Le dimensioni della “non lettura” indicano una vera e propria emergenza nel nostro paese. Da oltre quindici anni, al di là delle oscillazioni di breve termine, la popolazione dei non lettori è ancorata a una quota pari a circa il 60% delle persone di 6 anni e più: non si vedono segnali di ripresa e anche le caratteristiche costitutive dei non lettori appaiono persistenti e confermano fattori di disuguaglianza e di svantaggio di natura quasi strutturale.
Lo dice l’Istat nel rapporto “La lettura in Italia 2015”: i non lettori, spiega il dossier, rappresentano oltre la metà della popolazione in ben 14 regioni su 20; il primato negativo nella graduatoria regionale spetta a Campania (71%) e Puglia (70,2%), che presentano quote superiori ai due terzi dei residenti. La geografia di questo insieme mostra inoltre che la scarsa confidenza con i libri è associata anche al contesto urbano di appartenenza: l’incidenza di persone che non hanno mai letto negli ultimi 12 mesi raggiunge il 63,2% nei comuni fino a 2.000 abitanti.
L’insieme dei non lettori è composto in misura prevalente da persone con un basso livello di istruzione. Inoltre, l’incidenza è maggiore nelle regioni del Mezzogiorno, nei piccoli comuni, tra gli uomini e tra coloro che hanno ridotte disponibilità di reddito.
La quota dei non lettori cresce progressivamente con l’aumentare dell’età, tuttavia è da notare che il 52,3% dei bambini di 6-10 anni e il 47% di quelli tra 11 e 14 anni non hanno letto altri libri al di fuori dei testi scolastici e non hanno praticato alcuna lettura se non per motivi di studio. Considerando anche il genere, la distanza maggiore tra i due sessi (ben 24,4 punti percentuali) si registra tra i 20-24enni, dove le “non lettrici” sono più di una su tre (il 37,2%) mentre i “non lettori” sono il 61,5%. Rispetto al livello di istruzione, non ha letto alcun libro nel tempo libero il 72,3% di chi possiede al più la licenza elementare.
Nel 2014 le famiglie italiane hanno speso 3 miliardi 339 milioni di euro per libri e 5 miliardi 278 milioni per giornali, stampa e articoli di cancelleria: rispettivamente, 11 e 17 euro al mese, pari allo 0,4% e allo 0,6% della loro spesa complessiva.
Fra il 2010 e il 2014 i prezzi al consumo di libri, giornali e articoli di cancelleria sono cresciuti di 9 punti percentuali in linea con l’andamento dell’indice generale dei prezzi. Nello stesso periodo la spesa delle famiglie per libri, giornali e periodici; stampa di vario tipo; cancelleria e materiali per disegno, ha subìto una contrazione molto più alta di quella registrata complessivamente per l’acquisto di beni e servizi: rispettivamente -18% (libri) e -31% (giornali, periodici e articoli di cancelleria) contro il -6%.
Il calo nella spesa può difficilmente essere addebitato a una diversificazione dei supporti acquistati, da stampa a e-book: la lettura su digitale viene infatti praticata da meno del 16% dei cittadini. Del resto, la quota di coloro che affermano di avere letto almeno un libro l’anno è passata, nello stesso periodo, da 46,8% a 42%.