Ripensare le strategie sindacali per tutelare il lavoro e difendere il contratto nazionale. E’ quanto ha dichiarato Maurizio Landini nella sua relazione introduttiva all’Assemblea nazionale dei delegati della Fiom Cgil a Cervia (Ravenna).
Molti i punti toccati dal leader dei metalmeccanici della Cgil, a cominciare dal nuovo contratto firmato da Federmeccanica, Fim e Uilm che secondo il sindacalista non è il “classico accordo separato”, ma un’intesa che non ha alla base un accordo interconfederale condiviso, dal momento che il precedente contratto dei metalmeccanici del 2009 si basava comunque su un accordo separato sul modello contrattuale e che l’unico accordo condiviso, che è quello del 28 giugno, Federmeccanica, Fim e Uilm “non lo vogliono applicare”. Il tema della rappresentanza, dunque, ritorna con tutta la sua importanza: per Landini il sindacato che è legittimato dal voto dei lavoratori deve essere messo in condizione di poter fare il proprio lavoro, mentre questo non accade e finisce che sono le imprese a decidere di trattare con quei sindacati che poi firmeranno gli accordi.
Sull’eventualità di ricostruire l’unità nei rapporti con gli altri sindacati, il segretario della Fiom è molto scettico e critica Fim e Uilm che alle imprese, che chiedevano di tutto e di più, hanno risposto sempre ‘sì’. Con il nuovo contratto, ha continuato Landini, nella sua relazione all’assemblea nazionale, assistiamo alla cancellazione del contratto nazionale, dei diritti finora conquistati nei luoghi di lavoro, e del ruolo stesso del sindacato. Per questo, a suo avviso, è necessario rimettersi in gioco e ripensare nuove strategie sindacali che partano da una riflessione condivisa all’interno della confederazione della Cgil, con un contributo di tutte le categorie in modo democratico.
Questa necessità di rivedere le strategie sindacali per trovare soluzioni alla crisi e al forte cambiamento che sta vivendo il mercato del lavoro, prende forma nella proposta che Landini ha illustrato all’assemblea nazionale dei delegati. L’idea è quella di presentare e far votare dai lavoratori all’interno di tutte le fabbriche italiane una carta rivendicativa sulla base della quale, nel caso sia verificato il mandato dei lavoratori, aprire delle vertenza a carattere aziendale e, dove possibile, territoriale con l’obiettivo di rendere inapplicabile l’accordo siglato per il rinnovo del contratto da Federmeccanica, Fim e Uilm.
I punti più contestati del nuovo contratto, spiega Landini, sono soprattutto la questione dei minimi contrattuali, che secondo il nuovo accordo possono essere modificati, e l’aumento dell’orario di lavoro per aumentare la produttività. Elementi entrambi che secondo il sindacalista vanno a distruggere il contratto nazionale e le conquiste attuate dal sindacato e dai lavoratori dagli anni ’60 fino ad oggi.
Le conclusioni dei lavori dell’assemblea sono previste domani in tarda mattinata.