L’Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro. Recita così il primo articolo della Costituzione. Eppure i dati dell’Inail ci dicono che di lavoro si continua a morire. Nei primi otto mesi di quest’anno le morti sono state 681. Le malattie professionali sono in crescita dell’8,9%. Statistiche che non risparmiano neanche gli studenti. Le denunce di infortunio, spiega l’Inail, sono state oltre 50mila, con un aumento del 2,5% sul 2024.
In occasione della seconda edizione degli Stati generali della salute e sicurezza sul lavoro, tenutasi alla Camera, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha invitato a realizzare “un’alleanza” per interrompere la “sequela quotidiana” di incidenti e decessi sul lavoro. L’urgenza di intervenire, ha sottolineato Mattarella, “richiede l’impegno congiunto di istituzioni, imprese, lavoratori, e parti sociali. Non sono ammesse scorciatoie. La tutela dei lavoratori – ha precisato il capo dello stato – costituisce la prima forma di giustizia del lavoro, parte integrante del diritto di ogni donna e uomo a svolgere un’attività dignitosa e protetta. Un lavoro non è vero se non è anche sicuro”.
Sul tema le parti sociali, che hanno portato le loro proposte nel corso di una tavolo rotonda, si muovono con una sostanziale compattezza. Cgil, Cisl e Uil partono da una piattaforma unitaria, che risale al maggio del 2021, dove chiedevano maggiori investimenti in ricerca, la qualificazione delle imprese, la patente a punti, una formazione diffusa dalle scuole ai datori di lavoro, più spazio e maggiori competenze ai rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza e controlli più capillari.
Il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, ha posto l’accento sulla necessità di un cambio nel modo di fare impresa. Gli infortuni e gli incidenti mortali si riscontrano negli appalti, nel lavoro irregolare e contrattualmente male inquadrato, nella poca formazione. Per questo, ha detto, bisogna mettere in capo all’azienda committente la responsabilità di tutto ciò che accade nella filiera degli appalti. Vanno rafforzati gli organi e le figure di prevenzioni nei luoghi di lavoro. E per i familiari delle vittime il numero uno della Cgil propone di riconoscergli lo stesso status dei parenti delle vittime del dovere per offrire loro anche un supporto economico. Sulla stessa linea anche il leader della Uil, Pierpaolo Bombardieri, che ha chiesto l’istituzione di un fondo per i cari di chi muore sul lavoro e ha ricordato come il dumping contrattuale abbassi gli standard di salute e sicurezza. Per la Cisl il segretario confederale Mattia Pirulli ha posto l’attenzione sul tema della formazione, che deve essere certificata e qualificata, e della prevenzione da attuare attraverso gli RLS e RLST. Sulla patente a crediti, ha aggiunto il sindacalista cislino, non è il miglior strumento che si potesse avere ma di sicuro non è stato del tutto inutile.
Per la parte datoriale Pierangelo Albini, Direttore Lavoro, Welfare e Capitale Umano di Confindustria, ha analizzato le transizioni che stanno attraversando il mondo del lavoro e che, oltre a rischi e opportunità, possono portare con sé un cambiamento anche per il modello della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. Il sistema produttivo italiano, ha continuato Albini, deve fare i conti con solo il 5% delle imprese, all’incirca 256mila, che superano i dieci addetti e questo richiede un’analisi su come poter declinare in modo efficace questi temi.
Tra i settori con il maggior numero di infortuni e incidenti mortali, e dove l’irregolarità rappresenta la porta principale per derogare alle norme in materia di salute e sicurezza, ci sono l’edilizia e l’agricoltura. Stefano Crestini, presidente di Confartigianato Edilizia, ha valorizzato l’importanza della bilateralità, dell’applicazione dei contratti più rappresentativi e della formazione per salvaguardare l’incolumità di chi opera nei cantieri. Nel mondo agricolo, dove nonostante il calo dell’80% degli infortuni, passati dagli oltre 140mila del 1994 ai 26mila dello scorso anno, il contrasto al caporalato rimane un punto centrale nell’azione delle parti sociali. Dobbiamo togliere ai caporali, ha detto Sandro Gambuzza, vicepresidente Confagricoltura, la loro “utilità”. In agricoltura solo il 2% delle assunzioni avviene per canali formali, molto spesso mancano politiche abitative per i braccianti e la logistica e i trasporti sono carenti. In queste lacune si insinuano i caporali. Per garantire la sicurezza sui luoghi di lavoro serve innanzitutto investire sull’ammodernamento delle macchine agricole e sulla formazione, è la proposta di Coldiretti attraverso il responsabile lavoro Romano Magrini. I bandi Inail per il rinnovo dei macchinari hanno rappresentato una importante svolta, ma vanno resi più accessibili alle piccole imprese, soprattutto assegnando risorse sufficienti a superare la logica del click-day. Allo stesso tempo è importante trasmettere una vera consapevolezza del rischio che parta dalle scuole, ha concluso.
Tommaso Nutarelli