Ieri, lunedì 20 ottobre, si è svolto a Torino il primo, e molto atteso, incontro fra il nuovo Ceo di Stellantis, Antonio Filosa, e i Segretari generali dei sindacati metalmeccanici: Michele De Palma (Fiom-Cgil), Rocco Palombella (Uilm-Uil) e Ferdinando Uliano (Fim-Cisl).
Diciamo subito che, nonostante le citate e forti attese, sul piano sostanziale – ovvero per ciò che riguarda quali modelli di auto saranno prodotti in Italia, in quali stabilimenti e con quanti lavoratori -, dall’incontro di ieri non sono emerse particolari novità. Salvo la bella notizia, su cui torneremo, dell’annuncio di 400 assunzioni che saranno effettuate per lo stabilimento di Mirafiori.
Diciamo anche subito che, a nostro parere, per capire quale direzione prenderanno effettivamente i piani produttivi di Stellantis relativi al nostro Paese, con le loro conseguenze occupazionali, bisognerà attendere i primi mesi dell’anno prossimo. Quello che intanto si può dire, però, è che l’incontro di ieri è stato tutt’altro che protocollare. Ci pare infatti di poter dire che l’appuntamento torinese ha confermato la linea di condotta assunta in Italia da Stellantis a partire dal dicembre dell’anno scorso, ovvero dai giorni successivi a quella domenica 1° dicembre in cui fu data la notizia che, la medesima Stellantis, aveva accettato le dimissioni rassegnate, in giornata, dal Ceo Carlos Tavares.
Linea di condotta, sia chiaro, relativa non tanto, o forse non ancora, ai programmi produttivi della multinazionale per ciò che riguarda il nostro Paese, quanto alle linee e alle forme di comunicazione assunte nei confronti del Governo, del mondo politico e, quindi, dell’opinione pubblica.
Tavares, a dire il vero, non era apparso particolarmente interessato ad acquisire consenso da questi interlocutori “esterni” alla proprietà della multinazionale da lui guidata. E ciò non solo in Italia ma, quanto meno, anche negli Statu Uniti.
La svolta comunicativa del dopo-Tavares ha cominciato a manifestarsi, da noi, già a partire dal 17 dicembre, ovvero dal giorno in cui al Mimit si svolse un incontro triangolare fra Governo, Azienda e sindacati, allargato all’Anfia e ai Presidenti delle Regioni interessate al settore automotive. In quella occasione, Stellantis fu rappresentata dal manager francese Jean-Philippe Imparato, all’epoca responsabile europeo del Gruppo.
Imparato disse che Stellantis voleva “fare squadra” con l’Italia e annunciò un Piano Italia con 2 miliardi di investimenti (più 6 miliardi di acquisti da fornitori attivi nel nostro Paese). Il rappresentante della multinazionale ammise anche che il 2025 sarebbe stato un ano “duro”, ma disse anche che dal 2026 la capacità produttiva di Stellantis avrebbe cominciato a crescere grazie all’avvio di nuovi modelli. In particolare, annunciò che da fine 2025 a Mirafiori sarebbe stata prodotta la nuova 500 ibrida.
Alla stessa linea di comunicazione, che ci siamo permessi di definire “operazione simpatia”, si è poi attenuto Il Presidente di Stellantis, John Elkann, nel corso dell’audizione di fronte alle Commissioni Attività Produttive di Camera e Senato svoltasi il successivo 19 marzo. Grandi sorrisi, sottolineatura delle radici Fiat di Stellantis e quindi del rapporto storico profondo fra l’azienda e il nostro Paese. Inoltre, nessun particolare contrasto col Governo. Semmai, un tono critico verso le scelte dell’Unione Europea che ha imposto al settore auto una “rigida politica climatica” e non ha predisposto adeguate misure di sostegno al medesimo settore, rispetto ai problemi posti dalla transizione ambientale.
Ma eccoci all’entrata in scena del nuovo protagonista della vicenda Stellantis nel nostro Paese. Antonio Filosa, che è stato nominato Ceo il 28 maggio, assume operativamente il suo ruolo a capo di Stellantis il 23 giugno. Il suo esordio italiano avviene però a fine estate. Lunedì 8 settembre, viene ricevuto al Mimit dal ministro Adolfo Urso assieme al Presidente di Anfia (Associazione azionale filiera industria automobilistica), Roberto Vavassori. Siamo nel pieno di una settimana caldissima per il settore auto nell’ambito dell’Unione Europea. Fra l’altro, per due giorni dopo, ovvero per mercoledì 10 settembre, era atteso il discorso sullo stato dell’Unione del Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen; discorso in cui ci si aspettava che sarebbe stato anche affrontata la questione della normativa europea in materia di motori. Mentre per la fine della stessa settimana, ovvero per venerdì 12 settembre, era attesa la terza edizione del cosiddetto Dialogo strategico sull’automotive, con la partecipazione della stessa von der Leyen.
Ebbene, al termine del cordiale incontro fra nuovi sorrisi e strette di mano, viene diffuso un comunicato in cui si afferma che l’obiettivo “condiviso” fra Governo italiano, Anfia e Stellantis è quello di “chiedere con forza alla Commissione Europea di trasformare subito il dialogo strategico sull’auto in azioni strategiche”.
Insomma, dall’esibizione dei nuovi buoni rapporti col Governo italiano si è ormai passati, dopo soli pochi mesi, a una visione comune, piuttosto critica, circa la politica condotta dall’Unione europea in materia di motorizzazioni degli autoveicoli.
Il giorno dopo l’esordio di Filosa al Mimit, come era logico aspettarsi, prendono la parola Fim, Fiom e Uilm, ovvero i maggiori sindacati dei metalmeccanici presenti fra i lavoratori di Stellantis e, comunque, nel settore dell’automotive. E lo fanno per chiedere due cose: da un lato, per sollecitare il Governo a riaprire il tavolo Stellantis; dall’altro, per chiedere un incontro al nuovo Ceo del Gruppo, Antonio Filosa.
Ed eccoci dunque all’appuntamento di ieri, lunedì 20 ottobre.
Per prima cosa, ci pare utile sottolineare che, con questo incontro, la Stellantis di Filosa ha fatto un duplice passo avanti nella sua strategia europea.
Da un lato, ci pare necessario ricordare che Il 9 settembre, in una intervista uscita su La Stampa, il già citato Imparato aveva affermato che, “gli obiettivi fissati dall’Europa” in materia di motorizzazione “per il 2030 e il 2035, non sono più raggiungibili”. Adesso, Filosa si è spinto più in là, affermando esplicitamente che “serve rivedere la regolamentazione europea”, cioè una regolamentazione che “non tiene in debito conto la realtà del mercato e dei contesto industriale”.
Dall’altro lato, la politica delle alleanze di Stellantis, se così possiamo chiamarla, ha individuato un nuovo obiettivo: dopo aver rafforzato il suo rapporto col Governo italiano, lancia adesso un appello ai sindacati. Infatti, Filosa ha detto che per spingere la Commissione Europea a rivedere la sua regolamentazione, Stellantis e le altre case costruttrici riunite nell’Acea hanno bisogno “del supporto di tutti gli stakeholder” e, “in particolare”, di quello “delle organizzazioni sindacali di tutte le aree in cui operiamo”. E ciò, proprio “a partire da qui”, cioè dal Paese in cui “abbiamo un grande piano che si chiama Piano Italia”.
Già, i sindacati. Ma cosa possono pensare, questi ultimi, della nuova Stellantis? Sicuramente, guardano a ciò che la multinazionale sta facendo in Italia con grande preoccupazione. Infatti, al di là del suono delle parole di Imparato, Elkann e Filosa, i fatti che si sono prodotti in questi mesi non spingono all’ottimismo. Anzi, più volte, anche sulla base di specifiche ricerche, nel corso del 2025, come avevano già fatto, del resto, nel corso del 2024, i sindacati dei metalmeccanici hanno denunciato una situazione via, via sempre più grave, fra veri e propri crolli produttivi e reiterati cali occupazionali.
A parziale discolpa dell’Azienda, si può solo osservare che loro, i massimi dirigenti di Stellantis, l’avevano detto. Avevano parlato del 2025 come di un anno “duro” e avevano annunciato una ripresa solo a partire dal 2026. Ma adesso, ci siamo. All’inizio del 2026 mancano poco più di due mesi.
Come si è detto, Filosa ha scelto, come sede del suo primo incontro con Fim, Fiom e Uilm, non solo la città di Torino, patria della Fiat, ma gli uffici dello stabilimento di Mirafiori. Una location iconica, puramente volta a fare buona impressione sui media e sull’opinione pubblica cittadina, rievocando antichi fasti anche grazie all’annuncio delle 400 nuove assunzioni? Oppure l’effettivo nuovo avvio della sezione italiana di un’impresa che è, sì, multinazionale, ma è anche munita della volontà di far tornare a fiorire la pianta originata da quelle antiche radici di cui ha parlato il Presidente Elkann?
I sindacati, per adesso, ci appaiono molto e giustamente prudenti nei loro primi giudizi successivi all’incontro di Mirafiori. Mentre, dal punto di vista di chi osserva le vicende industriali del nostro Paese, una cosa ci pare abbastanza chiara: Filosa ha davanti a sé pochi mesi per far capire a tutti se, dentro agli stabilimenti italiani di Stellantis, ha almeno preso avvio un’inversione di tendenza.
@Fernando_Liuzzi