“Riconosciamo certo l’utilità degli strumenti che mitigano gli effetti della povertà assoluta, come del resto previsto dal Contratto di governo. Per noi, comunque, la via maestra resta il reddito che viene dal lavoro”. Lo ha affermato il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, intervenendo all’assemblea annuale della Confederazione.
Sangalli ha espresso eprplessità anche sul tema del salario minimo: “Nella chiarezza dei rapporti, abbiamo la preoccupazione che questa misura finisca per disperdere un patrimonio di relazioni e traguardi ottenuti”.
Secondo il Presidente di Confcommercio “c’è in gioco la consolidata storia di contrattazione collettiva del nostro Paese. Anche per questo serve pesare la rappresentanza, valorizzando i contratti più diffusi e rappresentativi, che offrono anche un percorso di welfare di matrice contrattuale, in grado di razionalizzare e migliorare la stessa spesa sanitaria e previdenziale”.
“Utile”, invece, la proposta contenuta nel Contratto di governo “di introdurre un apposito “strumento” digitale, semplice e chiaro, che sopperisca all’eliminazione dei voucher”.
“Sui voucher, abbiamo ripetuto che gli abusi non hanno fatto certo bene – ricorda Sangalli – Ma un conto è riformare, un conto è sopprimere, perché si rischia di alimentare il lavoro sommerso.
Un’eliminazione che non abbiamo capito, e continuiamo a non capire”.
Inoltre, Sangalli auspica l’abbassamento della pressione fiscale sulle imprese che pagano il 62% del loro fatturato, lotta a evasione ed elusione, web tax e imposta locale unica. “Ben venga” ha detto “a tutti i livelli “l’alleanza finanziaria”, che ha ricordato il Premier, come ‘occasione per rifondare il rapporto tra Stato e contribuenti, all’insegna della buona fede’”.
“Non è possibile – ha sottolineato Sangalli – che contro le nostre imprese, per recuperare un’immagine calcistica, ci sia anche il pressing serrato delle tasse locali, dove il tridente d’attacco è: IMU-TASI-TARI. Si metta mano, dunque, anche alla tassazione locale, con una local tax, unica, certa e semplice”.
Per Sangalli è importante la questione di parità di regole nel fare impresa: “Pensiamo alla web tax – ha precisato il presidente – Noi certo rappresentiamo tante imprese dell’e-commerce, ma non va bene che un negozio di vicinato o un piccolo ristorante devono pagare tutte e troppe tasse mentre alcune multinazionali non pagano nulla. Non è equo e non è giusto! Perché, poi, non è equa e non è giusta un’economia della condivisione dove alla fine si condividono più i paradisi fiscali che le opportunità”.
Per quanto riguarda gli aumenti dell’Iva previsti per il 2019 dalle clausole di salvaguardia, secondo il presidente di Confcommercio sarebbero “una beffa, oltre che la fine certa delle già modeste prospettive di ripresa. Il “contratto di governo per il cambiamento” dovrà ora misurarsi con il banco di prova della tenuta dei conti pubblici” ha detto “dopo una campagna elettorale all’insegna di “meno tasse per tutti”, gli aumenti Iva pari nel 2019 a circa 200 euro a testa per ogni italiano, finirebbero per essere una beffa, oltre che la fine certa delle già modeste prospettive di ripresa”.
Secondo Sangalli “l’Iva sembra essere diventata una specie di passe-partout” per finanziare “ogni esigenza, ogni progetto, ogni nuovo strumento” ma questo evidenzia “un grave e diffuso pregiudizio nei confronti della domanda interna”.
“La battaglia contro gli aumenti dell’Iva è una battaglia di Confcommercio – ha aggiunto – Ma è una battaglia a favore di tutto il Paese” perché “la vera salvaguardia, la vera garanzia per imprese e cittadini è difendere i loro redditi, il potere d’acquisto, la competitività diffusa delle imprese. Sull’Iva non si tratta e non si baratta!”.