Gli impiegati licenziati dalle compagnie aeree chiedono aiuto al Congresso. A molti di loro è stata infatti negata l’indennità di licenziamento e tutti gli altri benefit previsti. Molte compagnie aeree, incluse American Airlines e Northwest Airlines, hanno invocato la clausola della “forza maggiore”, in base alla quale una situazione di emergenza permette alle società di licenziare i dipendenti senza darne previa notizia e senza prevedere le indennità normalmente dovute. Ma altre aziende hanno assunto un atteggiamento diverso, come Continental Airlines, Us Airways Group e Delta Air Lines, quelle già al centro di trattative con i due maggiori sindacati dei piloti. I sindacati contestano il fatto che le compagnie aeree, che hanno annunciato in tutto 100.000 licenziamenti dopo l’attacco dell’11 settembre, in molti casi hanno evitato gli obblighi relativi alle protezioni da accordare ai lavoratori licenziati, anche dopo aver ottenuto un fondo di 15 miliardi di dollari (31.500 miliardi di lire) dal
governo. “Queste compagnie hanno ricevuto massicci
finanziamenti – ha detto Edward Wytkind, direttore esecutivo del dipartimento Afl-Cio Transportation Trades –
e ora utilizzano l’eccezionalità della situazione per sottrarsi agli obblighi che il contratto di lavoro prevede”.
Se i sindacati protestano per la non protezione dei lavoratori licenziati, le compagnie aeree si lamentano della mancanza di spazi di manovra nei tagli alla forza lavoro. Tra i 35.000 riservisti richiamati dal governo, infatti, compaiono molti piloti delle compagnie aeree, che di norma sono in gran parte di estrazione militare. La chiamata al servizio del governo li rende immuni da licenziamento e li protegge da qualsiasi provvedimento l’azienda voglia prendere nei loro confronti.
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