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Home - Approfondimenti - Analisi - Ue, i caldi giorni dell’automotive

Ue, i caldi giorni dell’automotive

di Fernando Liuzzi
15 Settembre 2025
in Analisi
Emergenza automotive, imprese e sindacati chiamano Draghi

Giorni di passione per chi si occupa, parafrasando una vecchia canzone, di auto e motori. O, per dir meglio, delle prospettive dei rapporti fra auto e motori nell’ambito dei Paesi dell’Unione Europea. La settimana scorsa, infatti, è stata movimentata da tre successivi appuntamenti rilevanti per la materia di cui stiamo parlando.

Primo appuntamento: da martedì 9 a domenica 14 settembre, si è svolta a Monaco, in Germania, un’attesa edizione del Salone dell’auto.

Secondo appuntamento: mercoledì 10, a Strasburgo, la Presidente della Commissione dell’Unione Europea, Ursula von der Leyen, ha tenuto il suo ancor più atteso discorso sullo stato dell’Unione.

Terzo appuntamento: venerdì 12 si è svolto, a Bruxelles, il terzo Dialogo strategico sul futuro dell’industria automobilistica europea.

Sintesi della sintesi: non è più sicuro che il 2035 costituisca ancora la data a partire dalla quale non sarà più possibile mettere in vendita, nell’ambito dell’Unione Europea, auto nuove dotate di motore a combustione interna.

Detta così, ce ne rendiamo conto, la nostra affermazione potrà apparire fin troppo semplificata. Ma per capire cosa crediamo la renda legittima, ripercorriamo cosa è via, via accaduto nel corso dei tre appuntamenti citati.

Cominciamo col Salone dell’auto di Monaco. Naturalmente, un evento del genere viene organizzato puntando, in primo luogo, alla presentazione dei nuovi modelli che le maggiori case costruttrici intendono immettere nel mercato. Ma in casi come quello di cui ci stiamo occupando, può anche diventare occasione per effettuare interventi di rilievo. Ed è proprio questo ciò che è accaduto rispetto al nostro tema.

Già martedì 9 settembre, in un’intervista rilasciata a Claudia Luise de La Stampa, il responsabile per l’Europa di Stellantis, Jean Philippe Imparato, afferma che, in materia di motorizzazioni ammesse e installate sulle auto nuove, “gli obiettivi fissati dall’Europa per il 2030 e il 2035 non sono più raggiungibili, a meno che non si ipotizzi di andare incontro a un crollo del mercato di circa il 30% o al tracollo finanziario di tutti i produttori in Europa”. “Quindi – incalza Imparato – accogliamo con grande favore la discussione strategica sull’evoluzione della regolamentazione”; infatti, aggiunge, si tratta di “una discussione importante”.

Qualcuno potrebbe obiettare, a questo punto, che, dopo tutto, Imparato è solo un manager, certo importante, di una singola multinazionale dell’auto attiva nel nostro continente. Non è lui a decidere nella UE. Obiezione accolta. Sottolineo però che, lo stesso giorno, ovvero ancora martedì 9, il capo del Governo tedesco, Friedrich Merz, parlando proprio al Salone dell’auto di Monaco, afferma che “una regolamentazione rigida in materia di CO2 minaccia la competitività, e quindi la trasformazione, dell’intero settore” dell’auto. E, lungo questa linea di ragionamento, auspica che la regolamentazione UE sia “intelligente, affidabile e flessibile” (parole riportate da Francesca Basso sul Corriere della sera di sabato 13 settembre).

Il giorno dopo, mercoledì 10, è quello in cui la Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, tiene a Strasburgo il suo discorso sullo stato dell’Unione. Ovviamente, data la situazione più che critica delle relazioni internazionali, l’attenzione di molti osservatori si concentra sulle parole dedicate, nel corso dell’intervento, a temi più drammatici o di carattere più generale: dalle guerre in corso, alla questione dei dazi di Trump. Ma c’è spazio anche per parlare della contrastata relazione fra auto e questione ambientale. Ed ecco che la Presidente annuncia al Parlamento europeo che, a livello di Commissione, si sta pensando a un programma per rilanciare il settore dell’auto. “Credo che l’Europa dovrebbe avere la sua E car”. Un’espressione in cui “E sta per ecologico: pulita, efficiente e leggera”, ma anche per “economico: accessibile a tutti” e per “europeo: costruito qui in Europa, con filiere europee”.

In sostanza, fin qui, l’orizzonte automobilistico della Commissione resta sostanzialmente elettrico. Tuttavia, in una politica fatta fin qui di scadenze e divieti concepiti in negativo a partire da esigenze ambientali, si comincia a intravedere qualche nuovo elemento di politica industriale concepito in positivo tenendo anche conto di fattori economici globali.

Ed eccoci a venerdì 12. Dei tre appuntamenti, è quello meno evidente. Infatti, il terzo incontro del Dialogo strategico sull’automotive è un evento cui si accede solo per inviti e cui, quindi, la stampa non è ammessa. Ma gli invitati sono tanti e di rilievo. In pratica, la UE organizza questo incontro per potersi confrontare non solo con i vertici delle singole case costruttrici di autovetture (Mercedes, Renault, Stellantis, Volkswagen, etc.) ma anche con le associazioni di categoria delle imprese dell’intero settore dell’automotive, dalle case costruttrici (Acea) ai fornitori di componentistica (Clepa).

Dal Dialogo, che si tiene a Bruxelles, non escono dunque documenti ufficiali. Ma le notizie non mancano.

La prima è che la revisione del regolamento sulle emissioni nocive delle auto, prevista per la fine del 2026, sarà sicuramente anticipata, e non di poco. A quando? Forse, già alla fine del corrente anno 2025.

La seconda è che, nel lessico usato dalla Commissione, ritorna, almeno ufficiosamente, il concetto di “neutralità tecnologica”. Infatti, secondo il Sole 24 ore di sabato 13 settembre, la Presidente von der Leyen avrebbe detto che “assoceremo la decarbonizzazione alla neutralità tecnologica”. Il che significa che la Commissione torna a prendere atto del fatto che, almeno in via di ipotesi, non esiste una sola via per immaginare e costruire un motore non inquinante, ma che potrebbero esserci delle vie alternative a quella dell’auto elettrica propriamente detta. Oggi c’è insomma di nuovo un gran parlare di auto ibride, di ibride plug-in, e di auto elettriche range extender, nonché un ritorno di interesse per i cosiddetti biocarburanti.

In parole povere, non siamo ancora di fronte a decisioni prese. Ma, a occhio e croce, la Commissione guidata da Ursula von der Leyen ha sentito il bisogno di mostrare una qualche apertura nei confronti delle esigenze su cui hanno insistito le case costruttrici e i loro fornitori.

Per adesso, la cosa che, relativamente, ci sembra più concreta è un’ipotesi che consentirebbe alla Commissione di impegnarsi da subito sul terreno che le è più congeniale, ovvero quello regolatorio. Secondo La Stampa di sabato 13, il Commissario alla Strategia industriale Stéphane Séjourné ha spiegato che “la Commissione intende realizzare una nuova categoria normativa per le utilitarie elettriche prodotte in Europa”. Tutto ciò immaginando, o sperando, che la nuova normativa possa poi avere più concreti quanto benefici effetti di politica industriale.

Difficile dire quali conseguenze potrà avere questa fase di ripensamento interno alla Commissione UE. Ma guardando a questi eventi dall’Italia, ovvero da un Paese che ha avuto un’antica vocazione per la progettazione, la fabbricazione e il consumo delle cosiddette utilitarie, la prospettiva può apparire, quanto meno, interessante.

Fernando Liuzzi

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