Quella degli incidenti mortali sul lavoro è una “strage quotidiana e infinita: dobbiamo fermarla”. Dopo la tragedia dei cinque operai morti a Casteldaccia, in provincia di Palermo, di cui un sesto ricoverato in gravissime condizioni, il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, si scaglia contro “un modello di impresa fondato su appalti, subappalti e precarietà che uccide. Un sistema basato sui tagli dei costi e dei tempi di lavoro non rispetta i diritti e le tutele delle lavoratrici e dei lavoratori, e va immediatamente cambiato”. Per Landini “non è una questione di punti e di crediti, chiediamo una vera trattativa alla Presidenza del Consiglio per cambiare il sistema”. Inoltre, annuncia, “la Cgil si costituirà parte civile al processo”.
“Una nuova strage”, aggiunge il segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra, “che grida giustizia e lascia sgomenti. Basta parlare di fatalità. Non è sufficiente il cordoglio o la pietà. Dietro i caduti ci sono responsabilità da accertare ed omissioni da verificare”.
“La magistratura – scrive sui social – deve fare al più presto luce. La Cisl proseguirà la sua mobilitazione sui territori e nelle aziende fino a che non ci sarà un cambiamento vero in tutti i luoghi di lavoro, con una strategia nazionale che fermi questa intollerabile scia di sangue. Di lavoro si deve vivere non morire”.
“Chiediamo più verifiche, più controlli, più ispezioni. – prosegue Sbarra -. Assunzione di ispettori e tecnici della prevenzione. E poi serve maggiore formazione sia per i lavoratori che per il sistema delle imprese. Bisogna estendere la patente a crediti a tutti i settori e agganciare alla strategia più sanzioni, attività di repressione, un grande, potente investimento sulla formazione, sulla informazione. Al lavoro bisogna andare sicuri. Dietro questi caduti ci sono sicuramente responsabilità che bisogna accertare e omissioni che occorre verificare. Ecco perché la magistratura deve fare al più presto piena luce. Noi andiamo avanti con la nostra mobilitazione nelle aziende, nei territori fino a quando non ci sarà un cambiamento vero in tutti i luoghi di lavoro”.
e.m.