Un primo semestre 2023 segnato dalla tragedia di 450 vittime sul lavoro: 75 decessi al mese, circa 17 alla settimana. Gli infortuni mortali sono stati 346 (+1,2% rispetto allo stesso periodo del 2022), 104 quelli in itinere. Sono gli allarmanti dati emersi dalla ricerca condotta dall’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro e Ambiente Vega Engineering di Mestre, che rileva un’elevata incidenza di mortalità dei giovanissimi con un’età compresa tra i 15 e i 24 anni, quasi il 100% in più rispetto ai colleghi nella fascia tra i 25 e i 34 anni.
La fascia d’età numericamente più colpita dagli infortuni mortali sul lavoro è sempre quella tra i 55 e i 64 anni (127 su un totale di 346). Le donne che hanno perso la vita in occasione di lavoro da gennaio a giugno 2023 sono 23, mentre 11 hanno perso la vita in itinere, cioè nel percorso casa-lavoro.
Il livello di emergenza è ancora più elevato per i lavoratori stranieri, con 60 deceduti su 346 e 19 deceduti a causa di un infortunio in itinere. E il rischio di morte sul lavoro si dimostra essere sempre superiore rispetto agli italiani: gli stranieri, infatti, registrano 25,3 morti ogni milione di occupati, contro i 13,8 italiani che perdono la vita durante il lavoro ogni milione di occupati.
Nei primi sei mesi del 2023 è sempre il settore Trasporti e Magazzinaggio a registrare il maggior numero di decessi in occasione di lavoro (50). Ed è seguito dalle Costruzioni (39), dalle Attività Manifatturiere (37) e dal Commercio (27). Ancora alla Lombardia la maglia nera per il maggior numero di vittime in occasione di lavoro (64). Seguono: Lazio (33), Veneto (32), Campania (29), Piemonte (27), Emilia Romagna (26), Sicilia (22), Puglia (19), Toscana (14), Abruzzo (13), Friuli Venezia Giulia e Umbria (11), Trentino Alto Adige (10), Marche e Calabria (9), Liguria (8), Sardegna (6), Basilicata (2) e Valle d’Aosta (1).
Quanto alla zonizzazione del fenomeno, in zona rossa nel primo semestre del 2023 con un’incidenza superiore al 25% rispetto alla media nazionale ci sono: Umbria, Abruzzo, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige. In zona arancione: Valle D’Aosta, Campania, Calabria, Sicilia, Piemonte e Puglia. In zona gialla: Veneto, Lombardia, Lazio, Marche, Emilia Romagna e Liguria. In zona bianca: Sardegna, Basilicata, Toscana e Molise.
Le denunce di infortunio sono in diminuzione del 22,4% rispetto a fine giugno 2022. Erano, infatti, 382.288 a giugno 2022. Nel 2023 sono scese a 296.665. E il decremento risulta essere sempre maggiormente rilevante, come del resto nei mesi precedenti, nel settore della Sanità; lo scorso anno le denunce erano 52.563, mentre a fine giugno 2023 sono diventate 14.150 (-73,1%). Altra conferma, questa, della ‘quasi’ totale ‘estinzione’ degli infortuni connessi al Covid dalle statistiche.
Anche dopo i primi sei mesi del 2023, il più elevato numero di denunce arriva dalle Attività Manifatturiere (35.503). Seguono: Costruzioni (15.453), Trasporto e Magazzinaggio (14.900), Commercio (14.434) e Sanità (14.150). Le denunce di infortunio delle lavoratrici italiane da gennaio a giugno 2023 sono state 106.305, quelle dei colleghi uomini 190.360. Incredibile e allarmante il dato relativo alle denunce degli infortuni dei giovanissimi. Fino ai 14 anni si rilevano 30.712 denunce (oltre il 10% del totale).
“Giunti a metà anno il bilancio è ancora drammatico”, commenta il presidente dell’Osservatorio Vega Engineering, Mauro Rossato. “Nel corso dei 14 anni in cui monitoriamo quotidianamente l’emergenza, constatiamo mese dopo mese come la situazione sia grave, anzi gravissima. E a testimoniarlo, purtroppo, è il numero dei decessi in occasione di lavoro, che rimane stabile negli anni. Ciò significa che il livello di sicurezza raggiunto negli ambienti di lavoro non è sufficiente a tutelare la vita dei lavoratori”.
e.m.