La scorsa settimana è finito il corso 2025 della Scuola superiore di relazioni industriali, arrivata così agli 11 anni. È stata una bella esperienza. 60 partecipanti, oltre 40 docenti, per un totale di 90 ore totali di lavoro in comune. Ancora una volta abbiamo potuto constatare l’assoluta validità della scelta, compiuta un paio di anni addietro, di svolgere le lezioni nel corso di quattro sessioni di tre giorni ciascuna, rimanendo tutti in un albergo sui colli sopra Roma. Restando sempre nella stessa location, pranzando e cenando ogni giorno tutti assieme, è stato possibile moltiplicare le occasioni di approfondimento dei temi sollevati durante le lezioni.
Decisiva per l’ottima riuscita dei corsi è stata la scelta di svolgere formazione congiunta, mettendo nella stessa aula persone che lavorano negli uffici di gestione del personale di grandi e medie aziende e persone che militano nei sindacati, tutti, Cgil, Cisl, Uil, quest’anno anche nella Fismic. Frequentando la stessa scuola per dodici giornate, vivendo assieme, è facile capire che tutti fanno lo stesso identico mestiere e, anche avendo più o meno la stessa età, è facile intendersi, conoscersi, apprezzarsi. La gestione delle diverse sperimentazioni, specie le simulazioni di trattative, hanno abituato tutti i partecipanti a lavorare proficuamente assieme.
Al centro delle lezioni, ovviamente, le relazioni industriali. Un mestiere difficile, è emerso con chiarezza, capace di dare grandi soddisfazioni, ma esposto a provocare cocenti delusioni. Maria Teresa La Notte, nostra ex allieva, attualmente responsabile delle relazioni industriali della Gsk spa, importante azienda farmaceutica, che è stata con noi una di queste giornate, ha chiarito con precisione la realtà di questo mestiere. “Siamo degli artigiani, ha ricordato, viviamo di esperienze, non abbiamo certezze. Dobbiamo evitare la tentazione di fermare il mare con le mani, perché questo genera poi la disintermediazione. Dobbiamo procedere per tentativi, non dimenticando mai che sedersi a un tavolo di trattative è sempre utile, ne vale sempre la pena, e sapendo che con le relazioni industriali generiamo produttività, competitività, occupazione”.
Abbiamo parlato a lungo di conflitto in queste dodici giornate. chiarendo che il conflitto in sé non è un male, al contrario, è utile perché evidenzia l’esistenza di un conflitto, di una differenza di valutazione e di interessi. Se si ignora l’esistenza di queste divergenze di opinioni queste possono crescere e diventare un vero problema, se invece si affrontano e si risolvono, allora questo è un bene. E le relazioni industriali a questo servono, a risolvere i problemi. E abbiamo parlato a lungo dei diversi livelli di contrattazione. La differenza tra contratti nazionali e contratti aziendali, è emerso, impedisce una vera scelta, sia per la limitata diffusione della contrattazione di secondo livello, sia per la dichiarata preferenza di buona parte dell’imprenditorialità a favore della soluzione nazionale. È emersa invece l’assoluta validità della partecipazione, obiettivo peraltro ancora molto lontano.
Non è bene incensarsi, ma noi, io e il professor Mimmo Carrieri, crediamo che sia possibile parlare di successo di questa scuola. Basta guardare la foto dei partecipanti al corso 2025 che pubblichiamo qui: tutti sorridono, sono palesemente contenti dell’esperienza vissuta, sanno di aver vissuto un’esperienza performante. E proprio questo entusiasmo ci ha convinti della necessità di insistere nel tentativo di creare una vera community tra i nostri ex allievi, che sono tanti, e che è bene tenere uniti per non disperdere quello che in questi undici anni abbiamo costruito. Organizzeremo per questo prossimamente delle mezze giornate di approfondimento di temi emergenti, per alcuni in presenza, gli altri potranno collegarsi online. Sempre con l’obiettivo, solo rimandato, mai cancellato, di dare l’opportunità a tutti di un corso successivo di approfondimento per proseguire in questo compito che ci siamo scelti e che ci dà tante soddisfazioni.
Massimo Mascini