In quattro anni l’Italia ha perso 400 mila italiani. Centomila all’anno. E’, in sintesi, il risultato dell’analisi demografica contenuta nel Rapporto annuale dell’Istat, il primo sotto la guida di Gian Carlo Blangiardo, non a caso studioso di fenomeni demografici, che a questo tema dedica un ampio capitolo del rapporto. E dunque, al primo gennaio 2019 si stima che la popolazione ammonti a 60,4 milioni, con oltre 400 mila residenti in meno rispetto al 1° gennaio 2015. Un declino demografico dovuto a molti fattori, ma principalmente al saldo naturale sempre più negativo tra nascite e decessi. Per dirla in breve, tomba batte regolarmente culla: nel 2018 sono nati 439 mila bambini, circa 140 mila in meno rispetto a dieci anni prima, mentre i morti sono stati 633 mila, ovvero 50 mila in più.
Tuttavia, il fenomeno meno evidente, ma più determinante ai fini, diciamo, della riproduzione, è quello che riguarda la ‘’scomparsa’’ delle donne: la popolazione femminile tra 15 e 49 anni nel periodo tra il 2008 e il 2017 e’ scesa di oltre 900 mila unita’. E questo, secondo l’Istat, spiega per tre quarti il calo di nascite che si è verificato nello stesso periodo. La restante quota dipende dalla diminuzione della fecondità, scesa da 1,45 figli per donna del 2008 a 1,32 del 2017. Oggi il 45% delle donne italiane in eta’ fertile non ha figli, ma sono solo il 5% quelle che dichiarano di non averne per una precisa scelta di vita. In altre parole, se non si fanno figli e’ perche’ si ritiene manchino le condizioni -economiche, sociali, o anche personali, probabilmente- per farli.
Se nascono di meno, le donne però vivono di più: l’età media è arrivata ormai a 85,2 anni, contro una media maschile di 80,8. Ma, ancora, l’uomo le ‘’batte’’ nella salute, potendone godere in media per 59,7 anni, contro i 57,8 anni delle donne. Insomma, le donne vivono si’ più a lungo, ma più sole e in peggiori condizioni.
Sani o meno, resta che l’Italia è sempre più un paese per vecchi: al primo gennaio 2019 sono circa 2,2 milioni le persone di età pari o superiore agli 85 anni, il 3,6% del totale della popolazione residente. Per non dire degli ultracentenari, che sono ormai quasi 15 mila.
E i giovani? Sempre di meno, come abbiamo visto. Quelli tra i 20 e i 34 anni non arrivano a 10 milioni ( sono 9 milioni 630 mila), con un calo di oltre un milione 230 mila rispetto ad appena dieci anni fa. E la metà di loro vive con i genitori. In percentuale, i 20-34enni sono scesi dal 19% al 16% della popolazione, ormai decisamente superati dagli over 65, che sono il 23%.
Le conclusioni dell’Istat non sono consolanti. Nei prossimi decenni la popolazione e’ destinata a scendere ancora, con un calo drastico attorno al 2050, quando perderemo altri 2 milioni 200 mila residenti, scendendo a 58,2 milioni totali. Sempre attorno al 2050, ci sara’ un boom di over 65, che dal 23% attuale potrebbero aumentare di altri 9 punti percentuali, o addirittura di 14. Mentre i ragazzini tra 0 e 14 potrebbero, nella migliore delle ipotesi, mantenersi al livello attuale del 13,5%, ma anche scendere al 10%. E non e’ finita: la quota degli italiani tra i 15-64 anni, vale a dire quelli in eta’ da lavoro, e’ destinata a ridursi al 54,2% del totale. In parole povere: 6 milioni di persone in eta’ di lavoro in meno rispetto a oggi. Se oggi ci si preoccupa della disoccupazione giovanile, tra un paio di decenni avremo il problema opposto: molti posti di lavoro vacanti, e nessuno ad occuparli.
Nunzia Penelope