Il segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra, ha commentato i dati contenuti nell’Osservatorio sul precariato dell’Inail diffusi questa mattina, comparandoli a quelli pubblicati dall’Istat la scorsa settimana: “Da entrambe le prospettive la fotografia è la stessa: l’occupazione continua a crescere e i livelli pre covid sono stati superati, ma con una importante e positiva inversione di tendenza: ciò avviene con un saldo annuo positivo dei contratti a tempo indeterminato pari a +386 mila unità, mentre per l’insieme delle altre tipologie contrattuali la variazione è molto inferiore, pari a +88 mila unità, di cui 23.000 apprendisti”.
In sintesi, si rileva un’orientamento da parte del mercato del lavoro, a partire dal 2022, verso contratti stabili, “sia perché le imprese assumono direttamente a tempo indeterminato sia perché trasformano i precedenti contratti a termine in contratti stabili. Tali comportamenti – aggiunge Sbarra – rispecchiano non solo il consolidarsi della ripresa economica, ma anche il crescente fenomeno del mismatch di competenze, che spinge i datori di lavoro a non lasciarsi sfuggire il lavoratore adatto quando lo trovano”.
In un quadro così delineato, per il leader della Cisl è fuorviante una lettura del mercato del lavoro italiano che offrirebbe ai giovani solo contratti precari: “La realtà è più complessa – spiega Sbarra -: la demografia avversa è ovviamente parte significativa della mancanza di competenze, ma va anche sottolineato che da sempre mancano in Italia, da una parte l’attenzione alla formazione delle competenze richieste dal mercato, a partire dall’orientamento scolastico e formativo, dall’altra un investimento effettivo sulle politiche attive”.
L’occasione per colmare questi ritardi è oggi offerta dal PNRR, per cui la richiesta del sindacato è quella “di accelerare il più possibile per non trovarci con un largo bacino di lavoratori con competenze inadeguate ed obsolete, che sono la principale causa dei lavori sottopagati o in nero, nonché dell’ampio numero di neet. Anche perché in diversi settori la carenza di figure con adeguate professionalità potrebbe presto diventare un freno alla crescita economica”, conclude Sbarra.
e.m.