Migliora in Italia il tasso di occupazione dei giovani diplomati e laureati alla fine del percorso di istruzione e formazione (+ 2,2 punti sul 2018; 22,8 punti di divario dall’Ue). Lo rendo noto l’Istat nello studio sui livelli di istruzione e ritorni occupazionali per l’anno 2019.
Tuttavia, la quota di popolazione con titolo di studio terziario continua a essere molto bassa: il 19,6% contro il 33,2% dell’Ue. In particolare, nel Mezzogiorno rimangono decisamente inferiori sia i livelli di istruzione (il 54% possiede almeno un diploma, 65,7% nel Nord) sia i tassi di occupazione anche delle persone più istruite (71,2% tra i laureati, 86,4% nel Nord). Il divario territoriale nei tassi di occupazione dei laureati è più ampio tra i giovani e raggiunge i 24,9 punti.
In Italia il diploma di studio secondario superiore è considerato, infatti, il livello di formazione indispensabile per partecipare con potenziale di crescita individuale al mercato del lavoro, nel 2019, tale quota è pari a 62,2% (+ 0,5 punti rispetto al 2018), un valore decisamente inferiore a quello medio europeo (78,7% nell’Ue 28) e a quello di alcuni tra i più grandi paesi dell’Unione: 86,6% in Germania, 80,4% in Francia e 81,1% nel Regno Unito. Solo Spagna, Malta e Portogallo hanno valori inferiori all’Italia.
Non meno ampio è il divario rispetto alla quota di popolazione di 25-64enni con un titolo di studio terziario: in Italia, si tratta del 19,6%, contro un valore medio europeo pari a un terzo (33,2%). Anche la crescita della popolazione laureata è più lenta rispetto agli altri paesi dell’Unione, con un incremento di soli + 0,3 punti nell’ultimo anno (+ 0,9 punti in media Ue) e di + 2,7 punti nell’ultimo quinquennio (+ 3,9 punti).
Il tasso di occupazione della popolazione laureata residente in Italia è superiore solo a quello greco ed è di ben 5 punti più basso di quello medio europeo (81,4% verso 86,3%); tale differenza si riduce al crescere dell’età ma si annulla solo nelle classi di età più mature, dai 50 anni in su.
Nel nostro paese, dunque, le opportunità occupazionali sono minori anche per coloro che raggiungono il più alto livello di istruzione, ma il “premio” che ne deriva, inteso come la maggiore occupabilità al crescere del titolo di studio conseguito, è elevato e in linea con quanto si osserva nella media dell’Unione.
Nel 2019, il tasso di occupazione italiano tra i laureati di 25-64 anni è di quasi 30 punti (28,6) più elevato di quello registrato tra chi ha conseguito al massimo un titolo secondario inferiore (la differenza è di 29,0 punti nella media Ue). Il risultato deriva dalla somma del vantaggio occupazionale (pari a 18,6 punti) di chi ha un titolo secondario superiore rispetto a chi ha un titolo secondario inferiore e di quello (10,0 punti) di chi ha un titolo di studio terziario rispetto a chi ha un secondario superiore (le differenze in media Ue sono rispettivamente 19,6 e 9,4 punti).
E.G.