Ogni tornata elettorale rappresenta uno spartiacque più o meno grande, un anno zero, un punto e a capo. Può confermare e rafforzare i rapporti di forza preesistenti o ribaltarli completamente. A una settima dal voto delle europee la miscela giallo-verde ha subito un significativo rimescolamento. Salvini, forte del suo 33%, ha fin da subito dettato la linea all’esecutivo, spingendo sui temi cari alla Lega, come flat-tax e autonomia. Di Maio, che ha portato i 5 Stelle a veder dimezzati i consensi rispetto alle politiche, si è trincerato dietro la piattaforma Rousseau, invocando il giudizio del popolo pentastellato per confermarlo o meno alla guida del Movimento. 52mila iscritti hanno poi riconfermato la fiducia al vicepremier.
Ma chi si aspettava un cambio di registro, anche minimo, dopo la bagarre elettorale, non è stato accontentato. La nave giallo-verde continua a navigare in acque pericolose, incurante dell’imminente scontro con l’iceberg Europa. Puntuale è arrivata infatti la lettera della Commissione per chiedere un aggiustamento dei conti pubblici e il rispetto dei vincoli di bilancio. A stretto giro la risposta dell’Italia ha visto una prima bozza, nella quale si accennavano tagli al welfare – che forse avrebbero colpito anche reddito di cittadinanza e Quota 100 – subito smentita da tutto l’esecutivo e poi corretta.
Insomma il paese naviga a vista, senza una meta e un’idea di futuro. A un anno dalla nascita del governo grillino-leghista tutta la baracca traballa e arranca, e le scelte economiche e politiche della maggioranza non hanno portato i frutti desiderati. Il reddito di cittadinanza non ha inciso sulla parte riguardante le politiche attive del lavoro. Quota 100 ha sì contribuito a mandare in pensione un po’ più di persone, senza, tuttavia, innescare quel meccanismo di sostituzione ritenuto automatico dalla maggioranza. La politica migratoria della Lega si è limitata al blocco di due o tre navi, senza aver mai affrontato seriamente la questione dei flussi migratori.
Il bellissimo anno vaticinato dal premier Conte nel suo oroscopo non sembra ancora palesarsi, così come si stenta a credere alle parole di Di Maio che aveva annunciato un nuovo e imminente boom economico. L’economia fatica. Le previsioni, come quelle dell’Ocse, parlano di un aumento della disoccupazione, all’11,7% per quest’anno e al 12,3% per il 2020, rispetto al 10,6% dello scorso anno. E il Pil si muoverà nel terreno “del più zero virgola”, dunque in sostanziale stagnazione. I consumi interni non danno segnali di vita e la benzina dell’export non si sa per quanto potrà ancora durare, viste le tensioni commerciali tra Usa e Cina. In autunno l’esecutivo sarà chiamato a impostare una finanziaria complessa, dove per evitare solo l’aumento dell’iva serviranno 23 miliardi. Inoltre una potenziale procedura di infrazione ridurrebbe i margini di manovra per la nostra economia.
Anche sul fronte delle alleanze le cose non sembrano andare meglio. Il 26 maggio i sovranisti non hanno sfondato, e questo rende la posizione dell’Italia ancora più isolata. Gli amici di Salvini non sembrano intenzionati a prestare il fianco all’Italia, né sui migranti né per una maggiore flessibilità delle finanze. L’intemperanza di Di Maio ha causato l’incidente diplomatico con la Francia, dopo l’occhiolino ai gilet gialli, e il Movimento ha sempre dimostrato una sostanziale ambiguità sullo scacchiere europeo.
In tutto questo i Cinque Stelle continuano a ripetere che stanno lavorando giorno e notte, senza avere neanche il tempo di uscire dai ministeri. Ma sarebbe bello sapere a cosa stanno lavorando e come lo stanno facendo. Dal canto suo Salvini mostra santini e rosari a destra e manca, mettendo nel mirino della sua propaganda tutto ciò che è discordante con il suo verbo.
Con il futuro della maggioranza incerto e con il destino del paese ancora più fosco verrebbe da affidarsi, in pieno stile salviniano, a San Matteo Apostolo, protettore dei ragionieri e dei commercialisti. Il santo da invocare quando i conti non tornano.
Tommaso Nutarelli