Dopo il possibile compromesso con il governo francese sul salvataggio di Alstom, “è ancora più degno di nota il fatto che sia più dura che mai la linea sugli aiuti statali di Mario Monti”. Lo scrive oggi il Financial Times pubblicando un’intervista nella quale il Commissario Europeo alla Concorrenza “inveisce contro le sovvenzioni dei governi che sottraggono alle società ordinarie una giusta chance ad un giusto profitto, mentre prosciugano le casse dello Stato”. “È certo molto visibile – osserva Monti – la perdita di posti di lavoro in una certa fabbrica, quando viene negato l’aiuto statale. Ma quando si lascia passare un aiuto incompatibile con le norme .. posti di lavoro in altre aziende più produttivi sono persi..ma questo è meno visibile”.
Il Commissario, il cui mandato scade a novembre 2004, indica anche i cambiamenti che vorrebbe vedere nella politica europea sugli aiuti statali, l’ultimo pezzo del mosaico di riforme che ha diretto presso la Commissione Europea. Le linee guida per gli aiuti di salvataggio e ristrutturazione d’emergenza scadono ad ottobre del prossimo anno e Monti, secondo l’FT, vuole renderle più dure di prima.”Abbiamo avuto molti casi in cui le società – sottolinea – sono tornate a chiedere nuovi aiuti, dopo meno di 10 anni. In tutta onestà, queste società non forniscono stabile occupazione ai loro dipendenti”.
“Ritengo che i prestiti di salvataggio d’emergenza – dice Monti – dovrebbero essere limitati a colmare il periodo di durata della nostra indagine formale e dovrebbero essere rimborsati appena il pacchetto finale è stato accettato o rifiutato. Quanto agli aiuti per la ristrutturazione ( per il lungo termine) stiamo pensando di introdurre obiettivi più precisi ed anche di evitare che le operazioni di ristrutturazione vadano avanti a tempo indefinito per le frequenti modiche dei piani”.
Tali cambiamenti, per l’FT, risulterebbero in una maggiore insistenza da parte della Commissione sulla vendita di attività, in cambio dell’assistenza governativa ai programmi di ristrutturazione e in una nuova spinta per garantire che i salvataggi delle società comportino il minimo assoluto esborso di soldi statali.
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