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Pensioni e Lavoro, si avvia il confronto Governo-sindacati, ma incombe l’ombra del Colle

Nunzia Penelope
Gennaio21/ 2022

Alla fine i tanto attesi e desiderati tavoli di confronto tra governo e sindacati su pensioni e lavoro si sono avviati. Nel momento forse non ideale, cioè nell’incombenza dell’elezione per il Quirinale, e dunque in una tempesta politica di cui è difficilissimo immaginare gli sviluppi. Ma nella scelta del timing ha pesato anche un ragionamento politico, appunto: quello di porre alcuni punti fermi in vista dei prossimi giorni e settimane, quando non è escluso che un altro premier e un altro governo, e chissà se anche un’altra maggioranza, abiteranno palazzo Chigi al posto di un Mario Draghi traslocato al Quirinale o dio sa dove. Argomento, questo, sul quale si registra tra l’altro il silenzio perfetto di tutte le parti sociali: da Cgil, Cisl e Uil, ma nemmeno da Confindustria, non è mai arrivato in questi giorni alcun commento sul destino del premier, sulle preferenze rispetto alla successione a Sergio Mattarella, o su un ipotetico nuovo governo.

Ma questo non significa che non ci si pensi e non ci si attrezzi. Per esempio, avviando rapidamente quei confronti che attendevano  di essere convocati da un anno. Così, nell’ultima settimana utile prima dell’avvio delle votazioni, al ministero del Lavoro sono stati chiamati sia i leader di Cgil, Cisl e Uil, sia la Confindustria, per iniziare le discussioni e fissare una agenda. In questo modo, comunque vadano le cose, il lavoro si sarà avviato, e – sperano i sindacati- sarà praticamente un obbligo per l’eventuale successore di Draghi proseguirlo. Soprattutto se al ministero di Via Veneto verrà confermato l’attuale ministro Andrea Orlando, per il quale proprio l’avvio dei tavoli dovrebbe rappresentare una sorta di ”assicurazione” sulla riconferma. Un’assicurazione che vale anche per i sindacati: da un decennio Cgil, Cisl e Uil chiedono – invano- una riforma della legge Fornero e a dicembre, finalmente, il governo Draghi ha concesso di esplorare questa possibilità. Il ministro del Lavoro non ritiene impossibile raggiungere una intesa e, se tutto andrà bene, la prossima normativa sulle pensioni potrebbe essere battezzata ”legge Orlando”. Sarebbe decisamente una dannata sfortuna se proprio adesso saltasse tutto.

L’agenda dei lavori intanto è stata già scritta: dopo l’incontro del 20, dedicato alle pensioni per le donne e i giovani, il 27 – e quindi probabilmente in piena tempesta quirinalizia – si terrà un nuovo appuntamento, seguito da un terzo il 3 febbraio. Si tratta di tavoli tecnici, ai quali non è prevista la presenza di ministri. Un incontro politico, invece (e cioè con la presenza dei ministri del Lavoro Orlando e dell’Economia Franco) è previsto per il 7 febbraio. Sempre se tutto andrà liscio al Colle, ovviamente. La fretta è giustificata: l’impegno del governo Draghi coi sindacati era quello di inserire nel Def di primavera le modifiche al sistema previdenziale, quindi non si può tirarla tanto in lungo.

Stesso discorso per il tavolo sul lavoro e precariato, tempestivamente convocato da Orlando nel pomeriggio di mercoledì 19. Il tavolo era stato chiesto dai sindacati ormai parecchi mesi fa, ed è particolarmente caro a Maurizio Landini, che aveva anche inserito la lotta al precariato e al lavoro povero al centro dello sciopero generale di dicembre. All’appuntamento col ministro, al quale ha preso parte anche la Confindustria, i temi sul tappeto erano piuttosto consistenti: dalla riforma dei contratti al salario minimo, all’estensione o meno delle clausole per i contratti a termine, eccetera. Argomenti che, già di per se complessi, vedono anche sindacati e imprese su fronti praticamente opposti: difficile che si possano sciogliere tutti i nodi in pochi giorni. Ma l’importante, come detto, è incominciare, aprire i tavoli. Sperando di non doverli richiudere in fretta.

Nunzia Penelope

Nunzia Penelope

Giornalista

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