“L’Ilva è stata un risorsa nei decenni passati, ma da ormai troppo tempo è un incentivo alla paralisi economica della città. Quello stabilimento non ha prodotto un effetto moltiplicatore positivo né sul piano sociale né su quello industriale. Dunque, anziché pensare solo all’acciaieria, Taranto deve puntare su uno sviluppo delle infrastrutture e sull’autonomia universitaria”. Parole di Mario Turco, sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega alla Programmazione economica e agli investimenti, nonche’ esponente del Movimento Cinque Stelle.
Quanto alla soppressione dello scudo penale per ArcelorMittal, dovuta a un emendamento dei Cinque Stelle, e motivo per cui ArcelorMittal potrebbe abbandondare Taranto, per Turco ”è stato ripristinato lo stato di diritto”. “Sulla reale intenzione dell’azienda di rilanciare lo stabilimento -dice- nutro da tempo le mie perplessità. Il mercato dell’acciaio è in forte crisi e il sospetto è che Mittal voglia, più che altro, evitare che quello stabilimento venga rilevato da suoi concorrenti”. Quanto ai posti di lavoro, Turco ammette che “i 15 mila dipendenti dell’Ilva non tornerebbero più. Al massimo, con la nuova gestione, si arriverebbe a 5 mila occupati”.
Ma per Turco, la chiusura dell’Ilva non sarebbe una iattura, al contrario: “Taranto può e deve pensare al suo futuro senza vederlo legato allo stabilimento dell’ex Ilva”, spiega in una intervista al Foglio, sollecitando “un accordo di programma per la riconversione economica e industriale della città”.
“Si può scommettere sulla cantieristica navale, afferma Turco, e Fincantieri potrebbe occupare alcuni degli spazi oggi in dotazione all’acciaieria. Sempre in quell’area, si può favorire la nascita di una piattaforma logistica dell’agroalimentare, fare insomma dei grandi padiglioni fiera per attrarre capitali stranieri grazie alla risorsa più importante del territorio”.