Sciopero, oggi, dei dipendenti del pubblico impiego. L’astensione dal lavoro, in tutta Italia, è stata proclamata dai sindacati di categoria di Cgil, Cisl e Uil. All’origine della protesta il mancato rinnovo del contratto, le mancate assunzioni, le poche risorse messe in bilancio dal Governo per la pubblica amministrazione e la richiesta di maggiore sicurezza. Lo sciopero è stato confermato anche dopo la convocazione, prevista per domani, da parte del ministro della Funzione pubblica Fabiana Dadone. Convocazione giudicata “tardiva” dai sindacati.
Lo stop durerà per tutta la giornata e interesserà tutti i comparti della Pubblica Amministrazione. Tra i servizi a rischio ci sono le attività scolastiche, i servizi sanitari e le attività degli uffici pubblici, dei ministeri e delle agenzie fiscali. A incrociare le braccia anche la polizia locale, i vigili del fuoco e la polizia penitenziaria. Saranno comunque garantiti i servizi pubblici essenziali.
La ministra della Funzione Pubblica, Fabiana Dadone, a Radio Anch’io, su Rai Radio Uno, ha sottolineato come per la giornata di domani “ho convocato il tavolo ma la decisione” da parte dei sindacati “è stata comunque di andare avanti” con lo sciopero.
Non si fa attendere la replica dei sindacati di categoria Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl e Uil Pa alle affermazioni della ministra Dadone: “La ministra Dadone non comprende la gravità delle sue affermazioni. Riguardo alle sue dichiarazioni rimarchiamo che `dei 400 milioni in più, 270 a chi guadagna meno` – precisano -, è già così per effetto delle scelte che i sindacati hanno fatto nella tornata precedente, introducendo l`elemento perequativo. Lei non se ne era minimamente preoccupata e se non avessimo proclamato lo sciopero anche quelle risorse sarebbero state sottratte dalle buste paga attuali di tutti i dipendenti pubblici”.
Inoltre, proseguono le organizzazioni sindacali, “rispetto alla convocazione, ricordiamo alla ministra che la responsabilità dello sciopero è di chi non ha trovato tempo dal 20 ottobre, giorno della proclamazione dello stato di agitazione, per incontrare i sindacati. Convocarci per il 10, quando c`erano molti giorni per avviare il confronto prima, è stata una sua scelta”. Ancora, aggiungono, “a noi appare evidente che il messaggio che sta dando la ministra è chiaro: su stabilizzazioni precari, piano straordinario di assunzioni, sicurezza dei lavoratori e riforma innovativa del sistema di contrattazione, il Governo sta dicendo no alle richieste dei lavoratori”.
Ragioni che per i sindacati sono “inaccettabili. Ascolteremo cosa avrà da dire domani ma è singolare che scelga di dichiarare prima alla stampa ciò che continua a non voler affrontare al tavolo di confronto”, concludono.
E.G.