Otto manager su 10 in Italia soffrono di stress e ansia al lavoro e due su tre fanno regolarmente straordinari per la disorganizzazione interna. È la fotografia scattata dalla ricerca condotta da Beyond per Factorial, piattaforma per la gestione aziendale, che indaga sulla condizione lavorativa dei manager in cinque Paesi europei: Italia, Francia, Spagna, Portogallo e Germania. Lo studio, realizzato ad aprile su un campione di manager appartenenti a 200 piccole e medie imprese italiane, ha evidenziato le difficoltà quotidiane nella gestione di team, processi e performance, sottolineando il crescente impatto di stress, burocrazia e carenza di strumenti digitali integrati.
Il malessere legato al lavoro manageriale è diffuso in tutta Europa, ma l’Italia è maglia nera: l’83% dei manager lamenta stress o ansia dovuti alla mancanza di organizzazione interna.
Una pressione che genera conseguenze su più livelli: il 66% fa straordinari con regolarità, e il 63% ha dovuto rinunciare a momenti personali per risolvere urgenze professionali.
La mole operativa compromette anche la dimensione relazionale. L’89% dei manager dichiara di non riuscire a costruire rapporti solidi con il proprio team. Uno scollamento si ripercuote anche sulla retention dei talenti: mentre un manager su due non riesce a cogliere in tempo i segnali di insoddisfazione, il 44% arriva finanche a perdere le sue persone.
Dietro il titolo da “manager”, la realtà quotidiana è ben diversa da quanto immaginato. Un manager su quattro, infatti, afferma che il proprio ruolo non corrisponde affatto alle aspettative iniziali. In media, il 43% della giornata lavorativa viene impiegata in attività amministrative, spesso ripetitive e a basso valore aggiunto. Non sorprende, quindi, che più di un manager su tre chieda l’automazione come prima soluzione concreta.
La carenza di strumenti efficaci pesa anche sulle decisioni strategiche: l’88% dei manager ammette di decidere sulla base dell’intuizione, e il 25% non ha accesso tempestivo ai dati dei progetti. Le conseguenze sono gravi: il 43% ha assistito a perdite economiche dovute a errori di valutazione su input obsoleti.
I tool digitali non mancano, ma sono spesso frammentati e non comunicanti: ogni manager usa in media quattro strumenti diversi al giorno, e in Italia questa mancanza di integrazione costa 9 ore di lavoro a settimana – più che in qualsiasi altro Paese coinvolto nella ricerca. Una tecnologia che da alleata rischia di diventare un freno. Ecco perché l’automazione è vista come una via d’uscita: il 73% sarebbe più felice al lavoro se non dovesse occuparsi di compiti manuali, e l’82% ritiene che strumenti di automazione migliorerebbero la loro capacità di essere presenti con il team.