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E’ morto Andrea Stuppini

redazione
Febbraio03/ 2020

Martedì della settimana passata, il 28, è morto Andrea Stuppini, sindacalista della Cgil dell’Emilia Romagna. Il diario del lavoro si unisce al cordoglio della sua famiglia, degli amici, dei colleghi di lavoro con cui aveva condiviso le gioie e, naturalmente, i dolori. Le onoranze funebri sono state celebrate tre giorni dopo, dove Giuliano Cazzola, che era stato suo collega e ne era amico, ha letto una sua orazione. Pubblichiamo volentieri queste sue righe in ricordo dell’amico.

 

Giuliano Cazzola

Ringrazio tutti coloro che sono qui a testimoniare il loro affetto, la loro stima per Andrea e a salutarlo per l’ultima volta. In particolare ringrazio la Cgil per il comunicato in cui ha  ricordato i ruoli svolti da Andrea in quell’organizzazione, dove tanti dei presenti hanno trascorso i migliori anni della loro vita. Prima di tutto, però, ad Andrea devo fare il consueto resoconto che pretendeva da me ogni volta che mi recavo dal dietologo per una visita di controllo. Me lo aveva trovato lui e non mi aveva dato tregua, mi aveva ossessionato per mesi fino a quando non mi ero arreso. E mi teneva d’occhio perché non sgarrassi nel consumo delle calorie.

Caro Andrea, sono andato dal dietologo ieri pomeriggio e mi ha trovato bene. Rassicurati.  So benissimo che il tuo accanimento era  un modo, spesso severo, per manifestarmi il tuo affetto.

Per me Andrea era come un fratello minore, ma di quelli che nascono quando si è già adulti. E noi, più grandi, sentiamo il dovere di prenderci cura di loro. Per questo motivo i nostri rapporti non erano solo di carattere professionale, anche se abbiamo lavorato insieme per tanti anni. Capitava spesso  – quando mio figlio Roberto era ancora un adolescente – di andare insieme, tutti e tre, al cinema il sabato pomeriggio. O magari a fare un giro in bicicletta. Avevamo  ripreso anche da anziani l’abitudine di recarci al cinema, come se fosse una cosa normale sentirci ed accordarci sul film da vedere insieme.

Tutti noi conoscevamo Andrea e ciascuno potrebbe venire qui a depositare sulle sue spoglie un ricordo personale. Perché Andrea aveva fatto tante cose nella vita, sempre con serietà, rigore, onestà intellettuale: le qualità che gli davano il coraggio di affrontare momenti difficili nel lavoro come nella vita quotidiana.

Era stato capace – uno su mille ce la fa,  come dice la canzone – di ‘’riconvertirsi’’ sul piano professionale, di adeguarsi ai cambiamenti e di iniziare delle nuove esperienze riuscendo ad eccellere in poco tempo.

La sua ultima mission è stata la questione dell’immigrazione alla quale si era dedicato con il solito impegno fino ad essere riconosciuto come uno dei maggiori esperti italiani. Era arrivato ad appassionarsi di questo ‘’fenomeno della modernità’’ non solo per quello spirito innato di solidarietà che ne aveva fatto un socialista ed un sindacalista. C’era arrivato razionalmente, quasi scientificamente, partendo dallo studio degli andamenti e delle prospettive della demografia e dei suoi effetti sul mercato del lavoro.

Ma non intendo farla lunga. Voglio però richiamare la vostra attenzione sul motto che sta scritto nel suo profilo su whatsapp: ‘’Ciò che dai ti ritorna’’. Ed è vero, in cambio del suo affetto, della sua amicizia gli erano ‘’ritornati’’ l’affetto e l’amicizia di noi tutti: i sentimenti che accompagneranno, in ciascuno di noi, la memoria di Andrea.

Io però non riesco a rassegnarmi di non averlo potuto aiutare a combattere quel ‘’male oscuro’’ che gli divorava l’anima. E non riesco a perdonare ad Andrea di non avere chiesto aiuto, perché è compito degli amici condividere anche il dolore, che è parte integrante della vita di ciascuno di noi. Siamo soli a soffrire quando scegliamo di esserlo, perché ognuno di noi ha una storia intessuta di dolore. Come scrisse un grande tragico greco: ‘’il racconto è dolore, ma anche il silenzio è dolore’’.

Ad Andrea piaceva viaggiare. Studiava con meticolosità quasi maniacale le località – rigorosamente all’estero, sempre in Europa – da visitare durante le ferie come se volesse trovare conferma de visu di quanto aveva letto avidamente nei libri. Purtroppo come diceva Seneca ‘’cambiano solo cielo, non anima quelli che vanno al di là del mare’’. Martedì scorso Andrea si è incamminato lungo un viaggio senza ritorno e verso l’ignoto.  Ma se esistono i Campi Elisi, vi si accede in base alle opere compiute da vivo. Colà, ad Andrea sarà assegnato, per le sue opere, un posto nelle prime file.

Caro Andrea, vorrei che tu mi facessi il favore di riservarmi un posto vicino al tuo. Come facevi quando arrivavo  tardi al cinema. A spettacolo già iniziato.

Arrivederci Andrea. Dormi, vola, riposa. La morte è solo un episodio dell’esistenza.

redazione