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Home - Notizie del giorno - Scioperi, 1.080 astensioni nel 2024: numeri in calo, ma soglia resta alta. Rinnovo contratti, sicurezza e stabilità tra le principali cause del conflitto

Scioperi, 1.080 astensioni nel 2024: numeri in calo, ma soglia resta alta. Rinnovo contratti, sicurezza e stabilità tra le principali cause del conflitto

12 Giugno 2025
in Notizie del giorno, In evidenza
Due scioperi differenti

Nel 2024 si è registrata una lieve diminuzione del ricorso allo sciopero rispetto all’anno precedente, pur mantenendosi su una soglia elevata. Le astensioni collettive effettuate nell’anno, infatti, sono state 1.080 a fronte delle 1.129 del 2023. È questo il dato da cui muove la relazione annuale della commissione di garanzia sugli scioperi illustrata a Montecitorio dalla presidente dell’autorità, Paola Bellocchi. “Oltre l’80% degli scioperi proclamati ed effettuati – ha sottolineato il garante – hanno una dimensione locale, se non addirittura aziendale. Su questi micro-conflitti gli sforzi della commissione si sono concentrati sul rigoroso rispetto degli strumenti di prevenzione previsti dalla legge, particolarmente utili per la composizione delle vertenze”.

La regione dove si sciopera di più è la Lombardia (82 giornate di sciopero), seguita da Lazio e Campania (65 scioperi) ed Emilia Romagna (58 astensioni). Le regioni dove si sciopera di meno sono anche le più piccole in termini di forza lavoro: Valle d’Aosta (2 scioperi) e Basilicata (4). “Anche se in Italia si sciopera sempre meno che negli altri Paesi europei – aggiunge Bellocchi -, le agitazioni si concentrano sui servizi pubblici più vulneranti e, soprattutto, nel settore dei trasporti, dove il panorama sindacale appare frammentato, turbolento e ad alto tasso di conflittualità. Ed è forse questo il motivo per cui la percezione è che si scioperi tanto”.

La segnalazione preventiva per eventuali illegittimità rimane a tutt’oggi tra gli interventi principali dell’autorità. Lo scorso anno la commissione di garanzia sugli scioperi è intervenuta 391 volte, alle quali sono seguite 289 revoche di azioni di sciopero e 77 adeguamenti, con un tasso di osservanza delle regole pari al 94%. L’elevato tasso di osservanza delle regole spiega la bassa percentuale di apertura di procedimenti di valutazione del comportamento che, nel 2024, sono stati 26, sedici dei quali si sono conclusi con una valutazione negativa e conseguente applicazione delle sanzioni.

Il 2024 ha registrato un aumento degli scioperi generali nazionali, 17 rispetto agli 11 dell’anno precedente, che hanno interessato complessivamente 8 giornate. L’episodio più rilevante riguarda la concentrazione di 4 scioperi generali proclamati, autonomamente, da Cub e Sgb, Cgil e Uil, Cobas, Adl Cobas, Sial Cobas, Clap ed Usi per l’intera giornata del 29 novembre 2024. “Su questa tipologia di sciopero e sull’ampio utilizzo, con le incisive deroghe alle normative previste nei singoli servizi pubblici, è in corso una riflessione interna al collegio” e “le evidenze disponibili (crescita del numero degli scioperi generali, percentuali di adesioni basse) confermano l’esigenza di una revisione della disciplina vigente per migliorarne l’applicazione e rafforzarne l’effettività. La necessità di riconsiderare l’equilibrio fissato dalla commissione oltre vent’anni fa (con la delibera 03/134 del 24 settembre 2003) nasce, in particolare, dal rilievo di sistema che lo sciopero generale riveste nella gestione della legge n. 146 nella sua interezza”.

Il trasporto pubblico locale, settore particolarmente sensibile, ha fatto registrare una “rilevante diminuzione” del numero delle azioni di sciopero effettuate: 171 rispetto alle 245 del 2023.
Il dato non appare però realmente indicativo della condizione di sofferenza in cui versa il settore, segnala il rapporto. Nel trasporto ferroviario si registra invece un “notevole incremento” delle azioni di sciopero rispetto all`anno precedente: sono salite a 98 mentre erano state 57 nel 2023. Le cause di insorgenza del conflitto sono strettamente connesse alla vertenza per il rinnovo del contratto, tuttora in corso di negoziazione. In leggero calo è la conflittualità nel trasporto aereo con 134 scioperi rispetto ai 141 dell`anno precedente. In vigenza di contratto collettivo le cause di insorgenza del conflitto sono da ricercare, principalmente, nella conclusione o cambio dei contratti di appalto. Anche le giornate interessate da azioni di sciopero sono diminuite: sono state 29 a fronte delle 33 registrate nel 2023.

Rinnovo contratti, sicurezza e stabilità occupazione e retributiva sono tra le principali cause del conflitto collettivo nel settore dei servizi pubblici. “Le dinamiche di erogazione di taluni servizi nei quali si è fatto ampiamente ricorso ad esternalizzazioni (appalti e subappalti), generano una proliferazione di contratti collettivi (dumping contrattuale) che hanno comportato fenomeni di ampia diffusione di lavoro povero e intensificazione dei conflitti”. Inoltre, “il sistema di appalti e subappalti ha, altresì, dato luogo al verificarsi di forme di inadempimenti degli enti pubblici che, in qualità di stazioni appaltanti, non riescono ad erogare i canoni pattuiti all’azienda appaltatrice. Tutto ciò spesso comporta la mancata erogazione delle retribuzioni ai dipendenti, che rimane una delle cause principali di insorgenza del conflitto in taluni settori (igiene ambientale, comparto Regioni e autonomie locali), di fronte alla quale risulta difficile richiedere l’osservanza di regole sullo sciopero ai lavoratori”.

In generale, “una delle più tradizionali cause di insorgenza del conflitto continua ad essere rappresentata dai mancati rinnovi contrattuali” e “una prolungata situazione di incertezza, a seguito delle scadenze contrattuali, costituisce causa di insorgenza del conflitto anche in forme spontanee ed anomale, spesso fuori dal controllo delle organizzazioni sindacali”.

In questo quadro, il “delicato bilanciamento” tra diritto di sciopero e diritti dei cittadini utenti, che “la nostra legge si pone come obiettivo”, è stato realizzato con il “contributo fondamentale” delle parti sociali che, in “proficua sinergia” con l`autorità di garanzia, hanno dato luogo a una “solida rete di accordi sulle prestazioni indispensabili”, che rappresentano almeno in parte la concreta attuazione della normativa. Grazie a questa rete di accordi, la commissione ha realizzato “un`importante forma di civilizzazione” del conflitto ed “è guardata in Europa con interesse anche da altri Paesi, nei quali si avverte oggi l`esigenza di contemperamento tra diritto di sciopero e diritti dei cittadini utenti”.

Bellocchi ha aggiunto che “la legge ha lavorato con successo e profondità soprattutto nella crescita di una cultura di gestione regolata del conflitto. Il senso di responsabilità dei sindacati nel soddisfare aspettative di innegabile rilievo sociale ha condotto alla sottoscrizione, nel novembre del 2024, di un protocollo per assicurare lo svolgimento delle manifestazioni più rilevanti del Giubileo”. Protocollo, va ricordato, non sottoscritto però dalla Cgil.

E proprio alla garanzia dei servizi minimi in caso di sciopero e per un equo contemperamento degli interessi coinvolti deve essere ricondotto, sia pure come extrema ratio, anche il ricorso alla precettazione, “che rappresenta la valvola di chiusura del sistema in quei conflitti di lavoro dai quali possa sorgere il rischio di una compromissione dei diritti degli utenti”. Un`ipotesi comunque eccezionale e che deve essere esercitata su segnalazione della commissione di garanzia, “che può formulare anche delle proposte in ordine alle misure da adottare nell`ordinanza. In casi di necessità e urgenza, ministro competente o prefetto possono agire di propria iniziativa, informando previamente l`autorità di garanzia”.

Il carattere di extrema ratio, ha spiegato Bellocchi, “fa sì che l`autorità titolare del potere di precettazione si collochi su un piano diverso da quello su cui si pone la commissione di garanzia. Le due autorità, ragionevolmente, non possono non operare in raccordo”. L`ordinanza di precettazione “deve trarre fondamento da situazioni di eccezionale pericolo che lo sciopero può ingenerare, indipendentemente della sua legittimità, senza ripercorrere fatti e circostanze che siano già state, o potevano essere, oggetto di valutazione della commissione – ha aggiunto – il potere autonomo di precettazione deve, dunque, essere sorretto da motivazioni su elementi nuovi o sopraggiunti”.

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