Il commento di Matteo Renzi e’ arrivato solo dopo 48 ore, ed e’ stato abbastanza lapidario: “La Coalizione sociale – ha detto riferendosi all’iniziativa di Maurizio Landini- è una sfida interessante che non mi toglie il sonno, ma che richiede una riflessione politico-culturale del perché quel mondo non è mai stato maggioritario: perché affidato a un velleitarismo che non ha portato da nessuna parte”.
Quarantotto ore prima, per l’appunto, e cioè nel pomeriggio di sabato 28 marzo, il leader della Fiom aveva tenuto a Roma la manifestazione che, secondo alcune chiavi di lettura, avrebbe dovuto costituire il momento fondativo della Coalizione stessa. In realtà, come ha potuto osservare chi a quella manifestazione ha partecipato, di coalizione c’era poca traccia, mentre era sicuramente foltissima la presenza di tute blu arrivate da tutta Italia. Insomma: una tradizionalissima manifestazione di metalmeccanici, come hanno osservato quasi delusi gli stessi media che, appena pochi giorni prima, preconizzavano –stigmatizzandola- una agguerrita sfilata di associazioni, pronte a dare l’assalto al Palazzo di Inverno di Renzi sotto le bandiere di Landini.
Per quale motivo non c’erano le associazioni? Difficile pensare a un improvviso forfait. Più ragionevole immaginare che su questa assenza, diciamo, si sia realizzata la mediazione tra Susanna Camusso e Landini stesso. La leder della Cgil, fino a poche ore dalla manifestazione, aveva insistito su un punto preciso: la confederazione partecipa solo ad eventi sindacali, e non e’ intenzionata ad appoggiare un raduno ‘’spurio’’, dalle motivazioni e caratteristiche non chiare, soprattutto se sospettabili di intenti politici. In altre parole: una eventuale manifestazione della ‘’coalizione’’ avrebbe dovuto fare a meno della partecipazione della Cgil e della sua segretaria. Uno strappo non da poco: sarebbe stata la prima volta in assoluto di una categoria cigiellina che scende in piazza senza la ‘’casa madre’’. E, per contro, sarebbe probabilmente stato complicato, anche per Camusso, vietare alle altre categorie di partecipare all’iniziativa Fiom contro le leggi ‘’ammazza diritti’’ varate dal governo Renzi..
Insomma, un vero pasticcio. Risolto però brillantemente a poche ore dalla data X, quando Landini e Camusso, con un colpo di scena, hanno annunciato che in piazza del Popolo sarebbero andati insieme. Ecco, proprio qui probabilmente e’ scattata la mediazione: da un lato Landini che rinuncia a portare in piazza la “coalizione”, dall’altro Camusso che partecipa, con la Cgil, all’iniziativa tutta sindacale della Fiom. Se e’ andata davvero cosi’, si e’ trattato comunque di una mediazione sofferta, soprattutto sul fronte Camusso. La leader della Cgil, sabato, era si’ in piazza del Popolo, ma con l’aria di chi avrebbe voluto essere altrove. Non a caso il simbolo mediatico della giornata e’ la foto del bacio tra Landini e Camusso: il primo affettuoso e sorridente, la seconda che si ritrae, quasi seccata. E tuttavia, un’istantanea non dice mai tutto, a chiunque può capitare di restare spiazzato da un gesto di affetto tanto plateale quanto inatteso. Dice molto di piu’ la distanza fisica che la leader della Cgil ha ostentato per oltre due ore, ferma in piedi sul penultimo gradino della scala che portava al palco, senza mai salire del tutto e senza mai scendere del tutto, volontariamente isolata in un mondo di mezzo: ne’ con, ne’ contro.
Come proseguirà la storia, dopo sabato, e’ difficile a dirsi. La manifestazione non e’ stata un fallimento, anzi: di gente ce n’era tanta. Ma non e’ stata, nemmeno, di quelle che cambiano il corso della storia: seppure la storia, oggi, si lasci ancora cambiare da una manifestazione. Piu’ facile che cambino gli equilibri interni al sindacato di Corso Italia: dopo settimane passate a ipotizzare un salto in politica del leader Fiom, oggi tutti sembrano (finalmente) convinti che il suo vero obiettivo sia piuttosto la guida della Cgil. Arrivarci, però, sarà dura.
Qualcuno, sabato, si azzardava a ipotizzare addirittura una sorta di prossimo golpe, per portare il capo della Fiom al posto di Camusso. Ma affermare questo significa non conoscere la confederazione. E’ vero, qualcosa di molto simile a un golpe e’ gia’ accaduto un quarto di secolo fa, nel 1991, quando la rivolta dei cosidetti “quarantenni” tolse dopo solo due anni la leadership ad Antonio Pizzinato, sostituendolo con Bruno Trentin. Ma quei ‘’quarantenni’’ oggi sono tutti pensionati, e le nuove forze sindacali non sembrano, onestamente, soggetti da colpo di stato. Nemmeno Landini. Che sicuramente mira alla leadeship della confederazione, ma che dovrà, nel caso, conquistarsela sul campo: iniziando col cambiare le regole sull’elezione del leader e, dunque, tessendo forti alleanze in tutto il mondo Cgil, in modo che gia’ alla conferenza di organizzazione di autunno la sua linea abbia possibilità di affermarsi, aprendo così la strada a una elezione ‘’dal basso’’ che lo favorirebbe. Alcuni alleati, si dice, già li avrebbe: il potente regionale dell’Emilia Romagna, gli altrettanto potenti Pensionati di Carla Cantone, e, ovviamente, la ‘’sua’’ Fiom. Ma certo non bastano per cambiare una Cgil che Camusso ha, nel bene e nel male, costruito a propria immagine. Dunque, tutto per il momento nel sindacato resta come sta. Sul fronte della coalizione sociale, invece, qualcosa potrebbe muoversi ben prima dell’autunno: nelle prossime settimane Landini convochera’ le varie associazioni, cerchera’ di stendere un programma, verifichra’ le forze su cui poter far conto. Poi, si vedra’.
Nunzia Penelope