Lavorare meno, lavorare tutti. John Maynard Keynes ne fu promotore e oggi i dati sul mercato del lavoro italiano sembrano dare ragione a uno dei pilastri della dottrina economica contemporanea. Tra il 2021 e il 2024 l’occupazione è cresciuta del 6%, di cui +8% al Sud; migliora l’occupazione femminile e si abbassa anche la quota dei Neet. Si obietterà che gli aumenti sono per lo più dovuti alla straordinaria iniezione di fondi (e fiducia) provenienti dal PNRR e che il vero banco di prova sarà l’agosto del prossimo anno. Intanto, però, su quest’onda lunga l’utopica sponda della piena occupazione sembra un po’ più vicina. Tuttavia, si tratta di una lettura superficiale e orientata sul breve termine, che approfondita appena un po’ rivela la nemesi di quella che è una vera e propria operazione di propaganda politica. Un paio di esempi: i redditi reali sono in calo, i working poors aumentano (con 5,6 milioni di poveri nel 2024, dati Istat), l’emigrazione giovanile si impenna (175mila giovani in partenza dal Sud e 90mila dal Nord in cerca di lidi migliori). È per far luce su una verità oltremodo lapalissiana che Raffaele Brancati e Carlo Carboni hanno curato la realizzazione del saggio Verso la piena sottoccupazione, titolo emblematico di un progetto corale che attraverso i contributi di autorevoli studiosi riassume i cambiamenti che attraversano il mondo del lavoro in Italia. Seppur pubblicato nel 2024, il testo è tornato a essere protagonista di un vivace dibattito organizzato presso la facoltà di sociologia dell’Università degli Studi di Roma La Sapienza in cui autori, docenti e studiosi hanno rivivificato con particolare urgenza un dibattito pubblico sul tema che nel nostro paese è particolarmente arretrato rispetto alle trasformazioni in corso.
Qual è il prezzo di questa mistificazione in corso d’opera? Certamente la compressione dei diritti e la frammentazione del lavoro – laddove, avverte il professor Mimmo Carrieri, il tasso di insicurezza nel nostro paese è superiore all’80%, non solo nelle fasce più vulnerabili. Si tratta di un lavoro sparpagliato, fatto di bassi salari e poche tutele, che accentua vertiginosamente la polarizzazione tra lavoratori garantiti e non, come rileva Francesca Coin. L’occupazione sarà sì cresciuta, ma attraverso la sottoutilizzazione delle persone sia dal punto di vista del tempo impiegato – il ricorso selvaggio al part-time, con circa un terzo dei dipendenti privati che ha un contratto a orario ridotto, di cui il 20% uomini e il 50% donne, come sottolinea il professor Michele Raitano – che delle competenze – anche a scapito della formazione, precisa il direttore de Il diario del lavoro, Massimo Mascini, che ha moderato l’incontro, fattore che ha prodotto un invalidante tasso di mismatch tra domanda e offerta. Questa grande contraddizione all’italiana è ben centrata nel volume, suddiviso in tre parti che chiariscono lo scenario, i temi e i problemi (di particolare interesse il capitolo dedicato al Mezzogiorno) e infine le tendenze.
Il termine “sottoccupazione”, afferma Carlo Carboni, è lo specchio della Storia di un Paese, sicuramente molto più efficace del false friend “precarietà”. È un processo non dell’ultima ora, ma che conosce radici ormai lontane che affondano nell’era post-fordista e nell’utopia del vivo e vegeto neoliberismo – costellato dalla serie di crisi che si sono succedute nel corso di quarant’anni e che ha trovato nuova linfa nell’esperienza pandemica. Il risultato è un cambiamento tanto nella cultura del lavoro quanto nella percezione del lavoro da parte dei giovani, avverte Giuliano Ferrucci della Fondazione Di Vittorio, perché se questo continua a essere centrale nella vita, tuttavia non è più elemento identitario, non più foriero di soddisfazione, e viene relegato a mezzo di sussistenza da non sovrapporre al tempo della vita (a riguardo si segnala il capitolo di Carboni e Rossella Di Federico). Ma il lavoro è anche il motore dello sviluppo sociale di un paese e la latitanza di una compiuta discussione pubblica quanto di un compìto progetto politico è il detonatore per quella che è già un’emergenza – fatta di marginalizzazione dei lavoratori qualificati, invecchiamento della popolazione attiva, declino demografico, depauperamento delle competenze giovanili, un avanzamento tecnologico che destina una gran fetta dei lavoratori alla sostituzione. Occorre, ammonisce ancora Carrieri, uno grande sforzo di immaginazione riformatrice, una rivoluzione delle politiche che metta al centro donne, giovani e immigrati. Serve un ruolo diretto e attivo dello Stato attraverso politiche pubbliche mirate al mercato del lavoro che non siano limitate al tempo di una legislatura. “Latita un progetto politico di ampio respiro che si confronti con dati e analisi competi e aggiornati”, affermano i due autori. Un monito che si ammanta ancor più di pessimismo laddove resta il fatto che la sottoccupazione sia una ferita al concetto stesso di lavoro.
Elettra Raffaela Melucci

Titolo: Verso la sottoccupazione. Come cambia il lavoro in Italia
Autori: AA.VV., a cura di Raffaele Brancati e Carlo Carboni
Editore: Donzelli – Collana Progetti
Anno di pubblicazione: 2024
Pagine: 328 pp.
ISBN: 9788855226349
Prezzo: 32,00€

























