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Home - Blog - Nella vicenda della Sea Watch le contraddizioni di una intera classe politica

Nella vicenda della Sea Watch le contraddizioni di una intera classe politica

di Roberto Polillo
29 Gennaio 2019
in Blog
Nella vicenda della Sea Watch le contraddizioni di una intera classe politica

Nella politica della post-modernità la declinazione del tempo è solo il presente. Dell’adesso e delle sue relazioni col prima, del conseguente che rimanda all’antecedente non c’è più traccia, né necessità.

La dimensione del presente è il piatto simultaneo e l’”evento” sussume in sé teoria e prassi, coerenza ai principi e tatticismo spregiudicato.

Il quadro che emerge è sconsolante, perché la politica senza memoria è un effetto privo di causa, un agire senza emozioni.

E così il caso della Sea Watch su cui restano relegati in stato di grande sofferenza 47 migranti, di cui molti minori, è l’emblema della nostra condizione politica e (purtroppo) umana al contempo

Il governo continua a mostrare la sua feroce risolutezza in una gara tra Salvini e Di Maio, gli amici –nemici alla guida del paese a cui ieri si è aggiunto anche l’avvocato del popolo nelle vesti di premier, il presidente del Consiglio Conte.

Pur di non fare scendere i migranti ciascuno dei due vicepremier è disposto a rompere le nostre relazioni con Malta, Francia e Olanda perché cedere vorrebbe dire perdere la faccia e lasciare l’esclusiva della cattiveria all’altro

Salvini, su cui la giunta delle autorizzazioni a procedere dovrà entro breve pronunciarsi, si mostra spavaldo e rifiuta l’aiutino dei 5 stelle. Di Maio dichiara che le decisioni assunte da Salvini sono state condivise da tutto il governo, ma giura che i suoi voteranno a favore della procedibilità. E così i leghisti avvertono stizziti che in questo caso la maggioranza potrebbe sfaldarsi. Uno strano modo di essere solidali: ci si definisce corresponsabili ma non per quanto riguarda il destino giudiziario che scelte apertamente condivise comportano.

I deputati del PD (giustamente) insieme con altri salgono sulla nave per portare conforto ai migranti, senza però mostrare imbarazzo per i segni di tortura mostrati da alcuni di questi. Torture inferte loro dai libici in quei centri di reclusioni che Minniti ha largamente contribuito a rendere operativi.

Il Ministro della Salute Grillo, infine ricorda, commemorando la shoah, come il rischio che quegli eventi orribili si ripetano è sempre presente, ma non mostra alcuna umanità verso quei 47 disperati deportati sul mare.

La vicenda dunque si trascina e soluzione non c’è, perché in questa sorte di dilemma del prigioniero in cui sono invischiati i due principali contendenti, ognuno non sa più cosa fare per non avvantaggiare il proprio compare di governo. E così si cerca e si spera, finora senza riuscirci, che sia la magistratura ad assumere una decisione che liberi tutti dallo stallo. 

Come trovare, dunque un senso compiuto in tutto questo? È mai possibile che la politica sia oggi ridotta a questo meschino gioco delle parti in cui la coerenza è una perdita di tempo o un fantasma del passato?

E la sinistra, di fronte a questo episodio terribile, non sente il bisogno di fare autocritica, mostrando pentimento per avere preparato quella strada che ora Salvini e Di Maio percorrono senza imbarazzo? 

Questa è dunque la situazione in cui versa il paese: con la crisi è aumentata miseria e povertà e, in modo speculare, incattivimento delle masse e opportunismo politico delle élite. Dalle prime tuttavia, come già avvenuto nel passato, è sempre possibile uscire: dalle seconde sembra, oggi, quasi impossibile.

Roberto Polillo

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Roberto Polillo

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