“Il confronto tra livelli istituzionali dovrà continuare. Abbiamo ribadito che c’è bisogno della continuità produttiva, di un processo reale di decarbonizzazione e, sui temi che riguardano l’Accordo di programma, della garanzia sull’occupazione”. Così il segretario generale Fiom Cgil Michele De Palma, dopo l’incontro che si è tenuto al Ministero delle Imprese e del Made in Italy sulla situazione dell’ex-Ilva, al quale hanno partecipato le organizzazioni sindacali, le istituzioni locali e i ministri Urso e Calderone.
Durante il confronto è stato presentato il nuovo progetto di decarbonizzazione che prevede la realizzazione di un polo per la produzione di preridotto a Taranto, con l’installazione di due forni elettrici a Genova e Taranto. L’obiettivo è la creazione dello stabilimento green più grande d’Europa per la produzione di acciaio a impatto ridotto.
“Il confronto andrà riguarda i livelli istituzionali. Poi, dopo, noi ci confronteremo sul piano e sul soggetto industriale”, ha proseguito: “Abbiamo ribadito al ministro che la partecipazione pubblica è fondamentale in maggioranza per gestire il processo di transizione dell’azienda”.
“Non accetteremo – ha concluso De Palma – alcuna ipotesi che preveda esuberi. Non ci potrà essere nessun percorso di transizione senza la continuità produttiva e occupazionale. Gli impianti per realizzare il preridotto devono necessariamente essere realizzati dove saranno presenti i forni elettrici”.
“Abbiamo ribadito alle istituzioni presenti che senza la produzione di preridotto a Taranto viene messa in discussione la solidità futura dell’intero stabilimento e la sostenibilità occupazionale di Taranto e degli altri stabilimenti italiani. Bisogna essere consapevoli che senza la produzione dei 3 DRI di Taranto lo stabilimento rischia di non avere futuro. Scommettere sul fare o non fare il DRI significa scommettere sulla pelle delle persone” ha detto Ferdinando Uliano, segretario generale della Fim-Cisl.
“Il progetto include anche una centrale elettrica dedicata al funzionamento dei tre forni elettrici, che coverta quella attuale, con una stima complessiva di investimenti pari a circa 2 miliardi di euro. Per garantire l’approvvigionamento energetico è allo studio il ricorso a una nave rigassificatrice, sulla scorta del modello di Piombino. È stata esclusa l’ipotesi di posizionare la nave al largo, a causa della scarsa profondità del fondale e di altre condizioni che renderebbero impossibile la sua operatività”.
“Il governo – prosegue la nota della Fim – ha confermato il proprio impegno nel sostenere la gara internazionale, che andrà aggiornata entro il mese di luglio, per la cessione dello stabilimento, assicurando la fornitura del preridotto necessario agli acquirenti in qualsiasi opzione verrà percorsa ovvero con la sua produzione a Taranto o altrove. Come organizzazione sindacale abbiamo ribadito la necessità di tenere insieme gli aspetti ambientali, sanitari e sociali nella soluzione della crisi dell’Ilva”.
“Abbiamo espresso forte preoccupazione per l’assenza di garanzie occupazionali all’interno del piano, sottolineando il rischio di una bomba sociale qualora non ci si prenda tutti la responsabilità di scelte coraggiose. La transizione verso il preridotto e il forno elettrico rappresenta una svolta fondamentale dal punto di vista ambientale e industriale, ma per quanto riguarda l’occupazione a seconda del Piano A o del Piano B ci sono implicazioni differenti. A Taranto, si contano circa 9.500 lavoratori tra occupati e personale in amministrazione straordinaria, a cui si aggiungono circa 8.000 lavoratori dell’indotto: una gestione attenta della fase occupazionale sarà quindi essenziale. Le attività legate ai nuovi impianti e il graduale riavvio delle attività di finitura di tutti i siti del gruppo ma anche degli impianti di Taranto, dovranno garantire l’impiego di tutti i lavoratori ed il loro rientro da anni di cassa integrazione. Infine, abbiamo sottolineato che, pur apprezzando la presenza attiva dello Stato, come abbiamo sempre richiesto, sarà necessario prevedere risorse finanziarie sufficienti a garantire la continuità delle attività almeno fino alla realizzazione completa del progetto”.
“Noi abbiamo ottenuto il risultato che volevamo: abbiamo chiarito che per noi il problema assoluto è la salvaguardia dei livelli occupazionali. Lo afferma il leader della Uilm, Rocco Palombella. “A noi ci interessa vedere che faranno, se lo faranno, un accordo di programma dove vengono salvaguardati i livelli occupazionali”, aggiunge e “il nostro assenso di massima è nel salvaguardare i livelli occupazionali e stabilire un vero piano di decarbonizzazione”. “Mi auguro che riescano a trovare una soluzione tra enti locali e governo per poter andare avanti”, aggiunge.