Confermati alla Stellantis Melfi cinque modelli full electric, ma resta l’incognita sulla capacità di saturazione degli impianti e dell’indotto. Si è concluso con questo esito il primo tavolo Stellantis con focus specifico sul sito di lucano, tenutosi questa mattina al Mimit alla presenza delle organizzazioni sindacali nazionali e territoriali, del ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, del responsabile Corporate Affairs per il gruppo Stellantis, Davide Mele, del direttore generale di Anfia, Gianmarco Giorda, del presidente della regione Basilicata, Vito Bardi, e del sindaco di Melfi, Giuseppe Maglione. L’assenza di Stellantis è spiegata dalla policy aziendale che li vincola a non partecipare ad incontri con candidati alle elezioni.
Secondo quanto riferito dal segretario generale della Fim-Cisl, Ferdinando Uliano, l’azienda ha ricordato come il gruppo abbia installato a Melfi la piattaforma Stella Medium (per le produzioni dei segmenti C e D), una piattaforma estremamente flessibile, confermando la produzione di 5 vetture multibrand full electric a Melfi. L’implementazione dei primi modelli è già in corso, il primo modello sarà legato al brand DS e tutti e 5 i modelli avranno una calendarizzazione che si dipanerà nei prossimi 2 anni, entro 2026. Come capacità produttiva iniziale si pensa a circa 40 vetture ad ora, per un totale di 260mila vetture anno che dovrebbero saturare l’impianto. Per quanto riguarda le attuali produzioni, la 500 X continuerà fino prima metà 2025, mentre la Jeep Renegade si protrarrà fino al 2026.
Uliano ha precisato come Melfi rappresenti un unicum rispetto agli altri stabilimenti italiani, in particolare per il sistema dell’indotto che ruota esclusivamente intorno al sito produttivo di Stellantis che complessivamente impiega circa 9 mila lavoratori tra diretti (5675) e indiretti. Uliano ha poi ricordato come lo stabilimento di Melfi oggi produca 170mila unità, circa la metà di quelle che si producevano sette anni fa.
Le attuali tre vetture prodotte verranno sostituite con 5 modelli full electric, resta da capire il modello Opel che era stato annunciato con cosa verrà sostituito e le tempistiche. “Soprattutto – ha precisato Uliano – abbiamo la necessità di capire se la proiezione rispetto ai volumi dei 5 modelli full electric sarà capace di saturare gli impianti o gli impatti effettivi sull’occupazione, perché per noi sarà necessario gestire e preservare l’occupazione. A questo si aggiunge anche la nostra preoccupazione rispetto alle aziende della componentistica su cui non abbiamo ancora una risposta. Per quanto riguarda gli incentivi sarà necessario avere una continuità visto che resta un delta nei costi dell’elettrico rispetto alle motorizzazioni endotermiche di oltre il 40% in più a cui vanno aggiunti sostegni e incentivi per sostenere la riconversione industriale in particolare della componentistica. Sarà fondamentale la definizione a termine dei vari incontri di stabilimento, di un accordo complessivo che stabilisca concretamente impegni e garanzie di tutti i soggetti presenti al tavolo a partire da Stellantis”.
Duro, invece, il giudizio della Fiom-Cgil. “Penso che il comportamento dell’azienda sia socialmente irresponsabile. È chiaro anche a chi non vuole vedere: senza l’amministratore delegato questa discussione non va da nessuna parte”. Così il segretario generale Michele De Palma, che continua: “L’Ad deve venire in Italia per rispetto della dignità di questo Paese, della sua storia industriale e dei lavoratori. Oggi eravamo qui per parlare dello stabilimento di Melfi e non abbiamo ricevuto nessuna risposta, né a livello di garanzie sui 5 modelli elettrici promessi né sui lavoratori dell’indotto e della componentistica che rischiano di perdere il lavoro”.
Soddisfazione per il segretario nazionale della Uilm, Gianluca Ficco, sottolineando tuttavia la richiesta che una parte dei modelli sia ibrida “giacché i full electric stentano ad imporsi sul mercato. Inoltre chiediamo tutele per i lavoratori dell’indotto, vale a dire della componentistica, dei servizi e della logistica, che a ben vedere sono i più esposti ai rischi occupazionali”. In particolare, per Ficco la capacità iniziale dello stabilimento di 40 vetture per ora è un numero “difficile raggiungere con vetture esclusivamente elettriche, che stanno facendo molta fatica ad imporsi fra i consumatori, tanto da indurre ad un approccio più equilibrato e gradualista perfino la politica europea. Per le stesse ragioni chiediamo di prorogare al massimo la produzione degli attuali modelli con motorizzazioni più tradizionali”.
Quanto ai lavoratori dell’indotto, che ammontano a circa 4.000 persone a fronte di circa 5.500 dipendenti diretti di Stellantis, essi rappresentano un problema ben più drammatico per i quali “chiediamo meccanismi di passaggio dalle imprese che perdono le commesse a quelle che le vincono o che le reinternalizzano, nonché più specificamente a Stellantis un atteggiamento di responsabilità sociale verso un tessuto industriale che è mono committente”.
Infine “appoggiamo la richiesta della Regione Basilicata di abolire il costo di utilizzo della cassa integrazione, cosa assolutamente urgente per le imprese che versano in maggiore difficoltà”. A Melfi, prosegue Ficco. “abbiamo conquistato con le forze sindacali una missione produttiva per i prossimi anni – conclude – ma ci sono aspetti del piano industriale che vanno migliorati e da soli non possiamo farcela, tanto più che le ricadute occupazionali della transizione elettrica saranno pesantissime, nel migliore dei casi quantificabili in una perdita del 30% dei posti di lavoro. Occorre che il Governo adotti quanto prima le proposte scaturite proprio dai tavoli tecnici del Mimit, condivise da sindacato, imprese e istituzioni, a incominciare da quelle relative al rafforzamento degli ammortizzatori sociali e allo sgravio dei costi dell’energia. Speriamo che la articolazione del confronto del tavolo automotive stabilimento per stabilimento, distretto industriale per distretto industriale, possa dare finalmente concretezza alla discussione col Governo e con Stellantis, abbandonando chimere e rimpianti, concentrandoci piuttosto sugli aspetti più problematici del piano industriale e della transizione all’elettrico”.
e.m.