioni, riduce la variabilità clinica e ottimizza l’impiego delle risorse;
– gli stanziamenti attuali risultano concentrati sulle attività ordinarie dell’Ente, con il rischio che le funzioni strategiche connesse alla validazione di LG e BP non siano sviluppate con sufficiente efficacia e continuità;
impegna il Governo:
– a valutare l’opportunità di incrementare stabilmente le risorse destinate all’Istituto Superiore di Sanità per le attività di validazione metodologica delle linee guida e di validazione e diffusione delle buone pratiche clinico-assistenziali, quali strumenti fondamentali per la riduzione delle liste d’attesa e per l’efficientamento del SSN;
– a valutare, nei successivi provvedimenti utili, forme di finanziamento pluriennale strutturale che assicurino la continuità e l’impatto delle funzioni svolte dall’ISS nell’interesse dei cittadini e della sostenibilità del Servizio sanitario nazionale.
G/1689 Sez I/8/10
Castellone, Guidolin, Mazzella
La 10a Commissione in sede di esame del disegno di legge recante “Bilancio dello Stato di previsione per l’anno finanziario 2026 e bilancio pluriennale per il triennio 2026-2028” premesso che l’articolo 63 dispone il livello del finanziamento del fabbisogno sanitario nazionale standard cui concorre lo Stato è incrementato di 2.400 milioni di euro per l’anno 2026 e 2.650 milioni di euro annui a decorrere dall’anno 2027; il Fondo Sanitario Nazionale (FSN) raggiungerà 143,1 miliardi nel 2026, 144,1 miliardi nel 2027 e 145 miliardi nel 2028;
dal punto di vista previsionale, il Documento Programmatico di Finanza Pubblica (DPFP) 2025 del 2 ottobre 2025 stima un rapporto spesa sanitaria/PIL stabile al 6,4 per cento per gli anni 2025, 2027 e 2028, con un leggero aumento al 6,5 per cento nel 2026. L’attestazione al 6,4 per cento del PIL conferma la volontà da parte del Governo di non puntare a un efficientamento del sistema sanitario; la spesa sanitaria nazionale è stata per lungo tempo inferiore alla media dell’UE. Siamo passati da una spesa sanitaria superiore al 7 per cento del Pil al 6,7 per cento nel 2023, 6,3 per cento nel 2024, per assestarsi nel prossimo triennio al 6,4 per cento;
considerato che il report della Corte dei Conti del 2025 “Quaderno n. 4 La Sanità in cammino per il cambiamento” ha analizzato lo stato del Servizio sanitario nazionale e delle sue prospettive di riforma evidenziando alcune criticità strutturali. Nel 2024 la spesa sanitaria pubblica ha raggiunto 138,3 miliardi di euro, pari al 6,3 per cento del PIL, con un aumento del 4,9 per cento rispetto all’anno precedente. Tuttavia, la Corte segnala che si tratta di una crescita inferiore alle attese e fortemente disomogenea sul territorio. Le regioni in piano di rientro hanno registrato un incremento pro capite del 6,4 per cento contro il 4,2 per cento delle altre;
la quota di spesa privata resta elevata, soprattutto nell’assistenza ambulatoriale, dove oltre il 37 per cento dei costi è sostenuto direttamente dalle famiglie. Si sottolinea un miglioramento dei dati sui Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), ma persistono ritardi significativi negli screening oncologici e nelle vaccinazioni, soprattutto nelle regioni meridionali. La riforma territoriale prevista dal PNRR è in ritardo, con disparità regionali nella realizzazione di Case della Comunità e Ospedali di Comunità;
l’8 Rapporto sul Servizio Sanitario Nazionale (SSN) di Gimbe pubblicato l’8 ottobre 2025, ha evidenziato “un lento e inesorabile smantellamento del Servizio Sanitario Nazionale, che spiana inevitabilmente la strada a interessi privati di ogni forma che comporta a condannare milioni di persone a rinunciare alle cure con l’aumento della povertà assoluta che nel 2023 ha colpito 2,2 milioni di famiglie (8,4 per cento). Il rapporto evidenzia, in particolare, l’espansione dei soggetti privati “ben oltre la sanità privata convenzionata”.
valutato che il finanziamento della sanità pubblica non è una variabile negoziabile. La sentenza n. 195 del 2024 della Corte Costituzionale ha ribadito che il diritto alla salute è un diritto fondamentale e incomprimibile, garantito dall’articolo 32 della Costituzione e ha stabilito che la spesa per la sanità è una spesa costituzionalmente necessaria, che deve essere garantita prioritariamente rispetto ad altre spese. La Corte ha affermato, altresì, che il contenimento della spesa pubblica deve essere effettuato nel rispetto dei principi di coordinamento della finanza pubblica e senza compromettere i diritti fondamentali, come il diritto alla salute;
considerato che le risorse previste per l’anno prossimo e nel triennio fino al 2028 sono largamente insufficienti per risolvere la crisi della nostra sanità pubblica. Addirittura, secondo GIMBE, il livello del finanziamento in rapporto al PIL scenderà al di sotto del 6 per cento nel 2028, certificando un definanziamento La fotografia peggiora ulteriormente se si parla del gap tra spesa prevista e risorse assegnate, che ammonta a 6,8 miliardi nel 2026, 7,6 miliardi nel 2027 e 10,7 miliardi nel 2028;
impegna il Governo:
ad assicurare un’azione strutturale di incremento delle risorse da destinare al funzionamento del Servizio Sanitario nazionale, in modo tale che l’incidenza della spesa sanitaria sul prodotto interno lordo (PIL) sia in linea con i Paesi del G7 e comunque non inferiore alla media europea, e sia in grado, in particolare, di garantire gli investimenti necessari per il personale sanitario e per la riduzione delle liste d’attesa.
G/1689 Sez I/9/10
Guidolin, Castellone, Mazzella
La 10a Commissione in sede di esame del disegno di legge recante “Bilancio dello Stato di previsione per l’anno finanziario 2026 e bilancio pluriennale per il triennio 2026-2028” premesso che l’articolo 63 dispone il livello del finanziamento del fabbisogno sanitario nazionale standard cui concorre lo Stato è incrementato di 2.400 milioni di euro per l’anno 2026 e 2.650 milioni di euro annui a decorrere dall’anno 2027; il Fondo Sanitario Nazionale (FSN) raggiungerà 143,1 miliardi nel 2026, 144,1 miliardi nel 2027 e 145 miliardi nel 2028;
l’articolo 63 prevede che una quota paria 100 milioni di euro annui è destinata alla copertura socioassistenziali strumentali e quelle sanitarie per gli assistiti malati di Alzheimer o di altre forme di demenza senile;
tenere conto delle conseguenze in termini finanziari derivanti da alcuni arresti giurisprudenziali della Corte di cassazione. Non sono però previsti incrementi del Fondo per l’Alzheimer e le demenze istituito al fine di migliorare la protezione sociale delle persone affette da demenza e di garantire la diagnosi precoce e la presa in carico tempestiva delle persone affette da tale malattia;
considerato che le demenze costituiscono un insieme di patologie non guaribili che devono essere affrontate con un approccio globale alla cura delle persone colpite, perché globale e progressivo è il coinvolgimento della persona e dei suoi familiari.
in Europa si stima che la demenza di Alzheimer (DA) rappresenti il 54 per cento di tutte le demenze con una prevalenza nella popolazione ultrasessantacinquenne del 4,4 per cento. La prevalenza di questa patologia aumenta con l’età e risulta maggiore nelle donne, che presentano valori che vanno dallo 0,7 per cento per la classe d’età 65-69 anni al 23,6 per cento per le ultranovantenni, rispetto agli uomini i cui valori variano rispettivamente dallo 0,6 per cento al 17,6 per cento.
la demenza di Alzheimer oggi colpisce circa il 5 per cento delle persone con più di 60 anni e in Italia si stimano circa 500mila ammalati;
il rapporto Agenas “Il personale del Servizio Sanitario Nazionale” pubblicato a settembre 2025 analizza la situazione attuale e le prospettive future di medici, infermieri, operatori socio-sanitari e professionisti dell’assistenza primaria (su dati 2023). La crisi del personale sanitario si inserisce in uno scenario nazionale che risulta complesso L’ andamento demografico non appare favorevole, poiché la percentuale di popolazione di età 0 – 14 risulta fra i più bassi (12,9 per cento). L’età media della popolazione italiana è una delle più alte al mondo. Gli over 65 oggi ammontano al 24,3 per cento della popolazione totale e si stima che nel 2050 tale percentuale raggiungerà il 34,6 per cento. Gli over 85 potrebbero passare dal 3,9 per cento di oggi al 7,2 per cento. Questo determinerà, certamente, una maggiore incidenza delle patologie cronico-degenerative, con evidenti ricadute negative sullo stato di salute della popolazione e sui costi del Servizio sanitario nazionale (SSN);
impegna il Governo:
a investire maggiori risorse per la prevenzione e la cura dell’Alzheimer e delle demenze, patologie che hanno un impatto profondo sulla vita dei pazienti e dei caregiver.
G/1689 Sez I/10/10
La 10ª Commissione, in sede di esame del disegno di Legge n. 1689, recante Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2026 e bilancio pluriennale per il triennio 2026-2028.
Premesso che:
l’articolo 63 prevede il rifinanziamento del Servizio sanitario nazionale, incrementando il livello del fabbisogno sanitario nazionale standard cui concorre lo Stato di 2.400 milioni di euro per l’anno 2026 e 2.650 milioni di euro annui a decorrere dall’anno 2027;
la malattia renale cronica (MRC) rappresenta una problematica sanitaria di rilevante impatto epidemiologico, sociale ed economico, con una prevalenza crescente nella popolazione adulta affetta da diabete mellito, ipertensione arteriosa, malattie cardiovascolari e obesità;
in Italia circa il 10 per cento della popolazione adulta è affetta da MRC, mentre il numero totale di pazienti nel mondo è di poco superiore a 800 milioni e la MRC è associata a un aumento del rischio di mortalità sin dalle fasi iniziali e, se riscontrata in fase avanzata, richiede una terapia sostitutiva come la dialisi o il trapianto di rene. La dialisi, in particolare, impatta ogni anno sul bilancio del SSN per oltre 2,5 miliardi di euro (50.000 euro/anno per paziente);
la diagnosi precoce della MRC consente, attraverso programmi di screening, di attuare tempestivamente interventi terapeutici in grado di rallentare la progressione della malattia, e in alcuni casi la remissione della patologia, ridurre le ospedalizzazioni, limitare gli ingressi in dialisi e migliorare l’aspettativa e la qualità di vita dei pazienti;
risulta pertanto necessario definire, tramite una legge nazionale, un quadro normativo organico per l’individuazione e la diagnosi precoce delle malattie renali croniche, al fine di garantire uniformità di accesso, sostenibilità e continuità assistenziale su tutto il territorio nazionale;
l’adozione di un programma pluriennale diagnostico, unitamente all’istituzione di un Osservatorio nazionale sulle malattie renali croniche, può migliorare la raccolta dati, la ricerca epidemiologica e la pianificazione sanitaria mirata;
sono imprescindibili campagne di informazione e sensibilizzazione per accrescere la consapevolezza pubblica sull’importanza della diagnosi precoce in età adulta delle MRC;
impegna il Governo:
a dare piena attuazione, con decreto ministeriale, al programma diagnostico nazionale per la prevenzione e il riconoscimento precoce della MRC, includendo tutte le misure necessarie per garantirne l’efficacia e la diffusione uniforme su tutto il territorio nazionale, supportando gli interventi integrati a livello regionale e locale per migliorare l’aderenza ai programmi di screening e di prevenzione, sostenendo e coordinando altresì le campagne di sensibilizzazione volte a informare la popolazione sui rischi legati alla MRC e sull’importanza della diagnosi tempestiva.
G/1689 Sez I/11/10
La 10ª Commissione, in sede di esame del disegno di Legge n. 1689, recante Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2026 e bilancio pluriennale per il triennio 2026-2028.
Premesso che:
l’articolo 63 prevede il rifinanziamento del Servizio sanitario nazionale, incrementando il livello del fabbisogno sanitario nazionale standard cui concorre lo Stato di 2.400 milioni di euro per l’anno 2026 e 2.650 milioni di euro annui a decorrere dall’anno 2027;
la gestione del diabete mellito di tipo 1 in età pediatrica rappresenta una sfida complessa che coinvolge molteplici dimensioni, tra cui la dimensione clinica, psicologica e sociale, essenziali per garantire la completa presa in carico del paziente fin dalle fasi precoci della malattia;
la letteratura medica e le evidenze scientifiche sottolineano come l’intervento psicologico strutturato e integrato nei percorsi di cura sia un elemento imprescindibile per migliorare l’aderenza terapeutica, facilitare la gestione delle difficoltà emotive correlate alla patologia cronica e ridurre l’incidenza di fenomeni di disagio quali ansia, depressione e isolamento sociale;
il coinvolgimento dello psicologo nei team multidisciplinari dedicati alla diabetologia pediatrica è raccomandato dalle più autorevoli linee guida nazionali e internazionali, che ne riconoscono il ruolo fondamentale nella promozione del benessere psicologico del paziente e della sua famiglia, nonché nel supporto alla comunicazione terapeutica e nella formazione continua degli operatori sanitari;
la presenza stabile dello psicologo nel percorso di cura contribuisce a definire strategie personalizzate di presa in carico, favorendo la resilienza, la qualità di vita e la corresponsabilizzazione del paziente e del nucleo familiare;
impegna il Governo:
a promuovere e coordinare l’inserimento stabile e strutturale della figura dello psicologo nei team multidisciplinari di diabetologia pediatrica, assicurando risorse dedicate e standard uniformi di intervento psicologico in ambito sanitario, con l’obiettivo di migliorare la qualità complessiva dell’assistenza, il benessere psicologico dei pazienti e delle loro famiglie, e l’efficacia dei percorsi terapeutico-riabilitativi.
G/1689 Sez I/12/10
La 10ª Commissione, in sede di esame del disegno di legge n. 1689, recante Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2026 e bilancio pluriennale per il triennio 2026-2028.
Premesso che:
l’articolo 63 prevede il rifinanziamento del Servizio sanitario nazionale, incrementando il livello del fabbisogno sanitario nazionale standard cui concorre lo Stato di 2.400 milioni di euro per l’anno 2026 e 2.650 milioni di euro annui a decorrere dall’anno 2027;
gli alimenti a fini medici speciali (AFMS) sono prodotti nutrizionali destinati a trattare o prevenire malattie gravi e debilitanti, e sono indispensabili per il trattamento delle malattie metaboliche, oncologiche e delle allergie alimentari, contribuendo al mantenimento di un adeguato stato nutrizionale e a un miglioramento della qualità della vita;
le malattie metaboliche ereditarie rappresentano un insieme complesso di patologie causate da difetti genetici e caratterizzate da disfunzioni nel metabolismo dei nutrienti, all’interno delle oltre 9.000 malattie rare, le malattie metaboliche ereditarie sono il gruppo più consistente. Al momento ne sono conosciute oltre 2.000 e colpiscono un numero significativo di persone, in Italia circa 30.000. Nella maggior parte di queste malattie, chi ne è affetto deve seguire per tutta la vita terapie nutrizionali salvavita rigorose e personalizzate, sotto la supervisione di specialisti, per evitare che la patologia prenda il sopravvento provocando danni irreversibili o la morte;
secondo i dati dell’Associazione italiana di oncologia medica (AIOM) aggiornati al 2025, le linee guida AIOM 2024 e lo studio PreMiO, circa il 60 per cento dei pazienti oncologici è a rischio di malnutrizione al momento della diagnosi, con una prevalenza che varia a seconda del tipo di tumore: il 65 per cento dei pazienti riporta un calo ponderale tra uno e 10 chili nei 6 mesi precedenti la prima visita oncologica, con picchi dell’80 per cento nei tumori del tratto gastrointestinale superiore e del distretto testa-collo, e del 60 per cento nei tumori polmonari. La cachessia, presente nel 50-80 per cento dei casi, e la sarcopenia, rilevata nel 20-70 per cento a seconda della sede tumorale, aggravano ulteriormente questa condizione, aumentando di 2,6 volte il tasso di mortalità, triplicando il rischio di complicanze e prolungando del 30 per cento la durata della degenza, con un impatto stimato di oltre 1,5 miliardi di euro annui sui costi del sistema sanitario nazionale (SSN) dovuto a ritardi nelle dimissioni, re-ricoveri e complicanze evitabili;
le allergie alimentari sono un problema crescente in Italia, con stime che indicano che circa il 6-8 per cento della popolazione adulta e il 10 per cento dei bambini soffrono di allergie alimentari. Le allergie più comuni includono quelle a latte, uova, noci, pesce e frutti di mare. Le reazioni avverse a questi alimenti possono portare a gravi complicazioni, richiedendo un approccio nutrizionale preciso e l’uso di alimenti speciali che siano sicuri per chi soffre di tali condizioni. È fondamentale che anche gli adulti allergici abbiano accesso a soluzioni alimentari sicure, così come i bambini, che spesso mostrano forme di allergia alimentare più complesse e difficili da gestire;
nonostante la crescente necessità, l’accesso agli alimenti a fini medici speciali in Italia è spesso ostacolato da difficoltà burocratiche e da un quadro normativo frammentato che varia da regione a regione. Inoltre, gli alimenti a fini medici speciali sono generalmente molto costosi e non sempre adeguatamente coperti dal Sistema Sanitario Nazionale (SSN), creando disparità nell’accesso alle cure nutrizionali necessarie per gestire le malattie metaboliche, oncologiche e le allergie alimentari.
Considerato che:
la disponibilità di alimenti a fini medici speciali costituisce una risorsa imprescindibile per i pazienti, tuttavia l’attuale contesto normativo, unitamente alle difficoltà economiche, impedisce a numerosi individui di accedere adeguatamente a tali prodotti. L’assenza di una regolamentazione uniforme tra le diverse regioni e la copertura parziale da parte del Servizio Sanitario Nazionale determinano disuguaglianze significative nell’accesso a queste risorse vitali, precludendo a molti pazienti il trattamento nutrizionale necessario;
la gestione delle malattie metaboliche rare, delle patologie oncologiche e delle allergie alimentari richiede un approccio nutrizionale altamente specializzato, capace di rispondere alle esigenze terapeutiche individuali e di prevenire potenziali effetti collaterali. Gli alimenti a fini medici speciali rappresentano una componente indispensabile di tale strategia terapeutica, e devono essere resi prontamente accessibili a tutti i pazienti che necessitano di un supporto nutrizionale specifico e mirato.
Impegna il Governo:
ad adottare misure volte a garantire che tutti i pazienti affetti da malattie metaboliche, oncologiche e da allergie alimentari possano accedere in modo tempestivo e sicuro agli alimenti a fini medici speciali, attraverso una revisione del quadro normativo che garantisca una copertura uniforme e adeguata a livello nazionale, prevedendo l’inclusione degli alimenti a fini medici speciali nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), affinché i pazienti possano usufruire di una copertura totale da parte del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) senza discriminazioni regionali o economiche, con il fine di rendere gli alimenti a fini medici speciali accessibili a tutte le persone che ne hanno necessità, sia adulti che bambini, e senza oneri economici insostenibili per le famiglie, prevedendo altresì l’avvio di programmi di sensibilizzazione e formazione per i professionisti sanitari, in modo da garantire una corretta prescrizione e gestione terapeutica, e un’azione di monitoraggio continuo per verificare l’efficacia di tali interventi e l’accesso uniforme ai trattamenti nutrizionali specializzati.
G/1689 Sez I/13/10
La 10ª Commissione, in sede di esame del disegno di legge n. 1689, recante Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2026 e bilancio pluriennale per il triennio 2026-2028.
Premesso che:
l’articolo 64 prevede che dall’anno 2026 vengono stanziati 238 milioni di euro annui destinati al raffrozamento della prevenzione;
il tumore gastrico rappresenta una delle neoplasie a prognosi più severa sia a livello mondiale sia nazionale;
in Italia si registrano ogni anno circa 15.000 nuove diagnosi, con una prevalenza maggiore nel sesso maschile e un’età media di insorgenza superiore ai 65 anni;
la sopravvivenza a cinque anni, nonostante i progressi terapeutici, rimane inferiore al 35 per cento, principalmente a causa della diagnosi tardiva, spesso in fase localmente avanzata o metastatica, con un impatto clinico, sociale ed economico rilevante;
la determinazione di specifici marcatori immunoistochimici (quali HER2, PD-L1, MMR, Claudina 18.2, FGFR2b) ha reso possibile individuare strategie terapeutiche mirate e personalizzate, ma l’accesso ai test diagnostici necessari permane disomogeneo, dipendendo dalle risorse regionali disponibili;
questa situazione determina significative disparità territoriali e ostacola la piena implementazione della medicina di precisione nel carcinoma gastrico avanzato;
nelle more dell’aggiornamento dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) si rende quindi necessario adottare misure ad hoc che garantiscano un accesso uniforme alle indagini immunoistochimiche e ai percorsi terapeutici più appropriati per i pazienti affetti da carcinoma gastrico avanzato;
impegna il Governo:
a valutare l’opportunità di destinare quota parte delle risorse previste dall’articolo 64, per la diagnostica istopatologica del carcinoma gastrico avanzato, finalizzato a sostenere l’erogazione presso le strutture del Servizio Sanitario Nazionale delle principali indagini immunoistochimiche necessarie, anche attraverso criteri di riparto e sistemi di monitoraggio che assicurino equità di accesso su tutto il territorio nazionale, e di procedere alla revisione del nomenclatore tariffario delle prestazioni del Servizio Sanitario Nazionale, al fine di adeguare le tariffe alle innovative tecnologie e metodiche impiegate nelle indagini immunoistochimiche e garantire così la sostenibilità e l’appropriatezza dei livelli di erogazione su tutto il territorio nazionale.
G/1689 Sez I/14/10
Castellone, Guidolin, Mazzella
La 10a Commissione, in sede di esame del disegno di legge recante “Bilancio dello Stato di previsione per l’anno finanziario 2026 e bilancio pluriennale per il triennio 2026-2028”, premesso che l’articolo 64 prevede misure di prevenzione tra cui il potenziamento dello screening mammografico, screening per il tumore del colon-retto, screening polmonare e risorse all’ulteriore potenziamento delle misure di prevenzione;
considerato che il Fondo per i test di Next-Generation Sequencing, per la diagnosi delle malattie rare istituito ai sensi dell’articolo 1, comma 684, della legge 30 dicembre 2021, n. 234, con una dotazione pari a 5 milioni di euro per ciascuno degli anni 2022 e 2023 e rifinanziato successivamente con le leggi di bilancio 2024 e 2025 di 1 milione di euro;
il Next Generation Sequencing (NGS) è un insieme di tecnologie moderne che permettono di leggere la sequenza del DNA e dell’RNA in modo più rapido ed economico rispetto alle tecniche precedenti. Invece di sequenziare una molecola alla volta, l’NGS legge milioni di sequenze di DNA contemporaneamente in parallelo, consentendo di analizzare l’intero genoma o ampi pannelli di geni in tempi ridotti. Questa capacità lo rende fondamentale per la ricerca genetica, la diagnostica delle malattie ereditarie e oncologiche e la medicina personalizzata;
la profilazione genica rappresenta una delle più importanti innovazioni per la personalizzazione delle terapie per i pazienti oncologici e che richiede adeguate risorse. Risulta oggi indispensabile garantire in tutto il Paese equità di accesso per i pazienti oncologici ai test NGS di profilazione genomica dei tumori per i quali ne è riconosciuta evidenza e appropriatezza, al fine di garantire il diritto alla più efficace terapia;
impegna il Governo:
a prevedere anche per l’anno 2026 specifiche risorse per la profilazione genica, che rappresenta una delle più importanti innovazioni per la personalizzazione delle terapie per i pazienti oncologici.
G/1689 Sez I/15/10
Mazzella, Castellone, Guidolin
La 10a Commissione in sede di esame del disegno di legge recante “Bilancio dello Stato di previsione per l’anno finanziario 2026 e bilancio pluriennale per il triennio 2026-2028” premesso che l’articolo 64 prevede misure di prevenzione tra cui il potenziamento dello screening mammografico, screening per il tumore del colon-retto, screening polmonare e risorse all’ulteriore potenziamento delle misure di prevenzione;
considerato che
le Pancreas Units sono centri specializzati nella cura dei tumori del pancreas con una struttura organizzativa multidisciplinare, individuata attraverso una selezione dei centri in base al volume e alla qualità delle prestazioni, che, sulla base di un percorso diagnostico, terapeutico e assistenziale standardizzato e focalizzato sul paziente, consenta un approccio integrato alle neoplasie del pancreas e della regione periampollare, con l’obiettivo di migliorare la qualità dei servizi e dei risultati clinici;
impegna il Governo:
a definire specifiche le linee guida per la realizzazione delle Pancreas Units, al fine di:
- a) stabilire criteri di volume minimo di prestazioni e specifici servizi clinici da erogare;
- b) stabilire criteri standarde bacino di utenza per la realizzazione delle Pancreas Units presso le aziende ospedaliere territoriali, in modo da coprire tutte le aree del territorio nazionale;
- c) stabilire i criteri per determinare le competenze professionali del team multidisciplinare con riferimento al tumore e alle altre neoplasie pancreatiche, al fine di garantire un’assistenza completa al paziente oncologico nel processo di prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione;
- d) determinare percorsi integrati multidisciplinari e cure personalizzate al fine di ottimizzare il percorso diagnostico e terapeutico;
- e) disporre criteri rigorosi di selezione dei centri al fine di garantire i migliori esiti, che devono combinarsi con la programmazione sanitaria delle regioni e delle province autonome di Trento e di Bolzano e impedire la forte sperequazione regionale nell’accesso alle cure.
a promuovere campagne di sensibilizzazione a carattere nazionale e regionale sulle problematiche relative alla diagnosi precoce del tumore al pancreas e dirette, in particolare, a diffondere una maggiore conoscenza dei sintomi della suddetta patologia e a promuovere il ricorso ai medici di medicina generale e ai medici specialisti al fine di favorire una diagnosi precoce.
G/1689 Sez I/16/10
Castellone, Guidolin, Mazzella
La 10a Commissione, in sede di esame del disegno di legge recante “Bilancio dello Stato di previsione per l’anno finanziario 2026 e bilancio pluriennale per il triennio 2026-2028”, premesso che l’articolo 70 prevede assunzioni personale del ruolo sanitario per il Servizio sanitario nazionale fine di garantire la riduzione delle liste di attesa nel limite di spesa complessivo di euro 450.000.000 annui a decorrere dall’anno 2026;
il report della Corte dei Conti del 2025 “Quaderno n. 4 La Sanità in cammino per il cambiamento” ha analizzato lo stato del Servizio sanitario nazionale e delle sue prospettive di riforma evidenziando alcune criticità strutturali.
la Corte segnala disaffezione verso il servizio pubblico, carenza di nuove adesioni ai corsi per le professioni sanitarie e fuga all’estero dei medici giovani. Fenomeni che aggravano il problema del ricambio generazionale e rendono urgente un ripensamento delle politiche di formazione e incentivazione. In particolare, si rilevano problemi di attrattività di diverse specializzazioni, e una riduzione della motivazione vocazionale per determinate professioni sanitarie. Le difficoltà sono evidenti in alcune specializzazioni mediche e professioni sanitarie. Alcune specialità faticano ad attrarre candidati rispetto a quelle che offrono migliori opportunità nel settore privato o come liberi professionisti. Ad esempio, campi come Medicina d’Emergenza, Medicina di Comunità e delle cure primarie, e Malattie Infettive e Tropicali hanno il maggior numero di posti vacanti. La Medicina di Comunità e delle cure primarie è passata dal 62,8 per cento nel 2020/21 a solo il 10,1 per cento nel 2022/23, un calo drastico che evidenzia la difficoltà nel coprire i posti disponibili per una specializzazione fondamentale per il sistema sanitario nazionale. Anche la Medicina d’Emergenza ha subito un calo, passando dal 36,6 per cento al 25,1 per cento. Le discipline legate alla Geriatria, alla Medicina Interna e alla Nefrologia, che sono essenziali per una popolazione che invecchia, hanno anch’esse registrato un calo: Le specializzazioni come Microbiologia e Virologia e Patologia Clinica, fondamentali per la diagnosi e il trattamento delle malattie, hanno tassi di copertura ancora più bassi. Microbiologia e Virologia è passata dal 23,4 per cento al 10,3 per cento, mentre Patologia Clinica è scesa dal 27,3 per cento al 14,2 per cento;
valutato che il rapporto Agenas “Il personale del Servizio Sanitario Nazionale” pubblicato a settembre 2025 analizza la situazione attuale e le prospettive future di medici, infermieri, operatori socio-sanitari e professionisti dell’assistenza primaria (su dati 2023);
il rapporto Agenas evidenzia che in tale contesto affrontare i bisogni sanitari della popolazione assicurando i livelli qualitativi di assistenza non potrà prescindere dalla disponibilità di un congruo numero di medici e di altri professionisti sanitari. Occorre un’accurata pianificazione volta al corretto bilanciamento delle varie figure professionali, ad una distribuzione territoriale corrispondente a quella della popolazione e una diversificazione proporzionale all’incidenza attesa delle diverse forme nosografiche;
dal confronto con le medie EU emerge che attualmente il personale sanitario italiano rapportato alla popolazione è caratterizzato da un numero complessivo di medici superiore alla media europea e da un numero di infermieri insufficiente. “Il protrarsi del blocco delle assunzioni, interrompendo la regolare alimentazione dei ruoli, ha determinato l’innalzamento dell’età media del personale e il conseguente fenomeno della “gobba pensionistica“” Permane un numero elevato di borse non assegnate in specializzazioni di elevata utilità sociale (per es. Medicina Emergenza Urgenza, Anestesia e Rianimazione, Radioterapia, Microbiologia e Virologia) confermando così i dati della Corte dei Conti;
la carenza di specialisti in sanità compromette la qualità dell’assistenza sanitaria, aumenta i carichi di lavoro per i professionisti e allunga i tempi di attesa nei reparti e nei Pronto Soccorso. Per affrontare questo problema, è essenziale un intervento strategico per aumentare la formazione di nuovi professionisti come: Medicina Emergenza Urgenza, Anestesia e Rianimazione, Medicina di Comunità e delle cure primarie, geriatria e medicina interna. Sarebbe necessario prevedere per un piano straordinario di assunzioni di personale medico e sanitario per il rafforzamento dei Dipartimenti di Emergenza Urgenza e Accettazione e al fine di ridurre le liste di attesa e di garantire la salute pubblica istituire un Fondo per il potenziamento dei pronto soccorso. Inoltre, allo scopo di garantire la salute pubblica, la sicurezza e l’incolumità del personale esercente la professione sanitaria e socio-sanitaria, sarebbe auspicabile creare un Fondo per un piano straordinario di assunzioni di personale della Polizia di Stato dedicato al rafforzamento della sicurezza delle strutture sanitarie;
è necessario mettere al centro del sistema sanitario i medici e gli infermieri, aumentare i fondi destinati all’assunzione di nuovo personale,
impegna il Governo:
a prevedere una corretta programmazione a medio-lungo periodo di investimenti e adeguamenti economici per i professionisti sanitari, nonché aumentare i fondi destinati all’assunzione di nuovo personale superando il blocco delle assunzioni e affrontare così il problema delle liste d’attesa che richiede interventi di sistema per garantire un accesso equo e tempestivo alle cure.
G/1689 Sez I/17/10
La 10ª Commissione, in sede di esame del disegno di legge n. 1689, recante Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2026 e bilancio pluriennale per il triennio 2026-2028,
premesso che:
l’articolo 72 prevede, a partire dall’anno 2026, un incremento significativo delle risorse destinate alle cure palliative, al fine di migliorare l’assistenza ai malati terminali e ai pazienti con patologie croniche e dolorose;
la legge 15 marzo 2010, n. 38, recante Disposizioni per garantire l’accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore, ha introdotto misure fondamentali per l’integrazione della terapia del dolore e delle cure palliative, stabilendo un modello assistenziale coordinato e uniforme in tutto il territorio nazionale.
è necessario garantire che, accanto alle cure palliative, anche la terapia del dolore riceva il giusto riconoscimento e un adeguato finanziamento, al fine di rispondere alle esigenze di milioni di pazienti che vivono con sofferenze fisiche croniche e debilitanti.
l’articolo 72, pur prevedendo un aumento delle risorse, non specifica una distribuzione equilibrata tra le due aree cruciali dell’assistenza sanitaria: le cure palliative e la terapia del dolore.
Considerato che:
un finanziamento inadeguato o sbilanciato tra le due componenti, cure palliative e terapia del dolore, rischia di compromettere l’efficacia delle politiche sanitarie destinate a queste aree, che devono essere considerate in modo complementare e integrato, come stabilito dalla legge n. 38 del 2010;
la terapia del dolore è una componente fondamentale nell’assistenza sanitaria ai malati cronici e terminali, che necessita di risorse adeguate affinché sia assicurato l’accesso alle migliori pratiche e trattamenti, da attuarsi in modo uniforme su tutto il territorio nazionale;
la corretta ripartizione delle risorse tra le attività di cure palliative e la terapia del dolore permetterà di garantire una distribuzione equa e coerente dei fondi, con l’obiettivo di migliorare l’assistenza per tutti i pazienti che necessitano di supporto per il controllo del dolore e per una gestione integrata della malattia;
impegna il Governo a:
valutare l’opportunità inserire la terapia del dolore accanto alle cure palliative nella rubrica dell’articolo 72, ripartendo le risorse aggiuntive destinate al settore in misura paritaria tra le due aree, in conformità con quanto previsto dalla legge 15 marzo 2010, n. 38, al fine di garantire un finanziamento equilibrato, un accesso uniforme e una distribuzione omogenea delle risorse sul territorio nazionale, assicurando che l’incremento dei fondi sia utilizzato per potenziare l’assistenza, la formazione del personale, e la ricerca in entrambi gli ambiti.
G/1689 Sez I/18/10
La 10ª Commissione, in sede di esame del disegno di legge n. 1689, recante Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2026 e bilancio pluriennale per il triennio 2026-2028,
premesso che:
l’articolo 77 del presente disegno stanzia 2 milioni di euro per l’anno 2026 e 1 milione di euro dall’anno 2027 per l’implementazione delle procedure per la generazione di buono dematerializzato per l’erogazione dei prodotti senza glutine a carico del Servizio sanitario nazionale;
la celiachia è una malattia autoimmune cronica, causata dall’ingestione di glutine in soggetti geneticamente predisposti, e può determinare gravi danni all’intestino tenue in assenza di una corretta diagnosi e di una dieta appropriata;
secondo gli ultimi dati ufficiali dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS), in Italia vi sono oltre 250.000 persone diagnosticate celiache, a fronte di una stima epidemiologica che supera le 600.000 unità, e la prevalenza risulta essere in costante aumento;
il trattamento della celiachia prevede l’esclusione totale e permanente del glutine dalla dieta, unica terapia efficace e ad oggi riconosciuta per evitare complicanze cliniche, in linea con quanto previsto dalla legge 4 luglio 2005, n. 123 e dai Livelli Essenziali di Assistenza (LEA);
nei contesti di ristorazione collettiva, quali mense scolastiche, universitarie, ospedaliere, aziendali e sociosanitarie, è essenziale garantire pari accesso a un’alimentazione sicura e nutrizionalmente adeguata anche per le persone affette da celiachia, tutelando il diritto alla salute e all’inclusione alimentare;
la mancata previsione di offerte senza glutine all’interno dei servizi di ristorazione collettiva può costituire un fattore discriminatorio nei confronti degli utenti affetti da celiachia, con potenziali ricadute negative sul piano sanitario, educativo e sociale;
l’inserimento, nei capitolati tecnici di gara per l’affidamento dei servizi di ristorazione collettiva, di criteri premianti per gli operatori economici che includano prodotti senza glutine certificati all’interno del proprio menù rappresenta una misura idonea a promuovere comportamenti virtuosi, favorendo la qualità del servizio e la personalizzazione dell’offerta nutrizionale, in linea con i principi di equità e salute pubblica;
tale previsione, se ben formulata, non costituisce una limitazione della concorrenza, ma anzi contribuisce a valorizzare le imprese che dimostrano attenzione alla sostenibilità sociale e all’inclusività alimentare, in coerenza con quanto previsto dall’articolo 108 del Codice dei Contratti Pubblici, decreto legislativo 31 marzo 2023, n. 36, che consente la possibilità di individuare criteri premiali.
impegna il Governo
a valutare l’opportunità di promuovere l’introduzione, nei capitolati tecnici relativi alle gare d’appalto per i servizi di ristorazione collettiva gestiti da soggetti pubblici, di criteri premianti volti ad attribuire un punteggio tecnico aggiuntivo alle offerte che includano, in modo strutturale e certificato, la disponibilità di prodotti alimentari senza glutine, in coerenza con i principi di tutela del diritto alla salute, all’inclusione sociale, alla non discriminazione e alla qualità del servizio, garantendo al contempo il rispetto dei principi di concorrenza, proporzionalità e parità di trattamento previsti dalla normativa in materia di appalti pubblici.
G/1689 Sez I/19/10
La 10ª Commissione, in sede di esame del disegno di legge n. 1689, recante Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2026 e bilancio pluriennale per il triennio 2026-2028,
premesso che:
l’articolo 77 del presente disegno stanzia 2 milioni di euro per l’anno 2026 e 1 milione di euro dall’anno 2027 per l’implementazione delle procedure per la generazione di buono dematerializzato per l’erogazione dei prodotti senza glutine a carico del Servizio sanitario nazionale;
la celiachia è una malattia autoimmune che colpisce soggetti geneticamente predisposti a seguito dell’assunzione di glutine, proteina presente in cereali quali grano, orzo, segale e derivati. La patologia, riconosciuta come malattia sociale dalla legge 4 luglio 2005, n. 123, impone una dieta priva di glutine per l’intero arco della vita al fine di evitare complicazioni cliniche anche gravi;
secondo i dati contenuti nell’ultima Relazione annuale al Parlamento sulla celiachia del 2023 redatta dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS), in Italia sono attualmente oltre 250.000 le persone diagnosticate, a fronte di una stima epidemiologica di circa 600.000 casi, con un trend di crescita costante legato a un miglioramento della capacità diagnostica e all’aumento della consapevolezza tra medici e cittadini;
la dieta senza glutine rappresenta ad oggi l’unica terapia disponibile e riconosciuta per garantire alle persone affette da celiachia una condizione di salute ottimale e per prevenire danni a lungo termine; tale regime alimentare, tuttavia, comporta oneri economici significativamente superiori rispetto alla dieta ordinaria: i prodotti alimentari privi di glutine certificati presentano prezzi che, in media, sono da tre a cinque volte maggiori rispetto ai corrispettivi contenenti glutine;
per compensare tale disparità e tutelare il diritto alla salute delle persone celiache, lo Stato prevede l’erogazione mensile di buoni per l’acquisto di alimenti senza glutine, differenziati per fasce d’età, attualmente disciplinati nell’ambito dei livelli essenziali di assistenza (LEA) e delle relative intese con le Regioni;
tuttavia, il valore dei buoni attualmente riconosciuto risulta non adeguato a fronte dell’aumento del costo dei prodotti e dell’inflazione generale che ha investito il settore alimentare negli ultimi anni, rendendo insufficiente il contributo mensile a coprire il reale fabbisogno nutrizionale delle persone affette da celiachia, con il rischio di determinare un danno alla salute o di obbligare tali soggetti ad affrontare spese non sostenibili;
inoltre, si rileva che la spendibilità dei buoni è oggi limitata a esercizi convenzionati, prevalentemente della grande distribuzione, escludendo di fatto panetterie, pasticcerie, laboratori artigianali e negozi specializzati di prossimità che, pur operando nel rispetto delle normative sanitarie e in possesso delle necessarie certificazioni per la produzione di alimenti senza glutine, non possono essere inclusi nel circuito di utilizzo dei buoni;
questa restrizione limita la libertà di scelta delle persone affette da celiachia, penalizza l’accesso a prodotti artigianali di qualità, e disincentiva lo sviluppo di microimprese locali che investono in sicurezza alimentare e nella produzione gluten free certificata;
tale situazione si configura come una disparità non giustificata e rappresenta un ostacolo al pieno godimento del diritto alla salute e alla parità di trattamento, oltre a contrastare con i principi di equità e prossimità nella distribuzione dei servizi sociosanitari nonché con i principi di concorrenza;
impegna il Governo:
a valutare l’opportunità di procedere a una revisione complessiva del sistema di erogazione dei buoni per l’acquisto di alimenti senza glutine destinati alle persone affette da celiachia, sia sotto il profilo dell’adeguamento del valore mensile in relazione all’aumento del costo dei prodotti e ai fabbisogni reali dei beneficiari, sia sotto il profilo della estensione della loro spendibilità anche presso panetterie, pasticcerie e botteghe artigianali in possesso delle necessarie certificazioni per la produzione di alimenti privi di glutine, al fine di garantire una maggiore equità, libertà di scelta e inclusione territoriale, nel rispetto delle norme igienico-sanitarie e dei requisiti di sicurezza alimentare previsti dalla normativa vigente nonché del principio di concorrenza.
G/1689 Sez I/20/10
Castellone, Guidolin, Mazzella
La 10a Commissione in sede di esame del disegno di legge recante “Bilancio dello Stato di previsione per l’anno finanziario 2026 e bilancio pluriennale per il triennio 2026-2028” premesso che l’articolo 93 prevede misure in materia di monitoraggio della spesa sanitaria ed è diretta a potenziare gli strumenti di monitoraggio concernenti l’efficiente utilizzo delle risorse del settore sanitario;
considerato che dal sito dell’Istituto Superiore di Sanità si legge che negli ultimi venti anni la frequenza del parto cesareo è molto aumentata in Italia: si è passati da 11,2 per cento nel 1980 a 33,2 per cento nel 2000. Questo valore risulta molto più elevato rispetto ai valori degli altri paesi europei (per esempio 21,5 per cento in Inghilterra e Galles, 17,8 per cento in Spagna, 15,9 per cento in Francia) e del 10-15 per cento rispetto a quanto raccomandato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Esiste, inoltre, una notevole variabilità regionale, con un minimo di 18,7 per cento nella Provincia di Bolzano e un massimo di 53,4 per cento in Campania nel 2000. I maggiori aumenti si sono osservati nell’Italia del Sud (da 8,5 per cento del 1980 a 53,4 per cento nel 2000 in Campania e da 7,1 per cento a 37,6 per cento in Calabria). Valori più elevati di ricorso al taglio cesarei e incrementi maggiori negli anni si sono riscontrati nelle cliniche private.
sul sito dell’ISS si sottolinea che “per quanto riguarda il taglio cesareo e, in generale l’assistenza in gravidanza e al parto, l’aumento in Italia del ricorso a una serie di procedure la cui utilità non è basata su evidenze scientifiche e non è sostenuta da un reale aumento delle condizioni di rischio. Il loro utilizzo è spesso totalmente indipendente dalle caratteristiche socio-demografiche delle donne e dalle loro condizioni fisiche ed è invece associato principalmente alla disponibilità delle strutture coinvolte e alla loro organizzazione. Tutto ciò deve portarci a riflettere sui motivi che hanno determinato questo fenomeno e a cercare di individuare interventi per invertire questa tendenza.”
valutato che è importante determinare se i parti cesarei sono giustificati da problemi fetali, materni o da un cesareo pregresso, oppure se sono stati effettuati per altre ragioni visti gli elevati tassi di cesareo che si registrano in alcune aree in Italia;
impegna il Governo a favorire scelte consapevoli e condivise sul parto incentivando il parto naturale e limitando, anche attraverso una revisione delle tariffe, il ricorso al taglio cesareo unicamente ai casi di effettiva necessità clinica e ridurre così l’attuale disparità di rimborso tra parto naturale e parto cesareo.
MARTEDÌ 4 NOVEMBRE 2025
349ª Seduta
Presidenza del Presidente
Interviene il ministro della salute Schillaci.
La seduta inizia alle ore 14,35.
IN SEDE CONSULTIVA
(1689) Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2026 e bilancio pluriennale per il triennio 2026-2028
– (Tab. 2) Stato di previsione del Ministero dell’economia e delle finanze per l’anno finanziario 2026 e per il triennio 2026-2028 (limitatamente alle parti di competenza)
– (Tab. 4) Stato di previsione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali per l’anno finanziario 2026 e per il triennio 2026-2028
– (Tab. 15) Stato di previsione del Ministero della salute per l’anno finanziario 2026 e per il triennio 2026-2028
(Rapporti alla 5a Commissione. Esame e rinvio)
Il PRESIDENTE fornisce alcune indicazioni di carattere procedurale, con particolare riferimento al regime di proponibilità di ordini del giorno ed emendamenti.
Rammenta quindi che il termine per la presentazione di ordini del giorno ed emendamenti è già stato posto alle ore 17 di oggi.
Intervenendo poi in qualità di relatore, il presidente ZAFFINI (FdI) segnala, in primo luogo, che gli articoli 4 e 58, comma 1, recano agevolazioni del regime tributario sugli incrementi retributivi dei lavoratori di fonte contrattuale, su alcuni emolumenti retributivi, costituiti da premi di risultato e da forme di partecipazione agli utili d’impresa, e sugli emolumenti accessori dei dipendenti pubblici.
L’articolo 5 incrementa da 8 a 10 euro il valore monetario non imponibile dei “buoni pasto” elettronici corrisposti dal datore di lavoro ai propri dipendenti.
Gli articoli 37, 48 e 49 prevedono forme di esonero dei contributi di previdenza sociale, in relazione alle fattispecie di stipulazione di contratti di lavoro a tempo indeterminato, di assunzione di lavoratrici madri di almeno tre figli minorenni e di trasformazione a tempo parziale del contratto di lavoro.
L’articolo 38 prevede la soppressione della sospensione periodica di un mese dell’Assegno di inclusione e, al fine della compensazione finanziaria, riduce il fondo per il sostegno alla povertà e per l’inclusione attiva.
L’articolo 39 definisce i termini di proroga, per l’anno 2026, dell’istituto dell’APE sociale.
L’articolo 40 reca un complesso di misure specifiche in materia di ammortizzatori sociali.
L’articolo 41 incrementa sia la misura mensile dell’incremento delle maggiorazioni sociali previsto per alcune categorie di pensionati sia il limite di reddito per il diritto all’incremento medesimo.
L’articolo 42 dispone un incremento, con decorrenza dal 1° gennaio 2027, dei requisiti per il trattamento pensionistico del personale delle Forze armate, delle Forze di polizia a ordinamento civile e militare e del Corpo nazionale dei vigili del fuoco. L’incremento è stabilito nella misura di tre mesi e si aggiunge alle misure di elevamento generale dei requisiti per l’accesso al trattamento pensionistico stabilite dal successivo articolo 43, commi da 1 a 9 e 11. Questi ultimi intervengono, in via generale, in materia di incremento dei requisiti anagrafici e contributivi di accesso al pensionamento, incremento che, a normativa vigente, dovrebbe trovare applicazione dal 2027 nella misura di tre mesi. Si dispone che tale incremento sia applicato nella misura di un mese limitatamente al 2027 e che trovi invece piena applicazione dal 2028. Inoltre, si dispone che l’incremento non sia applicato ai lavoratori che svolgono attività particolarmente gravose o usuranti. I commi in esame, insieme con il successivo articolo 44, ridefiniscono anche i termini dilatori per la corresponsione dei trattamenti di fine rapporto o di fine servizio per i dipendenti pubblici.
Il comma 10 dell’articolo 43 estende l’ambito di applicabilità di un incentivo per la prosecuzione dell’attività lavorativa da parte di lavoratori dipendenti, pubblici e privati, rientranti in alcune fattispecie di conseguimento dei requisiti per il trattamento pensionistico anticipato.
L’articolo 45 concerne il rafforzamento degli investimenti in infrastrutture da parte delle forme pensionistiche complementari.
L’articolo 46 definisce i termini di applicazione per l’anno 2026 di una misura di integrazione al reddito per le lavoratrici madri di più figli minorenni.
L’articolo 47 reca due modifiche alla disciplina del calcolo dell’Indicatore della situazione economica equivalente (ISEE) del nucleo familiare; le modifiche sono poste con efficacia per alcuni degli istituti per i quali rileva l’ISEE; una prima modifica concerne i termini di inclusione dell’eventuale abitazione di proprietà nel computo dell’indicatore della situazione patrimoniale; la seconda modifica concerne il parametro della scala di equivalenza.
Il comma 1 dell’articolo 50 estende l’ambito di applicazione dei congedi parentali dei lavoratori dipendenti; l’ampliamento concerne l’applicabilità anche con riferimento ai figli di età compresa tra i 12 e i 14 anni e, in caso di adozione, nazionale o internazionale, o di affidamento, con riferimento ai minori fino al quattordicesimo anno di ingresso nella famiglia, anziché fino al dodicesimo anno.
Il successivo comma 2 modifica la disciplina dei congedi dei lavoratori dipendenti per malattia dei figli di età superiore a tre anni; la novella eleva da cinque a dieci giorni lavorativi all’anno il limite di tali congedi fruibili da ciascun genitore ed estende l’applicabilità dell’istituto con riferimento ai minori di età compresa tra 8 e 14 anni.
L’articolo 53 dispone l’istituzione del Fondo per il finanziamento delle iniziative legislative a sostegno del ruolo di cura e di assistenza del caregiver familiare, con una dotazione di 1,15 milioni per il 2026 e di 207 milioni annui a decorrere dal 2027.
Misure specifiche in favore delle lavoratrici madri, delle attività socio-educative per i minori, delle pari opportunità, delle donne vittime di violenza e del sostegno abitativo dei genitori separati o divorziati sono poste dagli articoli 51, 52, 54, 55 e 56.
L’articolo 63, comma 1, prevede l’incremento del livello del finanziamento del fabbisogno sanitario nazionale standard cui concorre lo Stato in misura pari a 2.400 milioni per il 2026 e 2.650 milioni annui a decorrere dal 2027. Tale incremento è utilizzato da altre disposizioni del disegno di legge, che in linea di massima verranno qui ricordate di seguito. Il comma 2 destina, a decorrere dal 2026, una quota di risorse pari a 100 milioni annui al finanziamento delle spese per Alzheimer e altre patologie di demenza senile.
Il successivo comma 5 destina una quota di risorse pari a 206 milioni per il 2026, 17 milioni per il 2027 e 60 milioni annui a decorrere dal 2029 all’incremento delle disponibilità per il perseguimento degli obiettivi sanitari di carattere prioritario e di rilievo nazionale.
L’articolo 64 definisce alcune quote di spesa destinate ad attività di prevenzione sanitaria, con particolare riferimento alle tipologie di intervento ivi contemplate.
L’articolo 65 dispone la destinazione di una quota del fabbisogno sanitario nazionale standard, a decorrere dal 2026, per la realizzazione degli obiettivi e delle azioni strategiche definiti nel Piano nazionale di azioni per la salute mentale 2025-2030. Nel triennio 2026-2028, una quota pari al 30 per cento di tali risorse è indirizzata alle azioni di prevenzione previste nel PANSM. La ripartizione tra le regioni viene effettuata con decreto del Ministro della salute, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze e sentita la Conferenza Stato-Regioni, che disciplina anche il monitoraggio delle azioni strategiche definite nel PANSM. Infine, nell’ambito delle risorse previste dal comma 1 del presente articolo 65, viene previsto l’impiego di 30 milioni annui per l’assunzione a tempo indeterminato di personale dei ruoli sanitario e socio-sanitario da destinare ai servizi di salute mentale delineati nel PANSM.
L’articolo 66 prevede un incremento di 10 milioni annui, a decorrere dal 2026, della quota destinata al funzionamento degli istituti zooprofilattici sperimentali nell’ambito del Fondo sanitario nazionale.
L’articolo 67 dispone l’aumento a decorrere dal 2027, da 650 a 1.000 milioni, della spesa annuale destinata all’aggiornamento delle tariffe massime per la remunerazione delle prestazioni di assistenza ospedaliera per acuti erogate in regime di ricovero ordinario e diurno.
Inoltre, una quota del fabbisogno sanitario nazionale standard, pari a 100 milioni per il 2026 e 183 milioni annui a decorrere dal 2027, viene vincolata per assicurare al SSN le risorse necessarie all’aggiornamento delle tariffe massime per la remunerazione delle prestazioni di assistenza specialistica ambulatoriale e di assistenza protesica.
L’articolo 68 dispone che, in attuazione delle previsioni di cui all’articolo 1, comma 406-bis, della legge di bilancio 2018, e tenuto conto dell’esito della relativa sperimentazione, i servizi resi dalle farmacie a norma del decreto legislativo n. 153 del 2009, siano stabilmente integrati nel Servizio sanitario nazionale. Pertanto le farmacie pubbliche e private operanti in convenzione con il Servizio sanitario nazionale sono riconosciute come strutture eroganti prestazioni sanitarie e socio-sanitarie ai sensi del D.P.C.M. sui LEA del 12 gennaio 2017, anche in sinergia con gli altri professionisti sanitari. Viene poi stabilito che, per le ulteriori prestazioni assistenziali, eventualmente da erogarsi da parte delle farmacie convenzionate con il SSN rispetto a quanto disciplinato dall’articolo 18 dell’Accordo collettivo nazionale per la disciplina dei rapporti con le farmacie pubbliche e private, il Ministero della salute adotta linee guida sui requisiti necessari. Per tali finalità sono vincolati 50 milioni annui a decorrere dal 2026 nell’ambito del fabbisogno sanitario nazionale standard.
La remunerazione dei servizi di cui al comma 1 viene definita dalle regioni e province autonome nell’ambito degli accordi integrativi regionali. Regioni e province autonome sono inoltre tenute a rendicontare al Ministero della salute l’utilizzo delle risorse e i volumi di attività erogati.
Per le finalità di cui all’articolo in esame viene infine rimessa a un decreto ministeriale la disciplina delle modifiche alle procedure delle prescrizioni mediche dematerializzate nell’ambito del Sistema tessera sanitaria, nonché delle relative erogazioni, fatte salve le modalità già operative per l’assistenza farmaceutica.
I commi da 1 a 4 dell’articolo 69 prevedono un incremento delle risorse stanziate per l’elevamento, da parte dei contratti collettivi nazionali di lavoro, della misura di alcune indennità, relative alle seguenti categorie di personale sanitario e socio-sanitario, dipendente dagli enti e aziende del Servizio sanitario nazionale: medici e medici veterinari; infermieri; dirigenti sanitari inquadrati nei profili diversi da quelli di medico e medico veterinario; personale appartenente alle professioni sanitarie della riabilitazione, della prevenzione, tecnico-sanitarie e di ostetrica e alla professione di assistente sociale, nonché operatori socio-sanitari.
Il successivo comma 5 eleva, per l’anno 2026, i limiti di spesa lorda per la remunerazione secondo particolari maggiorazioni, ammesse in via transitoria – secondo la disciplina già vigente e che cessa al termine del medesimo anno 2026 – rispetto alle maggiorazioni contrattuali, delle prestazioni aggiuntive dei dirigenti medici e del personale sanitario del comparto sanità, dipendenti dagli enti e aziende del Servizio sanitario nazionale.
Il comma 1 dell’articolo 70 prevede, nel limite complessivo di 450 milioni di euro annui, decorrenti dall’anno 2026, la possibilità di assunzioni a tempo indeterminato di personale sanitario, da parte degli enti e aziende del Servizio sanitario nazionale, in deroga ai limiti di spesa vigenti per il personale del Servizio sanitario regionale; lo stanziamento in esame concerne anche le regioni a statuto speciale. Il successivo comma 3 prevede che le regioni possano elevare, rispetto al limite già vigente, l’importo della spesa per il personale del Servizio sanitario regionale, nella misura massima di incremento pari al 3 per cento dell’incremento del fondo sanitario regionale rispetto al relativo esercizio precedente.
L’articolo 71 prevede che le regioni possano incrementare in via sperimentale, in ciascuno degli anni 2026-2029, l’ammontare della componente variabile dei fondi per la retribuzione delle condizioni di lavoro e dei fondi per la retribuzione di risultato della dirigenza dell’area sanità nonché dei fondi inerenti alla premialità e alle condizioni di lavoro del personale del comparto sanità, all’esclusivo fine dell’impiego delle relative risorse aggiuntive, da parte della contrattazione integrativa, per il riconoscimento di emolumenti accessori ai medici, agli infermieri, agli assistenti infermieri e agli operatori sociosanitari assegnati ai servizi di pronto soccorso. L’incremento è ammesso nella misura massima di 1 punto percentuale rispetto alla componente stabile dei fondi medesimi.
L’articolo 72 incrementa di 20 milioni annui, a decorrere dal 2026, le risorse previste per l’accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore.
L’articolo 73, comma 1, interviene sull’articolo 1, comma 283, della legge di bilancio 2025, concernente il fondo per i farmaci innovativi, stabilendo che alle risorse di tale fondo accedono, dal 1° gennaio 2026, anche quelle autonomie territoriali speciali che, in via generale, provvedono al finanziamento della spesa sanitaria corrente in via autonoma.
L’articolo 74 estende agli anni 2025 e 2026 le modalità transitorie per l’assegnazione delle quote premiali accantonate a valere sul finanziamento del Servizio sanitario nazionale a favore delle regioni che abbiano introdotto misure idonee a garantire l’equilibrio di bilancio.
L’articolo 76 prevede che l’AIFA, con cadenza annuale, provveda alla revisione e all’aggiornamento del Prontuario farmaceutico nazionale dei medicinali erogabili a carico del Servizio sanitario nazionale, ai fini della razionalizzazione della spesa. È attribuita all’AIFA la facoltà di prevedere, per i medicinali esclusi dal Prontuario, misure transitorie volte a garantire la continuità terapeutica dei pazienti già in trattamento.
L’articolo 77 disciplina una modalità di buoni dematerializzati per prodotti per celiaci.
L’articolo 78, comma 1, incrementa, a decorrere dall’anno 2026, il tetto della spesa farmaceutica per acquisti diretti dello 0,20 per cento e il tetto della spesa farmaceutica convenzionata dello 0,05 per cento; il comma 3 sopprime la quota finora dovuta dalle aziende farmaceutiche alle regioni, a valere sul prezzo di vendita al pubblico dei medicinali erogati in regime di Servizio sanitario nazionale.
L’articolo 79 incrementa da 20 a 70 milioni di euro annui il limite massimo di finanziamento previsto in favore dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù. L’elevamento è disposto con efficacia già dall’anno 2025.
L’articolo 80 innalza al 4,6 per cento, a decorrere dal 2026, il tetto nazionale di spesa per i dispositivi medici. Altre misure specifiche sul governo dei dispositivi medici sono poste dagli articoli 86 e 87.
L’articolo 81 incrementa il limite di spesa regionale per l’acquisto di prestazioni sanitarie da soggetti privati accreditati per l’assistenza specialistica ambulatoriale e per l’assistenza ospedaliera nella misura di 1 punto percentuale a decorrere dall’anno 2026. In seguito a tale elevamento, il limite è pari al valore della medesima spesa regionale, incrementato di 6,5 punti percentuali.
L’articolo 82 reca uno stanziamento di 20 milioni di euro per il 2026, al fine dell’avvio di una specifica progettualità per alcune strutture ospedaliere.
L’articolo 85 reca uno stanziamento di 20 milioni, per il 2026, in favore dell’Agenas, al fine del potenziamento dei servizi di telemedicina.
L’articolo 90, comma 1, al fine di assicurare l’assistenza dei bambini affetti da malattia oncologica, incrementa il fondo di cui all’articolo 1, comma 338, della legge di bilancio 2018 di 2 milioni annui per il triennio 2026-2028. Il comma 2 riconosce alle persone con forme di epilessia farmacoresistente la condizione soggettiva di necessità di sostegno elevato o molto elevato.
L’articolo 93 concerne le modalità di monitoraggio della spesa sanitaria.
Gli articoli 125 e 126 stabiliscono i livelli essenziali delle prestazioni nella materia assistenza – al fine della successiva definizione, mediante criteri di federalismo fiscale, del sistema di finanziamento degli interventi delle regioni a statuto ordinario in materia -; l’articolo 124 conferma, per l’individuazione dei livelli essenziali di assistenza (LEA) nel settore sanitario, le disposizioni del D.P.C.M. 12 gennaio 2017, per le quali continuano a trovare applicazione le procedure di aggiornamento già previste dalla disciplina vigente. La definizione dei livelli essenziali di cui all’articolo 126 non concerne l’ambito dell’assistenza all’autonomia e alla comunicazione personale in favore degli alunni e studenti con disabilità, ambito oggetto del successivo articolo 127. Più in particolare, i commi 1 e 2 dell’articolo 126 prevedono, con decorrenza dall’anno 2027, l’istituzione di un sistema di garanzia dei livelli essenziali delle prestazioni di assistenza nel settore sociale (LEPS); a tale sistema – da attuare in ciascun ambito territoriale sociale (ATS) – è connesso il livello di spesa necessario a garantire progressivamente, a partire dall’anno 2027, i medesimi livelli essenziali delle prestazioni. Questi ultimi sono definiti nel citato comma 2. Il comma 6 reca, ad incremento delle risorse finanziarie già stabilite a legislazione vigente, uno stanziamento pari a 200 milioni di euro annui, con decorrenza dall’anno 2027.
Ha quindi la parola il ministro SCHILLACI, il quale si sofferma sulle linee di intervento di carattere strutturale maggiormente caratterizzanti il disegno di legge in esame relativamente alla materia sanitaria. In particolare, nota l’impegno volto all’aumento dell’efficienza della sanità pubblica, funzionale a preservarne il carattere universalistico. L’aumento delle risorse destinate alla sanità tiene conto delle implicazioni dell’invecchiamento della popolazione, che richiede un impiego razionale delle risorse.
Soggiunge che particolare impegno è dedicato allo sviluppo dei farmaci innovativi, al contrasto all’antibioticoresistenza, e alla prevenzione, specialmente riguardo all’area oncologica e alle relative attività di screening, nonché alle vaccinazioni. Ulteriori aree di intervento consistono nella realizzazione della rete delle farmacie dei servizi, necessaria a garantire un alto livello di prossimità dei presidi sanitari, nonché nella destinazione di risorse per i dispositivi sanitari, in un’ottica di superamento dei contenziosi.
Si sofferma successivamente sull’attuazione del Piano nazionale per la salute mentale, il quale costituisce una risposta a un disagio crescente, prevedendo particolare attenzione alla prevenzione e alla questione del personale. Il disegno di legge in esame destina risorse specifiche per l’Alzheimer e le demenze senili, nonché alle cure palliative, per la cui erogazione si richiede un impegno mirato da parte delle regioni.
Dopo aver ricordato le disposizioni in materia di terapie per le patologie oncologiche e per l’epilessia, pone in evidenza l’impegno nei confronti dell’abbattimento delle liste di attesa, che prevede il coinvolgimento delle strutture private convenzionate.
Segnala quindi le principali carenze riguardanti il personale medico, riguardanti in particolar modo alcune specialità, quali la medicina d’urgenza e l’anatomia patologica. A tale riguardo, la manovra prevede il superamento degli attuali limiti, al fine di permettere l’assunzione, da parte del sistema sanitario nazionale, di medici, nonché, in misura maggiore, di altri professionisti della sanità, particolarmente nell’ottica di superare la preoccupante insufficienza del personale infermieristico, rispetto al quale l’adeguamento dell’aspetto retributivo deve essere affiancato da interventi idonei dal punto di vista motivazionale; inoltre, è da mettere a punto un sistema di turnazione, atto a coinvolgere la generalità degli specialisti nel funzionamento delle strutture per l’emergenza.
Evidenzia che particolare importanza riveste l’investimento volto alla generale valorizzazione degli IRCCS, nella prospettiva di mettere a punto una rete di strutture ospedaliere di eccellenza, utile a contrastare la tendenza a spostarsi in regioni diverse per ottenere cure di miglior livello.
In conclusione fa notare che il Governo è altresì impegnato nella prevenzione globale attraverso il contributo a enti di livello internazionale, nonché nella digitalizzazione dei servizi sanitari, la quale rappresenta un mezzo di contrasto alle attuali disparità tra regioni.
Il presidente ZAFFINI dichiara aperta la discussione generale, invitando a svolgere interventi riguardanti la materia sanitaria, posto che il dibattito potrà proseguire nella seduta antimeridiana di domani con una maggiore attenzione alle questioni del lavoro e delle politiche sociali, in ragione della prevista presenza del Ministro competente in tali materie.
La senatrice GUIDOLIN (M5S) suggerisce di dedicare la dovuta attenzione alla necessaria presenza sul territorio di centri diurni, finalizzati al sostegno alle famiglie che quotidianamente assistono persone affette da Alzheimer, nonché al riconoscimento della figura del caregiver familiare.
Osserva che l’aumento delle retribuzioni, per quanto riguarda il personale sanitario, è un elemento necessario, ma insufficiente, dovendosi prevedere opportuni incentivi sul piano dello sviluppo della professionalità. Aggiunge che, per quanto riguarda la prevenzione, si pone l’esigenza di un attento controllo circa l’effettivo impiego delle risorse nelle diverse regioni.
La senatrice CANTU’ (LSP-PSd’Az) esprime soddisfazione per l’impostazione caratterizzante la manovra di bilancio, la quale denota a suo avviso una visione organica, fortemente orientata alla valorizzazione della prevenzione.
La senatrice ZAMPA (PD-IDP) sollecita un alto livello di attenzione all’impiego delle maggiori risorse destinate alla sanità, dopo alcuni anni di costante sottofinanziamento, anche tenuto conto delle misure di defiscalizzazione, che si traducono potenzialmente in una contrazione della capacità di spesa. Reputa peraltro irrisolta la questione della sanità territoriale, in assenza di monitoraggio relativamente alla realizzazione del complesso delle case della comunità, nonché del potenziamento della rete dei medici di medicina generale.
Invita il Ministero della salute a porre attenzione al reiterarsi delle situazioni di diseguaglianza rispetto alla prevenzione.
La senatrice ZAMBITO (PD-IDP) ritiene indispensabile superare le conseguenze del precedente definanziamento della sanità attraverso un piano di investimenti strategici, atti a garantire la base finanziaria necessaria alla futura programmazione. Chiede quindi ragguagli circa le strategie in materia di medicina territoriale e di specializzazione dei medici di base. Inoltre, facendo riferimento ai dati epidemiologici disponibili, auspica interventi mirati ad ampliare la platea delle donne destinatarie dello screening per la prevenzione del tumore al seno, prevedendone l’accesso a fasce di età più giovani. Pone infine la questione delle rigidità riguardanti la gestione della spesa sanitaria regionale, pur in presenza di capacità di programmazione differenziate.
Il senatore MAZZELLA (M5S) sollecita una riflessione in merito alla questione delle regioni impegnate nei piani di rientro, le quali hanno difficoltà nel migliorare la capacità di garantire le prestazioni sanitarie, con conseguenze negative sul piano dell’uniformità dell’assistenza sanitaria.
Si sofferma quindi sull’opportunità di una rimodulazione dei criteri necessari alla fruizione dell’assegno unico universale, in considerazione delle attuali carenze riguardo all’obiettivo della tutela dei numerosi soggetti non autosufficienti.
Infine, richiama l’attenzione sulla questione, a suo parere tuttora aperta, della realizzazione delle pancreas unit.
La senatrice Aurora FLORIDIA (Aut (SVP-PATT, Cb)) sottolinea l’importanza del monitoraggio in merito all’impiego delle risorse da parte delle regioni. Sostiene quindi la necessità di mettere a punto piani idonei a garantire l’erogazione delle prestazioni in strutture decentrate, così da porre rimedio alla ridotta presenza dei servizi sanitari in determinate aree.
Il senatore ZULLO (FdI) esprime apprezzamento nei confronti della capacità del Governo di individuare le priorità di intervento, a partire dall’aumento degli investimenti nel settore sanitario. Ritiene inoltre particolarmente positivi gli interventi in materia di contrasto all’Alzheimer e di prevenzione, posto che le azioni di screening devono essere valutate in relazione al rapporto tra costi e benefici.
Evidenzia che particolare importanza rivestono inoltre l’attuazione del Piano nazionale per la salute mentale, il potenziamento degli istituti zooprofilattici, il superamento dei limiti al potenziamento delle risorse umane nel servizio sanitario nazionale e la destinazione di risorse al settore delle cure palliative, in quanto utile a ridurre la domanda di prestazioni di suicidio medicalmente assistito.
Dopo aver sottolineato l’urgenza di superare i contenziosi in materia di dispositivi medici, si sofferma sulla rilevanza dei farmaci innovativi e sull’opportunità di rotazione del personale medico nei pronto soccorso. Infine, giudica favorevolmente l’impegno del Governo relativamente alla verifica della qualità della spesa sanitaria, particolarmente in rapporto alla capacità di erogare le prestazioni nell’ambito dei LEA, sulla base del confronto con le regioni.
La senatrice TERNULLO (FI-BP-PPE) esprime soddisfazione, in particolare, riguardo alla previsione di investimenti volti alla realizzazione di una rete ospedaliera nazionale, funzionale a ridurre i divari sussistenti tra le diverse regioni.
Il senatore SATTA (FdI) valuta positivamente l’attenzione dedicata alle questioni del personale, anche in riferimento al trattamento economico degli specializzandi. Si sofferma quindi sulla questione della responsabilità professionale e dell’elevato impegno richiesto ai medici relativamente ad adempimenti di carattere amministrativo, che a suo avviso costituisce una concausa del fenomeno delle liste di attesa.
Il presidente relatore ZAFFINI (FdI), tra i temi meritevoli di attenzione, rammenta la questione dell’esenzione dall’esclusività per gli infermieri e segnala l’utilità della riforma del sistema degli IRCCS, in quanto volta a rendere fruibili sul piano della pratica clinica le acquisizioni delle attività di ricerca. Si sofferma quindi sulla questione della riforma della formazione dei medici di medicina generale.
Il ministro SCHILLACI, in riferimento ad alcune considerazioni svolte nel corso del dibattito, rileva che gli attuali vincoli posti alle regioni sono funzionali ad agevolare la razionalizzazione della spesa delle amministrazioni che hanno conseguito risultati peggiori riguardo all’efficienza degli impieghi di risorse.
Il seguito dell’esame è quindi rinviato.
SUI LAVORI DELLA COMMISSIONE
Il presidente ZAFFINI avverte che l’ordine del giorno è integrato con l’esame del disegno di legge n. 1706, di conversione del decreto legge 31 ottobre 2025, n. 159, in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro, a partire dalla seduta antimeridiana di domani.
La Commissione prende atto.
La seduta termina alle ore 16,05.


























