L’Istat ha ufficializzato che il consuntivo 2024 dell’Ipca-Nei, l’indice dei Prezzi al Consumo Armonizzato al netto degli energetici importati, risulta pari a +1,3%, valore uguale alla stima indicata lo scorso 5 dicembre nelle “Prospettive per l`economia italiana nel 2025-2026”.
In relazione a questa percentuale, Fim-Cisl, Fiom-Cgil e Uilm-Uil fanno sapere che l’aumento retributivo a decorrere dal mese di giugno sarà così composto: per il Ccnl Industria Metalmeccanica pari 27,70€ mensili per il livello C3 (ex 5º livello); per il Ccnl Unionmeccanica pari 27,90€ mensili per la 5º categoria; per il Ccnl Orafi-Argentieri pari 24,75€ mensili per la 5º categoria.
“I contratti nazionali, formalmente scaduti, grazie alla clausola di “ultrattività”, garantiscono ai metalmeccanici gli aumenti, adeguando le retribuzioni per i mesi futuri, fino alla sottoscrizione di un nuovo contratto nazionale, così come garantisce anche il diritto ai 200 euro di “welfare contrattuale””, scrivono le tre sigle in una nota congiunta. Ma sebbene la contrattazione tuteli i lavoratori, questo non è ancora sufficiente e le piattaforme presentate dai sindacati hanno in questo senso obiettivi molto più ambiziosi. “È quindi necessario riaprire il rinnovo del Ccnl dell’industria e di Unionmeccanica in linea con le richieste avanzate nelle piattaforme – affermano – e in continuità con il modello sottoscritto a febbraio 2021. Un aumento retributivo che non può essere considerato un’elargizione aziendale estranea ad un contratto nazionale scaduto, ma il frutto di una precisa norma tra l’altro presente solo nei contratti nazionali sottoscritti da Fim, Fiom e Uilm”.
La definizione degli aumenti per singoli livelli sarà oggetto di un apposito incontro nei prossimi giorni con Federmeccanica e Assistal e le altre associazioni datoriali, con cui saranno sottoscritte le tabelle dei minimi retributivi per ciascun livello e le nuove indennità di trasferta e reperibilità. “Sempre sulla base della percentuale di cui sopra – aggiungono – saranno al più presto definite le rivalutazioni dei minimi e dei valori di trasferta e reperibilità per i contratti della piccola media impresa Unionmeccanica-Confapi, delle cooperative metalmeccaniche e per l’industria orafa-argentiera”.
Ed è proprio sul Ccnl dell’industria metalmeccanica, oggetto di accesa contesa, che si concentra l’attenzione dei sindacati. Per Michele De Palma, segretario generale della Fiom-Cgil, l’aumento di 27,70€ è insufficiente ed è quindi necessario incrementare realmente le retribuzioni: “Per questo vogliamo rinnovare il contratto nazionale sulla base delle richieste previste nella nostra piattaforma”. L’aumento salariale proposto dai sindacati, spiega De Palma, è volto proprio ad andare oltre l’Ipca depurata dai costi energetici importati, pari a 280€ mensili nella vigenza contrattuale. “La contrattazione nazionale è lo strumento per tutelare i salari e i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori in un quadro di instabilità economica che pesa sui redditi del lavoro dipendente. Anche per questo occorre che il governo intervenga con una legislazione che preveda la detassazione degli aumenti contrattuali”.
La trattativa per il rinnovo del contratto, scaduto il 30 giugno 2024, è ormai ferma da più di un anno ed è questo il motivo per cui i lavoratori del comparto torneranno a scioperare il prossimo 20 giugno con manifestazioni regionali in tutta Italia, “per chiedere a Federmeccanica-Assistal e Unionmeccanica-Confapi di riprendere il negoziato”.
Sono 1,5 milioni i metalmeccanici senza contratto “presi in ostaggio” dallo stallo delle trattative, rincara Ferdinando Uliano, segretario generale della Fim-Cisl, e “il rifiuto ribadito da Federmeccanica di riaprire la trattativa senza pregiudiziali è un atto irresponsabile e offensivo verso le lavoratrici e i lavoratori metalmeccanici”. Così come è “assurda e inaccettabile” la posizione imprenditoriale “di non quantificare gli aumenti salariali nel prossimo contratto”, nonché “il respingimento di una richiesta salariale condivisa nel 2021, coerente con le regole attuali sul “Patto della Fabbrica”, dove i minimi vengono definiti considerando l’inflazione Ipca e i miglioramenti organizzativi”.
Una postura, quella di Federmeccanica, che si rivela ancor più “strumentale e irresponsabile” se paragonata ai termini del CCSL firmato dai sindacati lo scorso 6 giugno con Stellantis, Ferrari, Cnhi e Iveco, che prevede incrementi salariali del 6,6% pari a 140 euro mensili e con un una-tantum di 480 euro, la definizione delle quantità economiche e un incremento salariale sui minimi superiore all’inflazione.
“Il 20 di giugno prossimo i metalmeccanici scenderanno in piazza con 8 ore di sciopero in ogni regione, Federmeccanica si assuma la propria responsabilità e respinga le posizioni oltranziste interne e riapra il negoziato”, conclude Uliano.
Elettra Raffaela Melucci