Primato amaro per la Marche. Secondo quanto emerso dai dati dell’Inps elaborati dall’Ires Cgil Marche relativi al primo semestre del 2017, non si arresta il drastico calo delle assunzioni a tempo indeterminato dopo la fine degli sgravi contributivi, mentre si registra un’impennata dei contratti a termine.
In particolare, l’elaborazione Inps rileva che nel primo semestre del 2017 le assunzioni a tempo indeterminato risultano 11.213, quasi la metà rispetto a quelle registrate nel 2015, anno in cui sono stati pieni gli incentivi collegati al Jobs Act per le assunzioni stabili (-8.892, pari a -44,2%); ma calano anche rispetto a quelle del 2016 (-628, pari a -5,3%). I contratti a tempo indeterminato rappresentano il 10,4% degli avviamenti al lavoro complessivi: quota praticamente dimezzata rispetto al 2015 (23,4%).
Il risultato è che nei primi sei mesi del 2017 solo un’assunzione su dieci avviene con un contratto a tempo indeterminato ed è ciò che fa valere alle Marche il dato peggiore in Italia, secondo a quello del Trentino Alto Adige, e notevolmente al di sotto sia della media nazionale (18,1%) che a quella delle regioni del Centro (17,4%).
“Questi dati evidenziano chiaramente come la fine degli incentivi abbia determinato una forte contrazione delle assunzioni a tempo indeterminato”, dichiarano Daniela Barbaresi, segretaria generale della Cgil Marche e Giuseppe Santarelli, Segretario regionale, responsabile delle Politiche del Lavoro.
Alla luce di questo risultato, per i segretari questi dati “vanno analizzati con attenzione, soprattutto in questi giorni in cui il Governo sta definendo le misure di sostegno all’occupazione giovanile” e pertanto “occorrono interventi a sostegno dell’occupazione stabile ma che siano in grado anche di produrre occupazione aggiuntiva e non sostituzione di posti di lavoro già esistenti. Vanno premiate le imprese che accompagnano assunzioni a nuovi investimenti e innovazione in grado di rendere duraturo il lavoro.”
E. M.