Nel dettaglio, il responsabile Previdenza della Cgil nazionale, Ezio Cigna spiega come le risorse verranno risparmiate nel corso dei tre anni: “1 mld e 516 mln nel 2019; 2mld e 953 mln nel 2020; 2 mld e 628 mln nel 2021. Tale risparmio – sottolinea – sarà dovuto ad un coinvolgimento del 35% della platea stimata dal precedente Governo, solo 341.266 persone, anziché 973mila”. Anche le misure ape sociale e precoci, così come rilevato dall’analisi, raggiungono purtroppo poche persone. “In particolare – prosegue il dirigente sindacale – dal 2017 ad oggi sono 51.732 le persone alle quali è stata riconosciuta l’ape sociale, solo il 45% del totale delle domande (114.302); 36.411 le pensioni dei cosiddetti ‘precoci’ pari al 38% del totale delle domande (95.582)”. Secondo Cigna “sono i vincoli normativi previsti, in particolare per i lavoratori gravosi, a non permettere a molti soggetti, nonostante la gravosità del lavoro svolto, di accedere a tale strumento. È necessaria, quindi, una immediata rivisitazione e aggiornamento normativo”.
“Tenendo conto sia delle proposte contenute nella Piattaforma di Cgil, Cisl e Uil, che della disponibilità del Governo ad una riforma complessiva del sistema chiediamo – afferma il segretario confederale della Cgil Roberto Ghiselli – che venga realizzata una riforma previdenziale volta a garantire flessibilità in uscita per tutti dopo i 62 anni, con interventi che tengano conto della condizione delle donne, dei lavoratori discontinui e precoci, dei lavoratori gravosi e usuranti, del lavoro di cura, e degli esodati. Chiediamo infine – conclude Ghiselli – che venga introdotta una pensione contributiva di garanzia per i più giovani”.