Ieri, a Roma, nuovo passo avanti nella trattativa per il Contratto dei metalmeccanici. Infatti, sono state fissate le date per due nuovi incontri che si terranno la settimana prossima. Detta così, per chi ha seguito questa lunghissima e contrastata trattativa, può sembrare che non si tratti di una grande notizia. Ma l’impressione di chi scrive è, invece, che questa volta la notizia ci sia. E che abbia anche un carattere positivo.
Come al solito, partiamo dai fatti. Ieri, lunedì 6 ottobre, si sono incontrate, presso la sede nazionale della Confindustria, le delegazioni delle parti trattanti il rinnovo del Contratto dei metalmeccanici. Da un lato del tavolo, i massimi dirigenti delle associazioni datoriali, Federmeccanica e Assistal; dall’altro, quelli dei maggiori sindacati della categoria, e cioè Fim-Cisl, Fiom-Cgil e Uilm-Uil.
L’incontro, programmato per mezzogiorno, è stato abbastanza breve: è durato, infatti, poco più di due ore. Al termine, i dirigenti dei sindacati citati hanno informato i cronisti, in attesa fuori dalla sede confindustriale, della decisione presa nel corso della riunione, svoltasi, come si dice nel gergo sindacale, in plenaria: mercoledì 15 e venerdì 17 ottobre si terranno – in ristretta – due nuovi incontri dedicati alle tematiche più delicate della trattativa, ovvero alle retribuzioni e alle parti normative del Contratto.
Ma dunque, ci si potrebbe chiedere, cosa c’è di importante in un incontro che produce solo le date di due nuovi appuntamenti negoziali?
Per rispondere a questa domanda, bisogna volgere lo sguardo all’indietro e ripercorrere, sia pure rapidamente, le fasi principali di questo atipico percorso contrattuale.
La prima fase della trattativa per il rinnovo del Contratto dei metalmeccanici inizia il 30 maggio dell’anno scorso. Quel giorno, nell’incontro di apertura della trattativa, vengono fissate le date dei primi incontri tematici che si svolgeranno nei mesi di giugno e luglio 2024. In pratica, si tratta di incontri volti ad analizzare i contenuti delle varie parti della piattaforma rivendicativa elaborata unitariamente da Fim, Fiom e Uilm, e poi presentata da questi tre sindacati alle controparti datoriali all’inizio del negoziato.
Gli incontri riprendono a settembre, ma senza che vengano compiuti specifici progressi. Al di là dei contenuti dei diversi temi della piattaforma rivendicativa, ormai esaminati, le maggiori difficoltà riguardano, tra gli 11 punti della piattaforma, quello che era apparso sin dall’inizio come il più problematico: quello relativo agli aumenti salariali. In poche parole, i sindacati puntano a ottenere aumenti superiori alla crescita dell’inflazione. Non si accontentano, cioè, di recuperare il potere d’acquisto delle retribuzioni – eroso via, via dalla crescita del costo della vita -, ma vogliono vedere una crescita delle retribuzioni che sia in grado di compensare lavoratrici e lavoratori del progressivo maggior apporto delle loro prestazioni professionali alla produzione industriale.
Siamo ormai in autunno. Ed è a questo punto che Federmeccanica presenta una sua proposta, ovvero un insieme di proposte relative a diversi punti già affrontati nel negoziato. Ma agli occhi di Fim, Fiom e Uilm la proposta di Federmeccanica costituisce una vera e propria contropiattaforma. Che viene respinta dai sindacati. È il 10 ottobre 2024.
La vertenza si inasprisce. Federmeccanica e Assistal rimangono sulle loro posizioni. Ed ecco che il 12 novembre, al termine di un nuovo incontro, i sindacati dichiarano che si è giunti a una rottura della trattativa e indicono un primo pacchetto di otto ore di sciopero. E così, come abbiamo raccontato sul Diario del lavoro, il conflitto torna in fabbrica.
Nei primi mesi del 2025, il negoziato è, praticamente, bloccato, mentre i sindacati proclamano e attuano nuovi scioperi. Tanto da arrivare, in qualche mese, a un totale di 40 ore di sciopero effettuate.
Finché, nella seconda metà di giugno, qualcosa comincia a muoversi. Il 21, il ministro del Lavoro, Marina Calderone, riceve le parti per essere informata sullo stato del negoziato. Il 26, la Confindustria incontra le Confederazioni sindacali allo scopo di avviare un confronto su assetti e prospettive delle relazioni industriali.
Fatto sta che, a metà luglio, si riapre la trattativa per il contratto dei metalmeccanici. Il 15 luglio, infatti, presso la Confindustria si svolge un incontro molto atteso e partecipato. Un incontro in cui non si entra ancora nel negoziato propriamente detto, ma in cui viene assunta la decisione di far ripartire il negoziato stesso. A tale scopo, vengono fissate le date di tre nuovi incontri di merito, in ognuno dei quali riprendere la discussione su diverse parti della piattaforma rivendicativa.
Questi incontri tematici si sono dunque svolti, rispettivamente, l’11, il 18 e il 25 settembre. Ieri, 6 ottobre, si è svolto un nuovo incontro, per certi aspetti più simile a quello del 15 luglio che non ai tre che l’anno immediatamente preceduto. Il dibattito, infatti, non è entrato nel merito negoziale relativo a questo o a quel punto della piattaforma, ma, dopo aver tirato le somme dei tre incontri di settembre, ha affrontato la questione di fondo relativa al senso e alle prospettive del negoziato considerato nel suo insieme.
“Federmeccanica e Assistal”, è scritto nel comunicato congiunto emesso ieri dalle due associazioni imprenditoriali, “hanno ribadito che vogliono rinnovare il Contratto collettivo nazionale.” Lo stesso si può dire per i tre maggiori sindacati della categoria, ovvero per Fim, Fiom e Uilm.
Ecco dunque il senso dell’incontro di ieri. Constatare che le parti hanno recuperato la speranza di poter concludere positivamente il negoziato contrattuale e, anche alla luce del buon andamento dei tre più recenti confronti tematici, affermare che le parti stesse hanno l’intenzione, di più, la volontà di arrivare a tale conclusione.
A tale scopo, come si è già detto, le parti si sono date due nuovi appuntamenti ravvicinati, quelli del 15 e del 17 ottobre. Due appuntamenti molto importanti, quindi, ma anche molto delicati. Perché se andassero bene, si potrebbe aprire la strada verso una fase, quanto meno, più avanzata, se non addirittura conclusiva del negoziato. Mentre, in caso contrario, ci si troverebbe di fronte a una crisi ancor più grave di quella già verificatasi a partire dall’ottobre dell’anno scorso.
Ne riparleremo la settimana prossima.
Fernando Liuzzi