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Home - La biblioteca del diario - Aldo Moro-Pietro Nenni. Il carteggio ritrovato (1957- 1978), di Aldo Moro e Pietro Nenni. Arcadia Edizioni

Aldo Moro-Pietro Nenni. Il carteggio ritrovato (1957- 1978), di Aldo Moro e Pietro Nenni. Arcadia Edizioni

di Nunzia Penelope
3 Maggio 2024
in La biblioteca del diario
Aldo Moro-Pietro Nenni. Il carteggio ritrovato (1957- 1978), di Aldo Moro e Pietro Nenni. Arcadia Edizioni

Ci sono libri che, di per sé, rappresentano un tuffo nel passato. Ma non è (non solo) una operazione nostalgia il carteggio tra Aldo Moro e Pietro Nenni, pubblicato da Arcadia Edizioni; È, piuttosto, un “come eravamo” della politica italiana, un riassunto che attraverso il fitto scambio epistolare tra i due protagonisti consente di ricostruire i dettagli di un’epoca che oggi, col senno di poi, definiremmo se non d’oro quanto meno carica di aspettative e speranze. Tutte o quasi naufragate, va detto. Come si evince anche dalle date che racchiudono il periodo cui il carteggio si riferisce: dal 1957, anno di inizio della sperimentazione, fallita, del centro sinistra di governo, fino al 1978, al rapimento e alla morte di Moro: dopodiché, come sappiamo, il sogno di quella alleanza venne accantonato e nulla, in Italia, fu mai più come prima.

Nel 1957, quando inizia il carteggio, Moro era presidente del Consiglio, Nenni vicepresidente. Moro Dc, Nenni Psi. Moro giovane, Nenni molto più anziano. Ma tra loro emerge una intesa, politica e personale, che va oltre gli schieramenti partitici, oltre le barriere anagrafiche. Da notare che nelle lettere, anche le più private e amichevoli, i due leader si danno del tu, ma non si chiamano mai per nome. All’epoca, il vezzo di appellare i politici col nome di battesimo era ben di là da venire (potremmo dire: che tempi fortunati e distinti, erano) e del tutto inconcepibile, anche tra due uomini che si stimavano reciprocamente, e legati anche da una solida amicizia, come dimostrano alcune lettere nelle quali commentano assai empaticamente le reciproche amarezze, personali e politiche.

Scorrendo le 350 pagine del volume si riavvolge la storia del paese, ma sembra di vivere nel giorno della marmotta. C’è tutto quello che c’è oggi. C’è la crisi petrolifera del 1973, causata dalla guerra nel Kippur e la chiusura del canale di Suez, ci sono le tensioni per la legge sul divorzio (oggi sono sull’aborto, ma e’ solo questione di tempo), c’è la guerra ( quella del Vietnam) e il rapporto con la Nato: “ Il Psi- scrive Nenni a Moro il 28 maggio del 1963- non rimette in discussione l’adesione alla Nato e gli obblighi che ne derivano, ma insiste perché’ tali obblighi conservino carattere strettamente difensivo e non siano estesi a zone non contemplate nel Patto Atlantico’’. E ancora: “Preoccupazione costante del governo deve essere allontanare dal nostro paese il rischio di minacce nucleari’’. E ancora, sullo stesso tema: ‘’Appunti per l’on. Moro: ribadire l’appoggio del governo ai tentativi in corso per trovare una soluzione negoziata del conflitto nel Vietnam, sulla sola base accettabile per tutti della sospensione del fuoco e della riconvocazione della Conferenza di Ginevra’’ (14 gennaio 1966). E c’è la riproposizione dell’odg col quale la Camera votò la fiducia al governo nello stesso giorno che recita: “… invita il governo a continuare a dare il proprio contributo al successo delle iniziative in corso per avviare il negoziato e conseguire cosi nel solo modo possibile la sospensione delle ostilità e la soluzione pacifica del conflitto in Vietnam’’. Andrà purtroppo assai diversamente, il conflitto non si fermerà che molti anni (e moltissimi morti, e fortissime proteste di piazza in tutto il mondo) dopo. Proteste che investiranno anche l’Italia, tanto che Moro, a giugno 1967, stigmatizza con Nenni la protesta in un liceo di Piacenza, sostenendo la necessità di ‘’fare opera di persuasione per evitare che nell’ambito della scuola vengano effettuate agitazioni e manifestazioni che nulla hanno a che vedere con la scuola stessa’’, allegando la durissima circolare inviata ai provveditorati dall’allora ministro Gui. E poco dopo, il 3 luglio, sarà Nenni che scrive a Moro contro l’aumento delle spese per la difesa: ‘’Non avrai mai il voto del mio partito. Solleverà l’indignazione popolare, nell’opinione pubblica influenzata dal progressismo del Papa e dalla sua richiesta di riduzione delle spese militari a favore del terzo mondo. Creerà contrasti violenti con la stessa Dc. Il tuo acuto senso del possibile non può che condurti alla conclusione che un simile aumento è impossibile’’. E ci sono gli auguri di Natale e Capodanno 1967, dove Nenni augura a Moro che ‘’il 1968 sia un anno meno arduo dell’anno che muore’’. Non sarà cosi.

Altri spunti interessanti. Dal carteggio emerge la preoccupazione di Moro per la visita di una delegazione sovietica in Italia: ‘’Caro Nenni, mi risulta che nei prossimi giorni si terrà a Roma un convegno italo sovietico sull’organizzazione sanitaria promosso dall’Associazione Italia- Urss”, scrive l’allora premier, chiedendo ai ministri socialisti del suo governo di ‘’astenersi’’ dal partecipare ‘’a una iniziativa che è propria di una associazione di parte comunista’’, onde evitare ‘’non ingiustificate polemiche’’. E come non ricordare, per analogia, le polemiche seguite alla singolare missione dei medici russi in Italia durante il Covid? Ancora la politica estera, nelle lettere tra i due, porta alla ribalta il problema di allora con la Cina: ‘’Sicuro che i tuoi colloqui con i dirigenti cinesi contribuiranno allo sviluppo e alla comprensione dell’amicizia tra Italia e Cina’’, scrive Moro il 3 ottobre 1971, nei panni di ministro degli Esteri, a Nenni in partenza per Pechino, chiedendogli, nel contempo, se avrà occasione, di ‘’chiarire l a significativa presenza in Cina di Kissinger, proprio durante le votazioni, con qualche conseguenza sul dibattito all’Onu’’.

Ci sono le beghe sindacali: “Sono alle prese col problema ferrovieri, e cerco disperatamente la via per una soluzione’’, scrive Nenni a Moro il 2 novembre 1964, e pochi giorni dopo: “La riunione di ieri è andata male, non siamo riusciti a impegnare il Sindacato Ferrovieri per una tregua di tre mesi. È un fatto grave per il paese, per il governo, per i ferrovieri. Io ne sono disperato’’. E ancora, c’è il malfunzionamento dello stato, della politica, del governo: ‘’Ho l’impressione che si stiamo scavando la fossa. Non possiamo continuare a rinviare, rinviare, rinviare. Tutto è arrugginito nella macchina amministrativa e parlamentare”. C’è in ballo la discussione sullo Statuto dei Lavoratori, ma si traccheggia: “Il collega Delle Fave si era impegnato ad aprire nei primi giorni di novembre on i sindacati la trattativa sullo Statuto dei lavoratori. Non lo ha ancora fatto, malgrado le mie sollecitazioni’’. E ancora, il 22 dicembre 66: ‘’Ti è stato chiesto dalla Cisl un incontro con i sindacati. Troverei utile si facesse ai primi di gennaio, per mettere ognuno, sindacati e Governo, di fronte alle proprie responsabilità’.

E ancora, c’è un lungo elenco di Enti inutili da sopprimere, che Nenni invia a Moro, e che resta in gran parte lettera morta. Ci sono le nomine al Cnel (!!!) e c’è la questione della rappresentanza italiana in Europa, ritenuta non all’altezza del ruolo: discussioni pressoché’ identiche a quelle che si stanno svolgendo in questi giorni. Ci sono le grandi o piccole crisi nel governo, con dimissioni di ministri (nello specifico Emilio Colombo, dopo una dura invettiva parlamentare di Nenni) e Moro che chiede al collega ed amico: “Credo sarebbe opportuno che tu gli dicessi una parola di stima e di cordialità, cosi mi sarebbe più facile intervenire in senso distensivo. Scusami ed abbiti i miei più cordiali saluti’’. Ci sono lettere riservate che riguardano nomine negli Enti, dove Moro e Nenni si passano l’un l’altro valutazioni ed elenchi di candidati: talvolta accettando, talvolta negando, talvolta scambiando, una poltrona a voi, una a noi. Ci sono rapporti complicati con la stampa, e con spunti esilaranti: Moro che scrive a Nenni una lettera piccata per un lancio Adnkronos, pregandolo di ‘’tenere a bada’’ l’agenzia vicina ai socialisti, Nenni che risponde altrettanto piccato: ‘’Non parlo con i giornalisti, nemmeno col direttore dell’Adnkronos, che è il mio addetto stampa’’.

Ma soprattutto dalle trecento e passa lettere, biglietti, appunti, emerge l’intesa solidale e umana tra i due, e la sensazione, latente ma percepibile, di non potercela fare, quasi soli contro tutti. Moro in lotta con la sua Dc, Nenni col Pci e con parte dei suoi. Scrive per esempio Moro a Nenni, dopo una ennesima batosta: ‘’Desidero dirti, su di un piano puramente umano e personale, quanto io ti sia vicino in questo momento. Sono anche io, da ieri, profondamente turbato. Si vede come sia difficile far capire e apprezzare quel che si fa tra tante difficoltà e tante fatiche. (…) . Tutto sommato il nostro Paese (e il mondo) è scarsamente maturo. Spero tu possa affrontare con successo questo nuovo duro compito, e risparmiare all’Italia una drammatica involuzione, un drammatico passo indietro. Con animo fraterno, Aldo Moro”. La lettera è del 21 maggio 1968, periodo difficile per entrambi, ma la saldezza del rapporto non è messa in discussione. Moro è isolato nella Dc, e nel 1971 la destra democristiana si opporrà con tutte le sue forze alla sua elezione al Colle, Nenni è messo in forte difficoltà dal Pci, e anche lui, pur candidato alla presidenza della Repubblica, non arriverà mai al Quirinale.

Qualche anno ancora, Nenni scriverà nei suoi diari: “Moro mi è apparso solo”. Siamo nel 1974, il leader Dc è appena tornato a Palazzo Chigi, ma l’aria sta cambiando velocemente, e malamente, e Nenni ne ha sentore. Il 14 ottobre 1976 Nenni invia a Moro gli auguri ‘’per le funzioni che riassumi. Buon lavoro, sulla linea, spero, della comune esperienza degli anni Sessanta’’. Moro, disincantato, risponde: ‘’Non so quanto questo compito sarà di sostanza, ma cercherò di fare del mio meglio’’. Gli ultimi scambi sono gli auguri per il capodanno 1978. E, ultimo, senza risposta, il 16 marzo, il telegramma di Nenni indirizzato a ‘’Signora Moro, via Stresa’’: ‘’Sono con lei e Famiglia, et con Aldo Moro, nell’angoscia et nell’attesa’’. Moro non tornerà mai più a casa, Nenni, vecchio, malato, fuori da tutti i giochi, morirà due anni dopo.

Nunzia Penelope

Titolo: Aldo Moro-Pietro Nenni. Il carteggio ritrovato (1957- 1978).

Autori: Aldo Moro, Pietro Nenni. Introduzione di Renato Moro. Prefazioni di Fabio Martini e Marco Damilano

Editore: Arcadia Edizioni – Collana Storica

Anno di pubblicazione: 2024

Pagine: 349 pp.

ISBN: 979-12-5606-030-6

Prezzo: 22,00€

Nunzia Penelope

Nunzia Penelope

Vicedirettrice de Il Diario del lavoro

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