Il Consiglio dei ministri ha approvato, il 13 novembre scorso, il disegno di legge per la lotta al caporalato e al lavoro nero. Arresto in flagranza di reato, confisca dei beni e risarcimento delle vittime, i tre strumenti principali inseriti nel disegno di legge.
Il caporalato è un fenomeno che riguarda soprattutto lo sfruttamento dei lavoratori extracomunitari stagionali utilizzati per la raccolta degli agrumi e dei pomodori e che interessa 400 mila lavoratori, spesso con connotazione di ricatto sessuale per le donne.
Con la nuova legge le amministrazioni statali saranno direttamente coinvolte nella vigilanza e nella tutela delle condizioni di lavoro nel settore agricolo, attraverso un piano congiunto di interventi per l’accoglienza di tutti i lavoratori impegnati nelle attività stagionali di raccolta dei prodotti agricoli.
Per la prima volta si decide anche di estendere le finalità del Fondo previsto nella legge 228 del 2003 in tema di vittime della tratta anche alle vittime del delitto di caporalato. Infine, è previsto l’inasprimento degli strumenti penali. “Siamo sulla strada giusta e concreta – osserva il ministro delle politiche agricole Maurizio Martina – per combattere un fenomeno che ha radici antiche, ma che vogliamo sconfiggere con la massima determinazione possibile. Lo abbiamo dimostrato in questi mesi con azioni coordinate messe in campo con i ministri Poletti e Orlando. Abbiamo rafforzato e reso più efficaci i controlli con un incremento di oltre il 20% rispetto all’anno precedente”. Martina auspica che il ddl “sia rapidamente approvato dal Parlamento” e afferma che le condizioni ci sono. “Credo che questo provvedimento sia davvero molto importante, perché elimina una piaga che per anni non si è riusciti a estirpare”, afferma il ministro della Giustizia Andrea Orlando, sottolineando che le misure prevedono tra l’altro l’obbligatorietà dell’arresto in flagranza di reato, la confisca dei beni prodotti e l’indennizzo alla vittime di caporalato.
Soddisfatto anche il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo, che ha dichiarato: ”una grande azione di responsabilizzazione di tutta filiera per garantire che dietro tutti gli alimenti, italiani e stranieri, in vendita sugli scaffali, ci sia un percorso di qualità, con una equa distribuzione del valore. E questo – prosegue – non è possibile se i pomodori nei campi sono sottopagati a 8 centesimi al chilo e le arance ancora di meno”.
Anche il segretario confederale Cisl Luigi Sbarra parla di ”passo importante” e chiede la rapida approvazione del provvedimento, mentre Stefania Crogi, segretario generale della Flai Cgil dichiara: “Bene l’approvazione da parte del Consiglio dei ministri del disegno di legge sul contrasto al caporalato e lavoro nero. Il testo, recependo le proposte da tempo avanzate a politica ed istituzioni, e supportate dalla mobilitazione dei lavoratori del settore, prevede il coinvolgimento di centri per l’impiego e uffici immigrazione per un collocamento in agricoltura legale e trasparente. Si rafforza inoltre il ruolo della rete per il lavoro agricolo di qualità, incentivando le aziende sane del nostro Paese. Tutto questo, aggiunto a quanto previsto dal testo che modifica il Codice antimafia con l’estensione del sequestro e confisca dei beni per chi ricade nel reato previsto dal 603 bis, ci può portare ad un quadro complessivo di norme che possano debellare la piaga del lavoro nero e del caporalato in agricoltura”.