L’establishment non è entusiasta dell’esordio di Renzi, gli viene rimproverata l’eccessiva fretta e il decisionismo nel fare le riforme. Lui, in un’intervista al Corriere della sera, risponde alle critiche ricordando come per trenta anni il Parlamento abbi procrastinato sulle urgenze del paese, “ dobbiamo fare le cose in tempi certi, abbiamo proposto i nostri tempi e le nostre bozze di programma, ricevendo spunti e critiche sia da Confindustria che dai sindacati, ora è il momento di agire”. Renzi descrive i punti irrinunciabile del disegno di legge sulla riforma del Senato “Sono quattro, il senato non vota la fiducia, non vota leggi di bilancio, non è eletto e non ha indennità”. E continua dicendo che questa è per lui la riforma con la quale il suo governo si gioca la credibilità agli occhi degli italiani. Si dice sorpreso dell’atteggiamento del presidente del senato Grasso, il quale a suo avviso è intervenuto sul tema della riforma non con una proposta politica ma con un avvertimento sulle scarse possibilità di riuscita della riforma. Il presidente del consiglio sottolinea ancora di non aver timore di suscitare le critiche dei “professori” e degli intellettuali che lo accusano di violare la costituzione, poiché dice “ io ho giurato sulla Costituzione non sull’opinione di Rodotà”. Per quanto riguarda le riforme del lavoro e il Job acts, Renzi spiega che le sue riforme daranno la possibilità a molte persone di trovare lavoro con maggiore facilità, rendendo più conveniente l’assunzione da parte delle aziende. Renzi è sicuro che l’entrata in vigore dei provvedimenti sul lavoro faranno cambiare l’economia e l’immagine dell’Italia e lo dimostrano le reazioni dei partner internazionali. Conclude dicendo “Immagino come sarà l’italia tra cinque anni, più semplice, più smart, più attrattiva e con una spesa minore per gli interessi del debito e maggiori investimenti per il futuro”.
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