Non era mai successo. Dal Dopoguerra in poi, il governo di turno quando commissionava un sondaggio aveva sempre puntato a conoscere l’indice di fiducia o di gradimento dei cittadini nei suoi confronti. Oppure la valutazione del suo operato. Giorgia Meloni, invece, vuole conoscere i “timori” degli italiani. E non è un caso, né una trovata bislacca. Come dimostra la storia lontana, recente e di questi giorni, la chiave del successo della destra e delle sue declinazioni sovraniste e populiste, è cavalcare le paure dei cittadini. Solleticarne la pancia. Innescare reazioni rabbiose o ansiose. E dunque spingerli a voltare le spalle ai partiti di sinistra, liberali, progressisti, che il più delle volte predicano inclusione, solidarietà, tolleranza.
Ma ecco la notizia. A fine luglio, il dipartimento Editoria e informazione di palazzo Chigi guidato dal forzista Alberto Barachini, ha incaricato Nando Pagnoncelli dell’Istituto demoscopico Ipsos (costo 22 mila euro) di lanciare un sondaggio “sulle principali preoccupazioni degli italiani”. L’intenzione di Meloni, Antonio Tajani e Matteo Salvini è chiara: saggiare gli umori degli elettori, misurarne il polso, per elaborare le strategie con cui affrontare la lunga campagna elettorale che porterà, nella primavera del 2027, alle elezioni. Non si replicherà il voto di settembre 2022 in quanto Sergio Mattarella, sommessamente, ha fatto presente alla premier e ai colonnelli del destra-centro, che le urne autunnali finiscono per confliggere e rendere ancora più complessa la stesura della legge di bilancio.
È comunque clamoroso, e allarmante, che Meloni & Co. puntino la loro attenzione esclusivamente sulle “paure” e le “preoccupazioni”. Pagnoncelli, da ciò che trapela da palazzo Chigi, non ha infatti ricevuto l’incarico di esplorare anche i sogni, le speranze, le ambizioni dei cittadini. Di questi, ai leader del destra-centro, sembra importare decisamente poco. Vogliono piuttosto conoscerne le “paure” per poi, appunto, cavalcarle e soffiare, come fanno i loro amici Marine Le Pen, Viktor Orban, Robert Fico, Geert Wilders etc, su xenofobia, razzismo, stretta securitaria.
Non per nulla Meloni e Salvini hanno fatto le loro fortune (elettorali) grazie alle campagne contro i migranti, i rom, i diversi, gridando all’esplosione della criminalità anche quando i dati statistici dicevano e dicono l’esatto contrario. Tant’è, che il governo di Giorgia ha battuto ogni record sul fronte del populismo penale, sfornando ben 62 nuovi reati e numerosi aumenti di pena, per un totale di 417 anni in più di carcere nel nostro ordinamento.
E il giochetto funziona, visto che la premier è accreditata dai sondaggi tra il 28 e il 30% dei voti, anche se in tre anni non ha mantenuto alcuna promessa elettorale. O quasi. L’economia boccheggia, le tasse non sono state tagliate, l’età della pensione non è stata ridotta (anzi), i migranti continuano a sbarcare, le grandi riforme sono finite nel cassetto. E la Sanità pubblica è allo stremo, come dimostra l’attenzione che Giorgia avrebbe deciso di dedicare nei prossimi mesi al tema della salute: “Su questo fronte ci giochiamo l’osso del collo”, ha confidato ai suoi collaboratori.
Meloni, questa volta, ha però un problema più grosso di quello della Sanità. Nella prossima campagna elettorale l’underdog della Garbatella, non potrà dire: “Votate me, il dramma che vivete è colpa degli altri”, dato che avrà governato per ben 5 anni. Perciò le sarà difficile anche cavalcare le paure per prendere voti. Sempre che TeleMeloni non faccia il miracolo. Il che non è escluso, visto che Rai e Mediaset sono un blindatissimo monocolore di destra-centro.
Alberto Gentili





























